CLASSI SOCIALI
(v. classe, X, p. 531)
Classi sociali, stratificazione, disuguaglianze. - Secondo la concezione realista od organica, una c. s. è un aggregato di individui che occupano una posizione simile nella struttura dei rapporti sociali su cui si fonda una società, e da tale posizione traggono mediamente risorse, non solo economiche ma anche politiche e simboliche, in quantità superiore o inferiore a quella di altri aggregati. Secondo la concezione ordinale, una c. s. è invece un insieme di individui che posseggono una determinata quantità di risorse economiche − ricchezza o reddito − superiore o inferiore a quella di altri, misurata su una scala stabilita dall'osservatore.
Sebbene la concezione realista abbia maggior capacità ordinatrice, le due concezioni non sono incompatibili. La quantità di ricchezza o di reddito risulta in molti casi correlata in misura significativa, come causa o come effetto, alla posizione sociale. D'altra parte, fra coloro che condividono una posizione sociale simile si osservano spesso rilevanti disuguaglianze di ricchezza o di reddito, a causa di fattori che interagiscono con la posizione sociale nel distribuire risorse sociali. La complementarità tra le due concezioni − che tuttavia non esime, per ragioni metodologiche, da una scelta di quella da privilegiare nell'analisi − risulta evidente anche dalla storia del concetto di classe.
L'uso di denominare c. un insieme di individui affini per il patrimonio posseduto, o per il reddito annuo, è assai antico.
Sin dalle origini, essere assegnati a una c. non ha comportato solo la ratifica di una data forma di disuguaglianza, ma ha costituito la base sistematica di ulteriori disuguaglianze. L'analisi delle c. deve quindi affrontare di continuo due diversi livelli di osservazione e di spiegazione. A un primo livello si chiede ad essa di spiegare le cause prossime delle disuguaglianze sociali che manifestamente si osservano in ogni società, e in tutte le epoche, tra grandi insiemi di individui. Simile richiesta si compendia nell'interrogativo: "chi riceve che cosa, e per quali motivi?". A un secondo livello si tratta invece di esporre le forme latenti di disuguaglianze che operano come causa ultima delle disuguaglianze direttamente osservabili.
L'analisi delle c. s. si è sviluppata in Europa, nel corso dell'Ottocento, precisamente in forza della constatazione che l'abolizione delle disuguaglianze aventi un fondamento normativo, come quelle insite nella distinzione tra ceti od ordini risalenti al Medioevo, non aveva portato all'uguaglianza delle opportunità di vita, ma piuttosto a forme inedite di disuguaglianza. Essa si è quindi concentrata sui fattori strutturali all'origine delle disuguaglianze latenti da cui derivano le disuguaglianze manifeste che riguardano principalmente, ma non soltanto, la ricchezza o il reddito. Tali fattori sono stati via via individuati nel tipo di reddito percepito (A. Smith); nei rapporti di produzione (K. Marx); nella divisione sociale del lavoro (G. Schmoller); nella sovrapposizione di un popolo conquistatore al popolo indigeno (L. Gumplowicz); nella diversa valutazione sociale delle funzioni che determinati gruppi di individui svolgono nell'organizzazione sociale (il funzionalismo sociologico di metà Novecento). Queste differenti ipotesi esplicative, concepite all'inizio come mutuamente escludentisi, sono state in parte compendiate e integrate nell'analisi contemporanea delle c. sociali.
Collegato al concetto ordinale di c. e di disuguaglianza è il concetto di stratificazione sociale, un'immagine che rinvia alle rocce stratificate di origine sedimentaria o vulcanica. Tutti coloro che esibiscono in egual misura un dato parametro − più spesso il reddito, ma anche gli anni d'istruzione o la valutazione sociale delle professioni − formano un unico strato. Chi lo possiede in misura maggiore, considerata la grandezza dell'intervallo adottata, forma uno strato superiore; chi in misura minore, è collocato in uno strato inferiore. Simile metrizzazione della disuguaglianza presenta il vantaggio di poter raffigurare quest'ultima in forme grafiche che ne sintetizzano efficacemente certe forme elementari, ma è poco idonea a descrivere forme più complesse di essa, che richiedono l'uso contemporaneo di diversi parametri. Né lo stesso procedimento si presta a rappresentare le disuguaglianze strutturali o di secondo livello.
