ORSINI, Clarice
ORSINI, Clarice. – Nacque presumibilmente a Roma nel 1452 da Iacopo di Orso Orsini, signore di Monterotondo e di altri castelli della Campagna romana, e da Maddalena di Carlo Orsini, sesto conte di Tagliacozzo e d’Alba. La data di nascita, in mancanza di documentazione specifica, si basa sulle portate della famiglia Medici ai Catasti del 1469 e del 1480.
Il padre era un famoso condottiero al servizio dei pontefici e del re di Napoli, morto nel 1465 (erra Pompeo Litta, 1820, che lo dà vivente nel 1482). La madre era sorella del cardinale Latino e di Giovanni, arcivescovo di Trani e abate di Farfa, nonché dei condottieri Napoleone e Roberto. Di lei, morta nell’ottobre 1477, si conserva un monumento funebre nell’ex convento di S. Salvatore al Lauro a Roma. Dal matrimonio nacquero anche un’altra femmina, Aurante, e due maschi: Orso, detto Organtino, condottiero, e Rinaldo, uomo di Chiesa, divenuto poi, grazie al supporto dei Medici, arcivescovo di Firenze.
Non si hanno notizie dirette sui primi anni di vita né sull’educazione ricevuta da Clarice, che, alla luce degli avvenimenti posteriori e dall’esame delle lettere scritte di sua mano, dovette essere permeata di contenuti religiosi, ma poco approfondita sul piano delle lettere e della cultura in generale. Le prime notizie che abbiamo di lei risalgono al 1467, quando era già la candidata favorita di Piero e Lucrezia de’ Medici come fidanzata del figlio Lorenzo.
La scelta dei Medici di attingere a una famiglia non fiorentina, affrontando il rischio di suscitare la disapprovazione dei loro concittadini, si distaccò dalla linea di comportamento da loro stessi seguita fino ad allora: fu un segno, fra molti altri, della loro volontà di affermarsi al di fuori di Firenze e del suo dominio, ma forse costituì anche una necessaria cautela, dopo la crisi politica del 1466, che li spinse a cercare legami di alleanza esterni. In questa prospettiva Roma rappresentava il luogo ideale: oltre a ospitare un’importante filiale del banco Medici, rivestiva, come sede del papato, un ruolo ineguagliabile di potenza sopranazionale. A orientare la scelta verso Clarice, c’era, ovviamente, la prospettiva di una ricca dote, ma determinanti furono i motivi politici: i Medici si proponevano, attraverso di lei, di legarsi a una dinastia di uomini d’arme, cosa che poteva rimediare, almeno in parte, alla mancanza da parte dello Stato fiorentino di un autonomo ed efficiente apparato militare; inoltre la presenza di numerosi prelati nella famiglia avrebbe favorito relazioni più strette con la S. Sede.
Presumibilmente, i primi contatti informali con la famiglia di Clarice furono presi da Giovanni Tornabuoni, fratello di Lucrezia e dirigente della filiale romana del banco Medici, che, in virtù di questo ruolo, era frequentemente in contatto con il cardinale Latino, camerlengo del papa e zio di Clarice. Quando il progetto si fece più concreto, partì per Roma la stessa Lucrezia, per esaminare di persona la futura nuora. Nelle tre lettere inviate al marito in questo periodo troviamo un ritratto fisico e morale piuttosto accurato di Clarice, oltre a una sintesi efficace delle sue relazioni familiari e della situazione economica degli Orsini
La prima di queste lettere, scritta il 28 marzo 1467, è dedicata all’aspetto fisico della fanciulla, che ricalca i canoni allora comunemente diffusi: prima di tutto l’età («da quindici in sedici anni»), poi la descrizione del corpo. Il viso, dalle guance rotonde e un po’cascanti, non le parve particolarmente bello, ma comunque gradevole; i capelli non biondi, come forse le erano stati descritti, ma fulvi. Dal preciso e impietoso ritratto della futura suocera Clarice si presenta come una donna piuttosto alta e longilinea, dalla pelle chiara e dalle abbondanti chiome. Nell’insieme è una fanciulla fuori dell’ordinario, anche se priva del portamento fiero delle fiorentine, anche per l’abitudine di Clarice, dettata forse dall’innata modestia, ma soprattutto dalla severa educazione ricevuta, di tenere la testa bassa («va col capo non ardito, come le nostre: questo mi stimo perché si verghognava»). A parte le caratteristiche fisiche, la futura suocera dà ampi ragguagli sulla famiglia, descrivendo i vari rami degli Orsini, i prestigiosi legami di parentela, nonché gli estesi possedimenti. Nel complesso, Lucrezia appare piuttosto soddisfatta, anche se lascia l’ultima parola al marito Piero e, soprattutto, al figlio Lorenzo, il quale, a detta della madre, aveva avuto già occasione di vederla. La risposta di Lorenzo fu positiva, benché, curiosamente, alcuni anni dopo egli, a proposito del suo matrimonio, annoti nei suoi Ricordi: «Io Lorenzo tolsi donna Clarice figliuola del signore Jacopo Orsino, o vero mi fu data, di dicembre 1468» (cit. in Roscoe, 1799, p. 44).
