Vedi ELLADICA, Civilta dell'anno: 1960 - 1994
ELLADICA, Civiltà (v. vol. III, p. 312)
Scavi recenti e nuove interpretazioni della documentazione già nota hanno notevolmente modificato il profilo generale delle prime due fasi della civiltà e. che caratterizzano l'Antica e Media Età del Bronzo della Grecia centrale e meridionale, con alcune estensioni in Tessaglia e nelle isole contigue, quali l'Eubea e Ceo a oriente e le isole Ionie a occidente.
Neolitico Finale. - Prima di illustrare le principali novità proprie della civiltà e. va accennato alla recente individuazione di una fase di passaggio fra Neolitico e Bronzo Antico. Tale fase, definita dalla maggioranza degli studiosi come Neolitico Finale, dal punto di vista cronologico si pone fra lo scorcio del IV e l'inizio del III millennio a.C.; in Grecia centrale essa si manifesta con un aspetto culturale abbastanza unitario detto «Cultura dell'Agorà e di Kephala» dal nome dei siti principali in Attica e nell'isola di Ceo.
Il forte aumento nella circolazione dell'ossidiana di Milo e le tracce di metallurgia rilevabili in contesti di quest'epoca rivelano una sempre più intensa comunicazione fra le varie aree egee che escono, in buona misura, dall'isolamento che aveva caratterizzato le precedenti fasi neolitiche. Sono evidenti i legami abbastanza stretti sia con il Peloponneso che con l'ambiente cicladico e con le culture contemporanee che fioriscono nelle isole orientali dell'Egeo e sulle coste dell'Asia Minore.
Antico Elladico. - Un'analisi dei contesti del Neolitico Finale e dell'Antico Elladico I mostra come sia difficile cogliere differenze macroscopiche fra le due fasi, indicando quindi che il passaggio dall'una all'altra deve essere avvenuto per modificazione lenta e graduale. Dal punto di vista della cronologia assoluta l'Antico Elladico sembra ricoprire buona parte del III e l'inizio del II millennio a.C., con una suddivisione interna in tre sottofasi AE I, o Cultura di Eutresis (c.a 3000/2800-2500 a.C.), AE II, o Cultura di Korakou (c.a 2500-2300 a.C.), AE III o Cultura di Tirinto (c.a. 2300-1900 a.C.).
Nell'AE I abbiamo poche testimonianze architettoniche. In generale gli edifici, di non grandi dimensioni, sono costituiti da un ambiente principale preceduto da un vestibolo come a Eutresis; sono attestate cinte fortificate come a Vouliagmeni di Perachora. Questa fase è caratterizzata, dal punto di vista ceramico, da una produzione con superfici ingubbiate di rosso, diffusa nel Peloponneso nord-orientale, in Attica e Beozia e affine a ceramiche tipiche della Tessaglia orientale. La metallurgia, attestata fin dal Neolitico Finale, è scarsamente diffusa e assumerà un ruolo significativo solo nella fase successiva, nella quale è possibile individuare tipi di armi e strumenti caratteristici collegabili anche a materiali simili presenti in contesti contemporanei pertinenti ad altri ambiti culturali.
Per quanto concerne la formazione dei centri «protourbani» disponiamo di documenti significativi solo a partire dall'AE II, grazie a scavi di vecchia data e recenti in Beozia (Tebe, Eutresis, Lithares), Attica (Aghios Kosmas, Raphina, Askitario), Egina (Capo Colonna), Eubea (Manika), Corinzia (Zygouries), Argolide (Tirinto, Lerna, Asine, Berbati), Messenia (Akovitika). La dimensione degli abitati varia da mezzo ad alcune decine di ettari, anche se la maggioranza è intorno ai 4 ha. Alcuni abitati sono fortificati (Lerna, Tebe), e spesso è riconoscibile una disposizione organizzata in isolati e strade (Manika, Lithares). In numerose località sono stati identificati edifici monumentali di schema planimetrico ben definito, del tipo della c.d. Casa delle Tegole di Lerna, caratterizzati da una pianta regolare rettangolare con stretti corridoi laterali e verosimilmente provvisti di un secondo piano. Questi edifici furono probabilmente usati come centri di immagazzinamento con funzioni amministrative o comunque pubbliche.
I recenti scavi di Lithares hanno rivelato l'assetto urbano di un villaggio con un strada centrale fiancheggiata da piccole abitazioni, nessuna delle quali sembra avere una funzione privilegiata rispetto alle altre. Un altro complesso assai significativo, messo in luce di recente, è un villaggio di case absidate sotto i livelli micenei della cittadella inferiore di Tirinto.
