Vedi CIPRO dell'anno: 1959 - 1973 - 1994
CIPRO (v. vol. ii, p. 628)
Neolitico. Per questo periodo non vi sono stati scavi o scoperte, ma un importante contributo è stato offerto dalle più precise datazioni per mezzo del Carbonio 14.
La fase più antica della cultura neolitica si data ora nella prima parte del VI millennio (Neolitico I A: 58oo a. C.) e il centro più rappresentativo per questo periodo è costituito dai depositi preceramici di Khirokitia.
Calcolitico. - La fase iniziale del periodo Calcolitico I è ora assegnata al 3000 circa a. C. e quella della cultura di Erimi al 2800 circa a. C. La ricognizione archeologica in superficie ha permesso di individuare molti nuovi centri neolitici, oltre a quelli già noti, soprattutto lungo la costa settentrionale, ma nessuno di questi è stato ancora scavato. L'arte calcolitica cipriota si è arricchita di un certo numero di idoli di steatite, soprattutto dalla regione di Paphos. Particolarmente notevole è un idolo doppio a due figure, una maschile ed una femminile, con una disposizione cruciforme. La spedizione britannica delle Università di Birmingham e di Edimburgo, diretta da T. Watkins, ha scavato fino al 1965 parte dell'abitato calcolitico di Philia, nella località Drakos, nel distretto di Nicosia. Non si è ancora arrivati a mettere in luce resti architettonici, ma la località ha dato una ricca messe di ceramica, soprattutto dipinta a vernice rossa lucida su fondo bianco. Lo stile della decorazione assomiglia a quello della ceramica calcolitica di Erimi, ma con un maggior numero di varianti in uno stile esuberante locale.
Età del Bronzo. Il primo periodo del Bronzo è ancora noto principalmente da tombe, le quali in gran numero sono state scavate in questi ultimi anni. Particolarmente fruttuosi gli scavi delle necropoli già note di Dhenia e di Limassol, come anche di quella nuova vicino ad Aghirda. Alcune forme vascolari nuove hanno arricchito la già infinita varietà della ceramica del Bronzo Antico.
Le scoperte più importanti riguardanti il periodo del Medio Bronzo sono state fatte dalla Spedizione dell'Università di Melbourne, sotto la direzione di J. R. Stewart, nella località di Palaealona, vicino al villaggio di Karmi nel distretto di Kyrenia. In una tomba del Medio Cipriota I (1800-1750) è stata scoperta una tazza piccola, policroma, dello stile di Kamares che si aggiunge al piccolo numero delle importazioni minoiche a C. trovate soprattutto lungo la costa settentrionale.
Sulla parete laterale del dròmos di un'altra tomba scavata nella roccia del Medio Cipriota I si è trovata scolpita crudamente nella tenera roccia una figura femminile alta m 1. Anche la facciata della tomba è scolpita a somiglianza dell'esterno di una casa, richiamando alcune tombe del Medio Cipriota scavate a Vounous.
Utili ricerche cronologiche sono state condotte nel ben noto centro del Medio Bronzo a Kalopsida, dove P. Aström dell'Università di Lund ha scavato una trincea nella quale ha trovato 260 piccoli vasi ovviamente appartenenti ad un magazzino vicino ad una casa.
La Sezione Archeologica del Dipartimento delle Antichità di C. ha rintracciato i resti di un'importante fortezza del Medio Cipriota posta su un colle vicino al villaggio di Krini nel distretto di Kyrenia. La fortezza è naturalmente protetta su tre lati dalle pendici rocciose e precipiti, mentre sul lato N, che è accessibile, presenta un massiccio muro con bastioni costruito di blocchi non lavorati di calcare: questo muro è rinforzato da un altro più interno parallelo. Questi resti sono conservati fino ad una altezza di m 2. Si aggiungono a quelli delle ben note fortezze del Medio Cipriota di Nitovilda e Nikolidhes, riflettendo le condizioni turbolente che prevalsero nel Mediterraneo orientale in seguito alle invasioni degli Hyksos.
Il periodo su cui si è fatta maggior luce attraverso scoperte e ricerche archeologiche in questi ultimi anni è certamente quello del Tardo Bronzo. Questo è dovuto sia al nuovo impulso agli studî micenei dopo il deciframento della Lineare B, sia al ruolo importante che C. ha avuto come soglia tra l'Oriente e l'Egeo durante la seconda metà del II millennio.
