GEORGIA, civiltà della
Le ricerche scientifiche degli ultimi anni hanno permesso di stabilire che il nucleo fondamentale della popolazione della Georgia è autoctono ed ha sempre occupato il territorio su cui oggi vive il popolo georgiano, con una millenaria continuità di tradizione di vita culturale e politica. La lingua georgiana, a differenza delle numerose altre lingue del Caucaso, divenne, già in epoca precristiana, la lingua comune delle popolazioni e stirpi cartveliche riunitesi in un unico gruppo. A un determinato momento, quale risultato di un lungo processo culturale, essa divenne la lingua di tutta la popolazione di gran parte del territorio del Caucaso. Il lungo periodo cronologico che precede la diffusione del cristianesimo in Georgia è assai poveramente illustrato da fonti scritte, perciò i principali oggetti di studio sono i resti della cultura materiale.
Paleolitico e Neolitico. - Le tracce umane più antiche sono state trovate nell'Abcasia (Abchazija): si tratta di armi del tipo acheuleano. Tracce di cultura del Paleolitico Superiore sono state scoperte vicino alla città di Kutaisi (Sakažia): si sono trovati, oltre ad armi in pietra, resti di un cranio di uomo e di ossa di orso delle caverne, di alce e di bisonte. La cultura paleolitica dell'Imerezia è simile al Paleolitico della Palestina, della Siria e delle coste del Mediterraneo. Tracce di cultura neolitica sono state scoperte in molti punti della Georgia occidentale e a Trialeti. Nel complesso essa gravita verso la cultura neolitica delle coste del Mediterraneo, dell'Asia Minore e della Crimea.
All'epoca del tardo Neolitico bisogna far risalire i primi monumenti della cultura megalitica, che hanno poi continuato ad esistere fino all'epoca di una progredita Cultura del Bronzo. Tali sono i resti di grandi gorodišče, disposti sulle pendici e i vertici delle montagne e che appaiono come complessi isolati (Gochnar', Avranlo) o come labirinti (Lodovan'), i menhir e le raffigurazioni scultoree di pesci (Gandza, Sipjak) con emblemi di animali totemici: un toro, una coppia di cicogne o di gru. Questi ultimi monumenti, chiamati convenzionalmente višapy (o vešpy), pare fossero collegati col sistema di irrigazione montana e venivano posti là dove l'acqua delle montagne veniva convogliata nella pianura.
A giudicare dalle fonti scritte e dai dati linguistici, alcune stirpi cartveliche hanno dato un prezioso contributo allo sviluppo della cultura dei metalli dei paesi antichi dell'Asia Anteriore e del mondo antico. In varie regioni della Georgia è stata ritrovata una grande quantità di scuri di rame di forma affine a quella della scure di rame del kurgan di Maikop e delle prime scuri dell'epoca sumerica provenienti da Ur (Sačcheri, Trialeti). Sicché è fuori di dubbio l'esistenza in Georgia di un lungo periodo di cultura dei metalli, il cui inizio va fatto risalire alla seconda metà del III millennio a. C. All'Età del Bronzo appartengono le ricche tombe di Trialeti, caratterizzate dall'uso di mettere accanto al defunto una preziosa coppa d'oro (o più raramente d'argento), una grande quantità d'oggetti artistici in oro, ornati a granulazione, di tipo antichissimo; grandi vasi di argilla senza manici, di due tipi, neri lucidi, con ornamenti incisi, riproducenti la tecnica decorativa degli oggetti metallici, e altri ricoperti di disegni neri su fondo rosso. I ritrovamenti di ceramiche dipinte, di oggetti d'oro, della coppa d'argento con soggetto rituale collegato col culto della fertilità, di una acconciatura femminile d'oro e di altri oggetti, dimostrano che l'elevata cultura e la produzione artistica di Trialeti non vi furono importate da nessun altro centro dell'antico Oriente o del mondo egeo. Ne sono testimonianza sia le miniere locali di ossidiana e di oro, sia la forma e la tecnica con cui è eseguita l'acconciatura, proveniente dalla tomba femminile, la forma della coppa d'oro e dei riccioli d'oro che servivano ad ornare le trecce sulle tempie, e soprattutto la tecnica dell'ornamento con granulazione.
