Vedi CIRENE dell'anno: 1959 - 1973 - 1994
CIRENE (v. vol. ii pp. 655-691)
Dopo la seconda guerra mondiale gli scavi ed i restauri sono stati ripresi, sia a cura dell'Amministrazione libica delle Antichità, sia della Missione Archeologica Italiana, che ha ripreso la sua attività nel 1957. Tre brevi campagne sono state dedicate alla necropoli settentrionale da una missione dell'Università di Manchester. L'Amministrazione libica ha portato alla luce varie parti della città antica, specialmente nel quartiere centrale; la Missione italiana ha operato saggi in profondità e restauri nell'agorà e nella zona ad E di essa. Missioni preistoriche sono state eseguite da U. Paradisi e P. Graziosi.
1. Topografia. - Una recente analisi delle piante delle zone urbane scavate, delle fotografie aeree recenti e di quelle eseguite prima del rimboschimento che ha coperto una vasta parte della città antica, ha permesso di ricostruire più completamente che per il passato la pianta urbanistica della città. Si sono potuti individuare così, grazie al diverso orientamento delle strade, il nucleo urbano primitivo sull'acropoli, un primo allargamento verso E (il Quartiere dell'Agorà) ed un secondo, costituente la più vasta quadrettatura di età ellenistica, i limiti dei quartieri settentrionali e di quello centrale di raccordo tra la parte settentrionale e quella meridionale della città. Ha potuto altresì esser messa a fuoco particolarmente la lunga strada rettilinea che, partendo dall'acropoli, attraversa tutta la città, dimostrandosi l'elemento originario attorno al quale si è accresciuto l'abitato. Questa strada ha quindi pienamente diritto di essere riconosciuta per la Skyrotà menzionata dagli scolii a Pindaro, il quale ne fa risalire il tracciamento a Batto. Tutta la zona compresa entro le mura antiche ha potuto quindi essere divisa in quartieri con una propria autonoma fisionomia: il Quartiere dell'Apollonion, il Quartiere dell'Agorà, il Quartiere della collina settentrionale, il Quartiere dell'Olimpièion, il Quartiere Meridionale, il Quartiere Centrale.
Quartiere dell'Agorà. - Gli scavi in profondità eseguiti dal 1957 in poi, hanno permesso di riconoscere le fasi architettoniche dell'Agorà precedenti a quella che appare in superficie. L'Agorà mostra di essersi sviluppata progressivamente dalla parte sud-occidentale verso N e verso E. Lungo i bordi della piazza, a partire dall'inizio del VI sec., si son susseguiti portici (A1-A3, B1-B5) ed altri monumenti. Tra questi è rilevante una tomba a tumulo, in cui sono state trovate le ceneri di un cremato e che può essere riconosciuta, per gli accenni fatti da Pindaro e dagli scoliasti, come quella del fondatore della città, Batto. Essa si trova infatti all'estremità dell'Agorà del pieno V sec., su una terrazza artificiale che forma l'angolo nord-orientale della platea.
Sul lato opposto della piazza si è potuto riconoscere, ricostruito e rinnovato in varie fasi successive, il probabile Bouleutèrion della città. Tra gli edifici sacri, il cosiddetto Tempio di Demetra ha potuto essere assegnato ad Apollo grazie ad un graffito su un vaso offerto alla divinità nell'interno del tempio. Sotto il tempio romano all'angolo SE della piazza, sono apparsi rilevanti resti di un santuario arcaico dedicato ad Opheles (E1-E2). È possibile che, data la connessione di questa divinità con Asklepios, il tempio del II sec. d. C. che oggi appare (E6), o forse anche qualche sua fase precedente, sia stato dedicato a questa divinità.
Più ad E dell'Agorà è stata scavata dall'Amministrazione libica una casa signorile, ricostruita con ricchezza nel IV sec. sulle tracce di una precedente casa a peristilio. Essa prende nome da un Esichio menzionato nel mosaico pavimentale, certamente un cristiano, ma che potrebbe essere l'Esichio a cui Sinesio ha inviato alcune lettere.
Più a E ancora, accanto al Cesareo, è stato scavato, sempre dall'Amministrazione libica, il cosiddetto Odeon, che si è dimostrato essere invece un teatro (non ci sono infatti tracce di una copertura di tutto il monumento), che si appoggia col suo fianco orientale - esso rimane leggermente troncato - al Cesareo.