Enkomi. La Missione Francese diretta da C.F.A. Schaeffer ha continuato gli scavi su larga scala nella città del Tardo Bronzo. Una delle costruzioni più importanti fra quelle scoperte nell'area della città abitata, è un santuario che inizia nel Tardo Cipriota II C (XIII sec. a. C.) e continua ad essere in uso fino alla fine della vita della città, verso la metà dell'XI sec. a. C. Il santuario misura m 16,50 × 10 e presenta altari sacrificali e banchine per offerte; ha restituito una straordinaria messe di oggetti, fra i quali molte statuette fittili, due grandi centauri bicefali con corpo animalesco di toro e teste umane, un gran numero di bucrani e una statuetta di bronzo massiccio alta cm 35, raffigurante un dio con un perizoma, che ha un elmo cornuto e schinieri e tiene la lancia e lo scudo. Sta su una base a forma di lingotto e lo Schaeffer l'ha identificato con il dio di Alasia, protettore delle miniere di rame dell'isola. Non c'è dubbio che questo santuario successe a quello vicino del primo dio cornuto, la cui statua bronzea fu trovata negli scavi del Dipartimento delle Antichità nel 1958.
Altre importanti scoperte ad Enkomi comprendono una tomba ad alveare costruita di mattoni crudi, la prima di questo tipo trovata a Cipro. La ceramica più recente trovata nella tomba, che sfortunatamente era stata violata, è del XIII sec. a. C. Sono state trovate tre altre tombe a camera costruite di blocchi squadrati di calcare di un tipo noto anche da Ras Shamrah-Ugarit.
Estesi scavi nel quartiere occidentale della città e lungo le mura hanno messo in luce la porta occidentale e la via che vi conduceva da E. Ora si può avere un'idea più precisa del reticolato straordinariamente regolare delle strade cittadine che si incrociano ad angolo retto come nella moderna urbanistica.
Altre ricerche nella città hanno messo in luce costruzioni dell'inizio della sua fondazione, che risale al periodo del Medio Bronzo.
Tra gli oggetti isolati trovati durante gli scavi del 1967 sono da ricordare un ripostiglio di bronzi comprendente spade del tipo Name II, strumenti e statuette di animali e figurine umane. L'oggetto più importante è peraltro un cilindro di argilla cotta, inciso su tutta la superficie prima della cottura con fini segni del sillabario cipro-minoico. Questo testo, composto di più di centocinquanta segni, costituisce un'importante aggiunta al piccolo numero di preziose tavolette iscritte già trovate ad Enkomi. La scrittura ciprioto-minoica rimane ancora indecifrata.
Kition. Scoperte fortuite nel luogo dell'antica Kition (Larnaca) sulla costa meridionale dell'isola hanno portato all'identificazione nel 1959 di una grande città con la sua necropoli, databile nel Tardo Bronzo. Scavi in larga scala intrapresi dal Dipartimento delle Antichità di C. in molte parti della città hanno dato i seguenti risultati.
Prima dello stabilirsi della città del Tardo Bronzo il luogo era occupato da una necropoli del Bronzo Antico della quale si sono scavate varie tombe. Nel Tardo Cipriota II sorse una fiorente città nella quale si fondeva il rame, come si deduce dalle notevoli istallazioni sui pavimenti delle officine. La città venne fortificata con un muro di mattoni crudi di cui si sono trovate tracce e con bastioni di blocchi squadrati di calcare costruiti contro le mura a certi intervalli. Le stanze delle case cittadine sono impiantate a forma di ???SIM-70??? intorno ad un cortile aperto rettangolare, che veniva usato anche come sepolcreto familiare, esattamente come ad Enkomi. Alcune di queste tombe a camera sono state scavate e il materiale restituito indica il benessere di questa città, dovuto probabilmente al commercio con i paesi del Vicino Oriente. Senza dubbio dal suo porto veniva esportato il rame.
Oltre ad una grande quantità di ceramica micenea trovata in queste tombe, in parte decorata nello stile pittorico levanto-miceneo, è da ricordare anche l'oreficeria, soprattutto diademi frontali decorati a sbalzo, orecchini, anelli, brattee per coprire la bocca; inoltre collane auree, di vaghi di cornalina e di faïence, vasi di alabastro, oggetti d'avorio fra cui una piccola pisside a forma di vasca, e bronzi di ogni genere, armi, strumenti, vasi. Sono particolarmente da menzionare i sigilli a cilindro, scarabei, vasi di faïence, tutti quanti attestanti un influsso egizio e indizio della principale via del commercio tra Kition e il Vicino Oriente.
