Vedi CIPRO dell'anno: 1959 - 1973 - 1994
CIPRO (v. vol. Il, p. 628 e S 1970, p. 211)
Le numerose campagne di scavo e le ricerche concernenti il periodo neolitico hanno molto arricchito le attuali conoscenze. A Khirokitia, gli scavi sono stati estesi a due nuove località: Kalavassos-Tenta, scavata da una missione americana diretta da I. Todd, e Capo Andreas-Kastros, scavata da una missione francese diretta da A. Le Brun. Mentre a Khirokitia vi sono le prove di una fase ceramica (Neolitico II), gli altri due siti appartengono alla fase aceramica (Neolitico I). Gli insediamenti di Khirokitia e Kalavassos, situati presso la costa meridionale, sono costituiti da abitazioni di una o più capanne circolari (thòloi), costruite su solide fondamenta di pietrisco (breccia di fiume) mentre l'alzato era in pisé o mattone crudo. Non è chiara la forma del tetto, che poteva essere piatto 0 conico. Spesso si rinvengono uno o due pilastri rettangolari per sostenere il piano superiore. I mattoni crudi erano sovente usati anche per l'interno dei muri, alcuni dei quali ricoperti di stucco. A Kalavassos, un muro ricoperto di stucco reca chiare tracce di pigmento rosso utilizzato per una composizione con figure umane rese molto rozzamente. Entrambi gli insediamenti furono fortificati con un muro massiccio.
La fase più antica di Khirokitia (Neolitico I) dura dal 7000 c.a al 6000 a.C. Dopo una lacuna di 1500 anni c.a appaiono nuovi insediamenti (Neolitico II), p.es. Ayios Epiktitos-Vrysi, Philia-Drakos, Dhali-Agridhi, Sotira-Teppes. L'innovazione più notevole di questa fase è la scoperta della ceramica: si fabbricano coppe, grandi vasi, spesso con la superficie dipinta decorata a pettine.
Gli idoli di pietra sono ora più naturalistici. Le case sono di varia forma: circolari, ovoidi, a ferro di cavallo o irregolari. Intorno agli insediamenti vi sono anche mura difensive o fossati. Il Neolitico II termina all'inizio del IV millennio a.C.
Durante il IV millennio a.C. e nella prima metà del III si sviluppò una cultura calcolitica, specie nella zona SO dell'isola. È una cultura robusta e colta, al limite del sofisticato, con vari stili nella ceramica, scultura e coroplastica. Le località principali, scavate fino a oggi (1990), che testimoniano questa cultura sono quelle di Erimi, Lemba-Lakkous, Kissonerga-Mosphilia (questi ultimi due siti scavati da una missione inglese diretta da E. J. Peltenburg), e altri siti, quale Souskiou-Vathyrkakas, noti da rinvenimenti dovuti a esplorazioni regolari o a scavi clandestini. Alcuni oggetti calcolitici sono stati rinvenuti nell'area del Tempio di Afrodite a Palaipaphos (scavata da una missione tedesco-svizzera sotto la direzione di F. G. Maier).
Dal punto di vista architettonico, i resti calcolitici seguono la tradizione delle case rotonde del periodo neolitico. L'arte, tuttavia, è molto più sviluppata: la figura umana è realizzata in pietra o in terracotta. Di una qualità eccezionalmente fine sono le figurine cruciformi di picrolite grigio-verde, spesso usate come pendants. Talvolta esse sono «doppie», composte di due figure incrociate. Sono usualmente di sesso femminile o asessuate, in qualche raro esempio di sesso maschile.