A S del teatro e della Casa di Esichio è stata ricostruita dalla Missione italiana tutta la parte meridionale del Portico delle Erme. Nel Cesareo sono stati eseguiti saggi in profondità per determinare le fasi cronologiche del monumento. Durante questi lavori è venuta alla luce la fondazione della parete occidentale della basilica, posta immediatamente a N del colonnato settentrionale del quadriportico.
Quartiere centrale. - Questo quartiere, in parte scavato dopo il 1954, non è stato utilizzato nella parte più vicina al fondovalle prima dell'età romana. Cominciando dall'estremità O, li dove ha inizio la forte discesa per il Santuario d'Apollo, si trova un arco a tre fornici (di cui uno piccolo restaurato) dedicato a Marco Aurelio. Proseguendo verso E, si incontra lungo la strada di fondovalle un complesso architettonico che comprende un portico (con un fastoso propileo ornato con una scena di battaglia), un mercato ed un teatro tardo-romano. Il portico ed il mercato si possono assegnare all'età di Settimio Severo, il teatro ad una epoca posteriore al 365.
Il centro del quartiere è disposto attorno ad un'isola pedonale posta all'incrocio della via di fondovalle con quella congiungente il Cesareo con la parte settentrionale della città. In questo centro del quartiere sono compresi 6 tempietti, tre per lato della strada di fondovalle, alcune modeste abitazioni e botteghe, nonché due grandi costruzioni di età bizantina. L'una è un edificio pubblico con una lunga facciata colonnata, posto su un alto podio, monumento già conosciuto come ginnasio, denominazione che gli scavi recenti hanno potuto smentire. L'altra costruzione è una basilica cristiana del VI sec., costruita accanto ad un tratto interno di mura di difesa, che si crede possano risalire a Claudio il Gotico. Tra queste mura e la Cattedrale vi è una torre, conosciuta col nome di Torre Araba, le cui fasi edilizie sono state meglio precisate da recenti indagini e scavi.
La via di fondovalle prosegue verso E per uscire dalla porta di NE, che è difesa da due torri rettangolari. Lungo il percorso della strada si incontra la Basilica Cattedrale della città (v. Cirenaica, Basiliche cristiane).
Quartiere dell'Olympièion. - Nel 1958 il Genio Militare inglese ha curato il risollevamento di una colonna intera e di un'altra mezza del colonnato meridionale del Tempio di Zeus. Dal 1967 i lavori di anastilosi sono ripresi, a cura dell'Amministrazione libica e diretti dalla Missione italiana. Si va allargando anche lo scavo attorno al tempio. È stato così completamente scavato un tempietto col suo peribolo, posto a brevissima distanza dalla facciata del tempio di Zeus.
Suburbio. - Un fortuito ritrovamento di statue a poca distanza dal lato orientale del muro di cinta ha dato l'avvio nella primavera del 1966 allo scavo di un piccolo santuario. Di esso, che dalle sculture rinvenute non deve essere posteriore al corso del secondo venticinquennio del VI sec. a. C., non rimangono che tracce del muro di peribolo, formante un rettangolo di circa 20 m di lato. Non sono state trovate strutture visibili interne. Assieme alle sculture si è rinvenuto un notevole numero di lastre di bronzo, con ancora confitti i chiodi che servivano alla loro tenuta. Vi sono anche due lastre con figure a rilievo, una con una gorgone, l'altra con due lottatori. Si può proporre come ipotesi di lavoro, in attesa di una pubblicazione esauriente del materiale, di vedere nei bronzi le lastre di copertura (tetto e pareti) e di ornamento di un naìskos dallo scheletro interno ligneo. L'anonima divinità, in tal caso, avrebbe ben diritto all'epiteto di chalkìoikos.
Necropoli. - Oltre ai tipi più numerosi di tombe scavate nella roccia e di quelle costruite in blocchi di pietra, va ricordato anche un tipo abbastanza numeroso, che è poi anche il più antico, di tomba a tumulo, con la krepìs di massi irregolari (in quelle più antiche) o di muratura isodoma (in quelle seguenti). Una utilizzazione del tumulo di terra ha dato origine, nel IV sec., al tipo di tomba a basso cilindro, il cui più appariscente esempio è la tomba circolare che si trova ad O del museo di scultura.
