CLAUSETTI
Famiglia di compositori, organizzatori, registi, critici ed editori musicali.
Carlo nacque a Varallo Sesia (Vercelli) il 16 ag. 1762 da Giovan Battista e Maria Capra. Buon dilettante di musica, fu l'iniziatore dell'attività editoriale della famiglia, noto per aver fornito a G. Ricordi le lastre calcografiche per l'incisione della musica.
Pietro, che era figlio di Carlo, nacque a Varallo nell'anno 1817. A diciotto anni, il 4 aprile del 1835 egli entrò nella ditta Ricordi in qualità di incisore. Già in quegli anni infatti cominciava a svilupparsi presso Ricordi quella che dal 1876 in poi sarebbe stata una vera e propria scuola di incisione musicale: la casa stipulava con alcuni giovani un contratto di sei anni.
Terminato l'apprendistato, Pietro si trasferì a Napoli (1841) dove, intorno al 1846, fondò, assieme al fratello Lorenzo, una casa editrice musicale (con sede "rimpetto il Regio Teatro S. Carlo" mentre la calcografia si trovava in via Nunziatella) che si affermò rapidamente sul mercato napoletano anche per l'accuratezza delle sue edizioni. Le pubblicazioni dei fratelli Clausetti, infatti, "spiccavano per eleganza, pel testo grazioso e per altre nuove e belle qualità di tipi che qui non si erano ancora veduti. Richiamavano l'attenzione soprattutto i frontespizi, alcuni dei quali potrebbero ancora oggi presentarsi quali eccellenti modelli di arte industriale" (cfr. E. De Mura, I, p. 448). Nel 1860 venne pubblicato il Catalogo dello Stabilimento musicale di Pietro e Lorenzo Clausetti (Biblioteca del Cons. S. Pietro a Maiella: 47-A4-22) opera molto ricca e varia, dove accanto al nomi di Rossini, Bellini, Donizetti, Mercadante e Verdi figurano quelli di Meyerbeer, Weber, Auber, Mendelssohn.
Nel frattempo però la ditta Ricordi si era consolidata ed ingrandita con l'assorbimento di numerose altre case editrici di musica: nel 1834 G. Ricordi aveva stipulato un contratto per la proprietà delle nuove opere scritte per Napoli e nel 1844 si era recato personalmente in quella città per prendere piùprecisi accordi con l'impresario dei reali teatri napoletani. In seguito aveva però dovuto abbandonare l'impresa, troppo ambiziosa per le possibilità di cui disponeva a quell'epoca, cedendo ben volentieri la piazza al discepolo Clausetti e soltanto dopo il 1860 Tito Ricordi (succeduto al padre nella direzione della casa) riprese la politica espansionistica in direzione di Napoli, favorito anche dall'annessione del Regno delle Due Sicilie. Costituita una società commerciale con i Clausetti (con il nome "Tito di Gio. Ricordi e fratelli Clausetti"), affidò loro la vendita in esclusiva di tutte le edizioni Ricordi per l'Italia meridionale; e l'11 ag. 1864 procedette all'acquisto per 70.000 lire del negozio e dello stabilimento calcografico, ricco di ben 33.354 lastre.
Nacque così la prima filiale in Italia della Casa Ricordi, la cui direzione venne affidata, per i vincoli di antica amicizia e collaborazione, a Pietro; Lorenzo venne nominato direttore dello stabilimento calcografico, ma nel 1867 abbandonò tale incarico per trasferirsi nell'America meridionale, dove si affermò come impresario teatrale. Nel luglio 1887 Pietro stipulò in rappresentanza di T. Ricordi il contratto di assorbimento della casa editrice napoletana Dal Monaco. Mantenne la gerenza fino alla morte, avvenuta a Napoli il 3 dic. 1892.
