PINSUTI, Ciro Ercole.
– Nacque a Sinalunga (Siena) il 9 maggio 1828, figlio di Giovanni Battista, violinista, maestro di cappella e direttore della banda, e di Maddalena Formichi.
Esordì come pianista il 28 febbraio 1840 a Perugia, dove il padre era impegnato nell’orchestra del teatro. Passato a Roma sempre come bambino prodigio (grazie, probabilmente, alla cantante Fanny Maray, accademica di Santa Cecilia), venne in contatto con Lord Henry Drummond che lo condusse a Londra, dove rimase fino al 1845 per studiare con Henry Blagrove (violino) e con Cipriani Potter (pianoforte e composizione). Rientrato in Italia in agosto, completò la sua formazione musicale a Bologna: entrò nella classe di pianoforte del Liceo musicale, studiò canto con Gioachino Rossini, e nel 1847 fu aggregato all’Accademia filarmonica (per l’ammissione scrisse una Fuga a 5 voci). Tornato in Inghilterra nell’estate 1848, si dedicò all’insegnamento del canto, alternando la sua dimora tra Londra e Newcastle, dove fondò una società filarmonica. Nel 1856 divenne professore di canto alla Royal Academy of Music, essendo nel contempo maestro delle principesse reali nonché delle più cospicue famiglie londinesi. Fu in contatto con numerosi cantanti con i quali ebbe anche rapporti di amicizia, come Giorgio Ronconi, Mario (Giovanni Matteo De Candia), Giulia Grisi, Angiolina Bosio e Adelina Patti. Nel 1871 fu incaricato di comporre un inno per rappresentare l’Italia all’Esposizione universale di Londra, O people of this favoured land, versi di Richard Monckton Milnes, primo barone di Houghton. Rientrato in Italia nel 1872, continuando nondimeno a recarsi in Inghilterra quasi ogni primavera, nel 1873 scrisse l’opera Il mercante di Venezia, libretto di Giorgio Tommaso Cimino, rappresentata al teatro Comunale di Bologna (fu il primo melodramma tratto dalla commedia shakespeariana); seguirono i due «drammi lirici»: Mattia Corvino, dedicato a Margherita di Savoia (libretto di Carlo D’Ormeville; Milano, Scala, 1877), e Margherita (libretto di Angelo Zanardini; Venezia, Fenice, 1882). Stabilitosi a Firenze, nel 1882 entrò nella locale Accademia musicale e nel 1886 fu nominato membro censorio per gli istituti musicali dal Ministero della Pubblica Istruzione.
Nel 1859 compose un Te Deum per soli, coro e orchestra eseguito l’8 giugno nella cattedrale di Firenze per celebrare la vittoria di Magenta. Il frontespizio dell’edizione a stampa (pubblicata a Londra da Mills e a Firenze da Ricordi e Jouhaud) reca l’intestazione «Italia una e libera» e la dedica «a sua maestà Vittorio Emanuele re d’Italia», che gli consegnò una medaglia al merito e nel 1860 lo nominò commendatore dei Ss. Maurizio e Lazzaro. Nel 1867 fece parte del comitato di ricevimento a Garibaldi a Sinalunga (dove fondò anche una loggia massonica). Membro dell’Accademia degli Smantellati della stessa città nel 1873, fu eletto consigliere comunale e mantenne tale incarico fino alla morte. Nel 1878 fu nominato ufficiale della Corona d’Italia.
