CIRCE (Κίρκη, Circe)
Figlia del Sole e dell'oceanina Perse, nota soprattutto dall'Odissea.
Ulisse giunge nell'isola Eea con i compagni, che divide in due schiere. Una, guidata da Euriloco, esplora l'isola e trova il palazzo incantato di C., dove i compagni di Euriloco entrano e sono dalla maga trasformati in porci. Euriloco avverte Ulisse il quale, con l'aiuto di Hermes, vince le arti di C., ridona forma umana ai compagni e rimane un anno presso la maga, che ama, finché non scende nell'Ade a interrogare Tiresia, per poi tornare da C., che lo istruisce per il ritorno in patria. Forse l'Odissea attinse la figura di C. al ciclo più antico degli Argonauti.
La popolarità del racconto omerico si riflette soprattutto nella pittura vascolare. Poiché il riferimento a Ulisse e C. di una scena dell'Arca di Cipselo (Paus., v, 19, 7) è incerto, la più antica rappresentazione nota è su di un aröballos corinzio del museo di Boston su cui sono raffigurati Ulisse sulla nave che parte per l'isola delle Sirene e il palazzo di C., con la porta aperta per accennare al recente abbandono. Iconograficamente questa rappresentazione si differenzia dalle altre su vasi, che presentano tutte gl'incantesimi di C. e Ulisse che la minaccia. In un frammento ionico da Tell ed-Dafannah (Daphnai) nel British Museum e in una lèkythos a figure nere di Gela (ora a Berlino, n. 1960), di data più recente, Ulisse si avventa con la spada contro C. seduta intenta con la verga magica e una coppa ai suoi malefici. In due kölikes a figure nere del museo di Boston, C. porge la coppa con il kykeòn agli Achei che già incominciano a essere trasformati, mentre Ulisse accorre brandendo la spada; altrove la coppa è offerta allo stesso Ulisse, che siede su una roccia (lèkythos a figure nere da Eretria, Atene, Museo Naz.), oppure l'eroe minaccia con la spada C. che fugge (oinochòe a figure rosse nel Louvre) o che chiede pietà (stàmnos etrusco a figure rosse da Vulci). Altri vasi raffigurano più episodî: in un cratere attico a figure rosse del museo di Bologna, C. trasforma con la verga gli Achei, quindi fugge dinanzi a Ulisse; nell'esterno di una coppa di Brygos, rinvenuta nella cosiddetta colmata persiana, C. accoglie i naviganti e, compiute le metamorfosi, corre atterrita verso casa per salvarsi da Ulisse; nell'interno della coppa è ripetuta la scena della fuga. Gustosa è la rappresentazione dipinta su uno sköphos beotico del museo di Nauplia: intorno alla tavola imbandita in una sala, C., con verga e kàntharos, sta di fronte a Ulisse che, tranquillo, impugna la spada, mentre tre compagni mutati in cinghiali danzano allegramente. Con vivo umorismo due sköphoi del Kabirion di Tebe raffigurano C. caricaturalmente brutta e deforme che, sull'uno (Ashmolean Museum di Oxford) agita il kykeòn, mentre Ulisse accorre con la spada e, sull'altro (British Museum) offre la bevanda all'eroe, il quale l'accetta. In ambedue il telaio localizza la scena nel palazzo di Circe. Forse in un cratere fliacico di Ruvo si deve riconoscere C. minacciata da Ulisse ed Elpenore nella donna caduta in terra e afferrata da due uomini armati di spada, di cui uno con pìlos. In un cratere a campana proveniente da Gela, ora a Siracusa, con rappresentazione di dramma satiresco, la donna che fa un gesto imperioso a un satiro dall'aspetto di scimmia è forse Circe. Nei vasi descritti generalmente non mancano uno o più compagni parzialmente trasformati in animali, i quali in altri vasi, in cui Ulisse manca, sono insieme a C. i principali protagonisti; così, in una oinochòe a figure nere da Camiro (ora nel British Museum), in una pelìke a figure rosse nolana, a Dresda, e in un'anfora nolana, a Berlino (n. 2342). Sono invece gli unici protagonisti, in una lèkythos a figure rosse da Eretria (Atene, Museo Naz.), in cui li vediamo vivere in una grotta, assuefatti alla loro nuova natura bestiale. Su un frammento di hydrìa ceretana proveniente da Orvieto è rappresentato, a quanto pare, un compagno di Ulisse già in parte trasformato.
