GALLICA, CIVILTÀ
. S'intendono con tale denominazione lo sviluppo della civiltà preromana in Francia e la manifestazione della civiltà delle stirpi galliche in Italia, nelle regioni da loro occupate nella valle del Po e nelle Marche. L'inizio di tale civiltà in Francia è segnato dall'apparizione del metallo, cioè del rame (v. anche francia: Preistoria). L'Eneolitico rientra nel primo dei quattro periodi, in cui da J. Déchelette fu divisa l'età del bronzo in Francia. Tale divisione si accorda nelle linee generali con quella (in cinque periodi) proposta da C. Schumacher per la regione renana e per la Germania meridionale, con cui la Francia presenta profonda analogia culturale nell'età preistorica e protostorica. Ma se tale divisione soddisfa dal punto di vista tipologico del materiale, non può accontentare dal punto dî vista cronologico, poiché i termini dei quattro periodi sono troppo alti: l'inizio del primo, collocato tra il 2500 e il 1900, si deve abbassare all'alba del secondo millennio per lo meno, e la fine dell'ultimo, collocato tra il 1300 e il 900, si deve porre verso la seconda metà del sec. VII a. C. Ciò per evidenti confronti con quanto ci offre, per lo sviluppo della civiltà del bronzo e della prima civiltà del ferro, l'Italia settentrionale, ove la cronologia delle varie fasi è assodata con plausibile sicurezza.
La divisione della civiltà del bronzo in Francia è basata essenzialmente sugli oggetti metallici, perché la ceramica è stata sin qui molto negletta. Il primo periodo, per quanto concerne il sud-est della Francia, coincide in parte con la civiltà dolmenica (v. dolmen) caratterizzata dal bicchiere a campana: vi sono asce piatte e pugnali triangolari; verso la fine vi sono pugnali con manico fuso, lesine, spilloni a varia capocchia, e minuta oreficeria: il quadro coincide in gran parte con l'Eneolitico dell'Italia superiore e centrale. La vera età enea ha inizio col secondo periodo, quando compare la lega del rame con lo stagno: le asce hanno i margini rialzati, spesso con la penna espansa; si allungano le forme dei pugnali e delle spade con i margini rientranti, gli spilloni sono a capocchie forate; vi sono armille semplici, la ceramica è a ornati dentellati. Nel terzo periodo si affinano e si sviluppano i tipi del secondo periodo: nelle accette, allungate, i margini sono parzialmente, ma fortemente, rialzati e curvati, né mancano gli occhielli; appaiono lunghe spade con impugnature a linguetta, spilloni con collo scanalato, spilloni con capocchia a ruota, armille e anelli per gambe con grandi spirali; nella ceramica si hanno, oltre agli ornati a dentelli, scanalature e bitorzoli. Questi due periodi (secondo e terzo) corrispondono alla civiltà del bronzo dell'Italia settentrionale, ma palesano una fase più semplice delle ultime manifestazioni della civiltà enea nella stessa Italia settentrionale.
Il quarto periodo (comprendente il quarto e il quinto periodo della divisione del Montelius) ha ormai elementi comuni o analoghi a quanto appare dalla prima civiltà del ferro nell'Italia settentrionale e centrale: assolutamente non può l'inizio di questo periodo coincidere col 1300; dobbiamo discendere per lo meno di quattro secoli. Vi sono accette con margini a lobi, con occhielli, a manico tubulare, vi sono spade con impugnature o ad antenne o a pomello appiattito, punte di frecce con peduncoli, elmi conici (tipo di Falaise o di Bernières-d'Ailly), spilloni a capocchia sferica, fibule ad arco di violino, ad arco semplice, ad arco serpeggiante, rasoi a doppio taglio o lunati, morsi equini, ecc.; nella ceramica per tipi, per tecnica vi sono somiglianze con la ceramica delle palafitte italiane e con i vasi della civiltà villanoviana. Né mancano i vasi bronzei e le oreficerie: vasi e anelli laminati, in cui la decorazione è essenzialmente a borchie e a cerchietti; per le oreficerie sono da notare specialmente i rinvenimenti di Villeneuve-Saint-Vistre e di Rongères. Tre sono le regioni in cui viene a dividersi la Francia durante questa civiltà del bronzo (v. Francia: Preistoria).
All'età del bronzo succede la prima età del ferro con la civiltà del tipo di Hallstatt (v.), comprendente le due fasi dal 650 all'incirca al 500, e dal 500 al 400 a. C.