I rapporti che egli ebbe con i più importanti musicisti del suo tempo lo posero in primo piano nell'ambiente artistico-musicale napoletano della seconda metà dell'Ottocento. Fu in contatto con Verdi ogni volta che questi si recava a Napoli per seguire la messa in scena delle sue opere, e seguì con viva partecipazione gli esiti delle opere verdiane, tanto che in una delle caricature fatte dal celebre umorista Delfico per la prima rappresentazione napoletana dell'Otello si vede il vecchio Pietro svenuto e trasportato a braccia nel suo negozio di musica per non aver retto all'emozione del trionfo dell'opera.Carlo, figlio di Pietro e di Maria Sandron, nacque a Napoli il 17 ottobre 1869. A soli undici anni, ospite della famiglia Denza a Castellammare di Stabia, trascrisse per pianoforte lacanzone napoletana di L. Denza Funiculì,funiculà, che venne subito pubblicata da Ricordi. Anche negli anni successivi si dedicò con interesse a questa attività di trascrizione, come mostrano le numerose riduzioni pubblicate sempre da Ricordi: nel 1881 La danza delle memorie di L. Caracciolo; nel 1882 Il figlio del coscritto di L. Denza; nel 1882-83 Lu telefono,Zin zin zin e Ricordo di Quisisana di Denza; nel 1884 Situ m'amais,Uocchie nire di Denza; nel 1886 Oje Carulì di P. M. Costa; nel 1887 Uocchie turchine,Tiretè a Renze di Denza, e Mena,mè! di Costa.
Egli stesso fu inoltre l'autore delle musiche (e talvolta anche dei versi) di alcune canzoni pubblicate da Ricordi: Africanella (1894, testo di R. Bracco); Schiattusella e Faccella tonna (1895, testo proprio); Ilfior d'arancio (1895, testo di M. Giobbe); 'O plico (1895, testo di anonimo); Quanno passa 'o riggimento (1895, testo di F. Russo); infine Marcia XX Settembre (1895, testo proprio), che inviò subito a Puccini dal quale, ebbe - il 23 settembre di quello stesso anno - questa risposta: "Sei proprio il maestro d'ordinanza del regno d'Italia, e mi meraviglio come tu non abbia ancora il collare dell'Annunziata!" (Carteggi pucciniani, pp. 120 s.).
Africanella, in particolare, scritta dopo la vittoria di Kassala, riscosse subito un notevole successo. Anche Puccini espresse il suo apprezzamento per la canzone, scrivendo nella lettera a Carlo del 26 ag. 1894: "Africanella non cassarla perchè è proprio carina. Mi rallegro del successo...". (Carteggi pucciniani, p. 109).
Carlo possedeva infatti una musicalità spontanea, favoritaanche dall'ambiente in cui visse: poeti e musicisti frequentavano con assiduità il negozio Ricordi - soprattutto dopo che si era trasferito nella galleria Umberto I, centro dell'attività artistica ed intellettuale di Napoli - con l'annessa sala, dove spesso la stessa famiglia C. organizzava concerti. Carlo si laureò in giurisprudenza e studiò pianoforte e composizione al conservatorio S. Pietro a Maiella, dove conobbe Margherita Cosselli Kuh, figlia del baritono Eugen Kuh (in arte Cosselli) e del soprano Carlotta Marchisio, che divenne sua moglie nel 1901. Margherita, orfana di madre, era cresciuta con la zia materna Barbara, anch'essa cantante, che dopo essersi ritirata dalle scene era stata chiamata alla direzione del conservatorio napoletano.
Nel 1892, morto il padre, Carlo gli successe nella gerenza della filiale Ricordi di Napoli. Nel 1908 in occasione delle feste per la celebrazione del centenario della casa Ricordi, Carlo fu appositamente chiamato a Milano per tenere il discorso commemorativo, nel quale tracciò anche una breve storia dei rapporti della sua famiglia con Ricordi.
Nel 1912, alla morte di G. Ricordi, si trasferì a Milano per assumere l'incarico di direttore artistico della casa, mentre la gestione della filiale di Napoli venne affidata a Renzo Valcarenghi, che già si occupava della sede di Palermo. Nella sua qualità di direttore artistico si dedicò soprattutto alla regia delle opere di proprietà della casa, seguendo e sorvegliando di persona i nuovi allestimenti nei teatri di tutto il mondo. Talvolta fu in palcoscenico tra comparse e coristi per meglio guidarne i movimenti. Con questa sua attività Carlo contribuì notevolmente a quella trasformazione che di lì a pochi anni avrebbe fatto della semplice "messa in scena", come allora veniva chiamata, una vera e propria regia, nell'accezione odierna del termine.
