CLAUDIO (Ti. Claudius Nero Drusus Germanicus)
Figlio di Druso Maggiore e di Antonia Minore, prese parte alla vita pubblica solo dopo l'ascesa al trono del nipote, Gaio Cesare (37 d. C.) e, alla morte di questi, nel 41, fu acclamato imperatore dai pretoriani. Aveva allora cinquantun anni, essendo nato nel 10 a. C. a Lione. Dalla penultima moglie, la famigerata Messalina, che egli fece uccidere nel 48, ebbe un unico figlio maschio, Britannico. Sposò poi la nipote Agrippina Minore, il cui figlio Nerone fece suo erede. Morì a 64 anni nel 54 d. C. e fu divinizzato da Nerone, più che altro, secondo Plinio il Giovane (Paneg., ii), per irrisione. Gli autori antichi hanno insistito sui particolari ridicoli e ripugnanti del suo modo di camminare, di parlare, di ridere, il tremolio della testa, gli occhi iniettati di sangue (Suet., Claud., 30; Iuven., Sat., vi, 620 ss.; Plin., Nat. hist., xi, 144). Tuttavia Svetonio scrive che, quando C. stava fermo, il suo aspetto non mancava di dignità, e i folti capelli bianchi dovevano farlo apparire degno di rispetto. La critica moderna ha cercato di comporre un'immagine meno sfavorevole di questo imperatore erudito e non privo di capacità politiche e amministrative.
I ritratti presentano C. in un atteggiamento di concentrazione pensosa, con la fronte aggrottata e solcata in modo caratteristico da due rughe orizzontali. È certo che nell'età di C. si ebbe nell'arte iconografica una reazione alla corrente classicistica del periodo tiberiano. Vi si delineò una tendenza ad esprimere le caratteristiche e i segni dell'età e a rendere la individualità per mezzo dell'espressione psicologica. Si tendeva però a prestare al soggetto rappresentato una pensosità che era divenuta convenzionale. Non è probabile che fossero state innalzate statue a C. prima che egli salisse al trono, ma molte gliene furono dedicate poi. I monumenti conservati ovviamente si riferiscono tutti all'età anziana, ma l'approfondimento maggiore o minore delle rughe è da attribuire alla tendenza dei ritrattisti, oltre che al passare degli anni. Si è cercato di distinguere due fasi dell'iconografia di C.; la prima caratterizzata da una tendenza alla linearità, la seconda da una plastica morbida e pittorica. Ma tale distinzione non è da accogliere senza riserva, perché forse le due correnti furono contemporanee. È certo che i ritratti di C. segnano una parentesi nella linea di sviluppo di impronta aulica e classicheggiante dei Giulio-Claudî. Come già Tiberio, anche C. fu rappresentato frequentemente con la corona civica, di cui fin dal primo anno di regno appare insignito nei ritratti sulle monete, ma anche queste opere d'arte ufficiale sono spesso di indirizzo realistico. Una testa in due frammenti dal Foro Vecchio di Leptis Magna rammenta l'arte repubblicana per il suo stile lineare; analogia stilistica con questa ha la testa marmorea della Gliptoteca Ny Carlsberg (Copenaghen), n. 648. Nella statua seduta del Museo Lateranense a Roma il modellato si è arricchito, è divenuto descrittivo delle carni cadenti e solcate, l'occhio è approfondito, accentuata è l'amarezza dell'espressione. Il contrasto fra l'accento realistico della testa e la solenne figura di Giove, nelle cui sembianze C. è rappresentato nella statua della Rotonda Vaticana, è parso cosi strano da potersi mettere in relazione con la frase di Plinio il Giovane, secondo cui Nerone avrebbe divinizzato C. per irrisione; ma l'opera probabilmente è in rapporto con l'assimilazione a Giove, di cui si trova traccia nelle monete. A Olimpia, fra le statue del Metròon si è trovata una copia dallo stesso originale, in cui il contrasto, a causa della tendenza idealizzatrice inerente all'arte greca, è molto meno stridente. Il tipo della testa su busto moderno al Museo Torlonia di Roma, n. 194, è affine a quello della Rotonda, ma con accentuazione