CIVITELLA DEL TRONTO (A. T., 24-25-26)
TRONTO Cittadina della provincia di Teramo, situata quasi sul cocuzzolo di un dosso di arenarie e argille (589 m.) che discende con fianchi ripidissimi, specie a nord e nord-ovest, verso il torrente Salinello. È a pianta rettangolare molto regolare e circondata ancora in parte di robuste mura. La vetta del dosso, artificialmente spianata in alto, a picco invece sui fianchi, era stata utilizzata per erigervi una formidabile fortezza; per il che la città, già naturalmente munita per la sua situazione, divenne il principale baluardo al confine settentrionale del Reame di Napoli, presso il Tronto. Nel sec. XVI, quando si accentuò la sua funzione strategica, sembra avesse fino a 4000-4500 ab., discesi poi a 3800 circa nel 1669 e a 1420 appena alla fine del sec. XVIII. Nel sec. XIX la diminuzione della popolazione è continuata; oggi il borgo conta soli 714 ab. (887 nel 1901). Il territorio comunale (78 kmq.) è riccamente coltivato (grano, vite, alberi da frutto, ecc.) e pullula di piccoli centri abitati (più di una ventina) e di popolazione sparsa, sicché l'intero comune ha 9237 ab. Civitella è congiunta per mezzo di servizî automobilistici tanto ad Ascoli quanto a Teramo, da cui dista km. 21.
Monumenti. - Ha resti del recinto medievale, ma la sua principale carattteristica è data dal numero considerevole di vecchie case, soprattutto del sec. XVI. Gotica è la chiesa di S. Francesco, con stalli nel coro del sec. XV. Notevole è il palazzetto detto del Podestà (sec. XIV). Presso il cimitero è la chiesa romanica di S. Maria dei Lumi.
Storia. - La sua posizione straordinariamente forte, in vicinanza dell'antica frontiera della monarchia napoletana, presso il Tronto, fece della fortezza di Civitella un formidabile baluardo militare. Quattro furono gli assedî memorandi che resero famosa Civitella. Il primo lo sostenne dal 24 aprile al 16 maggio 1557 contro i Francesi condotti dal duca di Guisa, che furono costretti a togliere l'assedio e a riparare in Ascoli dall'accorrere del viceré di Napoli in aiuto della città. Filippo II, in riconoscenza dell'eroica resistenza, guidata da Carlo Loffredo e dal conte di S. Fiora, accordò a C. la qualifica di città, il titolo di fedelissima e altri privilegi. La seconda volta Civitella fu assediata il 20 dicembre 1798 dalle truppe francesi sotto il comando del generale Duchesne. Però questa volta lo spagnolo Giovanni Lacombe, che comandava il presidio, si arrese dopo sole 18 ore d'assedio. Più gloriosa fu la resistenza del 1806 quando Civitella fu assediata dal generale francese Miollis, poi dal generale Lechi e infine dal generale Frigeville. La guarnigione, composta di 300 militi provinciali e da pochi artiglieri sotto il comando del maggiore Matteo Wood, oppose eroica resistenza dal 22 gennaio al 22 maggio 1806. Però, essendo stata presa la citta, anche il forte dové capitolare. Civitella sostenne finalmente l'ultimo assedio nel 1860-61, contro le truppe italiane. Il 23 settembre 1860 il decurionato di Civitella taceva adesione al nuovo governo: la guarnigione peraltro, incoraggiata dalla dinastia rifugiatasi a Roma, decideva la resistenza, che si prolungò sino al 17 marzo 1861. Il giorno successivo la guarnigione, sfiduciata dalle defezioni di capi, si arrese. La storica fortezza fu smantellata dopo la resa.
Bibl.: A. di Pietrangelo, Monografia di Civitella del Tronto, Bassano 1888; F. Fabrizi, Civitella del Tronto in relazione alla storia civile d'Italia, in Bollettino della Soc. di st. patria negli Abruzzi, XI (1899), pp. 1-40; Per l'arrendamento del ferro, contro l'università di Civitella del Tronto, Napoli 1793 (contiene notizie sul primo assedio di Civitella); Difesa del Castello di Civitella del Tronto dal 22 gennaio ai 22 maggio 1806, in Foglio periodico militare del Deposito della guerra, Napoli 1819; M. D'Ayala, Intorno all'eroica difesa di Civitella del Tronto, in Giornale abruzzese, IV, n. 25; G. De Sivo, Storia delle Due Sicilie dal 1847 al 1861, Trieste 1868; V. Pittaluga, Civitella del Tronto, Roma 1896; V. Balzano, in L'arte, XII (1909), pp. 186-187; C. Cesari, Il brigantaggio e l'opera dell'esercito italiano dal 1860 al 1870, 2ª ed., Roma 1928.