Va inoltre notato che, ove si scarti un livello di osservazione a favore dell'altro, piuttosto che utilizzarli in modo complementare, l'analisi delle c. rischia di considerare unità diverse e incomparabili. Uno strato formato da coloro che percepiscono lo stesso reddito annuo può infatti includere insegnanti e artigiani, operai e militari, impiegati e commercianti, cioè individui aventi attività, posizione e interessi diversi, anche conflittuali. D'altra parte trattare senz'altro come una c. un mero strato di reddito, com'è invalso nei paesi anglofoni, indebolisce il concetto di c., poiché orienta l'analisi primariamente verso le disuguaglianze manifeste. Perciò la sociologia europea (continentale) preferisce, senza rinunciare al concetto di stratificazione sociale, porre in primo piano nell'analisi il concetto di c. come ''aggregato di individui che occupano una posizione simile nella struttura complessiva dell'organizzazione sociale''. Le disuguaglianze manifeste si ipotizzano correlate alle disuguaglianze latenti di posizione, ma solo attraverso reticoli causali di grande complessità.
Il fondamento delle classi nei sistemi sociali primari. - Le c. s. hanno un fondamento oggettivo nel modo in cui sono distribuite tra i sistemi sociali primari e, entro ciascuno di essi, tra le forze di lavoro, le principali attività o funzioni necessarie per la produzione e riproduzione organizzativa, materiale, culturale e biologica di una società. Codeste funzioni base sono il controllo, la regolazione, la trasformazione e la trasmissione, e si esercitano su risorse primarie quali i materiali da trasformare (che in dati casi possono anche essere persone), la tecnologia, il denaro, le informazioni e la forza lavoro. Altre risorse sociali, come il potere, l'autorità, il prestigio, l'influenza e il consenso, sono ricercate dagli attori individuali o collettivi, come appunto le c., sia per accrescere la capacità di svolgere da sé, o di far svolgere da altri, le funzioni sopra indicate sulla maggior quantità di risorse primarie, sia per la gratificazione intrinseca che arrecano.
L'attività necessaria per assicurare la produzione e la riproduzione di una società è assicurata da quattro tipi di sistemi sociali primari:
a) il sistema politico, formato dalle attività rivolte ad assicurare il controllo e la regolazione unitari di una società;
b) il sistema economico, comprendente tutte le attività volte in ultimo a produrre, seppur con intricate mediazioni, le risorse necessarie alla vita materiale degli individui e dei sistemi in cui si associano;
c) il sistema di riproduzione socio-culturale, il quale include le attività intenzionalmente dirette a trasmettere, mediante organizzazioni apposite, la cultura da una generazione all'altra, nonché a costruire, conservare e diffondere la memoria sociale;
d) il sistema di riproduzione biopsichica, in cui rientrano tutte le attività necessarie per riprodurre una popolazione come entità biologica e psichica, e per mantenere i suoi membri in condizioni fisiche e mentali tali da consentire loro di svolgere in modo adeguato le attività loro richieste nei rispettivi ruoli.
In ciascun sistema sociale le forze di lavoro che forniscono in modo istituzionale l'attività caratteristica di quel sistema si raggruppano in un piccolo numero di c. specifiche. Tuttavia una quota, che può essere considerevole, dell'attività complessiva dello stesso sistema viene svolta da frazioni di c. che da un punto di vista storico e funzionale hanno avuto origine in altri sistemi. La c. dei tecnici, per es., è una c. specifica del sistema economico, ma frazioni di essa si ritrovano, nelle società industriali, in tutti gli altri sistemi.