Le opere che seguì con maggiore interesse furono quelle di Puccini e Zandonai. La collaborazione con Puccini era già iniziata nel 1894, durante l'allestimento della prima rappresentazione a Napoli di Manon Lescaut, e divenne particolarmente intensa per La fanciulla del West. Tra Carlo e Puccini sorse un'amicizia fraterna e una tale unità d'intenti che quest'ultimo, non potendosi recare di persona ad assistere alla rappresentazione della sua Manon a Bruxelles, mandò in sua vece Carlo, pregando il direttore del teatro "di voler accoglierlo come un altro me stesso" (lettera a M. Kufferath del 6 nov. 1910, in Carteggi pucciniani, p. 379). Nel 1913 pubblicò a Milano Disposizione scenica dell'opera "Conchita" di R. Zandonai; e nel 1914 (ibid.) Disposizione scenica dell'opera "L'amore dei tre re" di I. Montemezzi.
Nel 1919, alle dimissioni di Tito (II) Ricordi, assunse insieme con Renzo Valcarenghi la gerenza della ditta che mantenne fino al 1940. I due, già da tempo amici e collaboratori, si trovarono a capo dell'azienda in un periodo particolarmente difficile, sia per le generali condizioni economiche del paese all'indomani del primo conflitto mondiale sia per problemi interni alla ditta (per la prima volta affidata a persone estranee alla famiglia Ricordi). Essi seppero tuttavia muoversi con abilità e la loro gestione si caratterizzò per una politica di espansione meditata e sicura.
Il problema non fu tanto quello di stabilire rapporti di fiducia con il mondo dell'arte - che entrambi già da tempo conoscevano - quanto quello di programmare una nuova linea editoriale, in relazione alle mutate esigenze del mercato musicale. L'interesse per il melodramma era diminuito a tutto favore della "musica pura" in un rinnovato fervore di studi musicali, ed essi cambiarono lentamente le caratteristiche del catalogo, che, costituito dapprima quasi esclusivamente di edizioni operistiche, lasciò poi ampio spazio a partiture sinfoniche di piccolo formato, opere didattiche (metodi per vari strumenti, raccolte di difficoltà graduale, trattati di solfeggio e armonia), revisioni ed edizioni di musiche classiche e preclassiche. Durante la gerenza C.- Valcarenghi si consolidò il movimento di espansione all'estero con l'apertura di nuove filiali in America latina (Buenos Aires 1924, San Paolo 1927), e venne dato nuovo impulso agli studi storico-musicali con la fondazione della rivista Musica d'oggi (pubbl. dal 1919 al 1942 e diretta per alcuni anni dallo stesso Carlo), che pur avendo in prevalenza carattere informativo ospitò numerosi, anche se non troppo ponderosi, articoli di tipo storico. In questo periodo si colloca l'affermazione mondiale della canzone napoletana, grazie anche alle numerose edizioni Ricordi, avallate dallo stesso Carlo, certamente memore dei suoi giovanili interessi per quel genere.
Carlo abbandonò la direzione della Ricordi il 20 giugno 1940, continuando a seguire da lontano le sorti della ditta ancora per qualche anno. Morì a Fano, dove si era trasferito con la famiglia all'inizio del 1941 l'8 agosto di quello stesso anno, solo tre giorni prima che un bombardamento distruggesse gli stabilimenti Ricordi a Milano.