La produzione di Pinsuti è costituita in larga parte da composizioni vocali da camera, circa 300, tramandate in più di 600 edizioni: songs per voce e pianoforte e part-songs a più voci con o senza accompagnamento. Furono pubblicate a Londra (presso gli editori Novello, Cocks, Cramer, Boosey, Hutchings & Romer, Mills) e Milano (Ricordi e Lucca), altre ancora videro la luce a Parigi (Hartmann), New York, Chicago, Toronto e Buenos Aires. I testi sono in inglese e in italiano, talvolta anche in francese, tedesco e spagnolo, con le liriche più famose (Il libro santo e La regina della terra) tradotte in diverse lingue. Tra gli autori dei testi italiani figurano personalità legate al mondo del melodramma (Antonio Ghislanzoni, Felice Romani, il tenore Mario), nobili (il conte Carlo Pepoli), poeti moderni (Giacomo Leopardi, di cui musicò Il passero solitario; l’anti-romantico Lorenzo Stecchetti; il conterraneo Giosue Carducci) e classici (Metastasio). La raccolta I quattro poeti italiani, pubblicata a Londra nel 1868 e dedicata a Rossini, contiene le romanze Beatrice, Laura, Ginevra e La rosa (canto dell’uccellino nel giardino di Armida) su versi di Dante, Petrarca, Ariosto e Tasso. Si ricordano anche le Soirées de Londres (1855), ispirate alle Soirées musicales di Rossini, e Un inverno a Firenze (1865). Tra gli autori inglesi compaiono William Shakespeare, John Milton, Alfred Tennyson e Algernon Swinburne, ma la predilezione di Pinsuti andò a poeti e poetesse minori di cui permangono pallidissime tracce nel canone letterario dell’epoca, come Frederic E. Weatherly, Charles J. Rowe, Edward Oxenford, Mary Mark Lemon, George Spencer Cautley. Le romanze di Pinsuti rivelano la matrice italiana nella condotta della linea melodica e nella trattazione della voce, ma il pianoforte, con le sue sonorità orchestrali, mostra la conoscenza dei classici viennesi. Le romanze, trasparenti e piacevoli ma mai banali, ebbero grande fortuna in Europa e oltreoceano. Per la musica sacra, oltre il Te Deum, sono noti un Kyrie e un Credo (1846, manoscritti all’Accademia filarmonica di Bologna) e un’Ave Maria (1882, dedicata a Eugenio Terziani; Accademia di S. Cecilia di Roma). Pinsuti compose anche per il pianoforte (The Arno polka, 1850 circa; Deux âmes, 1859; i quattro pezzi caratteristici Petits portraits en musique, 1862; Grand March, per la visita del sultano in Inghilterra, 1867; e altri brani editi perlopiù a Londra) e per formazioni cameristiche, tra cui Serenata spagnola per violino o violoncello e pianoforte, 1873; Pensée musicale per violino e pianoforte, 1882; Minuetto delle presentazioni (eseguito il 14 maggio 1887 nel Salone dei Cinquecento a Firenze in occasione di un ballo storico in presenza della regina Margherita) e un Quartetto (ultima opera, incompleta, citata nella Commemorazione, 1888).
Morì improvvisamente a Firenze il 10 marzo 1888.
Fonti e Bibl.: Commemorazione civile del comm. maestro C. P. nel teatro C. P. di Sinalunga il giorno 10 aprile 1888 trigesimo della sua morte, Firenze 1888; Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti. Le biografie, VI, 1988, p. 24; E. Polidori, C. P., in La romanza italiana da salotto, a cura di F. Sanvitale, Torino 2002, pp. 415-436; A. Sessa, Il melodramma italiano 1861-1900, Firenze 2003, pp. 377 s.; Die Musik in Geschichte und Gegenwart, Suppl., Kassel 2008, coll. 676 s.; B. Brumana - G.E. Pagano, «Il mercante di Venezia» di C. P. (Bologna, 1873), in Esercizi. Musica e Spettacolo, 2006-2007, n. 11, pp. 77-134; C. P. sinalunghese uomo e musicista del suo tempo (catal.), a cura di C. Cresti et al., Sinalunga 2012; S. Baia Curioni, Fare musica tra i giganti: percorsi nell’opera italiana dell’Ottocento, in Un duplice anniversario: Giuseppe Verdi e Richard Wagner, a cura di I. Bonomi - F. Cella - L. Martini, Milano 2014, pp. 45-47; Musica e immagine nelle “romanze” del XIX secolo. Francesco Masini e C. P. tra Parigi e Londra, a cura di B. Brumana, Torrita di Siena 2014 (in particolare B. Brumana, C. P.: pensieri per Rossini, pp. 171-206; F. Montesperelli, Romantiche romanze: i testi inglesi di C. P., pp. 207-224; B. Brumana - R. Ciliberti, C. P. negli scritti del «Musical Times», pp. 225-254; E. Oliva, C. P. maestro di canto: «Hint to students on singing» (1880), pp. 255-296; B. Brumana - V. Zappacenere, Le composizioni vocali non operistiche di C. P.: un catalogo, pp. 297-333); S. Brier, Das italienische Kunstlied der Romantik, Kassel 2015 (Analecta Musicologica, 53), Kassel 2015, ad ind.; B. Brumana, Qualche considerazione sul “Te Deum” di C . P., in Le fusa del gatto. Libri, librai e molto altro, a cura della Società Bibliografica Toscana, Torrita di Siena 2015, pp. 167-176.