2. Monumenti. -a) Le origini. - Indagini sul terreno hanno permesso di avanzare l'ipotesi che la località di Aziris, la prima sede in terraferma dei Terei in Africa, si possa riconoscere allo sbocco in mare dell'Uadi Calig, tra Derna e Ras el Tin, dove si sono rinvenuti frammenti di ceramica arcaica.
Una grotta preistorica vicinissima a C. ha rivelato una serie di graffiti molto interessanti, che si ricollegano all'arte paleo-epipaleolitica "mediterranea", mentre anche altre grotte dimostrano di essere state abitate fin da età antichissime. A C. stessa il rinvenimento, tra materiali di epoca più recente, di un frammento di ceramica dipinta e di un sigillo tardo-minoici testimonia per lo meno rapporti con il mondo egeo verso la fine del secondo millennio a. C.
b) Periodo dei Battiadi (631-440 a. C.). - Le costruzioni più antiche scavate recentemente (Oikos di Opheles, Tèmenos di Apollo nell'Agorà) mostrano una tecnica struttiva a piccoli sassi di fiume, alle volte regolarizzati come nella più antica fase dell'Artemision. A proposito di questo, si può avanzare l'ipotesi, data la sua struttura a doppia navata, che il tempio albergasse in una metà anche la statua di Apollo, come avvenne in altri santuarî. Nulla infatti appare nella zona del tempio di Apollo fino alla fine circa del VI sec., data alla quale si può assegnare la prima fase dell'Apollonion.
Recenti indagini sull'architettura del tempio di Zeus hanno permesso di constatare come esso sia stato disegnato con ogni cura dall'architetto che lo progettò. Si tennero infatti presenti tutti gli accorgimenti per correggere le cosiddette deformazioni ottiche. Sono in atto i lavori di restauro e di anastilosi del tempio. Durante questi sono apparsi alcuni dati che permettono di ritenere come più probabile la datazione proposta dal Pesce attorno alla metà del V secolo.
Un felice ritrovamento fortuito nella primavera del 1966, poi scientificamente sfruttato mediante un ulteriore scavo, ha permesso di recuperare da una cava in cui erano state interrate, alcune sculture arcaiche, provenienti da un vicino santuarietto, posto a qualche centinaio di metri ad E delle mura ellenistiche. Il gruppo comprende un koùros, due kòrai ed una sfinge su una colonna. A tutte le sculture manca la testa che, secondo gli scopritori, Goodchild, Pedley, White, sarebbero state intenzionalmente asportate prima del seppellimento delle statue. La figura di koùros manca anche delle gambe dal ginocchio in giù. La statua è stata attribuita a circa il 540 a. C. ed assegnata al Gruppo di Milo. Delle due kòrai, entrambe da confrontare con altra produzione samia, l'una è più vicina alle dediche di Cheramyes, l'altra alla Philippe del gruppo di Gheneleos. Il Pedley data quindi le due kòrai al decennio 560-550 a. C. La colonna con la sfinge, rappresentata ad ali stese ed accovacciata, è stata datata attorno al 56o a. C., tra gli esempî dei Nassii e dei Delii da un lato e quelli di Spata, del Pireo e del Ceramico dall'altro.
I recenti scavi nell'Agorà hanno permesso di raccogliere e di catalogare un buon numero di frammenti ceramici arcaici, a cominciare da un frammento corinzio di transizione, da una kotỳle dello "stile classico" di Camiro e da coppe ad uccelli, che testimoniano la presenza greca a C. nell'ultimo trentennio del VII sec., ai vasi del Corinzio antico, medio e tardo, ai vasi dello stile policromo rodio, ai derivati dalle coppe ad uccelli, alle anfore ed ai calici di Chio, ai vasi di fabbrica ionica dipinti à la brosse, a diversi vasi di tipica fattura terea, ad alcuni frammenti laconici, a numerosi frammenti attici a figure nere ed a figure rosse.
c) Periodo repubblicano (440-322 a. C.). - Una revisione delle fasi dell'Apollonion ha permesso di ricostruire la storia del tempio di Apollo più compiutamente che per il passato. Il secondo Apollonion fu sostituito al primo verso la fine del IV sec. a. C. Il tempio nuovo ebbe una peristasi di 6 colonne per II, sopra un krepìdoma di 3 gradini. La nuova cella ebbe per fondazione i resti di quella precedente e fu divisa in àdyton, sekòs e prònaos. Davanti a questo, al livello del tempio della prima fase e raggiungibile dalla peristasi mediante una scalinata, fu ricavato un vano per il fuoco eterno, come ci è tramandato da uno degli inni di Callimaco. L'ingresso al prònaos era dato da due porte poste ai lati del fuoco.