La prima fase è caratterizzata dalle spade lunghe, dalla mancanza di fibule e dalla ceramica con decorazione geometrica e talora con pittura in nero o in rosso. La seconda fase ha maggiore ricchezza di corredi funebri; caratteristici sono i pugnali di ferro con impugnatura ad antenne, i grandi cinturoni sbalzati, le armille e gli anelli con nodi, le fibule a lunga staffa, con l'arco a navicella, serpeggiante, a scodellette, a balestra, la ceramica a varî tipi, specialmente a olla schiacciata con orlatura rialzata, le grandi ciste a cordoni e gli oggetti d' importazione, quali il lebete col tripode del tumulo della Garenne (Costa d'Oro), la oinochoe del tumulo dell'Agnel presso Valchiusa (Provenza).
Il tipo di sepoltura è il tumulo; il rito di seppellimento è misto: a inumazione e a cremazione; cinque tumuli situati nella Franca Contea e in Borgogna contenevano carri, quei carri che abbondano in età posteriore, durante la civiltà detta di La Tène (v.). Anche durante la civiltà di Hallstatt si possono constatare vari gruppi nel territorio francese. Il gruppo principale è l'orientale, che si ricollega strettamente alla regione renana, alla Germania meridionale e alla Boemia costituendo una sola grande provincia, la provincia celtica. Un altro gruppo, tardivo, è a sudovest nella regione dei Pirenei, ove prevale il rito della cremazione; nel terzo gruppo, che si localizza specialmente nel dipartimento dell'Hérault, si mantiene un tipo di civiltȧ che sembra una pretta derivazione dalla civiltà enea. Infine è un quarto gruppo a sud e a sud-est, che si ricollega alla Svizzera occidentale e in cui si nota un influsso greco: nel territorio di questo gruppo sono le colonie greche, tra cui preminente è Massalia (Marsiglia).
All'inizio del sec. IV dobbiamo collocare i primordî della civiltà di La Tène. Tali primordi corrispondono alla maggiore espansione dell'impero celtico: i Celti discendono nella pianura padana, occupata per gran parte dagli Etruschi, e si costituisce in tal modo la Gallia Cisalpina. Ma lo studio della civiltà gallica deve essere distinto tra ciò che concerne la Gallia Transalpina, cioè l'odierna Francia, e quello che riguarda la Gallia Cisalpina. Per la Francia si può seguire la divisione cronologica di O. Tischler in tre periodi, che comprenderebbero gli ultimi quattro secoli prima di Cristo.
Il primo periodo è caratterizzato dalle tombe a carro, specialmente del territorio della Marna; il rito è a inumazione; frequente è il vasellame bronzeo importato: brocche a becco e stamnoi. Nel secondo periodo sono peculiari le lunghe spade con puntale tondeggiante, i bastoni di parata campanulati, le catene per sostenere le spade, gli anelli di vetro, i torques, gli umboni di scudi di forma celtica, mentre appaiono le prime monete galliche e diminuisce l'importazione italiana, all'infuori dei vasi etruscocampani in Provenza. Il terzo periodo è contrassegnato dalle spade assai lunghe, con impugnatura antropoide, dagli umboni di scudo ellissoidali e rotondi, dagli speroni di ferro e bronzo, dalla tecnica dello smalto, dalla ceramica fabbricata al tornio, mentre fa la sua apparizione la ceramica di terra sigillata di tipo aretino, che ha il suo sviluppo nel periodo romano.
Per la Gallia Cisalpina si hanno come documentazioni della civiltà gallica varî sepolcreti, che dalla metà circa del sec. IV a. C. vanno sino al sec. I dell'era volgare: più o meno a lungo durò questa civiltà secondo i varî progressi della colonizzazione romana, di cui le diverse tappe sono le seguenti: colonia di Sena Gallica (283 a. C.), colonie di Placentia e di Cremona (218 a. C.), colonia di Bononia (189 a. C.), colonia di Augusta Taurinorum (circa 27 a. C.), fondazione di Augusta Praetoria Salassorum (25 a. C.).