Ci sono le prove che almeno alcune di queste tombe furono saccheggiate nel tardo XIII sec. dai nuovi abitanti, e il loro corredo fu gettato fuori delle camere. Proprio fuori una di queste si è trovato un notevole rhytòn conico di faïence: è alto cm 28; la base è perduta, la superficie è coperta da uno spesso strato di smalto azzurro su cui è applicata la decorazione, sia in vernice nera e gialla, sia in smalto rosso incassato. La superficie è suddivisa in tre fasce orizzontali: la superiore decorata con tre animali correnti, due tori e una capra; la mediana con un gruppo di due cacciatori di tori e l'inferiore è riempita con spirali ricorrenti disposte verticalmente. Lo stile rivela una mescolanza di elementi egei e orientali secondo la moda in voga durante il XIII sec. nel Vicino Oriente. È una notevole opera d'arte unica nel suo genere.
Verso la fine del XIII sec. una catastrofe si abbatté sulla città. Le fortificazioni in mattoni crudi caddero e così pure le case che furono coperte da uno spesso strato di detriti. Si costruì una nuova cinta di mura sul culmine dei resti dei mattoni crudi della precedente; la fondazione fu fatta ora con grosse pietre su due file, un muro ciclopico simile a quello di Enkomi: i bastioni rettangolari furono restaurati e mantenuti. Si costruirono nuove case con un impianto diverso sopra alle rovine delle case del Tardo Cipriota III, alcune in blocchi squadrati, come gli edifici pubblici di Enkomi. Questa attività coincise con l'introduzione di un nuovo stile ceramico nell'isola, il Miceneo III C: 1, di cui un gran numero di vasi è stato trovato sui pavimenti delle nuove case. Fu introdotto ovviamente dal continente greco e si può associare ai primi colonizzatori achei. Ben presto tuttavia, dopo un intervallo di non più di trent'anni, queste case furono distrutte, probabilmente in seguito ad un'invasione dei cosiddetti Popoli del Mare. Non ci furono peraltro grandi cambiamenti nell'urbanistica e la vita seguitò senza alcuno speciale avvenimento fino alla fine del XII sec., quando apparve un nuovo stile ceramico, noto con il nome di ceramica con la prima vernice bianca (Proto-White Painted Ware), che si può associare con quella dello Stile del Granaio di Micene. Deve essere stato introdotto dalle nuove ondate di coloni achei, che probabilmente si rifugiarono a C. dopo la invasione dorica. Durante il secondo venticinquennio dell'XI sec. una catastrofe dovuta probabilmente a un fenomeno naturale (un terremoto?) mise fine alla città del periodo del Bronzo. Uno spesso strato di mattoni crudi sigillò la Proto-White Painted Pottery sulla strada che corre parallelamente alle mura della città e lungo i bastioni rettangolari. Ma mentre altre città del Tardo Bronzo, come Enkomi, che erano state ugualmente colpite da questa catastrofe, furono abbandonate, Kition venne ricostruita dopo solo pochi anni di abbandono. Nuove case furono costruite sopra la distrutta città del Tardo Bronzo tanto all'interno quanto all'esterno delle mura, che caddero in disuso. Abbondante ceramica del Cipriota-Geometrico I è stata trovata sui pavimenti delle nuove case quando queste furono distrutte circa 50 anni dopo la loro costruzione. Sembra che la città del Cipriota-Geometrico I sia stata abbandonata, o perché il suo porto interno s'insabbiò, oppure perché i Fenici cominciarono a frequentare l'isola e si stabilirono a Kition in una nuova città vicina al mare, che gradualmente si sostituì all'antica.
Il luogo della città del periodo del Bronzo, tuttavia, vicino alle mura della parte settentrionale, non fu completamente abbandonato. Fu costruito un imponente tempio misurante circa m 20 × 30, con enormi ortostati, dentro la città in rovina, verso l'8oo a. C. La ceramica detta di Samaria trovata sul suo primo pavimento indica che possa trattarsi di un tempio fenicio, costruito, come a Cartagine, fuori della parte principale della città. Il tempio continuò ad esistere fino alla fine del periodo classico. Sono stati trovati accanto al tempio molti bòthroi contenenti offerte votive, ma è troppo presto per definire l'impianto architettonico. Si è scoperto soltanto il muro settentrionale per una certa estensione e si sono messe in luce due file di basi di colonne in pietra che corrono da E a O.