Tra le statuette di terracotta compare una figura femminile nuda, con seni e genitali molto pronunciati. Si può ritenere che il culto dei morti testimoniato durante il Neolitico fosse ora affiancato dal culto della vita, tramite una divinità della fertilità, rappresentata usualmente da una figura femminile nuda, ma occasionalmente anche da un fallo o da una figura femminile con caratteristiche falliche. L'idea del culto della fertilità è stata concepita alla fine del Neolitico, come dimostrano i simboli fallici in pietra rinvenuti in una casa a Ayios Epiktitos-Vrysi, o la figurina in calcare di un personaggio seduto rinvenuta a Sotira-Arkolies, che combina insieme le parti genitali maschili e femminili. Vi sono pure statuette di una certa grandezza, in calcare: tra queste citiamo un esemplare rinvenuto a Lemba-Lakkous, alto cm 36, con seni e genitali accentuati da incisioni, collo lungo e testa di carattere fallico, e un secondo raffigurante una donna incinta. Una statuetta cruciforme in calcare, di dimensioni leggermente maggiori (alt. cm 39), rinvenuta a C. e ora al J. Paul Getty Museum, presenta le stesse caratteristiche di quella di Lemba; forse proviene da Souskiou come, probabilmente, un'altra grande figura in terracotta, vuota all'interno, alta 36 cm, ora nella Collezione Pierides a Larnaca. Si tratta di un soggetto maschile nudo, seduto, con un fallo tubolare e una apertura sulla sommità della testa, sicuramente connesso con il culto della fertilità. Lo stesso si può dire di una figurina in terracotta, oggi al Louvre, raffigurante una donna seduta che si preme i seni tatuati per raccogliere il latte in un grande bacino.
Al Calcolitico appartengono alcune creazioni ceramiche tra le più raffinate della C. preistorica. A parte la varietà delle forme, che includono vasi zoomorfi e antropomorfi, si nota, in particolare, la fine qualità ceramica degli oggetti, decorati con un lucente color rosso che crea motivi per lo più geometrici su un'ingubbiatura liscia, bianca. Alcuni di questi esemplari provengono da tombe a camera, come è il caso di Kissonerga -Mosphilia. La stessa località ha restituito figurine in terracotta riccamente colorate di una dea della fertilità. Un tipo straordinario di ceramica ê stato rinvenuto a Souskiou- Vathyrkakas, in tombe a forma di bottiglia, ricoperte da una lastra, molte delle quali sono state scavate clandestinamente. Altre tombe sono state messe in luce a Lemba-Lakkous; esse consistono in un pozzo coperto da una lastra con una apertura per l'offerta delle libagioni. Ciò che ha dato il nome a questo periodo è la scoperta di vari utensili in rame (rame naturale), per lo più piccoli scalpelli, una spirale, un amo, ecc. Si tratta di una fase di breve durata ma piena di vigore che annuncia il ricco periodo del Bronzo Antico.
All'inizio del III millennio a.C. i contatti con l'Asia Minore furono rinnovati con l'arrivo di nuovi immigrati che si sistemarono lungo le coste nord-occidentali. Una volta di più la posizione geografica dell'isola condizionò la sua evoluzione politico-culturale, stavolta con importanti sviluppi. I nuovi arrivati portavano seco l'arte della metallurgia; le ricche miniere di rame di C. contribuirono al suo sviluppo, e il rame appare il nuovo fattore che, insieme alla posizione geografica dell'isola, doveva determinare il suo destino fino all'occupazione romana. Una località scavata solo di recente, Sotira-Kaminoudhia, appartiene alle fasi iniziali dell'Età del Bronzo. Essa ha restituito ceramica (da tombe), alcuni oggetti di rame e anche il primo paio di orecchini d'oro rinvenuti a Cipro. Le case sono rozzamente rettangolari. Altre località, databili a questa fase iniziale del Bronzo, sono Philia, Ambelikou, ecc. per lo più nell'area di Morphou. La ceramica di questo periodo (noto anche come cultura di Philia) è caratterizzata da anfore rosso-lucido con sgrondo tagliato e base piatta, con o senza decorazione incisa, di chiara influenza asiatica. Le necropoli sono ora separate dagli insediamenti e le tombe sono a pozzo e a camera. L'inizio della cultura di Philia è datato intorno al 2500 a.C. o subito dopo. La fine del Bronzo Antico è particolarmente ricca di ceramica e di altri reperti tombali. Dalla necropoli di Kochati provengono due piccoli modelli di santuari consistenti in un pannello sul quale sono fissati due pali terminanti con teste di bue; su una piattaforma di fronte, una donna versa libagioni in un vaso.