La tappa successiva nello sviluppo della cultura dei metalli in Georgia è rappresentata da numerosi cimplessi culturali i cui limiti cronologici vanno dal II al I millennio a. C. L'alto livello tecnico dell'esecuzione, la ricercatezza della forma artistica, la ricchezza della fantasia, l'amore per una delicata rifinitura ornamentale ne sono i caratteri distintivi. Si possono indicare due zone fondamentali di diffusione di questa cultura, che hanno ognuna un proprio stile nell'arte figurativa. La prima zona, corrisponde nel complesso al territorio della Colchide storica, il che permette di indicare questa cultura col termine di "colchica". La zona di diffusione del secondo complesso culturale supera i confini dell'antica Iberia e poiché si spinge abbastanza avanti verso s, è più giusto chiamarla "ibero-mcchetica" (dalla città di Mccheta) che non semplicemente "iberica".
Tipiche della cultura colchica sono le eleganti scuri di bronzo e le fibbie di bronzo delle cinture, nei cui ornamenti predomina la raffigurazione di animali. Il modo di trattare gli animali si distingue nell'arte colchica per una grande originalità: la testa è per lo più voltata indietro; le zampe anteriori sono ripiegate indietro: la parte posteriore del corpo è sollevata; la pancia rientrata. La raffigurazione di vari animali e di simboli astrali, presi in determinate composizioni, hanno, indubbiamente, un significato simbolico. Tema fondamentale dell'arte dell'antica Colchide è la raffigurazione di un animale fantastico, probabilmente un totem tribale. Nell'arte del secondo complesso il mondo animale si distingue per la grande originalità della forma artistica. Essa si rivela soprattutto nella lavorazione artistica dei trafori delle cinture di bronzo trovate negli scavi di Trialeti, Mccheta-Samtavro, ecc. Su queste cinture si trovano raffigurati: cervi (maschio e femmina), bisonti, tori, cavalli, cani, cinghiali, serpi, pesci, uomini (cacciatori) e simboli astrali. Spesso vi si trovano anche esseri fantastici: il cavallo-toro, il grifone, un quadrupede a due teste, ecc. Solo di rado i motivi geometrici hanno un significato autonomo nella decorazione. I più diffusi sono i triangoli e le spirali che hanno a volte una forma romboidale che ricorda le rifiniture artistiche degli oggetti dell'arte micenea e hittita. Non è possibile accettare la tesi che le cinture di bronzo di questo tipo siano una degenerazione o barbarizzazione dello stile naturalistico dell'antica arte micenea (Hörnes) o una originale diramazione dell'arte hittita (Farmakovskij). La coincidenza di motivi isolati, l'analogia di alcuni temi, raffigurati sui sigilli cilindrici hittiti e sulle cinture di bronzo, non risolvono il problema in senso affermativo. Lo studio complessivo di tutti i tipi di cinture di bronzo, soprattutto quelle scoperte a Mccheta-Samtavro, conferma l'ipotesi che quest'arte fosse propria di una determinata parte della popolazione del Caucaso meridionale già da tempi antichissimi e che abbia avuto una larga diffusione molto prima della formazione del regno di Urartu (v.).
Prima Età del Ferro. - All'epoca della maggior fioritura della Cultura del Bronzo, il ferro era già noto. Gli scrittori greci e romani ritenevano che fosse una creazione della stirpe cartvelica di Chalibi (Eschilo, Senofonte, Apollonio Rodio, Ammiano Marcellino). Secondo l'immaginazione di alcune stirpi cartveliche, per le quali la lavorazione dei metalli, e in particolar modo del ferro, era la base della vita economica, il mondo era stato creato da quella divinità più alta che con l'aiuto del martello aveva forgiato in ferro la vòlta celeste. Il primo ferro che si trova negli inventari delle tombe è rappresentato da ornamenti (oggetti di bronzo con incrostazioni in ferro); in seguito il ferro sostituisce il bronzo. L'arte di questo periodo è caratterizzata da un'originale combinazione di elementi naturalistici e astratti. Le raffigurazioni degli animali conservano ancora il loro significato simbolico religioso, ma a poco a poco aumentano le esigenze della decorazione artistica. Un posto più grande che nel periodo precedente è dato alla rappresentazione della figura umana.
Influssi ellenici. - Un nuovo tipo nello sviluppo dell'arte georgiana, appare con la fondazione delle colonie greche (ioniche) sulla riva orientale del Mar Nero. Di queste, le più importanti per la storia della cultura georgiana sono state Phasis (Fasi) e Dioskourias (Dioscuriade) fondate da coloni di Mileto nel VI sec. a. C. Il nuovo stile dell'arte si venne creando sulla base di una graduale assimilazione degli elementi della cultura greca rispondenti ai problemi artistici creati dalle nuove forme di vita sociale.