Tra gli edifici pubblici del IV sec. i Portici B3 e B4, succeduti ad altri anteriori lungo il lato N dell'Agorà, hanno una larghezza molto rilevante, tale da farli apparire tra i più larghi a navata unica che si conoscano.
d) Periodo ellenistico (322-31 a. C.) - L'età tolemaica è indubbiamente quella in cui C. potè meglio avvantaggiarsi quanto a sistemazione urbanistica ed a costruzioni architettoniche. Mentre nuovi edifici sacri sono quasi inesistenti (tranne un tempietto ad òikos con due colonne centrali all'angolo SE dell'Agorà [tempio E4] ed il tempietto di Hermes lungo la Skyrotà), si assiste anche a C. alla gara che sembra aver contagiato i regni post-alessandrini per abbellire con monumenti vistosi le città. Esemplare a tal fine è il grande portico del lato N dell'Agorà (B5), databile tra la fine del III e l'inizio del II sec. a. C. Il portico è a due livelli, quello inferiore a botteghe. L'ordine dorico esterno ha alcune caratteristiche arcaistiche. All'interno esso era ionico.
Alla metà circa del II sec. si può datare anche la fase originaria del Cesareo. Al lato settentrionale della grande costruzione, dove probabilmente in età traianea è stata costruita la grande basilica, tracce ancora ben visibili di murature precedenti permettono di ricostruire tutta una serie di ambienti, oltre ad un colonnato interno parallelo al lato N del peristilio. Questa sistemazione fa ritenere che nel grandioso monumento si possa riconoscere il ginnasio della città. Alla medesima conclusione porta anche l'analisi del contiguo Portico delle Erme, che altro non dovrebbe essere che la pista coperta d'allenamento del ginnasio. A tale scopo infatti si addicono sia le misure del portico, un terzo di stadio, sia la decorazione esterna che mostra alternativamente erme di Eracle e di Hermes aggettanti dai pilastri che scandiscono una serie ininterrotta di grandi finestroni.
Mentre queste costruzioni hanno un carattere puramente dorico, altre mostrano di essere esempî di un'architettura ad ordini misti, in cui al dorico tradizionale si aggiunge quello ionico. Tali sono per esempio il portico costruito sul lato O dell'Agorà e la copertura monumentale colonnata eretta a protezione di un pozzo lungo il lato N dell'Agorà.
Dalla Casa di Giasone Magno proviene un bel ritratto maschile ben conservato, salvo che nel naso. Sulle ciocche ricciute era depositata una tenia bronzea. Nel ritratto è possibile riconoscere Tolemeo III, che ebbe particolare importanza per C., in quanto incorporò tutta la regione nel regno d'Egitto.
Un'analisi accurata della base per le statue nell'interno del cosiddetto Capitolium dell'Agorà, che giustamente il Mingazzini ha proposto di chiamare tempio di Adriano e Antonino Pio, ha dimostrato che lo zoccolo di marmo bianco, la lastra con l'epigrafe dei due imperatori ed il frammento con la firma di Zenion figlio di Zenion sono tre elementi di origine diversa. Si esclude in tal modo che Zenion sia un artista del II sec. d. C., mentre la grafia delle lettere farebbe propendere per una datazione della firma all'età ellenistica.
e) I primi tre secoli dell'impero romano (31 a. C. - 304 d. C.). - Più che per costruzioni nuove l'età augusteo-tiberiana va ricordata per restauri o rifacimenti di monumenti precedenti, come il Cesareo, il Tempio di Zeus, l'Apollonion, l'Augusteo ed il grande portico del lato N dell'Agorà.
