Miller, Claude
Regista e sceneggiatore cinematografico francese, nato a Parigi il 20 febbraio 1942. Abile nel valorizzare gli attori con cui ha lavorato (Michel Serrault, Gérard Depardieu, Isabelle Adjani, Charlotte Gainsbourg), ha mostrato una predilezione per generi (il polar, o poliziesco francese) e temi (il mondo adolescenziale e femminile) tipici del cinema del suo Paese, secondo un gusto che accomuna alcuni registi appartenenti alla stessa generazione (tra cui Patrice Leconte). Nei suoi film è presente un'accuratezza formale nelle ricostruzioni d'epoca, anche se, soprattutto dalla fine degli anni Ottanta, dietro l'eleganza formale è affiorata una rarefatta freddezza. Nel 1998, con La classe de neige, ha vinto il premio della giuria al Festival di Cannes.
Diplomatosi all'Institut des hautes études cinématographiques nel 1963, lavorò in qualità di assistente, per Jacques Demy e Jean-Luc Godard, e come attore per lo stesso Godard, in Deux ou trois choses que je sais d'elle (1967; Due o tre cose che so di lei), e per François Truffaut in L'enfant sauvage (1970; Il ragazzo selvaggio). Nella seconda metà degli anni Sessanta realizzò i primi cortometraggi e lavorò per la televisione come documentarista. Esordì nel lungometraggio con La meilleure façon de marcher (1976), ma fu il film successivo, Dites-lui que je l'aime (1977; Gli aquiloni non muoiono in cielo), a rivelarlo pienamente. Tratto da un romanzo di P. Highsmith e incentrato sulla storia di un contabile (Gérard Depardieu) che dietro un'esistenza apparentemente tranquilla e anonima nasconde inquietanti segreti, rappresentò infatti un'incursione felice nelle atmosfere del thriller. All'inizio degli anni Ottanta fu ancora autore di due riusciti polars, Garde à vue (1981; Guardato a vista) e Mortelle randonnée (1983; Mia dolce assassina). Il primo, ambientato in una stazione di polizia, vede protagonisti un ispettore e un notaio accusato di aver violentato e ucciso due bambine. Al centro dell'altro è invece la vicenda di un investigatore di una modesta agenzia che crede di riconoscere in un'avventuriera assassina la propria figlia e diviene così complice dei suoi omicidi.
Ha diretto in seguito L'effrontée (1985; Sarà perché ti amo), opera che si ispira all'universo adolescenziale di Truffaut, ma al contempo guarda alle utopie delle giovani generazioni. La petite voleuse (1988; La piccola ladra), ambientato nella Francia del 1950 ‒ e la cui protagonista (un'intensa Charlotte Gainsbourg, già interprete del precedente film di M.) è una versione femminile di Antoine Doinel ‒, è un omaggio ancora più esplicito al cinema di Truffaut che avrebbe dovuto realizzare quello stesso soggetto. Quest'opera presenta però i primi segni di un freddo formalismo, apparso più evidente in L'accompagnatrice (1992), dal romanzo omonimo di N. Berberova, e in Le sourire (1994; Il sorriso), film che rappresentano le passioni come entità astratte. Dopo La classe de neige, su un bambino fragile e disturbato che ha delle visioni premonitrici, M. è tornato alle atmosfere del poliziesco con Betty Fisher et autres histoires (2001; Betty Fisher), dal romanzo di R. Rendell. Nel 2003 ha diretto La petite Lili (2003), film sul cinema liberamente ispirato a Il gabbiano di A.P. Čechov.