Il problema della penetrazione dell'influsso culturale ellenico nella Colchide non è ancora stato studiato a fondo né sulle fonti letterarie, né su quelle archeologiche. La Colchide è legata ai più antichi miti greci quali la leggenda degli Argonauti, Giasone e Medea, Prometeo, la maga Circe, ecc. Concordemente all'antico schema storico, Giasone era ritenuto un etnarca degli Iberi e degli Albanesi (caucasici). Lo studio dei materiali archeologici mostra che l'influsso greco rimase nei confini delle colonie e non occupò tutto il territorio della Georgia occidentale. Fino all'instaurazione del dominio politico romano le tradizioni colchiche si mantennero saldamente nell'arte georgiana e il cosiddetto "stile animalistico" (v.) fu un fenomeno dominante nell'arte (fibbie di bronzo con raffigurazioni di animali); Phasis e Dioskourias furono le principali fornitrici di prodotti greci sul mercato locale. Nelle tombe di quest'epoca, vicino agli oggetti d'importazione, si trovano oggetti di produzione locale, a imitazione di modelli importati.
Nelle opere d'arte di questo periodo, rinvenute nel territorio della Georgia orientale, si trovano tracce dell'influenza dell'arte achemènide (tesoro di Achalgori).
Influssi romani. - La costa orientale del Mar Nero, coi centri che diffondevano l'influsso greco, passò nelle mani dei Romani dopo la campagna di Pompeo (65 a. C.). Al periodo della dominazione romana (I-III sec. d. C.) risalgono le maggiori costruzioni, intagliate nella roccia del gorodišče di Uplisciche. Un gruppo di queste costruzioni ha conservato la copertura a travi, tagliata nella roccia, imitante le costruzioni in legno e le vòlte a cassettoni. Il trapianto delle forme architettoniche proprie delle costruzioni in legno nell'architettura delle grotte è una testimonianza della stabilità della tradizione nazionale.
A quest'epoca risalgono alcuni oggetti artistici del tardo ellenismo, di arte romana e di artigianato artistico, trovati in varie zone della Georgia e in particolar modo nella necropoli di Armazi. Da Mccheta proviene una iscrizione in greco degli imperatori Vespasiano e Tito datata al 69 d. C., in cui si ricorda la costruzione delle mura della città eseguita in segno di amicizia per il popolo della Georgia e dove la città è definita ϕιλορωμαίκη (filoromana).
Lo studio sistematico del territorio di Mccheta e dei dintorni ha portato alla luce una pagina nuova della storia della cultura artistica della Georgia. Sono state scoperte le grandiose rovine delle città-fortezze di Armazisciche, Bagineti, Sarkinie, ecc. stata scoperta una necropoli dei reguli (pitiach) di Armazi, con un ricchissimo inventario che illumina di chiara luce la cultura artistica dell'Iberia nei secoli I-IV d. C. Vi sono stati trovati grandi sarcofagi, tagliati in blocchi monolitici, il cui inventano era costituito da una grande quantità di utensili d'argento di lavorazione locale, spesso con iscrizioni di donazione in greco o aramaico, da oggetti artistici in oro puro ornati con pietre preziose e smalto colorato e gemme coi ritratti dei defunti i cui nomi sono ricordati in scritte greche. Completo è il ricco inventano del pitiach Asparuch, il cui ritratto su gemma si distingue per la finezza del lavoro e il realismo dello stile. Nello stesso sarcofago è stata trovata una gemma con i ritratti dei coniugi Zevacha e Karpak, e una iscrizione in greco, appartenente con ogni probabilità ai genitori di Asparuch. Lo studio dei ritratti su gemme, trovati ad Armazi, Kldeeti e in altri luoghi, attesta la presenza di una tradizione artigiana locale, il cui tratto caratteristico è un autentico realismo, innestato sulla tradizione ellenistica.