Tra le c. specifiche del sistema politico rientrano in primo luogo i politici di professione: individui che per un periodo significativo della loro vita ricoprono a tempo pieno una posizione in Parlamento, nelle assemblee o nei consigli degli enti territoriali, nelle direzioni o nelle segreterie generali di partiti e sindacati. Ad essa segue la c. degli alti funzionari, coloro che trasformano in norme di comportamento specifico le direttive emanate dal centro politico o ne controllano l'attuazione. Tra di essi si annoverano i dirigenti della burocrazia pubblica e i magistrati.
Avvocati, notai, commercialisti, consulenti del lavoro e simili, specializzati nel produrre servizi d'intermediazione tra il cittadino e lo stato, compongono la c. di servizio. Specifica del sistema politico è anche la c. dei militari di qualunque arma.
Il sistema economico è più vasto e differenziato di ogni altro sistema. Perciò si ritrova in esso il maggior numero di c. specifiche, sviluppatesi storicamente in rapporto a un particolare modo di produzione. Connesse al modo di produzione contadino-artigianale sono le c. dei coltivatori diretti, degli artigiani, dei commercianti. I loro membri hanno in comune la caratteristica di esercitare un elevato grado di controllo su quasi tutte le risorse di una piccola unità produttiva, nella quale peraltro impiegano la loro forza lavoro anche per attività dirette di trasformazione.
Connesse storicamente con le origini del modo di produzione capitalistico-imprenditoriale sono le c. degli imprenditori, coloro che svolgono di persona le principali attività di controllo e regolazione in una piccola azienda; degli impiegati, lavoratori dipendenti cui sono delegate fasi e quote di controllo e regolazione delle risorse produttive; degli operai, dei lavoratori agricoli e dei lavoratori dei servizi, che condividono la caratteristica di essere addetti alla trasformazione di materiali e di informazioni con un grado molto basso di controllo e di regolazione.
La transizione dal capitalismo imprenditoriale al capitalismo oligopolistico ha visto crescere le c. dei dirigenti, amministratori e managers di alto livello professionale e grande potere, i quali tuttavia condividono con i lavoratori dipendenti, non essendo di norma proprietari della maggioranza del capitale delle aziende che dirigono, la possibilità di venir licenziati; e dei tecnici, il cui ruolo primario consiste nell'ideare, progettare e innovare mezzi di produzione e prodotti.
Nel sistema di riproduzione socio-culturale le funzioni di trasmettere in modo sistematico da una generazione all'altra una parte cospicua delle informazioni cognitive e prescrittive che formano la cultura non materiale, d'innovare la cultura e di assicurarne la trasmissione sincronica, di trasmettere valori d'orientamento morale e affettivo di origine religiosa vengono svolte dalle c. degli intellettuali, degli insegnanti e dei religiosi.
Infine il personale specializzato nel mantenere in salute i corpi e le menti, nel provvedere loro assistenza e cure quotidiane in gruppi e luoghi appropriati, appare suddiviso in poche c. del sistema di riproduzione bio-psichica: la c. medica (che include medici, chirurghi, psichiatri, psicologi), gli operatori socio-sanitari (infermieri, assistenti sociali), i lavoratori domestici.
Seppur con rilevanti variazioni di funzioni e di proporzioni sulla popolazione totale, tutte le c. s. qui indicate si ritrovano, quando il grado d'industrializzazione sia relativamente avanzato, anche nei paesi non capitalisti.
Status, interessi e conflitto di classe: componenti e dinamica. Sistemi dominanti e classi dominanti. - A causa della posizione che occupa in un sistema sociale primario, e di altri fattori complementari (v. oltre, Processi di graduazione), una c. s. ha la possibilità di acquisire un determinato ammontare di risorse materiali, politiche e simboliche, che si compendiano nel concetto di status. Le risorse considerate come dimensioni o indicatori di status sono solitamente la ricchezza o il reddito, il potere e il prestigio o la valutazione sociale di cui si è oggetto in quanto membri di una data classe. Entro la c. cui appartiene, è assai probabile che ciascun individuo abbia uno status differente da quello degli altri membri; ma è corretto parlare di status di una classe intera. In questo caso lo status funge da indicatore sintetico della posizione che una determinata c. occupa nel sistema delle disuguaglianze che contrappone tra loro, pur mantenendole collegate in un'unica struttura d'interazione e comparazione sociale, tutte le c. di una società.