Per quanto concerne i costumi funerari, conosciamo poche tombe attribuibili forse all'AE I, difficilmente classificabili per la scarsezza o assenza di corredi. Per la seconda fase, accanto alla sepoltura in giare, sono note numerose necropoli di tombe a cista o formate da piccole camere sotterranee scavate nella roccia, per lo più di forma trapezoidale, con accesso a pozzetto o tramite una forma embrionale di dròmos, talvolta provviste di numerosi oggetti di corredo (Manika, Lithares, Lerna).
Nella produzione ceramica si affermano tipi molto caratteristici quali la salsiera e la ciotola su piede ad anello con orlo rientrante. Non mancano influssi cicladici rappresentati soprattutto dalle «padelle» con decorazione incisa. Negli ambienti costieri l'influenza cicladica è documentata anche da vasellame e da statuette marmoree, rara testimonianza di arte figurata che sembra essere assente dalla maggior parte degli altri siti elladici.
L'AE II è una fase molto omogenea in tutta la penisola a S della Tessaglia con estensione alle isole adiacenti di Eubea, Egina, Ceo a oriente e Itaca e Leucade a occidente. Questa è una vera e propria «fase internazionale» egea con circolazione di tipi e materiali da Troia a Leucade. Si diffondono l'architettura complessa, la metallurgia, la lavorazione della pietra. I metalli preziosi sono usati sia per oggetti di ornamento che per vasellame di alto pregio. Entrano in uso i sigilli (conosciuti però soprattutto attraverso le loro impronte), si sviluppano abitati organizzati comparabili con quelli già esistenti nel NE dell'Egeo (Poliochni, Troia, Thermi). Questi centri protourbani possono essere considerati degli stati embrionali con un'economia basata su attività di varia natura, agricole, artigianali e di scambio. Le più importanti novità dal punto di vista agricolo sono rappresentate dall'introduzione delle colture dell'ulivo e della vite e dall'addomesticamento dell'asino.
I più floridi abitati dell'AE II subiscono violente distruzioni alla fine del periodo e vengono poi abbandonati. A seguito di tali distruzioni che risparmiano ben pochi centri, si riscontra una netta discontinuità negli insediamenti, ben visibile nei più importanti abitati dell'AE III quali Lerna IV, Egina V, Eutresis, Tirinto, Berbati e Tebe.
Nel Peloponneso nord-orientale si affermano nuove planimetrie architettoniche e nuove classi ceramiche. Si nota in generale una contrazione nelle dimensioni degli abitati e non sembra aver luogo il fenomeno di sinecismo noto in questo periodo nelle Cicladi. Scompare l'architettura monumentale e il livello tecnico delle costruzioni è piuttosto basso; non si conoscono edifici con funzioni specifiche e l'assetto urbano è scarsamente organizzato, con l'unica eccezione dell'abitato di Egina. Le ceramiche tipiche del periodo sono fatte parzialmente alla ruota e presentano una decorazione geometrica in bianco su fondo scuro o in scuro su fondo grezzo. Compare anche la produzione di una ceramica a pasta grigio scura, con superficie lucidata, detta «protominia», che precorre la ceramica minia tipica della fase successiva. Si osserva una minor quantità di manufatti metallici e scompare l'uso dei sigilli.
Questa rottura fra AE II e III è collegata dalla maggior parte degli studiosi all'arrivo di popolazioni indoeuropee di lingua greca, spostando quindi verso il 2300 a.C. questo evento che in passato era collocato al passaggio con la media Età del Bronzo, intorno al 1900 a.C.
Le distruzioni fra AE II e AE III determinano un arresto nello sviluppo culturale della Grecia peninsulare, distaccando nettamente questo ambiente dalle innovazioni che hanno luogo in altre parti dell'Egeo e che sfociano nella fondazione dei palazzi cretesi e nello sviluppo dei grandi abitati cicladici. In questi ultimi e in altri ambienti insulari quali Citera ed Egina, si affermano conoscenze tecniche e artigianali sofisticate, fortemente influenzate da Creta e in comunicazione diretta o mediata con ambienti vicino-orientali. Al contrario, gli abitati e le necropoli della penisola greca, dell'Eubea e delle isole Ionie, sono caratterizzati da un livello assai modesto di differenziazione socio-economica e presentano l'aspetto di una cultura piuttosto provinciale.
