GILLOT, Claude
Pittore e incisore: nacque a Langres il 27 aprile 1673, morì a Parigi il 4 maggio 1722. Figlio di un ricamatore e allievo di B. Corneille a Parigi, presto si specializzò in decorazione e costumi teatrali e sembra scrivesse farse. Si formò un suo genere pittorico con soggetti della commedia italiana (12 incisi da J.-G. Huquier), di cui sono stati ritrovati finora solo 4 quadri originali, tra cui Le due carrozze (Louvre), Arlecchino imperatore della Luna (Museo di Nantes). Questi dipinti, di fattura alquanto secca, sono interessanti perché già vi si trovano i personaggi del Watteau, di 10 anni più giovane e (massimo merito del G.) suo allievo dal 1704 al 1708. Al G. appartengono capricci, baccanali, arabeschi, disegni per arazzi nello stile di J. Bérain, ecc.: ampia opera decorativa che influì sull'arte della Reggenza. Guastatosi col Watteau, il G. continuò a dipingere soggetti di gusto fiammingo e olandese, acquistandosi anche fama di illustratore con le sue graziose vignette per le Favole del La Motte (1719), il primo dei libri illustrati del secolo di Luigi XV. Rovinato dal fallimento di Law, il G. si spense un anno dopo il Watteau, nella più estrema miseria. Fu maestro anche di N. Lancret.
Bibl.: B. C. K., in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XIV, Lipsia 1921 (con la bibl. precedente); G. Wildenstein, L'inventaire aprés décès de C. G., in Bull. de la Soc. d'hist. de l'art français, XVII (1923), pp. 114-20; E. Dacier, Le premier livre illustré du XVIIIe siècle: les "Fables" de La Motte et les vignettes de C. G., in Les trésors des Bibliothèques de France, II (1929), pp. 1-14; E. Dacier, in L. Dimier, La peinture française au XVIIIe siècle, I, Parigi 1928; B. Populus, Claude Gillot, sa vie et ses øuvres, Parigi 1930.