CLAMIDE (χλαμύς, χλαμύδιον)
Pur essendo una sopravveste (ἐπιβλημα) importata dalla Tessaglia e dalla Macedonia, tanto che Alessandro Magno portava sempre la clamide sulle spalle, e in testa la famosa causia (v.), la clamide ebbe fortuna in Grecia. Vi fu molto presto introdotta nell'uso, che poi si estese ai cavalieri, ai cacciatori ai viaggiatori, e assunse significati speciali in manifestazioni importanti della vita. Ad esempio, quando i fanciulli ad Atene entravano nell'età efebica, ricevevano la clamide, e il generale d'esercito la indossava come segno di comando, e suo speciale distintivo.
La clamide era relativamente corta e leggiera, e stretta al corpo da un fermaglio. Consistente in un pezzo di stoffa, più o meno ampio, a forma di rettangolo, finiva in uno dei lati corti con taglio a semicerchio. Si poteva fermare sul petto, e allora le estremità della stoffa cadevano simmetricamente davanti, a guisa di ali puntute (πτερύγες), tenute a posto da piccoli pesi cuciti alle estremità, o si fermava su una delle spalle, e in questo caso le pterughes cadevano sul fianco, una davanti, l'altra dietro. In tal caso, l'una o l'altra delle spalle e il braccio corrispondente rimanevano liberi nei movimenti, come nel chitone etero-máschalos o nella exomís. La statua detta di Focione nel Museo Vaticano è caratteristica per l'uso della lclamide, come mantello da viaggio e da guerra; ma non è raro di ritrovarla eguale nelle figure dei Dioscuri, di Ermete, di Ulisse; per i cavalieri basterà ricordare il fregio del Partenone.
L'uso della clamide si diffuse tanto in Grecia, e specie in Atene, che si citano le χλαμυδοποιίαι e le χλαμυδουργίαι, quali stabilimenti ove si confezionavano le clamidi. Col tempo poi la clamide fu usata come mantello da viaggio anche da persone distinte, e come mantello di parata per donne e ragazzi.
Polluce ci dice che era usata sulla scena; il che ci confermano per il periodo romano anche Plauto e Virgilio. Per tale ragione, spesso si vede citata come punicea, cioè tinta di porpora, o aurea, trapunta d' oro; o, come dice Polluce nell'Onomasticon, δίαχρυσος e χρυσόπαστος, cioè a rilievo di ricami e a broccato d'oro.
Bibl.: E. Saglio, in Daremberg e Saglio, Dictionn. des antiq., I, ii, p. 1115 segg., s. v.; K. F. Herrmann e H. Blümner, Griechische Privataltert., I, p. 177 segg.
In Roma il mantello è detto abolla, paludamentum, sagum e poi chlamys dagli scrittori greci. Esso è il mantello proprio del supremo comandante dell'esercito e ha colore di porpora: la clamide a fregi aurei è perciò, insieme con calzari pure di porpora, il distintivo degl'imperatori romani, anche nell'epoca bizantina (Const. Porph., De caerem., pagina 187). Nel Basso Impero i reggitori delle provincie la portavano riccamente ornata negli orli (Cassiod., Var., VI, 21). Essa fu sempre una sopravveste di carattere militare, di fronte alla toga ch'era l'abito civile.
Bibl.: E. Saglio, in Daremberg e Saglio, Dictionnaire des antiquités, I, ii, p. 1115 segg.; K. F. Herrmann e H. Blümner, Lehrbuch der griech. Antiquitäten, IV, Die griechische Privataltert., Friburgo in B. 1882, p. 177 segg.; W. Amelung, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., s. v.