Mesoelladico. - Questo periodo è conosciuto assai meno del precedente e del successivo e la stessa limitazione di conoscenza si applica alla media Età del Bronzo della Grecia settentrionale, immediatamente al di fuori dell'area di diffusione della civiltà e. vera e propria.
Pochi insediamenti di questo periodo sono conosciuti attraverso scavi sistematici. Il sito fortificato di Malthi in Messenia resta uno dei pochi indagati in modo esteso, ma dati significativi si possono ricavare anche dai siti di Lerna, Asine e Khirra. Resti di epoca mesoelladica identificati sotto gli strati di età micenea nelle principali cittadelle della tarda Età del Bronzo (Micene, Tirinto, Atene stessa) o sotto le strutture classiche di grandi santuari quali Dodona, Eleusi e Olimpia, mostrano come la frequentazione di questi siti sia da ricondurre almeno a questo periodo anche se, nel primo caso, non possiamo stabilire se si trattasse di modesti villaggi o del nucleo embrionale di cittadelle gentilizie, e nel secondo se di resti di abitati o di aree frequentate a scopo di culto.
I pochi resti architettonici conosciuti mostrano che il tipo abitativo più frequente è un edificio rettangolare o absidato di forma lunga e stretta, generalmente suddiviso in tre porzioni interne e provvisto di focolare fisso. Soiio le c.d. case a mègaron, uno schema già noto in precedenza e che sembra avere origine all'inizio dell'Età del Bronzo nel NE dell'Egeo. Le unità abitative sono isolate le une dalle altre e non sembrano riconoscibili schemi certi di pianificazione urbana quali erano invece ben documentati nell'Antico Elladico. I tre abitati fortificati conosciuti (Egina, Malthi e Brauron) potrebbero aver sfruttato fortificazioni del periodo più antico.
Gli usi funerari comprendono sepolture entro pìthoi e tombe a cista con sepoltura in posizione rannicchiata, talvolta riunite sotto tumuli, talaltra formanti estese necropoli. All'inizio del periodo la maggioranza delle tombe sono monosome e prive di corredo; con il procedere del tempo accanto ai defunti sono deposti semplici oggetti, principalmente ceramiche; al primo defunto ne possono essere aggiunti altri, dopo la rimozione in un angolo dei resti delle deposizioni più antiche. Entra nell'uso anche l'apposizione di segnacoli al di sopra della tomba, preludio alle stele figurate del periodo delle tombe a fossa.
Le ceramiche più caratteristiche sono rappresentate da tutte le varietà della classe «minia» e, nelle fasi avanzate, dalla ceramica decorata in pittura scura e opaca su fondo chiaro (matt-painted), inizialmente con motivi geometrici e in seguito anche con elementi curvilinei.
L'economia mesoelladica era basata soprattutto sull'agricoltura e sull'allevamento; solo in un momento abbastanza avanzato a questa economia di base si affiancò anche un'economia di scambio con le popolazioni vicine, soprattutto con l'ambiente cicladico e con la Creta palaziale, con conseguente aumento della presenza di manufatti metallici e di materiali importati di pregio.
Il limite cronologico convenzionale per la fine del periodo mesoelladico è posto intorno al 1600 a.C., ma non c'è un netto passaggio fra Elladico Medio e Tardo. Troviamo piuttosto un periodo di transizione, detto periodo delle tombe a fossa (dai circoli funerari A e Β di Micene che racchiudono tombe a fossa principesche), che include la fine del periodo mesoelladico e l'inizio del periodo miceneo propriamente detto. Nelle tombe di Micene elementi di corredo tipicamente mesoelladici, quali la ceramica minia e la ceramica a pittura opaca, si mescolano poco a poco a ceramiche a pittura lustra di tecnica micenea e a oggetti metallici altamente raffinati e preziosi, in parte importati da Creta e in parte prodotti in loco. A Micene l'esistenza delle tombe principesche del Cerchio Β (più antico di quello A) fa comunque ritenere che ivi fosse già stabilito alla fine del mesoelladico un ceto dominante che disponeva di riserve economiche di vasta portata e, conseguentemente, di un potere politico preminente. Si tratta probabilmente dei fondatori della dinastia che portò la più famosa delle cittadelle della tarda Età del Bronzo allo splendore che si è tramandato nella tradizione letteraria e che conosciamo dai resti archeologici; da questa situazione deriva, nella nostra tradizione di studi, l'uso dell'aggettivo «micenea» per designare la civiltà che caratterizza la tarda Età del Bronzo nella Grecia peninsulare.
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