Citizen Kane
(USA 1941, Quarto potere, bianco e nero, 119m); regia: Orson Welles; produzione: Orson Welles per Mercury Theatre/RKO; sceneggiatura: Herman J. Mankiewicz, Orson Welles; fotografia: Gregg Toland; effetti speciali: Vernon L. Walker; montaggio: Robert Wise; scenografia: Van Nest Polglase; costumi: Edward Stevenson; musica: Bernard Herrmann.
"Citizen Kane è la storia dell'inchiesta condotta da un uomo chiamato Thompson, redattore di un cinegiornale […], sul significato delle ultime parole di Kane morente. […] Reputa che le parole di un uomo morente debbano spiegare la sua vita. Forse è vero. Non scoprirà mai cosa intendesse Kane, ma gli spettatori sì. Le sue ricerche lo portano da cinque persone che conoscevano bene Kane ‒ che gli volevano bene o lo amavano o lo odiavano a morte. Narrano cinque storie diverse, ciascuna parziale, di modo che la verità su Kane, così come la verità su ogni uomo, non può essere che il risultato della somma di tutto ciò che è stato raccontato su di lui. Kane, ci viene detto, amava solo sua madre, solo il suo quotidiano, solo la sua seconda moglie, solo sé stesso. Forse amava tutto ciò, forse nulla. Sta agli spettatori giudicare. Kane era egoista e disinteressato, un idealista, una canaglia, un uomo grandissimo e piccolissimo. Dipende da chi parla di lui. Non viene mai giudicato con obiettività, e lo scopo del film non è tanto la soluzione del problema quanto la sua presentazione".
Sono parole dello stesso Orson Welles. Citizen Kane non era ancora uscito che già era divenuto oggetto di asperrime polemiche. La regina dei pettegolezzi Louella Parsons aveva orchestrato una campagna stampa violentissima: correva voce infatti che il film raccontasse impudicamente la vita di un magnate della stampa sorprendentemente simile a una celebre personalità degli Stati Uniti. Il testo di Welles, uscito il 14 febbraio 1941 su "Friday" si intitolava "Citizen Kane Is Not About Louella Parsons' Boss". Il "Boss" di Louella Parsons si chiamava William Randolph Hearst.
Quando Citizen Kane fu proiettato in anteprima, la critica era pronta a stroncare la presunzione giovanile del regista, ma il primo film di Welles ‒ ventisei anni appena compiuti ‒ fu giudicato un capolavoro da quasi tutti, e nel complesso il pubblico lo accolse trionfalmente. Ciononostante, Citizen Kane fu un colossale insuccesso. In fin dei conti, l'ostile perseveranza di Hearst ottenne l'effetto desiderato: la RKO fu intimorita dalle pressioni, e le minacce e i ricatti fecero cedere i distributori indipendenti. Malgrado i plausi, Hearst riuscì così a distruggere il destino commerciale di Citizen Kane. E dopo nove candidature all'Oscar (comprese quelle per miglior film, miglior regista e miglior attore), Welles ne ricevette uno soltanto: quello, condiviso con Herman J. Mankiewicz, per la migliore sceneggiatura originale. In Europa, le cose non andarono meglio. A causa della guerra, il film uscì quando il potere di Welles era ormai in rovina: in Francia, nel 1946 (dove fu stroncato da Jean-Paul Sartre, ma colpì André Bazin e una manciata di giovanissimi spettatori, che pochi anni dopo lo avrebbero osannato nei "Cahiers du cinéma" prima di diventare protagonisti della Nouvelle vague); in Italia, nel 1948.
Dire che Citizen Kane è il film che maggiormente influenzò i registi a venire è insufficiente. Sarebbe più esatto affermare che è inammissibile che un cineasta possa debuttare senza averlo visto almeno una volta. In meno di due ore, Welles sconvolge la struttura narrativa, i tempi del racconto, le tecniche di ripresa e il montaggio. La storia inizia con la morte del protagonista, e procede a ritroso in modo frammentario, alla ricerca del significato dell'ultima parola pronunciata da Kane: "Rosebud", un pretesto per raccontare settant'anni di storia americana attraverso un personaggio emblematico e contraddittorio, di cui nulla viene nascosto, in un incrociarsi di opinioni, aneddoti, falsi cinegiornali e dicerie che percorrono (e spesso ripercorrono, modificando l'angolazione) tutti i lati possibili di Kane, grazie a una macchina da presa tanto indiscreta quanto onnipotente, capace di sfidare le leggi spazio-temporali. Si è parlato molto dei numerosi prodigi tecnici del film: dell'uso di obiettivi ideati per l'occasione dal direttore della fotografia Gregg Toland, che deformano la prospettiva esaltando una profondità di campo dove ogni dettaglio è ugualmente a fuoco in lunghi piani sequenza; dei soffitti costruiti appositamente nei teatri di posa e valorizzati da audaci angolazioni dal basso, miranti a restituire la megalomania di Kane e insieme a 'schiacciarla'; di una colonna sonora ricchissima, memore delle sperimentazioni radiofoniche di Welles e splendidamente accompagnata dalle musiche di Bernard Herrmann. Gli storici hanno ormai provato ampiamente che ognuno di questi aspetti, preso singolarmente, aveva conosciuto precedenti. La vera violazione delle regole cinematografiche allora vigenti sembra nascondersi nell'insieme del film, e più particolarmente nel palese protagonismo della macchina da presa, entità divina mossa da un'ambizione smisurata (e segretamente consapevole del proprio inevitabile scacco): raccontare la vita di un uomo. Nelle ultime immagini, Welles svelerà, per il solo spettatore e per un attimo appena, la 'verità', prima che le fiamme di un gigantesco forno la divorino, e forse il celebre finale (secondo molti attribuibile a Mankiewicz) è l'unica caduta 'psicologica' del film. Ma in fondo, persino quest'informazione riservata non era che un tassello sconnesso del puzzle: che Rosebud fosse lo slittino d'infanzia del magnate non è determinante. Chi fosse, realmente, Charles Foster Kane non lo sapremo mai. Forse nulla, come suggerisce il fumo nero sprigionato dal forno nell'ultima immagine.
Interpreti e personaggi: Orson Welles (Charles Foster Kane), Joseph Cotten (Jedediah Leland), Dorothy Comingore (Susan Alexander Kane), Agnes Moorehead (Mary Kane), Ruth Warrick (Emily Norton Kane), Ray Collins (James W. Gettys), Erskine Sanford (Herbert Carter), Everett Sloane (Bernstein), George Coulouris (Walter Parks Thatcher), Harry Shannon (Jim Kane), William Alland (Jerry Thompson), Paul Stewart (Raymond), Fortunio Bonanova (Matisti), Gus Schilling (capocameriere), Philip Van Zandt (Rawlston), Georgia Backus (Bertha Anderson), Buddy Swan (Charles Foster Kane a otto anni).
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Sceneggiatura in: The 'Citizen Kane' Book, Boston 1971.