Città di Messico
Una città troppo grande
Capitale dell'antico regno azteco, distrutta e riedificata dai colonizzatori spagnoli come capoluogo della Nuova Spagna, Città di Messico è dal 1824 la capitale della repubblica messicana. Principale centro economico e produttivo del paese, nella seconda metà del Novecento Città di Messico è diventata una delle più grandi e popolose metropoli del mondo: vi vivono oltre 18 milioni di abitanti. Servizi e infrastrutture, però, sono assolutamente inadeguati a un agglomerato urbano di queste dimensioni: inquinamento, scarsità d'acqua, miseria e criminalità negli sterminati sobborghi sono alcuni dei principali problemi della capitale messicana
Città di Messico è situata nella parte meridionale della Valle del Messico, a un'altitudine di quasi 2.300 m, circondata da alte montagne. Nel corso degli ultimi decenni è diventata una delle massime concentrazioni di popolazione del mondo. La città vera e propria ha oltre 8.600.000 abitanti. Nell'intera regione metropolitana, però, si concentrano addirittura 18.330.000 persone, quasi un quinto di tutta la popolazione messicana. Questo addensamento è dovuto, oltre che a una natalità molto elevata, a una massiccia immigrazione dalle campagne e dagli altri centri del paese. Si calcola che a Città di Messico si trasferiscono ogni giorno oltre 1.100 nuovi abitanti.
Ma l'aumento della popolazione e il forte sviluppo industriale sono causa di gravissimi problemi, primo fra tutti l'inquinamento dell'aria, dovuto ai gas di scarico delle automobili e ai fumi industriali: la città appare avvolta da una perenne coltre di smog grigio-rossastro. Ciò ha spinto le autorità a vietare la costruzione di nuovi stabilimenti industriali e a favorire lo spostamento delle attività produttive in città satellite al di fuori dell'area urbana. La metropolitana, aperta nel 1969, non è stata sufficiente ad alleviare l'ingente e caotico traffico, una delle principali cause dell'inquinamento.
Un altro problema è rappresentato dal progressivo abbassamento del livello delle acque sotterranee che alimentano i pozzi, associato al rapido inaridimento del bacino su cui sorge la capitale. Nel 1985 Città di Messico è stata devastata da un terribile terremoto che ha provocato migliaia di vittime e danneggiato gravemente gli edifici.
La capitale messicana è un esempio di come sono costituite le grandi città nei paesi in via di industrializzazione. Una ristretta minoranza della popolazione vive in quartieri di lusso, in palazzine prestigiose con aria condizionata, giardini e piscine. Quest'isola privilegiata è assediata da un oceano di quartieri poveri e poverissimi che si estendono per centinaia di chilometri quadrati.
Sorti disordinatamente, senza alcun piano regolatore, i sobborghi di Città di Messico sono formati da case costruite alla bell'e meglio, spesso prive dei servizi igienici essenziali. Dominano miseria e criminalità, problemi acuiti dalla recessione economica che si è verificata alla metà del 1990. Nonostante il degrado di questi quartieri, Città di Messico è un centro industriale e commerciale importantissimo, dove hanno sede le principali attività finanziarie e produttive di tutto il paese.
Prima dell'arrivo dei colonizzatori spagnoli l'area su cui si estende la città era coperta da un lago salato, il lago di Texcoco, oggi quasi del tutto prosciugato. Qui, nel 1325, approdò dopo un lungo peregrinare la tribù dei Mexica, meglio noti come Aztechi. Essi fondarono la loro capitale in un'isola del lago, dove avevano visto, secondo la profezia del loro antico capo divinizzato, Huitzilopochtli, un'aquila appollaiata su un cactus (tenochtli nella lingua degli Aztechi), che divorava un serpente. La città prese quindi il nome di Tenochtitlán, che significa appunto "il luogo dove cresce il tenochtli". Da questa leggenda deriva lo stemma della Repubblica del Messico.
