CLASSE (Classis)
È il porto militare fondato da Augusto a circa 5 km. da Ravenna, il quale prese il nome dalla flotta che vi stanziava. Il luogo dove è ora Ravenna un tempo era sul mare o presso; anche in antico la spiaggia si avanzava nel mare per i depositi portati dal Po e distesi lungo la costa dalle correnti marine. Ivi era lo scalo marittimo più importante per il commercio del legname alpino. Ottaviano nell'anno 38 a. C. vi riunì una flotta e dopo la vittoria di Azio vi costruì un ampio porto militare per 250 navi da guerra, ripartite in 10 coorti, e per 10.000 marinai. Questa flotta (classis Ravennas o Ravennatium; o classis praetoria Ravennas) era l'armata per l'Adriatico e il Mediterraneo orientale, e ad essa faceva riscontro quella del Miseno per il Mediterraneo occidentale. Augusto fece fare dei lavori ad un canale, probabilmente un ramo del Po, chiamato Padusa e un tempo Messanicus, e che da lui fu detto fossa Augusta. Era lungo 40 km., e metteva in comunicazione il porto e Ravenna con le paludi. Dalla classis Ravennas erano distaccati i marinai che a Roma provvedevano agli spettacoli delle naumachie; da quella flotta inoltre era distaccata la sezione di Aquileia, che probabilmente divenne autonoma.
La città di Classe era dove ora sorge la basilica di S. Apollinare in Classe. Tra Classe e Ravenna, e a 3 km. da quest'ultima, vi era la città o borgo di Caesarea dove ora è la colonna detta la "Crocetta", che ricorda la chiesa di S. Lorenzo in Cesarea, distrutta.
A Classe e intorno a Classe sorsero, dopo la pace costantiniana, su aree cimiteriali, i primi edifizî sacri di Ravenna, e Classe fu la residenza dei vescovi ravennati fino al tempo in cui, stabilitasi a Ravenna la corte imperiale (402), anche la sede episcopale vi fu trasferita. Ravenna e Classe costituirono un'inscindibile unità non solo topografica, ma anche e soprattutto strategica. Intorno a Classe ebbero luogo le operazioni guerresche e si strinsero i grandi assedî storici per l'occupazione di Ravenna: Odoacre (476), Teodorico (491-493), Belisario (540). Classe fu spogliata nel 579 circa da Faroaldo I duca di Spoleto. Verso il 719 fu invasa da Faroaldo II, ma restituita all'esarcato per ordine di Liutprando, che l'assalì e devastò egli stesso alcuni anni dopo. Pare che i Longobardi danneggiassero la città di Classe, ma non le chiese né dell'interno né del suburbio. D'altra parte Classe fu riceduta da Liutprando; ma non sfuggì, con Ravenna, a nuove minacce e invasioni longobardiche. Agnello nel sec. IX parlava di Classe come della destructa Classis, della civitas dudum Classis. Ma il suo destino fu segnato dalle forze naturali. Il moto radente delle onde e la corrente litoranea adriatica, l'abbondante materiale convogliato dalle alluvioni e il mutato regime delle acque colmarono il porto. Venne la solitudine. Di tante chiese, fra cui la più antica era stata la basilica di Probo, prima cattedrale, e la più grandiosa la basilica Petriana, rimase in piedi soltanto la basilica di S. Apollinare, cominciata dal vescovo Ursicino e terminata dall'arcivescovo Massimiano (549) con gli aiuti dell'imperatore Giustiniano. È, con le sue colonne e i suoi marmi, con la sua decorazione musiva, con le tombe degli arcivescovi, uno dei monumenti più insigni d'Italia. Accanto vi crebbe un monastero, illustrato da S. Romualdo, visitato da Ottone III, posseduto più tardi dai Camaldolesi. Gli avanzi dell'antico molo classense furono nel sec. XV utilizzati da Venezia per le fondamenta della rocca Brancaleone; altri furono rinvenuti nel sec. XVII. E oggi ancora nei dintorni, per un'ampia zona, l'aratro addenta mura di edifici, solleva blocchi e tessere di pavimenti musivi, dissotterra iscrizioni. Il mare è lontano in linea retta 5 km., e la vicina pineta attende di rinnovarsi sulle dune emerse.
V. tavv. CXXIX e CXXX.
Bibl.: Sulla città antica v.: Corp. Inscr. lat., XI, p. 6; H. Nissen, Italische Landeskunde, II, Berlino 1902, p. 252 segg.; Daremberg e Saglio, Dict. des ant. gr. rom., I, ii, p. 1233; b; De Ruggiero, Dizion. Epigr., III, p. 273 segg.; Pauly-Wissowa, Real-Encycl. d. klass. Altertumsw., III, coll. 2630, 2635; id., s. 2ª, I, col. 301 seg. Per la classis praetoria Augusta cfr. anche E. Ferrero, L'Ordinamento delle armate romane, Torino 1878, p. 131 segg.; id., Iscrizioni e ricerche ecc,. Torino 1884; J. Marquardt, Organisation militaire, Parigi 1891, p. 233; O. Hirschfeld, Röm. Verwaltungsbeamten, 2ª ed., Berlino 1905, p. 225 e la bibl. a n. 1. Per ciò che riguarda storicamente gli edifizî sacri di Classe, posson bastare le note di A. Testi Rasponi al Liber pontificalis di Agnello nella nuova ediz. dei Rerum Ital. Script. Per Sant'Apollinare in Classe, v. J. Kurth, Die Wandmosaiken von Ravenna, Berlino 1902, Monaco 1912; P. Toesca, Storia dell'arte italiana, I: Il Medioevo, Torino 1927 (con bibl.); G. Galassi, Roma o Bisanzio, Roma 1930.