Lo status è un concetto essenziale per comprendere gli interessi, i conflitti e l'azione delle c. s. su diversi terreni: la politica, l'economia, la cultura. Le c. hanno un interesse di fondo ad accrescere o a difendere, a seconda della situazione, il loro status complessivo in relazione alle altre c. della medesima società. Ogni c. mira a conservare il proprio status al livello più alto storicamente raggiunto, e con ciò si pone, pur nei casi in cui ebbe esordi rivoluzionari, come forza conservatrice o restauratrice a favore dell'assetto politico o economico che le aveva consentito di giungere a tale livello. Infine le c. si sforzano costantemente di portare e mantenere in equilibrio i tre indicatori di status. Se accumulano ricchezze, mireranno a conquistar maggior potere e prestigio; il potere vuol essere affiancato da una ricchezza adeguata; il prestigio conquistato con le arti o con le armi chiede di venir compensato da maggior ricchezza o potere. Onde perseguire tali interessi, e legittimare il fatto stesso di perseguirli, le principali c. s. elaborano ideologie, stabiliscono alleanze, affrontano conflitti talora drammatici con altre c. o con i governi che le rappresentano.
Nel loro agire per accrescere, difendere o equilibrare il proprio status, le c. s. − in primo luogo le c. specifiche − sono condizionate dalla posizione che il sistema primario, entro il quale si collocano, a sua volta occupa nel sovra-sistema società. In ogni tipo di società è dato infatti osservare che un sistema − che però non è stato mai, in tempi storici, il sistema di riproduzione bio-psichica − occupa una posizione dominante rispetto ai rimanenti, imponendo loro, con misure variabili di successo, un proprio modello di organizzazione sociale. Nelle società capitalistiche il sistema primario dominante è quello economico; di conseguenza le c. dominanti saranno quelle che possiedono il maggior grado di controllo sulle risorse base del sistema − i mezzi di produzione, la tecnologia, il capitale finanziario − cioè gli imprenditori e i dirigenti. Il sistema politico domina nelle società socialiste: politici di professione e alti funzionari − la cosiddetta nomenklatura - traggono da questo assetto la loro posizione dominante. Infine nelle società teocratiche, quali l'Iran khomeinista, dove l'intera organizzazione sociale è permeata di spirito religioso, ai vertici del dominio si trovano i sacerdoti della corrispettiva religione e gl'intellettuali che ne interpretano i dettati. Da ciò segue altresì che se una c. s. punta al dominio, deve anzitutto fare in modo che sia il sistema primario in cui si colloca a pervenire a una posizione dominante, imponendo i suoi interessi a tutti i settori dell'organizzazione sociale; ovvero, in sintesi, agli altri sistemi primari.
Va tuttavia osservato che sia la politica che la religione stentano a imporre il loro dominio, e soprattutto a mantenerlo, quando il sistema economico non produca risorse sufficienti per l'esistenza materiale di una popolazione, a un livello di consumo giudicato localmente e storicamente accettabile. Il fallimento dei regimi comunisti nel corso del Novecento è stato in primo luogo un fallimento economico. Ciò comporta che un sistema politico o un sistema di riproduzione socio-culturale (o le loro c. specifiche) che intendano dominare una società debbono necessariamente badare ad asservire in via prioritaria il sistema economico; e che le condizioni di questo sono, in genere, un miglior predittore del futuro di una società che non le condizioni degli altri due sistemi.