Scoperte recenti hanno chiarito meglio il periodo di transizione dal Tardo Bronzo all'Età del Ferro. Comprendono un importante gruppo di tombe da Kouklia (Palaepaphos) che contengono un notevole kàlathos dipinto nello stile pittorico. Ma la scoperta più importante di questo periodo dal punto di vista archeologico e storico è quella della necropoli dell'XI sec. a. C. e del luogo della città nel settore meridionale di Salamina dove una Missione della Università di Lione, diretta da J. Pouilloux e da G. Roux, ha condotto scavi dal 1964. Risulta ora chiarito che in un certo momento durante il secondo venticinquennio dell'XI sec. a. C. fu fondata una città vicino al mare sulle colline vicine all'estuario del fiume Pedieos e intorno alla area del porto naturale. Ad E di questa primitiva città di Salamina era la necropoli di cui fu scoperta una tomba nel 1965, che ha restituito una straordinaria massa di vasi e di oreficerie, databili nella prima metà dell'XI sec. a. C. Abitazioni dello stesso periodo sono state rintracciate in saggi di scavo e possiamo quindi ora parlare di una città che successe ad Enkomi quando gli abitanti di quest'ultima cominciarono gradualmente a spostarsi per stabilirsi più vicino al mare. L'abbandono di Enkomi e la costruzione della nuova città di Salamina possono esser dovuti all'insabbiamento del porto della prima e alle calamità conseguenti al disastro naturale che, come abbiamo visto, distrusse la città del Bronzo. La scoperta dell'antica Salamina conferisce un fondamento concreto alla leggenda di questa città che fa di Teucro il fondatore dopo la guerra di Troia.
Ulteriori scoperte importanti sono state fatte nella necropoli dei periodi Tardo Geometrico e Arcaico a Salamina, dove il Dipartimento delle Antichità di Cipro ha condotto scavi fin dal 1962, nella pianura tra il bosco di Salamina e il Monastero di S. Barnaba ad Ovest.
Le tombe più antiche e più importanti si datano alla fine dell'VIII sec. a. C. e furono usate anche per una o due sepolture durante il VII sec. a. C. Hanno una camera rettangolare costruita di blocchi regolari squadrati di notevoli dimensioni; in alcuni casi ci sono soltanto due enormi blocchi sovrapposti dentro i quali è scavata la camera. Generalmente in fronte alla camera c'è un propileo pavimentato comunicante con il dròmos che si trova ad un livello inferiore per mezzo di quattro gradini. Il dròmos costituisce una delle caratteristiche più importanti nella architettura della tomba. È largo da 10 a 15 m e lungo dai 15 ai 20 m, leggermente in discesa verso i gradini del propileo, con un pavimento cementato. Una di queste tombe era coperta alla sommità con un tumulo di terra alto m 10 e del diametro di m 50. Nonostante che le camere di tutte queste tombe fossero state saccheggiate, il dròmos ha offerto ancora molti elementi indicativi per lo studio dei riti funerarî. La caratteristica principale del rito funebre in queste tombe è costituita dal sacrificio di cavalli o di asini nel dròmos; questi erano ovviamente gli animali che conducevano il carro con il quale il defunto veniva trasportato alla tomba. Nella maggior parte dei casi questi animali si sono trovati aggiogati al carro, ma la cassa o il corpo di questo, spesso risultano mancanti; può essere stato distaccabile ed essere stato trasportato dentro la camera insieme con il corpo del defunto. Gli animali hanno tutti i loro finimenti: due di bronzo o d'avorio, un frontale, un pettorale e uno o due pendagli decorativi laterali. Hanno generalmente una decorazione sbalzata con animali e figure umane in varie composizioni. I carri erano in gran parte di legno. Sono di molti tipi: carri a quattro cavalli, carri a due cavalli e carri senza cassa con un semplice piano. Erano costruiti di legno che ha lasciato l'impronta nel suolo, come il timone e l'asse, ma tutte le parti metalliche si sono conservate in situ. Versando del gesso nelle impronte è stato possibile ottenere le dimensioni e la forma delle varie parti del veicolo. Oltre alla decorazione usuale del carro si sono trovati sul timone di molti carri ornamenti bronzei a forma di fiori con nove o più petali. Questi, insieme alle altre parti metalliche sui cavalli, devono essere stati usati soltanto nelle cerimonie funebri. Nella più ricca di queste tombe, la Tomba 79, scoperta nel 1966, uno dei carri era decorato con chiodi monumentali a forma di figura bronzea di guerriero stante sul collo di una sfinge. La lunghezza di tutto il chiodo era di circa cm 50.
