CIRO di Panopoli in Egitto
Alto impiegato dell'amministrazione bizantina e poeta epigrammatico. Sotto Teodosio II (408-450), per favore dell'imperatrice Eudocia, anch'ella poetessa, ebbe le cariche altissime di praefectus urbis Constantinopolitanae e di praefectus praetorio Orientis (nel 441 anche console). Cadde in disgrazia quando Eudocia si trasferì a Gerusalemme (441 o 442), e fu costretto a lasciarsi ungere vescovo di Kotyaion in Frigia, ma ben presto perdette anche questo ufficio. Viveva ancora sotto Leone (457-474). Alcuni dei suoi cosiddetti epigrammi (per lo più sono poesiole in esametri) sono conservati nell'Antologia Palatina (VII, 557; IX, 136, 623, 808, 809; XV, 9, 10). La tecnica dei versi segna un primo avviarsi verso la severa tecnica di Nonno (v.), il quale conosce, ammira, cita Ciro; lo stile non presenta ancora le indisconoscibili caratteristiche nonniane.
Bibl.: Seeck, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XII, col. 187 segg.; per la biografia v. anche H. Delehaye, in Revue des études grecques, IX (1896), p. 219. Sulle relazioni con Nonno ottimamente P. Friedländer, in Hermes, XLVII (1913), pp. 44 segg., 48.