I sepolcreti gallici più antichi in Italia sarebbero quelli, a inumazione, di Marzabotto nel Bolognese, di Piobbico presso Urbania e di S. Pietro in Moscio (Marche): caratteristica è l'assenza di oggetti greci o etruschi; peculiare è l'accento rude, guerresco, con lunghe spade di tipo La Tène, di ferro; il ferro prevale sul bronzo. Si aggiunga il sepolcreto di Dovadola (prov. di Forlì) ove, accanto alle armi di ferro, sono elmi bronzei a calotta del tipo etrusco, del sec. V e IV. Il culmine della civiltà gallica in Italia è dimostrato dai sepolcreti delle Marche e dell'Emilia. Nelle Marche (Galli Senoni) preminente è il sepolcreto di Montefortino presso Arcevia, a cui si aggiungono i sepolcri di Serra S. Quirico e di Monterolo S. Vito; a sud dell'Esino, a cui si arrestò l'invasione gallica, i sepolcreti di Filottrano e di Osimo e la tomba di S. Ginesio non sono di gente celtica. Caratteristica di questi sepolcreti è la ricchezza di bronzi, in prevalenza etruschi, e di oreficerie squisite (corone, torques, armille), che si ritrovano insieme con armi di ferro di tipo gallico (spade, lance, cesoie). Montefortino è del principio del sec. III; allo stesso secolo appartengono i sepolcreti dei Galli Boi del Bolognese (Benacci, De Luca, Ceretolo, S. Maria di Cazzano) e le tombe di Saliceto di S. Giuliano (Modena): anche qui il forte influsso culturale etrusco è evidente, specialmente nel vasellame bronzeo e negli specchi, negli elmi con paraguance. Non mancano le catenelle, che, secondo Diodoro (V, 20) e Strabone (V, 4, 3), sostenevano al fianco la spada. Il rito funebre è quello dell'inumazione.
Integra il quadro offerto dai monumenti archeologici quanto ci dice Polibio (II, 17) sulla vita dei Galli, i quali abitavano in villaggi aperti, con esistenza semplice e dura, carnivori essenzialmente, ma anche agricoltori e allevatori del bestiame, e cupidi d' oro: i tesori, di cui Scipione Nasica fece pompa nel trionfo del 191 sui Boi (Livio, XXXVI, 40), sono una prova di questa cupidigia.
Diverso è l'aspetto della civiltà gallica a nord del Po; si può addurre per il sec. III la tomba di Sesto Calende, che si avvicina alle tombe a tumulo con carro della Gallia Cisalpina; il sepolcro era di un cremato, e la situla ivi rinvenuta, a figure punteggiate, pare ricollegarsi con l'arte figurata veneto-illirica.
Con il sepolcreto di Ornavasso (parte inferiore della Val d'Ossola) siamo in età più recente: il complesso di tombe di Ornavasso, presso l'oratorio di S. Bernardo, a inumazione, perviene sino all'inizio del sec. I a. C.; del sec. I è l'altro complesso sepolcrale, pure di Ornavasso, del fondo "Persona", coi riti dell'inumazione e della cremazione, il quale ultimo rito era comune in Gallia nel sec. I a. C. (Cesare, Bell. Gall., VI, 19). Nella parte più antica del sepolcreto appaiono monete galliche. Accanto a queste tombe dell'oratorio di S. Bernardo, e specialmente a quelle di passaggio al gruppo "Persona", è da collocare il sepolcreto a cremazione di Soldo nella Brianza; si aggiungano i rinvenimenti della Valsassina e della pianura lombarda sino a Pavia. Le tombe del gruppo "Persona" sono piuttosto povere e non contengono il caratteristico tipo di vaso a trottola, proprio delle tombe di S. Bernardo.
Presso Ornavasso e presso Giubiasco sono venute in luce iscrizioni galliche graffite sui caratteristici vasi a trottola: iscrizioni dedicatorie, in cui è innegabile la forma del dativo.
Bibl.: E. Brizio, in Atti e memorie della R. Dep. di storia patria per la Romagna, 1887, p. 457 segg.; id., in Monumenti Lincei, IX (1899), col. 641 segg.; J. Déchelette, Manuel d'archéologie préhistorique, celtique et gallo-romaine, II e III, Parigi 1908-14; G. Dottin, Manuel pour servir à l'étude de l'antiquité celtique, Parigi 1915; P. Ducati, Storia di Bologna. I tempi antichi, Bologna 1928, p. 293 segg.; H. Hubert, Les Celtes et l'expansion celtique jusqu'à l'époque de La Tène, Parigi 1932; C. Jullian, Hist. de la Gaule, I, 6ª ed., Parigi [1924]; E. Rademacher, art. Frankreich, in Ebert, Reallexicon der Vorgeschichte, Berlino 1925, IV, i, p. 46 segg.; F. von Duhn, art. Kelten (Italien), in Ebert, op. cit., VI, 1925, p. 286 seg.; E. Bianchetti, I sepolcreti di Ornavasso, in Atti Soc. Arch., Torino, VI, 1895, pp. 1-297.