Il Bronzo Antico termina all'inizio del II millennio (1900 a.C. circa); fa seguito il Bronzo Medio, che è di fatto una continuazione culturale del periodo precedente. Esso ci è noto da siti scavati ad Alambra (scavi americani diretti da J. Coleman), Kalopsidha (scavi svedesi diretti da P. Åström), Episkopi-Phaneromeni (scavi americani diretti da J. Carpenter) e da numerose tombe. L'importanza degli insediamenti lungo la costa settentrionale diminuisce gradualmente e la pianta centrale e la zona meridionale dell'isola emergono come centri di potere politico. Le case sono formate da grandi complessi con ambienti rettangolari, spesso provvisti di un piano superiore. Resti di fortificazioni testimoniano lotte intestine, dovute probabilmente al divario economico e agli antagonismi tra le zone NO e SE dell'isola.
Benché la fase iniziale del Bronzo Tardo non sia stata trascurata e siano state fatte notevoli scoperte, quella più importante è la fase finale. Menzioniamo brevemente alcuni rilevanti ritrovamenti che vanno dal XVI al XIV sec. a.C.: durante questo periodo l'isola era molto prospera e commerciava sia con l'Egeo che con il Levante. La scoperta di un'anfora cananea e di un pugnale di tipo siriano in una tomba nel villaggio di Kalavassos, come anche di brocche importate dalla Siria dalle due tombe di Maroni-Kapsaloudhia (scavate da una missione anglo-americana diretta da G. Cadogan), dimostrano i contatti levantini ed egiziani di Cipro.
L'area di Palaipaphos, il cui ruolo nel Bronzo Tardo era finora limitato all'ultima fase, grazie alle scoperte di tombe in località Teratsoudhia, scavate nel 1984 e 1985 a cura del Dipartimento delle Antichità, appare ora prospera anche nella fase iniziale. Alcuni dei più fini esemplari di vasi in White Slip I e Base-Ring I sono stati restituiti da queste tombe, come anche una straordinaria, se pur frammentaria, giara in Bichrome Wheel-Made che presenta una decorazione molto rara: una figura umana e un toro (per sacrificio), come pure motivi geometrici e spirali. È ancora controverso se la fabbrica che produceva vasi simili fosse cipriota o levantina. La stessa necropoli ha restituito anche un frammento di vaso in pietra, in serpentino egiziano con il cartiglio di Ahmosis, il primo faraone della XVIII dinastia (1552- 1527), inciso; è il più antico cartiglio di faraone rinvenuto a Cipro.
Sappiamo che l contatti con l'Egitto cominciarono già all'inizio del Bronzo Tardo, non solo con l'introduzione nell'isola della ceramica di Teli el-Yahudiya dall'Egitto, ma anche con la sua imitazione nella C. nordoccidentale, come ha dimostrato lo scavo della tomba V di Toumba tou Skourou. Le scoperte di Palaipaphos dimostrano che la zona O di C., così come la zona E, sono state in relazione sia con l'Egitto che con l'Oriente. Fra la regione di Palaipaphos e l'Egitto queste relazioni continuarono durante la fase successiva, come fa supporre l'esame di un grande scarabeo proveniente da una tomba dell'XI sec., di Palaipaphos-Skales, che apparteneva da gran tempo alla famiglia del defunto. Nel 1985, materiale databile alla fine del Medio Cipriota e all'inizio del Tardo Cipriota (ceramica e arnesi di pietra) fu rinvenuto in un pozzo e in una trincea nella zona di Evreti (scavata da una missione tedesco-svizzera diretta da F. G. Maier). All'inizio del Bronzo Tardo, la città di Palaipaphos doveva essere situata lungo il fianco orientale della frana che corre da Ν a S lungo la parte orientale del villaggio di Kouklia. Le ragioni dell'importanza di Palaipaphos durante il Bronzo Tardo forse erano nell'abbondanza del rame: U. Zwicker ha trovato infatti nella zona di Paphos molte scorie di rame e un pane dello stesso metallo nel recinto del tempio di Kouklia.