Oltre ad una grande anfora e ad altri vasi trovati nei dròmoi di queste tombe, molti altri oggetti sono stati recuperati dei quali sono da ricordare: una punta di lancia in ferro con l'impressione dell'asta lignea, uno scudo bronzeo, due turcassi, una spada di ferro incrostata d'argento, il tutto trovato associato ad uno dei carri. Nel dròmos della Tomba 79, già ricordata, sono stati trovati due lebeti bronzei, dei quali uno è decorato tutt'intorno con protomi di otto grifi e quattro sfingi barbate a doppia faccia. Le scoperte più notevoli in questa tomba erano costituite tuttavia dagli oggetti di avorio tra i quali va particolarmente ricordato il trono; è fatto d'avorio e rivestito tutto di placche di avorio alternativamente lisce e lavorate, la spalliera era ricoperta di una sottile sfoglia aurea. Vicino al trono erano le placche di avorio di un letto, e una gamba di avorio massiccio, varie placche scolpite, delle quali una raffigura una sfinge, un'altra un fiore di loto composito. Queste due placche hanno anche una decorazione inserita di pasta policroma. Altre placche scolpite decorate di pasta vitrea azzurra rappresentano fiori stilizzati e altre scene egittizzanti. Senza dubbio questi avorî, che hanno strette somiglianze con quelli dal Palazzo di Nimrud, sono stati eseguiti in un centro della Siria settentrionale specializzato nella suppellettile di lusso destinata all'esportazione nelle corti del Vicino Oriente.
Queste tombe sono state dette "reali". Non nel senso che erano tutte tombe di re (sono sette in tutto), ma senza dubbio tombe di nobili e, alcune di esse, come la Tomba 79, di veri dinasti. Sono tutte raggruppate insieme in un'area intorno al tumulo già ricordato. Altre tombe appartenenti ai comuni cittadini sono state trovate inoltre in un'altra area della necropoli; sono scavate nella roccia e hanno un corto dròmos a gradini che scende alla camera. Sono state ininterrottamente in uso dal periodo arcaico al tardo periodo classico come tombe di famiglia. L'elemento singolare nella loro architettura è costituito da un muro di blocchi squadrati trovato intorno all'area di ciascuna tomba. In molti casi si sono trovati i roghi funerari vicino alla superficie in associazione con queste tombe. In questi roghi si sono recuperati molti oggetti votivi, fra cui piccoli vasi, incensieri, figurine di terracotta, semi carbonizzati, cereali, frutta, ecc. Si sono trovate anche sepolture di fanciulli dentro giare, generalmente più in superficie.
Nel 1966 lo scavo di un grande tumulo vicino al villaggio di Enkomi, ma dentro il perimetro della necropoli di Salamina, ha messo in luce quello che è stato interpretato come un cenotafio del re Nicocreonte, l'ultimo re di Salamina. Consiste in un tumulo di terra, alto m 10 e del diametro di m 50, che ricopre un'esedra costruita in mattoni crudi. L'esedra, lunga m 17, larga m 11,50 e alta m 1, con quattro gradini su ciascun lato coperti di gesso, in modo da dar l'impressione di un edificio in marmo. Un grande rogo era stato fatto al centro dell'esedra, intorno al quale erano state erette su basi lignee statue modellate in argilla. Frammenti di queste statue si sono raccolti fra i resti del rogo, tra cui quattro teste maschili e una femminile. Delle teste maschili due sono ritratti, e probabilmente ritratti dei membri della famiglia reale. Sappiamo che Nicocreonte e la sua famiglia si suicidarono e che furono seppelliti sotto le rovine del loro palazzo incendiato nel 311 a. C., avendo preferito morire piuttosto che arrendersi a Tolemeo. Il rogo può essere stato offerto dai Salamini per espiazione in favore delle anime dei morti. Oltre alle statue, numerosi altri oggetti sono stati recuperati, fra i quali oreficerie (la maggior parte fusa in globuli aurei per il calore), bracciali di scudi decorati con ornamenti floreali e leoni affrontati, alàbastra di argilla dorata o di alabastro e una gran quantità di cereali carbonizzati e di mandorle.
