DUCHET (Duchetti, Duchetto), Claude (Claudio)
Nacque in Francia ad Orgelet nel Giura, da Etienne e dalla sorella del famoso stampatore Antoine Lafréry. Editore, stampatore e mercante di incisioni a Roma dal 1577, lavorò in società con il nipote Etienne (figlio del fratello François), talora erroneamente confuso (Thieme-Becker; Bellini, 1975, p. 22) con il padre del D. (per un chiaro albero genealogico cfr. Ehrle, 1908, p. 18).
Non è nota la data dell'arrivo a Roma né del D. né di Etienne. La loro importanza nel panorama dell'incisione italiana della fine del XVI secolo è legata alla sorte toccata alla grande bottega di Lafréry in via di Parione (oggi via del Governo Vecchio) a Roma, dopo la morte di quest'ultimo nel 1577. Non essendovi testamento né eredi diretti, l'ingente eredità passò ai Duchet quali parenti più prossimi. Formalmente il 23 luglio 1577 l'eredità fu affidata al pronipote Etienne affinché l'amministrasse anche per conto di eventuali coeredi. Ma di fatto, al ritorno da un viaggio in Sicilia, alla fine di novembre dello stesso anno, il D. rilevò la gestione dei beni da Etienne che seguitò a collaborare con lo zio e ad abitare con lui nella casa-bottega già del Lafréry (Ehrle, 1908, pp. 18 s., 40 s. n. 6, con pubbl. dei docum.; Bellini, 1975, pp. 22 s.).
Questi beni comprendevano la grande serie dei rami incisi facenti parte del laboratorio Lafréry che, dopo la dispersione dei rami raffaelleschi conseguente al sacco di Roma del 1527, aveva assunto importanza primaria nella città. Risolta così la questione del proseguimento del negozio, restò da effettuare la divisione dell'eredità vera e propria, che includeva una notevole raccolta di disegni, stampe, libri e medaglie. Il perito per la valutazione dei beni, l'incisore Mario Cartaro, provvide ad una spartizione iniziale delle proprietà in tre parti: una al D., una ad Etienne in qualità di rappresentante del padre François, e l'ultimo terzo ad altri non indicati. Quest'ultima parte fu poi divisa tra il D. ed Etienne nella misura di un sesto a testa; la rimanenza, evidentemente non rilevata da alcuno, fu ancora ripetutamente richiesta dai Duchet (Ehrle, 1908, pp. 18, 40-43 nn. 6-9; Petrucci, 1964, p. 58). Solamente l'inventario di queste ultime seste parti è stato rinvenuto (pubbl. in EhrIe, 1908, p. 43 n. 9), ma è comunque sufficiente a dare un'idea della ricchezza e della qualità dei rami incisi e dei vari oggetti d'arte del Lafréry.
Il vero continuatore dell'attività di quest'ultimo fu il D., che infatti in alcune stampe da lui edite (copia Loubat dello Speculum Romanae magnificentiae, nella Bibl. apost. Vaticana; cfr. Ehrle, 1908, p. 19) si definisce "quondam Antonii Lafreri nepos", mentre in una stampa di una incisione di Beatrizet raffigurante la statua del Marforio in Campidoglio (Roma, Gabinetto nazionale delle stampe) appone la dicitura "Romae Claudij Duchetis formis 1581". A probabile inoltre che il D. utilizzasse per siglare le sue stampe due diversi monogrammi con le sue iniziali (cfr. G. K. Nagler, Die Monogrammisten ..., I, München 1919, p. 1010, n. 2435; II, ibid. 1919, p. 391, n. 999).
Il D. mori a Roma il 9 dic. 1585.
Nelle indicazioni testamentarie redatte il 3 dicembre di quell'anno (Bertolotti, 1886, p. 74; Ehrle, 1908, p. 47, n. 10; Bellini, 1975, p. 23) il D. lasciava usufruttuaria dei suoi beni, che probabilmente comprendevano quelli del nipote Etienne morto a Roma nel 1583, la moglie Margherita Gherardi, sorella del pittore Iacopo Gherardi, allora in attesa di un figlio, e incaricava il cognato di gestire il negozio fino alla maggiore età del nascituro, col diritto di percepire un terzo del guadagno e con la condizione di apporre nella tiratura delle stampe la dicitura "apud haeredes Claudii Ducheti", la quale infatti compare dopo il 1585 (Bertolotti, 1886; Ehrle, 1908, p. 19; Bellini, 1975). Tuttavia, essendo morti intorno al 1593 sia Margherita sia il fratello Iacopo, i rami della bottega passarono prima a quella di Giovanni Orlandi, in piazza Pasquino, poi a H. Van Schoel, per confluire infine nella raccolta delle due case di stampa dei De' Rossi all'inizio del XVII secolo (Ozzola, 1910, p. 404; Bellini, 1975, p. 23).
Del D., di Etienne Duchet e di Antoine Lafréry si conserva la comune lapide funeraria nel pavimento della navata destra della chiesa di S. Luigi dei Francesi a Roma, dedicata nel 1586 da Margherita Gherardi (V. Forcella, Iscrizioni delle chiese di Roma, III, Roma 1873, p. 26; cfr. anche Ehrle, 1908, p. 19 n. 3).
Bibl.: P. Zani, Enc. metodica delle belle arti, VIII, Parma 1821, p. 20; A. Bertolotti, Artisti francesi in Roma nei secc. XV, XVI e XVII …, Mantova 1886, p. 74; F. Ehrle, Roma prima di Sisto V. La pianta di Roma Du Pérac-Lafréry del 1577, Roma 1908, pp. 18 ss., 140-48; L. Ozzola, Gli editori di stampe a Roma nei secc. XVI e XVII. Appunti, in Repert. für Kunstwissenschaft, XXXIII (1910), p. 404; A. Petrucci, Panorama dell'incisione ital.: il 500. Catal. d. stampe d. Calcogr. naz., Roma 1964, p. 58; P. Bellini, Stampatori e mercanti di stampe in Italia nei secc. XVI e XVII, in I quaderni del conoscitore di stampe, 1975, n. 26, pp. 22 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon ..., X, p. 39 (sub voce, Duchet, Etienne).