La seconda fase del Bronzo Tardo (XV-XIV sec.) presenta problemi che attendono di essere chiariti. E questo un periodo durante il quale si nota un aumento dell'attività di lavorazione dei metalli in numerosi centri urbani, come a Enkomi nel livello II; non sappiamo però se questa attività metallurgica rappresentasse una prima fusione del nucleo o fosse un lavoro di rifinimento e di fusione. La località di Kalavassos-Ayios Dimitrios (scavata da una missione americana diretta da J. Todd e A. South-Todd), situata in una zona di miniere di rame, ha cominciato solo ora a essere scavata; i resti finora scoperti si datano al XIII sec. a.C., ma una tomba a camera, scavata nel 1984, testimonia la ricchezza e l'importanza della località nel periodo precedente. È ipotizzabile che Kalavassos sia stato un centro commerciale ove i Micenei scambiavano le loro merci di lusso con il rame: di qui la straordinaria ricchezza della tomba il che ha restituito ceramica micenea, oro (432 g), oggetti di avorio e vetro che superano in qualità e quantità anche il materiale restituito dalle più ricche tombe coeve di Enkomi.
Il sito di Kalavassos-Ayios Dimitrios continuò a essere un importante centro fino ;alla fine del XIII secolo. Gli scavi hanno messo in luce un edificio pubblico di almeno 29 x 34 m, disposto simmetricamente e costruito con muri di conci all'esterno, e con blocchi lunghi fino a m 2,5. Un largo ingresso conduce in un cortile centrale, di c.a 10 m2, fiancheggiato da corridoi e ambienti che includono un'aula colonnata, larga m 7,5 e lunga 20, piena di pìthoi per viveri fissati sul pavimento. Cinque iscrizioni cipro-minoiche su piccoli cilindri d'argilla sono state rinvenute in questo edificio, confermando la sua identificazione come edificio pubblico. L'ampiezza e la pianta ben organizzata ne fanno uno dei più importanti edifici scoperti finora a C. nel Bronzo Tardo. Un altro edificio recentemente scoperto a Kalavassos consta di almeno 14 ambienti; i reperti lo fanno identificare con una fabbrica 0 con un magazzino. Importante è stata la scoperta di un gruppo di pesi di bronzo rinvenuti in un piccolo buco nel pavimento; sono di forma cilindrica, con decorazione in rilievo e raffigurano teste di animali, un'oca e una testa umana negroide, inusuale e realizzata con perizia; la maggior parte di essi sono vuoti e riempiti di piombo. La località fiorì specialmente durante la seconda metà del XIII sec. a.C. e sembra che sia stata abbandonata prima della fine del secolo.
Un altro sito che sarà senza dubbio fondamentale per il Bronzo Tardo a C. è quello di Maroni, a E di Kalavassos, dove una missione anglo-americana, diretta da G. Cadogan sta scavando un grande edificio analogo a quello di Kalavassos sopra menzionato, che misura m 30 x 20 ed era parzialmente costruito con conci della stessa qualità di quelli dell'edificio X di Kalavassos. Di sicuro era legato a qualche attività industriale (una pressa per le olive è stata scoperta nel suo perimetro) e alcuni dei suoi ambienti erano usati per l'immagazzinaggio delle provviste in grandi pìthoi. Probabilmente anche questo edificio fu abbandonato alla fine del XIII secolo. Due frammenti di ceramica micenea III CI furono rinvenuti in un contesto non stratificato.
Benché gli scavi a Maa-Paleokastro (a cura del Dipartimento delle Antichità) abbiano dimostrato per primi che l'uso dei conci nell'architettura fu introdotto nell'isola durante il Bronzo Tardo II C e non nel Bronzo Tardo III, come creduto fino a oggi, sono proprio Kalavassos e Maroni a dimostrare su grande scala e in maniera convincente questa tesi.
Un terzo sito indagato recentemente è quello di Alassa-Pano Mandilaris (scavi del Dipartimento alle Antichità); esso sarà presto coperto dalle acque di una diga sul fiume Kouris. La località è sita nella valle del fiume che scende a Kourion (sette miglia a S), fiorita anch'essa durante il periodo finale del Bronzo Tardo. L'area scavata finora ha restituito un insediamento che venne abbandonato alla fine del Bronzo Tardo (fase II C). Nei pressi dell'area scavata si trovano in superficie grandi conci del tipo rinvenuto a Kalavassos Ayios Dimitrios e altrove.
