ATTE, Claudia (Claudia Acte)
Favorita di Nerone. Era comunemente conosciuta con l'appellativo originario Atte, essendo una schiava proveniente dall'Asia (dalla Misia?), comprata probabilmente dall'imperatore Claudio. Qualche mese dopo ch'era pervenuto all'impero, Nerone s'invaghì perdutamente di lei (55 d. C.), trascurando la moglie Ottavia. Da principio la relazione fu tenuta segreta, principalmente per la compiacenza di Anneo Sereno, prefetto dei vigili, che fingeva di tener Atte per sé, e di farle i doni che le faceva l'imperatore. Atte peraltro era lo strumento di cui Seneca, Burro e gli altri si valevano per sottrarre Nerone alla tutela prepotente della madre Agrippina. In seguito Nerone tenne Atte apertamente accanto a sé, quasi al posto di moglie, cercò di darle l'aureola di una prosapia regale, facendola discendere dagli Attalidi, e trovò due consolari disposti ad affermare con giuramento la verità di tale discendenza. Atte fu però abbandonata quando Nerone si accese di Poppea Sabina (58 d. C.). Ma essa conservò affetto per Nerone, e quando questi si uccise, provvide, con due nutrici di lui, a seppellirne gli avanzi nel sepolcro della famiglia Domizia. Atte era stata arricchita dai doni imperiali. Possedeva, a quanto si può arguire dalle iscrizioni, una villa a Velletri, beni rurali nella penisola e in Sardegna, con relativo numero di schiavi, non pochi dei quali furono da lei liberalmente manomessi.
Fonti: oltre alle iscrizioni (p. es. Dessau, Inscr. Lat. sel., I, 1742; II, 7386, 7396), pochi cenni in Svetonio e in Dione. Tacito le dedica un capitolo e qualche altro accenno nel XIII degli Annali.
Bibl.: Klebs, Prosop. Imp. Rom., I, 405; A. Stein, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., III, col. 288.