La sua opera di organizzatore musicale non si esaurì però nel solo ambito di Casa Ricordi. Dal 1903 e per sei anni egli collaborò attivamente alla Società dei concerti, fondata a Napoli da Giuseppe Martucci con il proposito di diffondere in Italia la conoscenza di Wagner e dei sinfonisti tedeschi: famosa rimase una magistrale esecuzione della Nona sinfonia di Beethoven, data per la prima volta a Napoli nel giugno 1905 al politeama Giacosa sotto la direzione del Martucci e con un'orchestra di circa trecento elementi. Nel 1909, dopo la morte del Marrucci, fondò a Napoli la Società del quartetto, che organizzò nella sala del pal. Maddaloni otto concerti di grande rilievo artistico e, nella chiesa di S. Chiara, la prima esecuzione in Italia dell'oratorio Das letzte Abendmahl (La cena del Signore) di P. Hartinann. Nel 1910 l'ente musicale si trasformò in Società dei concerti sinfonici intitolata a G. Martucci che, con un'orchestra propria ed un nutrito complesso corale, svolse venticinque concerti diretti da insigni musicisti (come Mascagni, Mengelberg, Gui e Perosi), oltre ad ospitare anche solisti ed orchestre straniere, prima che nel novembre del 1915 venisse sciolta.
Intensa fu la sua attività di critico e letterato. Scrisse numerosi articoli, specie di cronaca musicale, sul Mattino di Napoli, sulle riviste Ars et labor,Musica e musicisti (per le quali era inviato di Giulio Ricordi anche all'estero) e Musica d'oggi. Nel 1910 fondò a Napoli la rivista Symphonia che diresse fino al 1912. Pubblicò guide storico-critiche del Tristano e Isotta (Napoli 1908) e del Crepuscolo degli dei (ibid. 1913), nelle quali raccolse anche interessanti notizie e documenti sulla allora scarsa fortuna di Wagner in Italia. Tradusse in italiano alcuni libretti: Bavard et bavarde (I ciarlieri, 1915) di J. Offenbach su libretto di Ch. Nuitter, La princesse du moulin (La principessa del mulino, 1917) di H. Hirchmann su libretto di P. Ferrier, Marouf,savetier du Caire (Maruf,ciabattino del Cairo) di H. Rabaud su libretto di L. Népoty. Scrisse il libretto di Sumitra, leggenda monomimica indiana musicata da R. Pick-Mangiagalli (Francoforte, Stadttheater, 1923), e il racconto in versi La ballata delle Gnomidi, che ispirò l'omonimo poema sinfonico di O. Respighi (Roma 1920). Fu anche autore del testo di alcune liriche, musicate da vari compositori ed egli stesso musicò varie liriche con lo pseudonimo di Taillevent. Carlo, per i molteplici interessi e la ricca personalità, costituì un fondamentale punto di riferimento nella vita artistica e culturale di Napoli prima e di Milano poi. A Napoli gravitavano attorno a Carlo musicisti (F. P. Tosti, M. Costa, L. Denza), pittori e scultori (P. Scoppetta, V. Gemito), letterati (S. Di Giacomo, R. Bracco, M. Gor'kij, C. Pascarella, M. Serao). Nel 1891 conobbe D'Annunzio, che si trovava a Napoli come cronista; e dopo che questi fu partito dalla città, intrattenne con lui una corrispondenza durata fino alla morte del poeta (1938). Il carteggio raggiunse il massimo interesse quando D'Annunzio entrò in trattative con la Ricordi per adattare a libretto d'opera alcuni suoi drammi; trattative che, andate in porto per La figlia di Jorio,Francesca da Rimini e La nave (musicate rispettivamente da Franchetti, Zandonai e Montemezzi), fallirono invece per l'auspicato incontro "enorme e impossibile" tra D'Annunzio e Puccini.
L'amicizia con Puccini iniziò, come abbiamo già ricordato, a Napoli nel 1894 e si concluse a Bruxelles nel 1924, quando Carlo accorse al capezzale del maestro morente. Scorrendo il ricco epistolario si coglie un sentimento affettuoso e fraterno, riscontrabile già dalla lunga serie di diminutivi confidenziali con i quali Puccini era solito rivolgersi all'amico (Carlino, Carluccio, Carlino Efesio, Giovetto irato, Clausetto e Claudio, trovate queste ultime suggerite a Puccini dalla radice del cognome). A Milano Carlo ricreò un clima particolarmente favorevole ai contatti fra letterati e musicisti, ospitando nella sua casa M. Praga, S. Benelli, A. Boito, R. Zandonai, O. Respighi, I. Pizzetti, G. Malipiero e numerosi concertisti di passaggio a Milano.