Processi di graduazione, valutazione e assegnazione. Il peso di razza, etnia, religione, sesso, età. - La graduazione è un processo mediante il quale un osservatore stabilisce, di norma utilizzando indicatori analitici o sintetici di status, quali sono le c. s. che in una data società fruiscono, in complesso, delle maggiori risorse materiali, politiche e simboliche, e quali ne fruiscono invece solamente in misura media o minima. Il risultato di un processo di graduazione è un profilo oggettivo − sebbene influenzato in qualche misura dalla scelta degli indicatori − della stratificazione sociale in quella società. Esso assume la forma di una ''piramide'' nelle società in cui c. di piccole dimensioni (il vertice della piramide) dispongono di grandi risorse a fronte di masse di poveri (la base). Tende invece ad assumere forma di ''botte panciuta'', o di ''trottola'', nelle società in cui sono fortemente sviluppate le c. medie, i poveri sono una minoranza, e le stesse c. superiori contano un minor numero di membri. Un luogo comune vorrebbe che una stratificazione fortemente piramidale fosse una caratteristica delle società tradizionali, ormai superata nelle società contemporanee. Le cifre dicono altrimenti: molte di queste ultime sono stratificate a piramide acuta, in modo non dissimile dalle società feudali. In Brasile, per es., l'1% della popolazione controlla oltre il 55% della ricchezza nazionale.
Non sempre un profilo della stratificazione generato da una graduazione colloca al vertice la c. dominante, salvo che si usi come criterio della graduazione unicamente il potere. Infatti, specie nei periodi iniziali del suo dominio, è possibile che una c. dominante abbia uno status complessivo inferiore ad altre.
Per valutazione sociale s'intende il giudizio che una popolazione esprime sull'utilità della funzione svolta da una determinata c. o professione; sul suo livello di vita; sul potere e sul prestigio di cui gode nella collettività. Il risultato è un profilo soggettivo della stratificazione sociale. In genere esso non coincide esattamente con il profilo generato da un processo di graduazione, ma ci si avvicina. In Italia, per es., al vertice sono collocati gli alti funzionari dello stato (ambasciatori, giudici della corte costituzionale, prefetti), ma subito dopo si trovano gli alti dirigenti delle imprese industriali e di servizio, una delle c. dominanti delle società capitalistiche. E al fondo di questa piramide soggettivamente costruita sono collocati, come nella piramide ''oggettiva'', i lavoratori manuali a bassa qualificazione in posizione dipendente.
La valutazione sociale non si applica solamente alle professioni, ovvero alle c. definite assumendo primariamente queste ultime come criterio di classificazione. Ogni società valuta in modo differenziale anche le razze, le etnie, le religioni, i sessi, le fasce di età. In tal modo la valutazione sociale diventa una componente rilevante dei processi mediante i quali individui aventi determinate caratteristiche vengono assegnati con maggior probabilità a determinate classi. Se una razza, un'etnia, una religione, un sesso, una fascia di età ricevono una valutazione sociale bassa, è molto probabile che una quota più che proporzionale di individui possessori di quel carattere si trovi nelle c. inferiori; mentre se la valutazione sociale è alta essi saranno proporzionalmente più numerosi nelle c. superiori.
Insieme con la valutazione sociale di certe collettività con cui gli individui vengono identificati, altri fattori sono di norma attivi nell'assegnazione differenziale di essi alle varie classi. Se le donne rappresentano una quota minima tra gli alti funzionari dello stato, i politici di professione, i dirigenti industriali e gli imprenditori, ciò è dovuto a processi di socializzazione e a percorsi formativi e selettivi che hanno inizio sin dall'istruzione elementare. Coloro che provengono da famiglie delle c. inferiori sono sfavoriti, nell'assegnazione alle c. superiori, dalla scarsa conoscenza dei codici di comportamento di tali c. e dal fatto di non essere inseriti in una rete appropriata di rapporti sociali, non meno che dalla maggior difficoltà di acquisire un'istruzione superiore. Gli affiliati a una religione mal vista o appena tollerata dalla maggioranza affiliata a una religione diversa difficilmente saliranno ai vertici del sistema politico.