Le trattative si protrassero per molti mesi per la necessità di armonizzare gli usi giuridici fiorentini in tema di matrimonio con quelli vigenti a Roma e furono condotte per conto dei Medici da Giovanni Tornabuoni e da parte degli Orsini dal cardinale Latino. Finalmente, il 27 novembre 1468 gli accordi furono raggiunti: prevedevano una dote, fra contanti e oggetti, pari al valore di 6000 fiorini romani da corrispondere ai Medici, mentre questi ultimi dovevano versare, secondo l’uso vigente a Roma, una controdote o ‘antifato’, pari a un quarto della dote. La dote fu effettivamente corrisposta, sia pure in tempi lunghi, a Lorenzo de’ Medici, che ne rilasciò ricevuta con atto notarile del 5 gennaio 1479. Erra quindi anche su questo punto Litta, ripreso poi da altri autori, affermando che Clarice non portò dote. Si giunse così, il 10 dicembre 1468, al matrimonio per procura, celebrato a Roma, dove lo sposo fu rappresentato da Filippo de’ Medici, arcivescovo di Pisa.
Dopo il matrimonio Clarice rimase a Roma per alcuni mesi. Proprio a questo periodo di forzata lontananza risalgono le prime tre lettere scritte da lei al marito, che mostrano il non alto livello della sua cultura e la scarsa dimestichezza con la scrittura nella povertà di contenuti, nella grafia incerta e nella presenza di errori e cancellature. Dopo il suo ingresso in casa Medici avrebbe fatto scrivere le sue lettere a segretari, scrivani o fattori, limitando al massimo il ricorso all’autografia. Finalmente, ai primi di maggio 1469 si mosse da Firenze il fratello minore di Lorenzo, Giuliano de’ Medici, accompagnato dal cugino Pier Francesco e da altri, per andare a prendere la sposa. Il 15 maggio Clarice prese congedo dai parenti e si mise in viaggio, a piccole tappe, per Firenze, dove giunse il 30 o il 31 di maggio. In attesa della ‘messa del congiunto’, che tradizionalmente segnava l’inizio della vita in comune degli sposi e che fu celebrata nella basilica di S. Lorenzo la domenica 4 giugno 1469, la sposa fu ospitata dalla famiglia Alessandri.
Piero Parenti (1870; secondo alcuni, l’autore sarebbe in realtà suo padre Marco) ha lasciato una particolareggiata descrizione dei festeggiamenti nuziali, che durarono dalla domenica fino a martedì 6 giugno e ai quali parteciparono più di mille persone. Grandiosi furono l’afflusso di regali provenienti dalla campagna e il corteo nuziale che accompagnò Clarice in palazzo Medici. Le nozze ispirarono anche componimenti poetici in ottava rima (Rime di Comedio Venuti in onore degli sposi Lorenzo de’ Medici e Clarice Orsini [1911]). La sposa ricevette molti doni personali, tra cui un libro d’ore in lettere d’oro su fondo azzurro, regalo di Gentile Becchi.
Dal matrimonio nacquero sette figli che sopravvissero all’infanzia, nell’ordine: Lucrezia (4 agosto 1470), che sposò Iacopo Salviati; Piero (15 febbraio 1472); Maddalena (25 luglio 1473), che sposò Franceschetto Cybo; Giovanni (11 dicembre 1475); Luisa (dicembre 1476), che morì nel maggio 1488; Contessina (gennaio 1478), che sposò Piero Ridolfi; Giuliano (12 marzo 1479). Due gemelli, nati prematuri nel marzo 1471, morirono subito dopo la nascita.
Clarice rimase molto legata alla famiglia di origine. Nell’aprile 1472 tornò a Roma e a Monterotondo, per presenziare al matrimonio del fratello Organtino. Il viaggio, anche questa volta effettuato a piccole tappe, fu costellato da festose accoglienze da parte dei rappresentanti delle Comunità in cui fece sosta, come: Figline, Arezzo, Cortona. Ricevette inoltre un’ambasciata ufficiale da parte del Comune di Siena. Fece ritorno a Firenze solo alla fine di giugno.