Tra gli oggetti d'argento, trovati in questa necropoli e risalenti ai primi tre secoli della nostra èra, i più notevoli sono alcune coppe d'argento, una con l'immagine di Adriano nel fondo interno, l'altra con sul fondo raffigurato in rilievo il busto di Antinoo, una terza con la raffigurazione a rilievo di Marco Aurelio (o secondo altri Settimio Severo) su una placca d'oro attaccata al fondo; una quarta con la raffigurazione a mezzo busto, in alto rilievo, di una figura femminile, con il corno dell'abbondanza in mano, e altre di minore importanza (museo di Tbilisi). Resta a vedere se questi oggetti furono fatti sul posto, montando emblémata eseguiti altrove, o se furono importati già completamente rifiniti. Certe deviazioni di tipo provinciale fanno ritenere che officine toreutiche sorgessero anche localmente. L'esame delle opere d'arte trovate ad Armazi, insieme allo studio dei nuovi monumenti epigrafici, dà una chiara immagine della cultura dell'antica Iberia, in cui s‛incrociavano le tradizioni di Roma, della Parthia e delle regioni dell'Asia Minore di cultura aramaica.
Cristianesimo. - Più armonico appare il quadro dello sviluppo storico dell'arte georgiana dal momento in cui nasce una cultura cristiana, apportata nella Georgia orientale dalla Siria dalla Palestina, attraverso l'Armenia e nella Georgia occidentale da Bisanzio, attraverso le colonie greche della costa orientale del Mar Nero. La Georgia è uno di quei paesi in cui la cultura cristiana si è sviluppata sulla base della tradizione culturale locale, che aveva profonde radici popolari, e ciò accadde proprio in quel tempo in cui non erano ancora state elaborate severe forme canoniche dell'architettura culturale cristiana.
I monumenti dell'architettura sacra si dividono in due tipi fondamentali ;le basiliche e le costruzioni a cupola su pianta centrale. Un confronto più accurato delle basiliche georgiane, che vengono di solito assegnate al gruppo cristiano-orientale, con i monumenti siriaci, mesopotamici e armeni, rivela che nel loro sviluppo storico esse hanno elaborato aspetti diversi, quasi del tutto indipendenti da un punto di vista costruttivo. L'architettura georgiana ha creato la forma originale della basilica a tre, corpi (Bolnis-Kapanakči, VI sec., la basilica del VII sec. a Saguramo, ecc.). Le creazioni architettoniche più rilevanti del periodo antico sono le grandi basiliche monumentali: per esempio quelle di Bolnisi (V sec.), Urbnisi (VI sec.), Kacareti, ecc. I capitelli delle colonne e dei pilastri della basilica di Bolnisi, soprattutto per le raffigurazioni in rilievo di animali in corsa, sono tra i capolavori dell'arte georgiana.
I tratti nazionali dell'architettura georgiana si sono rivelati nel modo più chiaro nelle costruzioni a cupola; il passaggio dal quadrato della base al cerchio della cupola è fatto con un sistema di trombe.
Di tutti i monumenti a cupola centrale su pianta a croce, il più complicato e interessante per l'arditezza della c'ostruzione e la severità artistica delle facciate è indubbiamente la cattedrale di Santa Croce a Mccheta (fine del VI e principio del VII sec.), che presenta sensibili differenze rispetto ai monumenti armeni coevi (Avan, Ripsime).
Verso la metà del VII sec., in seguito all'invasione degli Arabi, le condizioni storiche dello sviluppo dell'arte georgiana subirono una radicale trasformazione. Tbilisi (Tiflis) diventò la residenza dell'emiro. La dominazione araba provocò la decadenza economica della Georgia, la sua divisione in singole entità politiche e la migrazione in massa degli abitanti della Georgia orientale nelle province occidentali e sud-occidentali.
Bibl.: (Si veda anche sotto caucaso, culture del); A. Kondakov, Matériaux pour les études archéologiques du Caucase, recuillis par l'expédition de la Société archéologique impèriale de Moscou, Mosca 1893, fasc. 3°; J. Strzygowski, Asien bildende Kunst, Augusta 1930; B. A. Kurtin, Archeologieskie raskopki Trialeti (Scavi archeologici a Trialeti), Tbilisi 1941; Š. J. Amiranašvili, Istorija gruzinskogo iskusstva (Storia dell'arte georgiana), Mosca 1950; A. M. Apakidze, G. F. Gobedžišvili, A. N. Kalandadze, G. A. Lomtatidze, Mccheta, vol. I (scavi 1937-1946), Tbilisi 1955 (in georgiano); Š. J. Amiranašvili, Istorii Gruzinskoi Monumentalnoi Šcivopisi (IV-IX sec.), Sachelgami 1957, id., in Rivista degli Studi Orientali, XXXIV, 1959, p. 149 ss.
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