A Pano Mandilaris sono state scavate alcune tombe che hanno restituito coppe coniche con la caratteristica decorazione di fasce orizzontali all'interno e all'esterno, e una spirale sul fondo. Le tombe a camera sono del tipo noto anche a Palaipaphos, con panchine su entrambi i lati di una depressione che va dallo stòmion al punto centrale della camera. Il sito documenta anche una vasta attività metallurgica (mantici per ceramica e scorie di rame, come anche un lingotto votivo di bronzo). Questo deve essere stato uno dei van insediamenti lungo la valle del fiume Kouris che serviva come via di trasporto del rame dalle miniere del Troodos. Una tomba del Bronzo Tardo II, scoperta di recente a c.a 3 miglia a S di Alassa, offre una base a questa ipotesi.
Con gli sconvolgimenti nell'Egeo, verso il 1200 a.C., e con la parallela situazione in Asia Minore, il Mediterraneo orientale divenne teatro di grandi movimenti di profughi in cerca di una nuova patria. La loro presenza nel Mediterraneo orientale è avvertita talvolta pacificamente ma spesso in maniera violenta. Nei documenti egiziani, questi profughi sono denominati «Popoli del mare». Le località fortificate di Maa-Paleokastro e Pyla-Kokkinokremos, entrambe scavate dal Dipartimento delle Antichità, sono esempi eloquenti dell'atmosfera non facile che si respirava a C. verso la fine del XIII sec. e i primi anni del XII. Sul promontorio di Maa-Paleokastro, sulla costa occidentale nel distretto di Paphos, recenti scavi hanno rivelato un avamposto militare ben fortificato costruito quando era in uso la ceramica del Miceneo III Β, verso l'ultimo quarto del XIII sec. a.C. Questo avamposto fu ì utilizzato per meno di 50 anni e poiché non vi sono tracce di insediamenti precedenti è facile stabilirne l'inizio e la fine. Sono stati osservati due distinti periodi struttivi: il primo legato alla costruzione di un formidabile muro ciclopico, spesso m 3,50-4, eretto per difendere l'insediamento dal mare e dall'interno; vi era anche un edificio, costruito con conci presso la porta della città, per uso amministrativo. Vi erano inoltre altri edifici, con magazzini al pianterreno e vani di abitazione al primo piano, i quali o appartenevano a ragguardevoli personalità o servivano per funzioni amministrative. Questi furono distrutti da un incendio dopo l'introduzione della ceramica micenea III CI (prodotta in loco) verso l'inizio del XII sec. a.C. Nuove case, più piccole e più sobrie, furono costruite sopra le rovine delle abitazioni distrutte. Queste furono abbandonate in un'epoca in cui la ceramica micenea III CI era ancora in uso, in ogni caso prima della metà del XII secolo. Forse gli abitanti si trasferirono gradualmente nel vicino centro urbano di Palaipaphos.
Un secondo avamposto militare è tornato alla luce sulla sommità piatta di una collina a Pyla-Kokkinokremos a NE di Kition. La durata di questo insediamento fu anche più breve di quella di Maa-Paleokastro. Vi è soltanto un pavimento negli edifici lungo i bordi del pianoro, i quali servirono sia da magazzini che da caserma. Si è rinvenuta ceramica dal Miceneo III Β e ceramica locale databile alla fine del XIII sec.; è quasi completamente assente la ceramica micenea III CI. L'insediamento fu abbandonato repentinamente.
Una località situata presso il lago salato di Larnaca, scavata da una missione svedese guidata da P. Åström, ebbe molta importanza durante tutto il Bronzo Tardo. Sono stati scoperti resti di edifici, alcuni dei quali costruiti con conci databili all'inizio del XII sec., e sepolture ricche di gioielleria e vasi di bronzo. Di questa località va menzionata una coppa in argento con un'iscrizione incisa in alfabeto ugaritico, che illustra le relazioni tra C. e la prospiciente costa siriana.