Un bronzetto del museo di Baltimora rappresenta uno dei compagni con testa di cinghiale che sta carponi. Due figure di terracotta, una con testa di ariete, l'altra con testa di asino, sono nel museo di Berlino. Tra le coppe omeriche di Tebe Ftia solo due frammenti raffigurano a rilievo la metamorfosi dei compagni e un altro Ulisse e Circe.
Anche l'arte etrusca accolse la leggenda di C., raffigurata, oltre che nello stàmnos di Vulci menzionato, sul sarcofago di Torre S. Severo, in una stele felsinea e, frequentemente, sulle urne che, però, per la varietà delle scene spesso non chiare, si è dubitato che si riferiscano tutte a tale mito. In questi monumenti i compagni sembrano, come nello sköphos di Nauplia, contenti del loro stato e tutt'altro che felici dell'intervento di Ulisse. Queste rappresentazioni, che tanto si distaccano dal racconto omerico, devono risalire a una medesima tradizione, alla quale anche si riallaccia una illustrazione del codice Vaticano 3225 dell'Eneide, con l'allegro banchetto degli uomini mutati in animali sull'isola di C., davanti alla quale naviga, senza fermarsi, Enea. È da ricordare inoltre uno specchio etrusco, di cui ci sono pervenuti tre esemplari, dove è raffigurato Ulisse che, afferrata C. per i capelli, la minaccia con la spada mentre assistono alla scena Elpenore e un compagno mutato quasi totalmente in suino. Il motivo di C. che chiede pietà, già visto su un vaso etrusco, si ritrova in due pitture pompeiane, nella pittura dell'Esquilino (conservata nei Musei Vaticani), in un contorniato con C. inginocchiata davanti a Ulisse, e nella dispersa tabula Iliaca Rondanini. Nella pittura dell'Esquilino vi sono gli episodî successivi di Ulisse navigante verso l'isola di Eea, C. che lo accoglie sulla soglia del suo palazzo e C. che, visti vani i malefici, si getta ai piedi dell'eroe. Abbastanza aderenti al racconto omerico sono le scene della tabula Iliaca in cui, oltre a C. che si getta ai piedi di Ulisse e alla uscita dalla stalla dei compagni trasformati, si ha l'unica figurazione dell'episodio di Hermes che consegna a Ulisse il mòly che renderà vani gli incantesimi. Una scena non del tutto chiara è su due piatti fittili a stampo derivanti dalla stessa matrice, uno da Gemila, l'altro da Carnunto: Ulisse seduto con la spada e, di fronte a lui, C. inginocchiata che pare pesi su una bilancia le erbe per le sue pratiche magiche (Ovid., Metam., xiv, 264 ss.). L'identificazione è sicura per il nome, in greco, di C. e per le teste bestiali dei compagni che guardano da alcune finestrine; il particolare ritorna su tre lampade fittili romane, che però rappresentano C. seduta, con corona radiata (per la sua natura solare) e scettro, rivolgentesi vivacemente a Ulisse che pone la mano sull'elsa della spada. Tra le gemme, solo quella Pourtalès rappresenta C., raffigurata in piedi davanti a Ulisse; altre due rappresentano solo l'eroe: in una Ulisse tiene l'erba mòly, nell'altra, etrusca, uccide al suo arrivo nell'isola Eea un cervo (Od., x, 157 ss.). Sono poi da ricordare gli scarabei con compagni di Ulisse con teste di animali e kàntharos.
Forse, per la sua provenienza dal Circeo, si deve identificare con la maga la testa del Museo delle Terme, opera eclettica dell'età imperiale.