A favore degli Orsini Clarice faceva continue richieste al marito: Lorenzo ottenne l’arcivescovato di Firenze per il cognato Rinaldo e tentò senza successo di fargli avere la porpora cardinalizia. Nel 1470 scrisse al duca di Milano chiedendogli di assumere al suo servizio Organtino Orsini; quattro anni più tardi si attivò per concludere un matrimonio per una figlia di Aurante; nel 1481 chiese un beneficio ecclesiastico nel Regno di Napoli per il figlio di Aurante, Latino, cui aveva già fatto ottenere vari benefici in Toscana. Clarice intercedeva anche per persone estranee alla famiglia, soprattutto per religiosi, cui cercava di far ottenere benefici ecclesiastici, ma anche per altre categorie di persone (per esempio, nel 1477 raccomandò al podestà di Campi un tal Simone di Bartolo per l’incarico di spedalingo).
I Protocolli del Carteggio di Lorenzo ricordano diverse lettere scritte per conto di Clarice. Per poter dispiegare in modo efficace la sua attività di mediazione, ella si doveva tenere costantemente informata degli affari correnti e per avere le notizie che di volta in volta le servivano si rivolgeva ai segretari e ai dipendenti dei Medici; questi ultimi, del resto, si ritenevano al servizio anche di lei e la informavano non solo dell’ordinaria amministrazione, ma anche di avvenimenti politici e militari.
Un periodo molto critico nella vita di Clarice, come del resto per l’intera famiglia Medici, fu quello seguito alla congiura dei Pazzi del 26 aprile 1478. Preoccupato dalla situazione interna e internazionale, oltre che da un’epidemia di peste scoppiata in quel periodo, Lorenzo volle allontanare da Firenze la famiglia. La meta prescelta fu Pistoia, dove Clarice e i figli, insieme con Angelo Poliziano, precettore dei ragazzi, e le altre persone del seguito, trascorsero i mesi da agosto a ottobre 1478 in casa di Andrea Panciatichi, uno dei capi della fazione filomedicea pistoiese. Presto la città, tradizionalmente teatro di aspre lotte di fazione, apparve non abbastanza sicura per la famiglia Medici. Si scoprì infatti l’esistenza di un complotto tendente a far ribellare Pistoia e a prendere in ostaggio Clarice e i figli per bloccare qualsiasi reazione da parte del governo fiorentino. Il 13 novembre 1478 fu arrestato Piero Baldinotti, uno dei responsabili della trama, che rivelò l’esistenza di accordi segreti con il re di Napoli. Baldinotti fu condannato a morte e impiccato il 3 dicembre successivo, mentre Clarice e i figli si spostarono in Mugello. Fino al maggio 1479 rimasero a Cafaggiolo, dove, forse con il contributo del forzato isolamento, i disaccordi di Clarice con il Poliziano sfociarono in scontro aperto, tanto da determinare il licenziamento di quest’ultimo dall’incarico di precettore.
Le divergenze vertevano soprattutto sui contenuti dell’insegnamento: il Poliziano, d’accordo con Lorenzo, intendeva dare ai ragazzi Medici una solida preparazione in lettere classiche. Clarice, che non ne comprendeva l’importanza, si ribellava soprattutto all’idea che l’insegnamento dei classici andasse a detrimento della formazione religiosa. Lorenzo de’ Medici, messo al corrente dell’accaduto, non volle tuttavia sconfessare l’operato di Clarice e il Poliziano fu presto sostituito dal più convenzionale e malleabile Bernardo Michelozzi, fratello del cancelliere principale di Lorenzo.
Intanto continuava il soggiorno di Clarice e dei figli in campagna: da Cafaggiolo, essendovisi manifestato un caso sospetto di peste, si trasferirono al Trebbio, villa del cugino di Lorenzo, Pierfrancesco de’ Medici e poi a Gagliano, per poi tornare a Cafaggiolo, soggiorno che si protrasse fino all’autunno del 1479.
A parte i soggiorni nelle varie residenze di campagna, ben poche furono le occasioni di viaggio per Clarice; tra queste si ricorda un soggiorno termale al Bagno a Morba, nel Volterrano nel 1485, il cui tragitto di ritorno a Firenze fu descritto in modo arguto da Matteo Franco, uno dei letterati clienti della famiglia (Un viaggio di Clarice Orsini de’ Medici, Bologna 1868).
L’ultimo viaggio della sua vita fu intrapreso da Clarice nel novembre 1487 per accompagnare a Roma la figlia Maddalena, promessa sposa di Francesco Cibo, figlio di papa Innocenzo VIII. Oltre al desiderio di prender parte alla cerimonia, a spingere Clarice a questo viaggio c’era anche la speranza che il clima più mite della città natale giovasse alla grave malattia polmonare da cui era affetta. A Roma il 5aprile incontrò la cugina Alfonsina Orsini, sposa per procura di suo figlio Piero, con la quale si recò a Bracciano presso i parenti, dove furono raggiunte da Piero. Nel mese di maggio la comitiva, di cui faceva parte anche Maddalena de’ Medici, si mosse per tornare a Firenze, dove giunse il 23 maggio.