Soloi. Nell'area dell'antica città di Sobi, sulla costa settentrionale dell'isola, sono stati intrapresi scavi dal 1964 da parte di una Missione Canadese dell'Università Laval di Quebec, diretta da J. des Gagniers. Questa è la prima volta che, dopo gli scavi della Missione Svedese di Cipro, una ricerca archeologica su larga scala viene intrapresa in questa zona. Saggi sono stati fatti nella necropoli, sulla pendice sud-orientale dell'acropoli della città e nella città stessa a N del colle dell'acropoli verso il mare. Nella necropoli sono state scavate quindici tombe a camera che vanno dalla fine del Geometrico al periodo classico. Oltre alla ricca messe di vasi, si è trovato un gran numero di piccoli oggetti nelle tombe, soprattutto oreficeria e pendagli di faïence. Di particolare importanza è la scoperta nel dròmos di una tomba di uno scheletro di un bove (?), evidentemente sacrificato in onore del morto.
Nella città una trincea di saggio ha raggiunto i livelli del Cipriota-Arcaico. In un'altra area vicina al teatro romano di Sobi è stata scoperta una basilica cristiana primitiva, il cui pavimento a mosaico sembra in buone condizioni.
Palaepaphos. Nell'area di Palaepaphos corrispondente al moderno villaggio di Kouklia, una Missione Tedesca dell'Istituto Archeologico Germanico di Berlino, diretta da G. F. Maier, ha ripreso dal 1965 gli scavi iniziati ed interrotti circa 15 anni fa da una Missione Inglese. L'area prescelta è il Colle Marcello, a NE del villaggio di Koukiia, dove la Missione Inglese aveva scoperto resti di opere di assedio e di fortificazione di Palaepaphos. Il tumulo dell'assedio persiano del 497 a. C. è stato ulteriormente investigato. Sappiamo ora che il tumulo fu ricostruito e usato nel primo periodo ellenistico.
Nella località di Kaminia, vicina all'area della porta, operazioni di livellamento hanno messo in luce parte di quella che potrebbe esser la cinta di mura della città. Vicino si sono trovati i resti di una tomba a camera parzialinente distrutta. I pochi vasi trovati in essa sono del Miceneo III C: 1.
Kato Paphos. Una Missione Polacca dell'Università di Varsavia, diretta da K. Michalowski, ha condotto scavi dal 1965. Benché lo scavo sia ancora limitato a trincee di saggio, si hanno elementi archeologici sufficienti per datare la fondazione della città di Nea Paphos nel IV sec. a. C. Nell'area, che sembra occupata da un edificio pubblico (soltanto parzialmente scavato fino ad ora), si sono trovate molte statue in marmo del periodo romano, fra cui un Esculapio, un Dioniso, un Eracle e un Satiro.
Non lontano da questo luogo e dentro i limiti di Nea Paphos il Dipartimento delle Antichità ha scavato a partire dal 1962 una villa romana di grandi dimensioni. Gli ambienti principali, disposti intorno ad un atrio con peristilio, e i corridoi della villa hanno pavimenti a mosaico di fine qualità con scene mitologiche greche, processioni dionisiache, scene di caccia, ecc. Appartiene alla villa un interessante mosaico che presenta Piramo, Tisbe e Dioniso seduto, vestito di himàtion e coronato di vite, con accanto la ninfa Akme. Al centro è rappresentato Icario (v. vol. iv, pag. 81), che guida un carro tirato da buoi, mentre all'estrema destra appaiono due figure maschili, sommariamente vestite.
In un altro ambiente figurano Posidone e Amymone; in un terzo, Apollo, Dafne e Peneios. La data di questi mosaici può essere il III sec. d. C. La villa è costruita su resti di un importante edificio ellenistico. Le monete, tutte fior di conio, datano dal periodo di Tolemeo V Epifane fino a Tolemeo XI e ad Alessandro I, cioè dal 204 all'88 a. C.