delle rughe e della patetica espressione della vecchiaia. Di indirizzo realistico sembrano anche una testa ad Atene, un'altra, molto restaurata, a Mantova e una terza, molto logora, nel commercio antiquario romano. Invece alquanto idealizzato appare un ritratto del museo di Torino. La testa della statua di C. rappresentato come Giove, proveniente da Leptis Magna, ora al Castello di Tripoli, è nobilitata da una austera espressione ottenuta mediante forti chiaroscuri con l'approfondimento della cavità orbitale e dei solchi ai lati della bocca. Forse chiude la serie dei ritratti con corona civica un ritratto al Museo Naz. di Napoli, collocato su busto moderno, che per le qualità plastiche ed espressive è vicino all'arte neroniana. Le statue-ritratto sono m genere monumenti di carattere pubblico. Tale è l'unica opera datata: la statua bronzea di Ercolano nel Museo Naz. di Napoli, dedicata da un privato nel 48 d. C.; goffo adattamento della maschera caratteristica di C. a un tipo di atleta policleteo. La statua di Aquileia, invece, raffigura C. avvolto nel paludamento con l'aspetto di un grande capitano; quella eroica del Louvre, trovata a Gabi con la statua gemella di Germanico, benché abbia caratteri più individuali e realistici, è stata messa in rapporto con la consacrazione. Infine ha notevole importanza, nella ritrattistica del periodo, un gruppo di teste le cui qualità stilistiche da un lato attingono all'indirizzo realistico, dall'altro sembrano il naturale ponte di passaggio fra ritratti come il Caligola di Copenaghen e il Nerone del Museo Naz. Romano, per il progressivo ammorbidirsi del modellato. Nella testa colossale su busto nel Braccio Nuovo dei Musei Vaticani, n. 18, in quelle della Gliptoteca Ny Carlsberg, n. 649, del museo di Brunswick e di Villa Rabato a Malta, C. appare più giovane e con un'espressione intensamente patetica, che ricorda il busto coronato di Napoli. A questa tendenza, tradotta in una plastica piuttosto carnosa e a forti chiaroscuri, si ricollegano la statua togata del Braccio Nuovo, n. 117, e la testa su statua eroica non pertinente al Museo Chiaramonti (Vaticano), n. 591, in cui tuttavia sono trattati più realisticamente i segni della vecchiaia. Forse già al periodo neroniano si può attribuire la testa Ny Carlsberg, n. 650, di modellato più morbido, con effetti più leggeri d'ombra e luce. Molte altre identificazioni proposte risultano inaccettabili, oppure dubbie; fra queste val la pena di ricordare due opere provinciali, un togato di Foligno, un busto, proveniente da Fiesole, agli Uffizî e inoltre una testa coronata di Tolosa, la grande testa coronata della Rotonda Vaticana, la statua togata di Velleia, nel museo di Parma e, infine, il rilievo Valle di Villa Medici, in cui taluno identifica un ritratto di Claudio. Importanti sono anche le gemme. Secondo una interpretazione, C. è rappresentato nel gran cammeo della Bibliothèque Nationale di Parigi nel guerriero che contempla l'ascensione di Germanico; ma per la ritrattistica hanno assai maggior valore la bella sardonica di C. assimilato a Giove in Windsor Castle, la cosiddetta "gemma claudia" di Vienna, con le due coppie formate da Claudio, Germanico e le due Agrippine e i cammei con busti laureati a Dresda, a Vienna e a Parigi, Bibliothèque Nationale.
Bibl.: J. J. Bernoulli, Römische Ikonographie, II, i, p. 327 ss.; L. Curtius, Neue Erklärung des grossen Parisen Cameo, in Röm. Mitt., XIL, 1934, p. 119 ss.; R. West, Römische Porträtplastik, Monaco 1933, I, p. 205 ss.; M. Stuart, The Portraiture of Claudius, New York 1938; S. Aurigemma, Sculture del Foro Vecchio di Leptis Magna, in Africa Italiana, VIII, 1940, p. 59 ss.; B. Schweitzer, in Röm. Mitt., LVII, 1942, p. 92 ss. Monete: H. Mattingly, Coins of the Roman Empire in the British Museum, I, Londra 1923, Claudius, p. 164 ss.; Nero, pp. 200 s., 282 s.