Clarice morì a Firenze il 30 luglio 1488 e fu sepolta con solenni funerali nella basilica di S. Lorenzo.
Al momento della morte il marito era assente da Firenze e non tornò neppure per i funerali, motivo per cui non fu esente da critiche. Non risulta che Clarice avesse fatto testamento. Possedeva di suo alcuni beni immobili e disponeva anche di notevoli somme di denaro, con le quali effettuava elargizioni a chiese e conventi, e investimenti di vario genere: in titoli del debito pubblico (luoghi di Monte), nell’allevamento di bestiame nel Pisano, nello sfruttamento di una miniera di zolfo a Libbiano, presso Volterra, nella bonifica di terreni paludosi in Valdichiana. Si ha notizia di un ritratto di Clarice eseguito dal Ghirlandaio, che nel XVIII secolo faceva parte della collezione Strozzi, oggi disperso (Rochon, 1963, p. 267).
Fonti e Bibl.:Le lettere di Clarice Orsini si conservano nell’Arch. di Stato di Firenze, Mediceo avanti il Principato, per il quale si veda Archivio di Stato di Firenze, Archivio Mediceo avanti il Principato. Inventario, I-IV, Roma 1951-63, ad indices,e a Firenze, Biblioteca nazionale, Ginori Conti,29, 38 bis; altre fonti sono conservate presso l’Arch. di Stato di Firenze, Catasto, 924, c. 311v; 1016, c. 474r; Notarile antecosimiano,9634, c. 214r; 9635, cc. 100r, 360r; 9639, c. 181r; 9640, cc. 45v, 54r; 10191, c. 169v; 10194, c. 6v; 14099, c. 22v; W. Roscoe, The life of Lorenzo de’ Medici called the Magnificent, III, Basil 1799, ad ind.; P. Litta, Famiglie celebri italiane, IV, Milano 1820, tav. IX; P. Parenti, Delle nozze di Lorenzo de’ Medici con C. O. nel 1469. Per nozze De Lardarel - De Larderel, a cura di G. Milanesi, Firenze 1870; I. Del Lungo, La fidanzata di Lorenzo de’ Medici, Per nozze Bondi - Levi, Firenze 1897; B. Felice, C. O., moglie del Magnifico Lorenzo (Donne medicee avanti il Principato), in Rassegna nazionale, CXLIX (1906), pp. 52-73; J. Ross, Lives of the early Medici: as told in their correspondance, London 1911, ad ind.; Rime di Comedio Venuti in onore degli sposi Lorenzo de’ Medici e C. O.. Per nozze Giordana - Zardetto, a Genova il 14 maggio 1911, a cura di L. Suttina, Milano [1911]; G. Pieraccini, La stirpe dei Medici di Cafaggiolo, I, Firenze 1924, pp. 339 s.; Y. Maguire, The women of the Medici, London 1927, pp. 127-172; Protocolli del carteggio di Lorenzo il Magnifico per gli anni 1473-1474 e 1477-1492, a cura di M. Del Piazzo, Roma 1956, ad indices;A. Rochon, La jeunesse de Laurent de Medicis, Paris 1963, ad ind.; L. de’ Medici, Lettere, I-XII, Firenze 1977-2007, ad indices; D. Cortese, Noterelle medicee: un epigramma per Simonetta Cattaneo e otto lettere di C. O. al Magnifico, in Medioevo e Rinascimento veneto con altri studi in onore di Lino Lazzarini, I, Padova 1979, pp. 520-539; E. Micheletti, Le donne dei Medici, Firenze 1983, pp. 39-49; N.R. Tomas, The Medici women, Aldershot 1988, ad ind.; C. Elam, Lorenzo de’ Medici’s sculpture garden, in Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, XXXVI (1992), pp. 41-84; L. Tornabuoni, Lettere, a cura di P. Salvadori, Firenze, 1993, ad ind.; M.P. Fantini, Lettere alla madre di Cassandra Chigi, in Per lettera. La scrittura epistolare femminile tra archivio e tipografia. Secoli XV-XVIII, a cura di G. Zarri, Roma 1999, pp. 120, 137 s., 144; I. Walter, Lorenzo il Magnifico e il suo tempo, Roma 2003, ad ind.;C. Shaw, The political role of the Orsini family from Sixtus IV to Clement VII, Roma 2007, ad ind.; L. Miglio, Governare l’alfabeto: donne, scrittura e libri nel Medioevo, Roma 2008, ad indicem.