Codesti fattori di assegnazione differenziale non spingono esclusivamente verso il basso, senza distinzione, tutti i componenti d'una razza o d'una etnia, d'una religione o d'una fascia di età. Gli ultra-settantenni sono in genere scartati come alti dirigenti nell'industria, ma prosperano in politica. Minoranze etniche quali i cinesi, gli ebrei, gli indiani stabilitisi in varie epoche in Africa, negli Stati Uniti, in Europa, sono virtualmente esclusi dalle c. alte del sistema politico, ma occupano da generazioni posizioni elevate nei sistemi economici locali.
La mobilità sociale. - Per mobilità sociale s'intende il passaggio di un individuo o di un gruppo da una c. a un'altra, avente uno status superiore, pari o inferiore a quella di provenienza. Nel primo caso la mobilità è definita ascendente; nel secondo, orizzontale, e nel terzo, discendente. La mobilità intergenerazionale si misura paragonando la posizione di c. di un figlio o figlia a quella dei genitori alla medesima età. I mutamenti che intervengono nell'arco della vita del medesimo individuo configurano invece una mobilità intragenerazionale. Tra le due misure, la prima fornisce maggiori informazioni sui mutamenti strutturali, o sulle rigidità, di una società. Simili misure sono ovviamente influenzate dai dettagli dei criteri di graduazione delle c. utilizzati da un ricercatore, sebbene esista sui vari criteri un accordo di sostanza.
Gli studi sulla mobilità intergenerazionale hanno tradizionalmente fatto distinzione tra due componenti di essa: la mobilità strutturale (detta anche lorda o forzata), e la mobilità di circolazione (detta anche netta, pura o di scambio). La distinzione riflette l'incongruità che sarebbe insita nel comparare la mobilità di una società in cui le dimensioni delle c. di partenza e di arrivo sono fortemente aumentate o diminuite nell'arco della generazione considerata, con la mobilità di una società in cui esse sono rimaste pressoché costanti. Se, per es., la c. dei lavoratori agricoli scende da 5 milioni a 1 milione di unità nell'arco di una generazione, la mobilità dei (figli di) lavoratori agricoli verso altre c. apparirà molto elevata; ma si tratta di mobilità forzata, non comparabile con il libero scambio tra c. che hanno mantenuto pressappoco le stesse dimensioni. Varie critiche di ordine metodologico levate a questa distinzione hanno condotto in tempi recenti a distinguere piuttosto tra mobilità assoluta e relativa. La prima misura il volume di mobilità a partire dalle varie c.; la seconda deriva da una comparazione tra le possibilità di mobilità di individui appartenenti a c. diverse.
I fattori che intensificano, mantengono o indeboliscono la mobilità assoluta e relativa tra le c. s. si sogliono classificare in normativi, strutturali e individuali. Uno Stato può far salire o discendere lo status di una c. mediante norme volte deliberatamente a tale scopo, o che indirettamente lo conseguono. Si danno norme che consentono a certe c. di arricchirsi, mentre ad altre si confiscano i beni; oppure norme che concedono nuovi diritti ad alcune, mentre limitano quelli preesistenti ad altre.
Tra i fattori strutturali, lo sviluppo economico, in quanto tende a espandere le c. medie, favorisce la mobilità ascendente, mentre le grandi crisi, specie se accompagnate da forte inflazione, producono repentini flussi di mobilità discendente per molti, e ascendente per pochi. In senso favorevole alla mobilità ascendente opera il minor tasso di natalità delle c. medie rispetto alle c. superiori e inferiori. Dato che nelle società industriali e neo-industriali la domanda dei loro servizi è crescente, le posizioni che restano scoperte in esse configurano altrettante opportunità di ascesa relativa per individui appartenenti alle c. inferiori. Anche le guerre, provocando forti modificazioni della struttura demografica, sono fattori strutturali di mobilità; e le rivoluzioni, che portano subitamente in posizione di dominio determinate c., mentre respingono in basso, e talvolta sterminano, quelle considerate nemiche. Sono invece fattori strutturali limitanti della mobilità le religioni che scorgono in una data forma di stratificazione sociale, tipo le caste, un ordinamento imposto dalla divinità, che gli individui violerebbero se tentassero di passare da una c. a un'altra.