La fine del Bronzo Tardo (fase III B) è documentata da alcune tombe dell'XI sec. scavate dal Dipartimento delle Antichità presso la necropoli di Alaas, a NE di Salamina nella penisola del Karpass. Le tombe sono di tipo miceneo, con un lungo e stretto dròmos e una piccola camera rettangolare; erano usate per sepolture singole. La ceramica è la c.d. Proto-White Painted, o Proto-Bichrome. Essa si basa, come sintassi figurativa, sullo stile del «Granaio» di Micene, ma con evidenti influenze del Levante che indicano i continui contatti con questa regione vicina: è importante notare come in queste tombe sia stata rinvenuta ceramica di origine levantina o siriana.
A Palaipaphos, in località Skales, una vasta necropoli è stata scavata dal Dipartimento alle Antichità; essa documenta il benessere materiale della città nell'XI sec. a.C., con tombe di tipo miceneo, in cui si affiancano cremazione e inumazione, con vasi in metallo, armi e fibule di tipo miceneo. In una tomba di questa necropoli è stato rinvenuto uno spiedo di bronzo con inciso in scrittura sillabica cipriota il nome greco Όφέλτης al genitivo; la forma o-pe-le-ta-u, tipica del dialetto arcadico, richiama la leggenda della fondazione di Palaipaphos a opera di Agapenore, re degli Arcadi, dopo la guerra di Troia. Questa iscrizione costituisce inoltre la più antica testimonianza della lingua greca a Cipro.
Tra il materiale dei secc. XI e X a.C. da Skales vi è una grande quantità di oggetti provenienti dal Vicino Oriente, testimonianza degli scambi commerciali con questa regione in un periodo in cui l'Egeo attraversava una fase di povertà e mancanza di cultura. Durante questo periodo i Micenei devono aver fissato stabilmente il loro dominio nei centri urbani di C. senza che le tradizioni e la cultura locale venissero completamente soppiantate: lo sviluppo della cultura cipriota nei periodi seguenti mostra chiaramente che vi fu un processo di assimilazione.
Nella necropoli di Amatunte sono state scavate c.a 500 tombe databili per lo più al periodo cipriota-arcaico. Alcune, tuttavia, risalgono a quello cipriota-geometrico e dimostrano come questa città fosse prospera prima del- l'VIII sec. a.C. Dall'VIII sec. a.C. il carattere fenicio del materiale rinvenuto nelle tombe è molto forte, con una grande quantità di ceramica importata di eccellente qualità; ma non meno abbondante è la ceramica greca (euboica, cicladica, protocorinzia, orientalizzante).
Nel VI sec. a.C., nella decorazione vascolare di Amatunte si sviluppò un nuovo stile, noto come «stile di Amatunte».
I motivi decorativi sono presi dal repertorio greco e vicino-orientale, ma l'influenza della ceramica attica a figure nere è evidente nell'uso dell'incisione dopo la cottura per la resa dei contorni e dei dettagli dei motivi pittorici. Alcuni pregevoli vasi di questo stile sono stati ritrovati durante i recenti scavi ad Amatunte. Nelle tombe della città sono state rinvenute molte figurine in terracotta; alcune risalgono al periodo protoarcaico cipriota, ma la maggior parte si può datare al VI secolo. Esse comprendono maschere votive antropomorfe e zoomorfe, modellini di santuari e una varietà di figure umane e animali; particolarmente comuni sono i suonatori di tamburino, i cavalieri e i cavalli, come anche le figure femminili nude (sul tipo di Astarte). L'influsso fenicio è evidente, ma si percepisce una rielaborazione locale. Le tombe erano ricche di oggetti di bronzo, oro e ceramica invetriata che dimostrano la straordinaria ricchezza di questa città costiera.
Ad Amatunte è diffuso il culto di Ḥatḥor, la cui testa appare sia nella scultura monumentale (capitelli di calcare per la decorazione di stele) sia nelle arti minori (vasi, gioielli, ecc.). Un capitello ḥatḥorico è stato rinvenuto recentemente: esso può risalire al 500 a.C. circa e tradisce influenze ioniche.
