Vedi CIRENCESTER dell'anno: 1959 - 1994
CIRENCESTER (ν. vol. II, p. 655)
Recenti indagini archeologiche hanno accresciuto sensibilmente la conoscenza di Corinium, il centro principale dei Dobunni, la popolazione britannica che abitava le Cotswold Hills e la bassa valle del fiume Severn (Sabrina).
La presenza di un castellum ausiliario del I sec. d.C. nel punto in cui Ermin Street attraversa il fiume Churn, già suggerita dal rinvenimento di stele funerarie nel secolo scorso (RIB, 108-9), nonché di resti di equipaggiamento militare, fu confermata dagli scavi del 1961. E possibile che il forte, la cui superficie è di c.a 1,8 ha, sia stato occupato fino al 74-75 d.C. da un’ala quingenaria. Alla partenza dell'esercito, il sito fu occupato dalla civitas Dobunnorum, che forse aveva avuto un suo precedente insediamento nell’oppidum di Bagendon, c.a 5 km a Ν di Cirencester.
Il castellum ausiliario e il suo vicus furono demoliti e fu tracciato l'impianto stradale della città, il cui allineamento è testimoniato nell'attuale Ermin Street. L'insula centrale venne occupata dal foro (108 x 68 m), circondato da colonnati, e dalla basilica (100 x 24 m), comprendente una navata centrale e due navate laterali (ciascuna di 5,5 m). Per la decorazione architettonica fu usato marmo di Purbeck, mentre marmi d'importazione furono impiegati per i rivestimenti dei muri di una fila di ambienti lungo il lato sud-orientale della basilica. Nel IV sec. il foro fu diviso da un muro e nel colonnato di NO, modificato, fu posto un mosaico, forse in ragione del nuovo ruolo di sede del praeses della provincia dioclezianea della Britannia Prima assunto da Corinium (RIB, 103). Alcune delle vie principali, larghe da 6/9 m a c.a 12 m, erano fiancheggiate da colonnati e formavano insulae rettangolari di c.a 158 x 100 m. La pietra da costruzione era un calcare locale facilmente estraibile da un'area (The Quern) a O della città. Qui, utilizzando gli scarti della cava, fu costruita un'arena ellittica di 49 x 41 m, con 30 file di posti per c.a 6000 spettatori, costituite da gradoni in pietra, cui si sovrapponevano sedili di legno. Il teatro era posto nell'angolo NO della città (insula XXX); i resti dell'edificio sono scarsissimi, ma il sito ha restituito sculture di diverse divinità, tra cui Minerva, Mercurio, Diana, un Cupido e divinità locali celtiche.
Sembra che la città sia rimasta priva di difese fino alla fine del II sec., quando la costruzione dei terrapieni di cinta, che racchiudevano un'area di c.a 96 ha, fu preceduta da quella di porte e torri in pietra. Sono state parzialmente scavate la porta NE e quella SO. La prima era eccezionalmente larga, con 4 fornici, ognuno sufficiente per un veicolo, mentre la seconda, di pianta simile con torri aggettanti, aveva i consueti due passaggi. Si sono rinvenuti i resti di due torri, che sono state inserite nel terrapieno. Nel corso del III sec. fu aggiunto un muro in pietra dello spessore di 1,2 m, e nel IV sec. alla faccia esterna del muro furono addossate torri poligonali.
Lo scavo di diverse aree all'interno delle mura ha portato alla luce i resti di botteghe e abitazioni. Nell'insula V una fila di botteghe erette alla fine del I sec. con un'intelaiatura lignea e pareti di cannicciata e argilla, in alcuni casi rivestite di intonaco e decorate, fu gradualmente sostituita da costruzioni in pietra, fino a diventare, all'inizio del IV sec., un insieme di cinque unità commerciali con abitazioni annesse, una delle quali fornita di ipocausti per riscaldamento. Costruzioni di natura simile furono scoperte attorno a Ermin Street nell’insula VI, dove però l'area era stata spianata alla fine del II sec. per l'erezione di un edificio pubblico. Altrove nella stessa insula si notano i segni di un accorpamento di piccole unità abitative in proprietà di maggiore estensione. La maggior parte dei mosaici decorava pavimenti di case private e la loro scoperta ha permesso di individuare e identificare numerose grandi residenze private. In una singola casa nella parte NO dell’insula XVII (Dyer Street) furono messi in luce almeno quattro mosaici, tra i quali quello famoso di Orfeo eseguito nel IV sec., mentre restavano in uso altri pavimenti a mosaico del II secolo. Gli scavi, a partire dal 1958, hanno inoltre contribuito a chiarire lo sviluppo della tarda architettura domestica di Corinium. Fino alla fine del II sec. le case costruite in pietra utilizzavano i mattoni soltanto negli ipocausti e le tegole solo per i tetti, mentre i muri erano intonacati e i pavimenti a volta portavano mosaici. Gli scavi nell’insula XII (Beeches Road, 1970-73) hanno portato alla luce alcune abitazioni in un'area che fino alla metà del IV sec. era rimasta libera da costruzioni. Un isolato di 14,5 x 9,5 m era suddiviso in sei ambienti e corridoi. Nel corso del IV e forse anche nel V sec. su tutti i lati vennero aggiunti altri ambienti, tra cui anche una serie di stanze con funzione di terme, una cucina e due cubicula dotati entrambi di un semplice mosaico. Le modifiche successive ampliarono l'ambiente principale mediante l'abbattimento di un tramezzo interno e l'esecuzione di un bel mosaico con «lepri», sul quale fu costruito in tempi successivi un sistema di riscaldamento a ipocausto. Un magazzino di 15 x 8 m, probabilmente destinato alla conservazione di cereali, occupava l'angolo settentrionale della casa. A S di questa residenza, un'altra casa, sempre della fine del IV sec., con pianta del tipo a corridoio con ali, comune nelle villae rusticae, conteneva 11 pavimenti a mosaico e ambienti decorati. In un edificio connesso, testimonianze di tessitura e di lavorazione del ferro suggeriscono forse l'esistenza di un'azienda agricola che sopravvisse fino al V sec. grazie alla protezione offerta dalle mura.
Corinium e la sua regione si distinguono in tutta la Britannia per la quantità e la qualità delle pavimentazioni a mosaico. Alcune risalgono al II sec., ma le più note furono eseguite nel IV sec., epoca in cui nella città era attiva una bottega che operava (a quanto si è potuto constatare attraverso una serie di ritrovamenti) anche in una regione più ampia: suoi mosaici, raffiguranti Orfeo, sono testimoniati, oltre che nella citata domus di Dyer Street, anche a Withington, Woodchester, Barton Farm.
Bibl.: D. J. Smith, Three Fourth-Century Schools of Mosaic in Roman Britain, in H. Stern (ed.), La mosaïque gréco-romaine, Parigi 1965, pp. 95-116; id., The Mosaic Pavements, in A. L. F. Rivet (ed.), The Roman Villa in Britain, Londra 1969, pp. 71-125; J. Wacher, The Towns of Roman Britain, Londra 1975, pp. 289-315; A. McWhirr, Roman Gloucestershire, Gloucester 1981, pp. 5-58; Cirencester Excavations: I, J. Wacher, A. McWhirr, Early Roman Occupation at Cirencester, Cirencester 1982; II, A. McWhirr, L. Viner, C. Wells, Romano-British Cemeteries at Cirencester, Cirencester 1982; III, A. McWhirr, Houses in Roman Cirencester, Cirencester 1986.