CIRIACO DE' PIZZICOLLI
Viaggiatore, antiquario e umanista, nato ad Ancona nel 1391, morto a Cremona nel 1452. Tanto appassionato per le antichità fu C. d. P., detto anche Ciriaco d'Ancona, da eleggere per suo protettore Mercurio, e da rivolgere a lui, partendo da Delo, una preghiera in latino. Purtroppo, del vastissimo materiale che raccolse nei suoi viaggi quasi ininterrotti per 30 anni, e di cui l'umanista palermitano Pietro Ranzano vide 3 grossi volumi adorni di disegni, non rimane quasi nulla, solo quaderni autografi e copie (in particolare quelle di Giuliano da Sangallo nel Codice Barberini alla Biblioteca Vaticana). Il resto andò distrutto nell'incendio della biblioteca Sforza, a Pesaro, avvenuto nel 1514.
Di famiglia di mercanti, cominciò a viaggiare a 4 anni per l'Italia, poi, sino al 1412 e per 7 anni, si dedicò in patria ad impratichirsi nel commercio. Dal 1412 al 1414, visita il bacino dell'Egeo, l'Egitto, la Dalmazia e, nel 1418, Costantinopoli. Tornato nel 1421 ad Ancona, vi conosce il card. Gabriele Condulmer e frequenta la scuola di eloquenza latina di Tommaso Seneca. Nel 1423 e 1424, percorre l'Italia: dal 1425 al 1432, l'Oriente, Costantinopoli, le isole egee. Fa una sosta in Italia nel 1427 e nel 1428, e vi rimane poi negli anni 1433-35. Nel 1433 guida l'imperatore Sigismondo nella visita delle antichità di Roma. Dal 1435 al 1438, visita l'Illiria, l'Epiro, la Grecia e, in Egitto, le Piramidi, poi Atene e, una prima volta, il Peloponneso nel 1437. Dopo aver trascorso 6 anni in Italia, visitando la Toscana, l'Emilia, la Lombardia, riparte da Venezia per l'Oriente, nel 1443; torna nel 1444; è una seconda volta nel Peloponneso per quasi un anno dal 1447 al 1448. I suoi appunti erano di speciale importanza per aver egli visitato Costantinopoli, Atene e il Peloponneso poco prima della conquista da parte dei Turchi.
La sua vita errante si riflette anche nel carattere ineguale e disorganico della sua cultura, per cui nei sei volumi dei suoi Comentarii si dovevano rilevare bizzarrie di stile, accanto a indiscutibili meriti. Egli aveva raccolto, difatti, codici e monete: aveva copiato iscrizioni, descritto e disegnato avanzi e monumenti, dando esempio di quello che dovrà essere la ricognizione archeologica sul terreno. Fu inoltre un vero pioniere nel campo epigrafico e uno dei primi a riconoscere il valore delle fonti classiche per l'interpretazione del monumento archeologico. Nei suoi viaggi cercava di identificare i luoghi con Strabone alla mano.
A far comprendere il suo entusiasmo di ricercatore, la sua passione antiquaria, si può ricordare quel che di lui narra l'Alberti "che essendo egli interrogato della ragione per la quale si affaticava, rispondeva: per far risuscitare i morti. Risposta di tant'uomo degna".
Bibl.: Raccolta della bibl. su C. d. P., in Thieme-Becker, VII, s. v.; id., in Enc. Italiana per la parte epigrafica in specie; v. anche Enc. Cattolica, v. anche, in generale, Pastor, Storia dei Papi, trad. Mercati, Roma 1910, vol. I, pp. 3-48, 393; R. Sabbadini, C. d. A. e la sua descrizione autografa d. Peloponneso, in Miscellanea Ceriani, Milano 1910, pp. 183 ss.; G. Funaioli, Studi di letteratura antica, Bologna 1946, vol. I, pp. 280-81.