Numerose tombe, databili principalmente ai periodi arcaico e classico, sono state scavate dal Dipartimento alle Antichità a Larnaca (Kition)-Ayios Georghios. I corredi tombali hanno caratteristiche fenicie; sono state rinvenute alcune stele di marmo con epigrafi in alfabeto fenicio.
A Kourion, una missione americana (diretta da D. Buitron) ha compiuto scavi nel témenos arcaico del Santuario di Apollo: su un altare sono state trovate due figurine di toro, rispettivamente in oro e in argento. In depositi vicini furono rinvenute migliaia di figurine di terracotta, principalmente di cavalieri, dei periodi arcaico e classico.
Per il periodo classico, gli scavi condotti a Idalion da una missione americana (diretta da L. Stager e A. Walker) hanno riportato alla luce parte delle mura cittadine e i resti di un grande edificio, forse pubblico. Resti di un santuario del periodo classico sono stati rinvenuti a Tamassos da una missione tedesca diretta da H. G. Buchholz.
Recenti scavi sottomarini, effettuati da una missione francese diretta da J. Y. Empereur, hanno rivelato la grandezza e l'importanza del porto di Amatunte nel periodo ellenistico. Le mura sono conservate fino a una certa altezza; la sua costruzione deve avere avuto inizio nel periodo ellenistico, quando i Tolemei regnavano anche a Cipro. Allo stesso periodo si possono datare le fortificazioni di Nea Paphos, una larga parte delle quali è stata scoperta lungo la zona occidentale della città; esse sono scavate nella roccia naturale con rampe, porte e torri a intervalli. L'importanza di Nea Paphos in età ellenistica e romana, specie quando la città fu la capitale dell'isola, è dimostrata dalla ricchezza delle sue tombe e dalla loro imponente architettura. Scavi recenti hanno riportato alla luce tombe di grandi dimensioni, tagliate nella roccia, note come «Tombe dei Re». Si possono notare influenze occidentali (il tumulo sopra un complesso tombale riecheggia prototipi macedoni) e dall'Egitto, come una tomba del tipo a mastaba scoperta recentemente.
Al periodo ellenistico si può assegnare infine un'area all'aperto con un anello pavimentale in stucco che racchiudeva probabilmente il bosco sacro ad Apollo, nel Santuario di Apollo Hylàtes a Kourion, scavato da una missione americana diretta da D. Soren. Sempre a Kourion è stato scavato uno spazioso ninfeo dove sono state rinvenute alcune sculture di marmo, databili al II sec. d.C. I monumenti più importanti, tra i quali ricchi edifici residenziali, sono venuti alla luce a Nea Paphos. Uno di questi, noto come «Casa di Teseo», è notevole per la sua grandezza e per l'eccellenza dei pavimenti musivi con cui era decorato. Il mosaico rappresenta Teseo, Arianna e tutte le dramatis personae all'interno di un labirinto (III sec. d.C.); una tarda composizione (V sec.) raffigura inoltre il primo bagno di Achille. I mosaici più belli furono rinvenuti in un vano presso la facciata orientale della «Casa di Teseo», noto come «Casa di Aion»; essi sono databili al IV sec. d.C. e sono formati da pannelli con scene mitologiche, relative per lo più alla vita di Dioniso. La loro iconografia ha un significato religioso e filosofico, in quanto è un tentativo di rinascita pagana in un periodo in cui il Cristianesimo stava imponendosi come religione dominante. L'influenza della filosofia neoplatonica è ovvia. Una seconda villa con mosaici, nota come «Casa di Orfeo», è stata scavata a O della «Casa di Teseo». Un pavimento raffigura Orfeo fra gli animali, in altre scene si vedono un'amazzone a cavallo ed Eracle che combatte il leone.
Altri resti di età romana, fra cui il Tempio di Afrodite, sono stati scoperti sull'acropoli di Amatunte (missione francese diretta da P. Aupert e A. Hermary). Nella città di Amatunte sono venuti alla luce una possibile agorà e quello che sembra un altare monumentale. A Kourion, una missione americana diretta da D. Soren ha scavato una casa tardo-romana distrutta durante i terremoti del IV secolo.
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