Pietro, figlio di Carlo e di Margherita Cosselli Kuh, nacque a Napoli il 2 gennaio dell'anno 1904. La sua formazione avvenne tuttavia nella città di Milano, dove la famiglia si era trasferita nel 1912. A diciotto anni, nel 1922, si diplomò in composizione dopo aver studiato al conservatorio "G. Verdi" di Milano con G. Orefice. Venne chiamato alla Scala da Toscanini come maestro sostituto, ma dopo una breve carriera direttoriale (per qualche tempo fu anche al S. Carlo di Napoli) si dedicò esclusivamente alla composizione.
Scrisse alcune liriche, due canzoni a 5 voci: L'ombra dei boschi d'Aser e Saltavanninfe (1923); Ènel mio sogno (1925, testo di V. Aganoor Pompili); Et s'il revenait un jour (1929, testo di M. Maeterlinck); Fantasia (1929, testo di G. Marradi), un Trio per flauto, arpa e viola, una Sonata in la per violino e pianoforte (1923). In seguito un severo senso di autocritica lo indusse ad un periodo di silenzio; e solo dopo alcuni anni riprese a comporre scrivendo altra musica da camera fra cui due poemetti per pianoforte e voce su testi popolari greci, La sposa fedele e L'infedele, le musiche di scena per la fiaba musicale Alì Babà (Milano 1936), teatro Arcimboldi, libretto di M. Tibaldi-Chiesa), Tre danze e finale per piccola orchestra (1936), e la cantata per coro e orchestra in dialetto romanesco San Giovanni Latterano (libretto di G. Zanazzo, eseguita ad Assisi nel 1949, poi ripresa il 20 sett. 1951 alla Scala sotto la direzione di Victor De Sabata).
Visse quasi sempre a Roma, e fu tra i primi musicisti italiani a comporre musica per film dopo l'avvento del cinema sonoro (Il cardinal Lambertini, 1934; Idue sergenti, 1936 e La capanna dell'amore, 1936). Tradusse inoltre in italiano alcuni libretti: Die tote Stadt (La città morta, 1925) di E. Korngold su testo di P. Schott; The Unicorn,the Gorgon and the Manticore (L'unicorno,la Gorgona e la manticora, 1957) di G. C. Menotti, autore anche del testo; L'Heure espagnole (Milano, teatro La Scala, 1929, testo di Franc-Nohain) e L'Enfant et les sortilèges (testo di Colette) di M. Ravel.
Pietro morì a Roma l'8 apr. 1963.
Bibl.: G. M. Ciampelli, La Scala e la Casamusicale Ricordi, Milano 1928, ad Ind. (per Carlo e Pietro); C. Sartori, Casa Ricordi 1808-1958, Milano 1958, ad Ind.; Carteggi puccin., a cura di E. Gara, Milano 1958, ad Ind. (per Carlo, Pietro I e Pietro II); C. Gatti, Il teatro alla Scala, II, Milano 1964, p. 281 (per Pietro); V. Viviani, Storia del teatro napol., Napoli 1969, pp. 680, 733 (per Carlo); E. De Mura, Enc. della canzonenapol., I-III, Napoli 1969, ad Indicem (per la famiglia); A. De Angelis, Diz. dei musicisti, Roma 1928, pp. 142 s.; C. Sartori, Diz. degli editorimusicali ital., Firenze 1958, p. 49; A. Della Corte-G. M. Gatti, Diz. di musica, Torino-Palermo 1956, p. 144; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 349, e suppl., p. 201; Enc. dello Spett., III, coll. 951 s.; Riemanns Musik-Lexikon, I, p. 320; Enc. della Musica Ricordi, I, pp. 490 s.; II, pp. 8 ss.; Grove's Dict. of Music and Musicians, II, p. 335; La Musica. Diz., I, p. 411; Enc. dellaMusica Rizzoli-Ricordi, II, p. 188. Altre notizie si devono alla gentile cortesia di Eugenio Clausetti.