Monumenti considerati. - Aröballos corinzio: H. Bulle, in Strena Helbigiana, Lipsia 1900, p. 31 ss.; H. Payne, Necrocorinthia, Oxford 1931, p. 139. Vaso di Teli ed-Dafannah (Daphnai): Jahrbuch, xlvi, 1931, p. 46, fig. 1. Lèkythos di Berlino 1960: K. A. Neugebauer, Führer Vasen, Berlino 1932, p. 53; Arch. Zeit., xxxiv, 1876, p. 189, tav. 15. Kölikes di Boston: F. Müller, op. cit. nella bibliografia, pp. 52 e 55, figg. 4-5; cfr. Gnomon, vi, 1930, p. 234. Lékythos da Eretria: Journ. Hell. Stud., xiii, 1892-93, p. 7, tav. ii. Oinochòe del Louvre: E. Pottier, Vases Louvre, iii, Parigi 1906, p. 1109, G. 439. Stamnos etrusco: J. D. Beazley, Etr. Vas. Paint., p. 54, n. 3. Cratere di Bologna: G. Pellegrini, Cat. Vasi Mus. Bologna, Bologna 1900, p. 39, n. 298, fig. 8o. Coppa di Brygos: Graef-Langlotz, Vasen Akropolis, ii, Berlino 1933, p. 24, n. 293, tavv. 1718; J. D. Beazley, Red-fig., p. 246, n. 5. Sköphos di Nauplia: P. Wolter, op. cit. nella bibliografia. Sköhoi del Kabirion: H. B. Walters, op. cit. nella bibliografia, tav. iv, fig. 2. Cratere fliacico: Jahrbuch, i, 1886, p. 271. Cratere da Gela: Athen. Mitt., lii, 1927, p. 232, fig. 2; I. D. Beazley, op. cit., p. 427, n. 3. Oinochòe da Camiro: H. B. Walters, Cat., Londra 1893, p. 245, B 503. Pelìke di Dresda: Arch. Zeit., xxiii, 1865, tav. 194, 1-2; I. D. Beazley, op. cit., p. 404, n. 4. Anfora di Berlino n. 2342: K. A. Neugebauer, op. cit., p. 112; J. D. Beazley, op. cit., p. 653, n. 6. Lèkythos di Eretria: Collignon-Couve, Cat. vases M. Nat., Parigi 1902, 1374; Rev. Arch., xxxi, 1897, p. 36, fig. 6; J. D. Beazley, op. cit., p. 480. Frammento di hydrìa ceretana: Osterr. Ungar. Mitt., xv, 1892, p. 128 55. Bronzetto di Baltimora: D. Kent Hill, op. cit. nella bibliografia. Terrecotte di Berlino: F. Winter, Typen, Berlino-Stoccarda 1903, p. 220, 6. Coppe di Tebe: F. Courby, Vases grecs à reliefs, Parigi 1922, pp. 289-290, nn. 14-15, fig. 50. Sarcofago di S. Severo: E. Galli, in Mon. Ant. Lincei, xxiv, 1916, c. 82 ss., tav. iii. Stele felsinea: P. Ducati, ibidem, xx, 1910, c. 374. Urne etrusche: E. Brunn, Urne, Roma 1870, tavv. 88-89; H. Dütschke, Oberitalien, ii, Lipsia 1874, n. 313. Codice Vaticano: P. Wolter, op. cit., p. 234, fig. 6. Specchi: E. Gerhard, Etr. Spiegei, iv, Berlino 1865, p. 61, tav. 403, 1-2; V, 1884-1897, p. 223, n. 22. Pitture pompeiane: W. Helbig, Wandgemalde, Lipsia 1868, 1329; S. Reinach, Rép. Peint., 173, 6-7. Pittura dell'Esquilino: B. Nogara, Pitture Mus. Pont., Milano 1907, p. 44 55., tavv. x, xi, xxi. Contorniato: Arch. Zeit., xxiii, 1865, tav. 194,3; A. Alföldi, Tabula Iliaca: E. Galli, op. cit., col. 86, fig. 44. Piatto di Gemila: Bull. Arch., 1920, p. 231 ss., fig. 2. Piatto di Carnunto: W. Kubitschek-S. Frankfurter, Führer Garnuntum, Vienna 1923, p. 110, fig. 71; Osterr. Jahreshefte, x, 1907, p. 330 55., tav. viii, 2. Lampade romane: F. Müller, op. cit. nella bibliografia, p. 74; Arch. Zeit., xxiii, 1865, p. 20, tav. 194, 4. Gemma Pourtalès: F. Müller, op. cit., p. 73. Gemme con Ulisse: F. Mùller, op. cit., p. 74. Scarabei: A. Furtwängler, Gemmen, tavv. 18, 43, 44; P. Crone, in Göttinger Nachrichten, 1931, p. 122, n. 3, tav. i; P. Wolter, op. cit., pp. 229-230. Testa del Museo delle Terme: G. Lugli, in Not. Scavi, 1930, p. 542, tav. xxii.
Bibl.: Seeliger, in Roscher, II, 1890-1897, s. v. Kirke, cc. 1196-1199; H. B. Walters, Odysseus and Kirke on a Boeotian Vase, in Journal Hell. Stud., XIII, 1892-93, pp. 77-87; F. Müller, Die antiken Odyssee-Illustrationen, Berlino 1913, pp. 47-93; E. Wüst, in Pauly-Wissowa, XII, cc. 1967-1968, s. v. Odysseus; P. Wolter, Kirke, in Athen. Mitt., LV, 1930, p. 209 ss.; D. Kent Hill, Odysseus' Companions on Circle Isle, in Journ. Walters Art Gallery, 1941, p. 119 ss.