BOUTHILLIER, Claude de
Signore di Fouilletourte, nato a Parigi nel 1581, morto a Parigi il 13 marzo 1652, figlio di Denis Bouthillier, giureconsulto francese.
Avvocato, poi consigliere al Parlamento di Parigi nel 1613, egli divenne poi, per la protezione di Richelieu, consigliere di stato (1619) e segretario agli ordini di Maria de' Medici. Dopo la morte di Potier d'Ocquerre (29 settembre 1628), fu nominato segretario di stato. Ma di fatto egli esercitava questa carica già da molti anni senza portarne il titolo. Il B. seguiva ciecamente le idee del cardinale Richelieu. Nel 1629 fu inviato presso Gastone di Orléans, fratello di Luigi XIII, il quale, scontento, si era ritirato in Lorena, e si adoperò con successo per il suo ritorno. Nel 1630 prese parte diretta ai negoziati che si facevano nello stesso tempo in Piemonte e a Mantova con gli Spagnoli e col duca di Savoia, e a Ratisbona con l'imperatore e con i principi dell'Impero. La devozione dimostrata da lui in queste trattative e la sua abnegazione gli valsero di rimanere in buoni rapporti, dopo la journée des Dupes, con Maria de' Medici, senza per questo guastare i suoi rapporti col cardinale Richelieu. Dopo la morte di d'Effiat (27 luglio 1632), egli fu chiamato alle Finanze con Claudio di Bouillon e nello stesso tempo Richelieu lo incaricò, insieme col famoso cappuccino père Joseph, di occuparsi degli affari della Germania. Morto nel 1638 il père Joseph, Claudio di B. ebbe allora per collaboratore suo figlio, Leone conte di Chavigny, segretario di stato dall'anno 1632. Nel 1640, dopo la morte di Bouillon, B. rimase solo sopraintendente delle finanze. Dal 9 marzo 1633, era grande tesoriere agli ordini del re. Luigi XIII lo chiamò a far parte del Consiglio di Reggenza, che doveva governare, dopo la sua morte, con Anna di Austria, ma questo Consiglio non fu mai costituito e, dopo la morte di Luigi XIII, il B. fu costretto ad abbandonare la soprintendenza delle finanze (13 giugno 1643). Egli rimase gran tesoriere agli ordini del re. Fu un ministro onesto e laborioso, di cui il merito principale è quello d'essere stato un collaboratore modesto e devoto del grande cardinale Richelieu. Il suo spirito di abnegazione non conosceva limiti; nel 1630, convinto di aver sbagliato approvando un progetto di trattato con l'Impero, che il Richelieu trovava pernicioso agl'interessi francesi, non esitò a rinnegare pubblicamente sé stesso.