I fattori individuali sono da vedersi precipuamente nel possesso, da parte dei figli, di talenti, livello di istruzione e motivazioni differenti a confronto dei genitori. Il peso di tali fattori varia a seconda dei canali di mobilità che si aprono a un individuo: scuola o associazioni politiche, organizzazioni economiche o congregazioni religiose, forze armate o ricerca scientifica.
Le classi sociali nelle società neo-industriali. - Si definiscono neoindustriali quelle società in cui, mentre tende a diminuire la proporzione degli addetti all'industria sul totale delle forze di lavoro in condizione professionale, non solo continua a crescere a tassi elevati il volume di beni prodotti dall'industria, ma il modello e il ritmo dello sviluppo economico, e con essi l'intero assetto dell'organizzazione sociale, dipendono come non mai dalla dinamica di questo settore. Stati Uniti, Canada, Giappone e l'Europa occidentale mostrano precisamente, da decenni, tali proprietà.
Osservata nell'arco di una generazione, la struttura di c. di tali società appare caratterizzata dalla drastica riduzione quantitativa di alcune c., dalla forte crescita di altre, nonché dalla relativa stasi di un terzo gruppo di classi. Dovunque sono scesi di parecchi milioni di unità i coltivatori diretti, o contadini-proprietari, e con essi i lavoratori agricoli, sia salariati che coadiuvanti. Sono invece cresciuti financo del 300÷400% gli impiegati, i tecnici, gli insegnanti, i lavoratori dei servizi. In aumento più contenuto sono gli artigiani e i commercianti. Pressocché stabile, invece, è il numero degli operai, nonostante il verificarsi di una certa riduzione percentuale degli addetti all'industria sul totale degli occupati.
Sia le variazioni che la stabilità quantitativa mascherano profonde trasformazioni della natura delle professioni e della qualità del lavoro. Negli anni Novanta, milioni di operai, di impiegati e di tecnici svolgono lavori che trent'anni prima non esistevano. Il livello medio di istruzione delle forze lavoro è aumentato. Milioni di posti di lavoro particolarmente faticosi, pericolosi o nocivi sono stati eliminati dall'automazione e dalla meccanizzazione. Accanto a queste nuove realtà, va sottolineata l'espansione della c. dei lavoratori dei servizi, addetti per lo più a mansioni affatto tradizionali. L'espansione di questa c. è uno degli effetti indotti dal trasferimento all'esterno delle aziende industriali di molti lavori a bassa qualificazione e alto contenuto manuale.
Le trasformazioni quantitative e qualitative delle c. sono correlate al mutamento dei pesi relativi dei sistemi sociali primari, in termini di numerosità, delle c. che li compongono. In generale, nelle società neo-industriali è aumentato il peso del sistema politico, del sistema di riproduzione socio-culturale e del sistema di riproduzione bio-psichica. Tende invece a diminuire in misura rilevante − limitatamente al numero degli addetti − il peso del sistema economico. In tali spostamenti di pesi si riflette il maggior volume di attività di controllo e regolazione richiesto da questo tipo di società; la scolarizzazione di massa estesa agli studi medio-superiori e universitari; le maggiori attenzioni che individui e istituzioni dedicano ai problemi della salute; un aumento di produttività del sistema economico, nelle società considerate, tale da produrre, pur con milioni di addetti in meno, un volume di risorse pro-capite assai maggiore per popolazioni che, nello stesso arco di tempo, sono cresciute di molti punti percentuali. Al tempo stesso, ciò equivale a un incremento delle c. s. improduttive, o indirettamente produttive, a scapito di quelle direttamente produttive. La crisi dello stato assistenziale palesatasi negli ultimi decenni del Novecento trova in queste nuove asimmetrie della struttura di c. una delle sue principali radici.
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