All'età di Traiano si dovrebbe porre la costruzione del teatro ad O del Cesareo e, più tardi, quella della basilica elevata in luogo degli ambienti al lato N del Ginnasio, che perdette così il suo carattere originario. Il teatro ad O del Cesareo è analogo, nella soluzione data a molti problemi di pianta e di alzato, al teatro di Filippopoli. Esso non restò a lungo in vita, perché dopo la rivolta giudaica, non fu più ricostruito. In suo luogo fu invece edificato un nuovo teatro in uno slargo rimasto libero immediatamente a S del Cesareo. Questo nuovo teatro, a parte la differenza di esser tutto costruito, mentre il precedente era appoggiato in parte al terreno, è di schema e di misure analogo al precedente.
Per il periodo immediatamente successivo alla rivolta giudaica, a parte gli innumerevoli restauri, sono da ricordare alcuni monumenti venuti in luce o studiati nei recenti lavori. Per esempio, il Tempio E6 all'angolo sud-orientale dell'Agorà, che si può datare verso la fine del II sec., un portico dalle colonne molto esili lungo il lato E dell'Agorà (E1), che si è appoggiato alla parete postica del Tempio E6. È a questo periodo all'incirca che vanno datati anche altri grandi monumenti ornati con colonnati corinzî. Tra questi merita rilievo il portico d'accesso alla scalea che dalla strada di fondovalle portava all'Agorà. Il fregio che lo orna reca a forte rilievo delle scene di battaglia di carattere mitologico, che potrebbero anche riferirsi alle guerre orientali di Settimio Severo, a cui è dedicato il portale.
Anche nel tempio di Zeus, secondo una teoria proposta dal Goodchild, durante la rivolta giudaica il colonnato esterno fu deliberatamente abbattuto. Dopo la rivolta esso non venne ricostruito, mentre i lavori di rifacimento del tempio si limitarono alla cella, che fu totalmente rinnovata.
Anche la fase attuale della costruzione rotonda dell'Agorà, già conosciuta come Tomba di Batto, è posteriore alla rivolta giudaica. Essa probabilmente costituisce il santuario di una divinità ctonia. A questa ipotesi si lega l'altra che l'ipogeo compreso nella rotonda sia servito per la deposizione annuale del simulacro della divinità (forse Iside-Demetra).
I nuovi scavi non hanno dato gran messe di nuove sculture. Da ricordare, tra le altre, una serie di statuette di Apollo e delle Muse, scolpite in modo da dare al marìno un'apparenza di lavoro metallico, che ornavano il proscenio del teatro ad O del Cesareo; una statua di Eracle e tre statue molto sfinate di Traiano, Adriano e forse Sabina, che provengono da un tempietto del quartiere centrale. Da un altro tempietto della stessa zona proviene un frammento di gruppo di Cirene che strozza il leone.
f) Periodi tardo-romano, proto-bizantino e proto-islamico (IV-XI sec. d. C.). - Gli scavi e le ricerche recenti hanno portato a nuove conoscenze anche su questo periodo. Moltissime case sono state portate alla luce. Se la maggioranza è estremamente povera, riducendosi il tipo essenzialmente ad alcuni ambienti attorno ad un cortiletto centrale, altre case sono sontuose e testimoniano della vitalità perdurante della città. Una di queste è la cosiddetta Casa di Esichio, tra il Cesareo e l'Agorà, vasta e ben articolata attorno al peristilio, decorata di pavimenti a mosaico e ad opus sectile. Nel Quartiere Centrale è notevole, non tanto per la sua ricchezza, quanto per la sua conservazione, che permette di riconoscere un secondo piano colonnato anche nel peristilio, la cosiddetta Casa di Spata da un'epigrafe incisa su alcune colonne. Nell'Agorà si è potuto riconoscere un'aula di udienza, che dovette essere utilizzata dopo la distruzione della basilica del Cesareo.
Nel V e nel VI sec. vengono costruite a C. due basiliche cristiane ornate con pavimenti a mosaico (v. cirenaica, basiliche cristiane).
Al VI o VII sec. è stata assegnata dal Goodchild la costruzione della Torre Araba, interessante per l'uso larghissimo fatto degli archi e delle vòlte. La torre, che poteva raggiungere originariamente i 15 m di altezza, sembra essere rimasta in uso, rimodellata nell'interno, almeno fino al X secolo.
