classe sociale
Insieme omogeneo di individui che, in una società, si differenzia per diversa posizione occupata nell’attività produttiva, nella gerarchia del potere e/o della ricchezza.
Il concetto di c. s. è legato alla nascita dell’economia di mercato e dello Stato liberale. Fu adottato con diverso significato da molti economisti, fra i quali F. Quesnay, A. Smith, D. Ricardo, K. Marx. Nello schema di Quesnay, le 3 c. s. indicavano 3 ordini distinti per prestigio e funzioni nell’assetto sociale dell’antico regime (nobiltà e clero, produttori agricoli, artigiani). Smith e Ricardo, invece, distinsero le c. s. dei proprietari fondiari, dei capitalisti e dei lavoratori salariati. La base teorica e la sistemazione più compiuta del concetto otto-novecentesco di c. s. si devono al marxismo e alle sue diverse varianti storiche. Marx aveva concepito le c. s. come aggregazioni che si formano per effetto della divisione del lavoro e della proprietà privata dei mezzi di produzione e che, all’interno del modo di produzione capitalistico, tendono a polarizzarsi lungo l’asse del conflitto fondamentale (lotta di c.; ➔ anche conflitto) fra detentori dei mezzi di produzione (c. borghese) e lavoratori salariati e sfruttati (c. proletaria). Il concetto si connota, dunque, mediante due elementi: uno oggettivo, che identifica la collocazione degli individui all’interno della struttura di disuguaglianza nella quale si esprime la società, e uno soggettivo, che indica il senso dell’appartenenza consapevole dei membri di ciascuna c. s. a un uguale destino sociale (coscienza di classe).
La rielaborazione più matura dell’analisi della stratificazione sociale è opera di Weber: nella società capitalistica non esistono soltanto le c. s., che si limitano peraltro a riprodurre le divisioni del mercato economico, ma si possono individuare altri ‛gruppi di status’ (ceti) che intersecano le c. s. stesse e comprendono tutti coloro che godono di particolari requisiti in termini di onore o di prestigio, ovvero condividono uguali possibilità di vita.
Nella stessa ottica s’inseriscono anche quegli autori come R. Dahrendorf, R. Aron, C. Whright-Mills, che spostano sull’ineguale distribuzione dell’autorità il criterio delle divisioni e dei conflitti nella società industriale.
Le c. s. vengono indicate come contenitori convenzionali di individui che posseggono in misura simile indicatori di rilevanza sociologica (come ricchezza, potere, prestigio, ma anche modelli di comportamento, valori culturali, stili di vita). In questa accezione il concetto di c. s. tende a essere sostituito da quello di ‛strato sociale’, e i confini fra le diverse c. (o strati) risultano spesso sfumati, così come ha scarso rilievo l’aspetto unitario del comportamento collettivo, mentre diventano predominanti gli aspetti della mobilità sociale e della competizione meritocratica (T. Parsons).
Nella società contemporanea, specie in quella a capitalismo avanzato, il concetto di c. s. ha perduto gran parte dei contenuti originari e pertanto si preferisce utilizzare quello più determinato di gruppo sociale. Gli studi sui sistemi di stratificazione della società ricorrono quindi a combinazioni di indici sintetici (reddito pro capite, posizione professionale, livello di istruzione ecc.) per identificare una qualche struttura oggettiva nell’articolazione dei gruppi sociali. Nella società contemporanea, i conflitti fra gruppi sociali passano attraverso le vecchie classi sociali Per es., fra i salariati, rilevante è la distinzione fra insider protetti e outsider precari (➔ insider-outsider) o quello fra manodopera maschile e femminile (➔ genere, economia di) o fra giovani e anziani. Il problema cruciale è quello di accertare se gli individui, che si presuppone possano essere inclusi in una medesima c. s., mostrino anche sentimenti di identificazione psicologica e di solidarietà, condividano una comunanza di destino e una stessa concezione della società, riconoscano sé stessi come uguali e coloro che non appartengono allo stesso gruppo come diversi. Per es., l’espressione ‛c. medie’ (o ‛ceti medi’) designa un insieme assai ampio ed eterogeneo di gruppi sociali che occupano una posizione intermedia nella stratificazione sociale.