Agli inizi modesto villaggio, la città crebbe rapidamente, arrivando a contare una popolazione di 200.000 abitanti, e si estese dall'isola al lago circostante. La terra era coltivata con l'ingegnoso sistema delle chinampas, una sorta di "orti galleggianti". L'isola era collegata alla terraferma da tre grandi vie e da una serie di canali navigabili. Vari acquedotti permettevano di rifornire la città di acqua potabile. Divisa in quartieri (calpulli), Tenochtitlán aveva al centro un'area sacra, con numerosi templi e palazzi, tra cui il grandioso Teocalli, o Templo Mayor, che raggiunse proporzioni gigantesche sotto il regno di Ahuitzotl, nel 1487. Quando Hernán Cortés giunse in Messico, nel novembre del 1519, Tenochtitlán aveva raggiunto un grado di raffinatezza e splendore che ne faceva una delle più importanti città del mondo di allora.
Il re Montezuma II accolse Cortés come una divinità, scambiandolo per il dio Quetzalcoatl. Fu un errore che costò molto caro alla capitale degli Aztechi e a tutto il Messico. Nel 1521 la grande Tenochtitlán capitolò dopo una strenua resistenza all'assedio degli Spagnoli guidati da Cortés, che distrussero la maggior parte degli edifici. Una nuova città spagnola fu costruita sopra le rovine, utilizzando spesso i materiali degli edifici indigeni. Al posto del recinto sacro degli Aztechi sorse un'immensa piazza quadrata, l'attuale Plaza de la Constitución, nota come Zócalo. Ancora oggi la piazza costituisce il cuore della città, su cui si affacciano i principali edifici. Sulle macerie del palazzo di Montezuma venne eretto il nuovo Palazzo dei viceré, oggi Palazzo nazionale, e l'enorme cattedrale con cinque cupole e due torri prese il posto dell'antico Templo Mayor.
A distanza di quasi un secolo dalla conquista, circa il 90% degli Aztechi era morto di stenti o per le malattie importate dall'Europa. Il capoluogo della Nuova Spagna fu però non meno splendido di quanto lo era stata la capitale degli Aztechi: principale snodo del commercio tra Asia e Spagna, e punto di partenza della conquista della California, si arricchì costantemente di nuovi edifici. Dopo la conquista dell'indipendenza del Messico, nel 1821, celebrata negli anni Trenta del Novecento da una serie di murales di Diego Rivera che ornano il cortile del Palazzo nazionale, la città divenne capitale del nuovo Stato. Da allora, accanto all'attività politica e amministrativa tipica di ogni capitale, Città di Messico cominciò ad accentrare anche l'economia del paese ‒ industria, commercio, finanza ‒ e la vita culturale: una dozzina di università, teatri, musei, case editrici. Tutto ciò che conta in Messico è a Città di Messico.
Quando arrivarono a Tenochtitlán, gli Spagnoli rimasero profondamente colpiti dalla bellezza, dall'ordine e dalla pulizia che regnavano in questa città, che era una delle più grandi del mondo di allora. Ecco come Hernán Cortés, il capo dell'esercito spagnolo, descriveva Tenochtitlán nelle sue lettere al re di Spagna Carlo V: "La città è grande come Siviglia o Cordova. Le strade principali sono molto ampie e diritte […]. In tutti i quartieri di questa grande città vi sono molti templi o case per i loro idoli […]. Tra questi ce n'è uno, il principale, così grandioso e splendido che nessuna lingua umana può descriverlo: è così grande che entro i suoi recinti, delimitati da mura altissime, si potrebbe agevolmente costruire una città di circa cinquemila abitanti […] Ci sono non meno di quaranta torri […]. La più importante è più alta del campanile della cattedrale di Siviglia".
Sepolte per cinquecento anni, le rovine del Templo Mayor sono state portate alla luce grazie alla scoperta casuale, nel 1978, di un bassorilievo. Cominciarono così gli scavi da cui sono emersi quasi ottanta edifici del recinto cerimoniale, tra cui molti strati del Templo Mayor. Il tempio, il cui primo strato risale alla fondazione della città, venne ricostruito e ampliato almeno sette volte, incorporando ogni volta le strutture più antiche. All'epoca della conquista spagnola aveva un'immensa piramide sormontata da due templi, uno dedicato al dio della pioggia Tlaloc e l'altro al dio della guerra, Huitzilopochtli.