Nell'Aula di udienza dell'Agorà è stata rinvenuta una curiosa statua-pasticcio, costituita da un corpo femminile riutilizzato e mascolinizzato, a cui è stato sovrapposto un ritratto di Marco Aurelio. Analogo caso è quello della statua proveniente dallo Strategheion, costituita anch'essa da un corpo femminile trasformato in maschile, a cui è stato adattato un ritratto originariamente di Tiberio, poi trasformato in quello di un imperatore tardoromano.
3. Museo. - Per ora gli ultimi ritrovamenti di scultura provenienti dagli scavi dell'Amministrazione libica e dai saggi della Missione italiana ed il materiale ceramico recuperato da quest'ultima sono depositati nel magazzino di Casa Parisi. È però in fase di fondazione il nuovo Museo Archeologico, che sorgerà su progetto dell'arch. Vincenzo Cabianca, in una vasta area a SE dell'abitato antico di Cirene.
Bibl.: Per la preistoria: U. Paradisi, Prehistoric Art in the Gebel el-Akhdar (Cyrenaica), in Antiquity, XXXIX, 1965, pp. 95-101; Quad. Arch. Libia, V, 1967, pp. 5-18 (con una nota di P. Graziosi); S. Stucchi, Prime tracce tardo-minoiche a Cirene: i rapporti della Libya con il mondo egeo, ibid., V, 1967, pp. 19-45. Cataloghi del materiale classico del museo: E. Paribeni, Catalogo delle sculture di Cirene: statue e rilievi di carattere religioso, Roma 1959; E. Rosenbaum, A Catalogue of Cyrenaican Portrait Sculpture, Londra 1960; G. Traversari, Statue iconiche femminili cirenaiche, Roma 1960. È stato inoltre pubblicato un volume di miscellanea su Sculture greche e romane di Cirene, Padova 1959, in Mem. Fac. Lett. Filos. Univ. Padova, XXXIII. I sarcofagi attici sono trattati da B. Kallipolitis, Χρονολογική κατάταξις τῶν ᾿Αττικῶν σαρκοϕάγων τῆς ῾Ρωμαικῆς ἐποχῆς, Atene 1958, passim, e da A. Giuliano, Il commercio dei sarcofagi attici, Roma 1962, pp. 19; 53; 56. Raccolte di epigrafi: G. Oliverio, Iscrizoni cirenaiche, in Quad. Arch. Libia, IV, 1961, pp. 3-39; G. Oliverio-G. Pugliese Carratelli, Supplemento epigrafico cirenaico, in Ann. Scuola di Atene, XXXIX-XL, 1961-62, pp. 219-375; Suppl. Epigr. Gr., XVIII, 1962, pp. 228-242, nn. 726-773; L. Gasperini, in S. Stucchi, Cirene, 1957-66, Tripoli 1967, pp. 165-188. La raccolta di tutte le cretule del Nomophylakeion: G. Maddoli, in Ann. Scuola di Atene, XLI-XLII, 1963-64, pp. 39-145. Illustrazione di monumenti architettonici: S. Stucchi, L'Agora di Cirene I, I lati N ed E della platea inferiore, Roma 1965 (con contributi di L. Gasperini e L. Pandolfi); P. Mingazzini, L'insula di Giasone Magno a Cirene, Roma 1965 (con contributi di E. Fiandra). Per gli scavi recenti eseguiti dall'Amministrazione libica: R. Goodchild, Cyrene and Apollonia, Londra 1959, pp. 66-69, passim; 2a ed., 1963, pp. 68-71, passim; id., Libya Antiqua, I, 1964, pp. 143-45; II, 1965, pp. 137-38; III, 1966. (Per le basiliche cristiane v. la voce Cirenaica, Basiliche cristiane). Per le ricerche condotte dalla Missione italiana: S. Stucchi, Cirene 1957-1966: un decennio di attività della Missione archeologica italiana a Cirena, Tripoli 1967 (con contributi di L. Gasperini e L. Pandolfi).
Si vedano, per un maggior dettaglio su tutti gli argomenti, le complete bibliografie ragionate raccolte da L. Gasperini, in Quad. Arch. Libia, IV, 1961, pp. 141-44; V, 1967, pp. 153-56.