Kourion. Il Dipartimento delle Antichità ha intrapreso dal 1963 al 1967 scavi nello stadio che giace a mezza strada tra il tempio di Apollo Hylàtes e l'acropoli di Kourion. Un primo scavo condotto dal Museo dell'Università di Pennsylvania nel 1939 aveva definito i limiti di questo edificio. Questo stadio, l'unico finora scoperto a C., ha la forma normale ad U con tre ingressi. La lunghezza totale è di 230 m e la larghezza di m 35. Fu costruito nel periodo romano, forse nel II sec. d. C., e continuò a funzionare fino a circa il 400 d. C. Poi fu sfruttato per generazioni come cava di pietra.
Il Dipartimento delle Antichità di Cipro ha inoltre ripreso dal 1967 gli scavi nel luogo dell'acropoli di Kounon, che erano stati interrotti dopo la morte nel 1954 del direttore della Missione Americana che li aveva iniziati, G. McFadden. I resti architettonici finora scoperti sembrano appartenere a stanze di un edificio pubblico con annesso stabilimento termale. Sono venuti in luce alcuni fini pavimenti a mosaico del III sec. d. C. raffiguranti gladiatori. Da ricordare particolarmente la scoperta di una testa marmorea di un satiro, opera di periodo romano (II sec. d. C.?).
Salamina. Nel settore settentrionale del luogo della città di Salamina, dove il Dipartimento delle Antichità sta conducendo scavi su larga scala fin dal 1952, sono venuti in luce estesi edifici pubblici, oltre al già noto ginnasio con le spaziose terme. Ricordiamo particolarmente il teatro, scoperto nel 1959. Fu distrutto da terremoti durante il IV sec. d. C. e anche da cercatori di pietre, ma ne rimane abbastanza per una parziale ricostruzione. Ha una capacità di circa 15.000 posti a sedere, con una spaziosa orchestra (diametro di 27 m) e una scena lunga 40 m. Benché ben poco resti delle file originarie di gradini della cavea, si è potuto calcolare che devono essere stati più di cinquanta. La frons scaenae deve essere stata monumentale, decorata con colonne di marmo, statue ed iscrizioni, cadute durante i terremoti del IV sec. e i cui frammenti si sono trovati mescolati alle macerie e alle pietre.
Nel ginnasio si è completamente ripulito l'edificio termale dietro il portico orientale, con due frigidaria, tre sudatoria e un caldarium. I sudatoria e il caldarium hanno nicchie sulle pareti decorate con mosaici e affreschi databili alla fine del III sec. d. C. All'angolo SO della palestra del ginnasio si sono trovate le latrine del periodo romano. Hanno sedili per 44 persone, disposti a semicerchio, con un completo sistema di canalizzazioni. Altre statue di marmo sono state trovate nelle macerie che riempivano gli ambienti dietro i portici della palestra, e datano al II sec. d. C.
Bibl.: H. W. Catling, Cyprus in the Neolithic and Bronze Age Periods (The Cambridge Ancient History, revised edition of Volumes I & II), Cambridge 1966; P. Dikaios, A Conspectus of Architecture in Ancient Cyprus, in Kypriakaì Spoudaì, 24, 1960; id., A Guide to the Cyprus Museum3, Nicosia 1961; R. Stillwell, Kourion - The Theatre, in Proceedings American Philosophical Society, 105, 1 febr. 1961; P. Dikaios - J. R. Stewart, The Swedish Cyprus Expedition, vol. IV (IA), The Stone Age and the Bronze Age in Cyprus, Lund 1962; V. Karageorghis, Treasures in the Cyprus Museum, Nicosia 1962; id., Ten years of Archaeology in Cyprus, 1953-1962, in Arch. Anz., 1963; id., Chronique des fouilles et decouvertes archéologiques à Chypre (rapporto archeologico annuale su Cipro dal 19578 in poi), in Bull. Corr. Hell.; id., Nouveaux Documents pour l'Etude du Bronze Recent à Chypre, in Etudes Chypriotes, III, Parigi 1965; id., Recent Discoveries at Salamis (Cyprus), in Arch. Anz., 1966; id., Sculptures from Salamis, I, Nicosia 1964; V. Karagheorghis - C. C. Vermeule, Sculptures from Salamis, II, Nicosia 1966; V. Karaeorghis, Excavations in the Necropolis of Salamis, I, Nicosia 1967; R. Scranton, The Architecture of the Sanctuary of Apollo Hylates at Kourion, in Transactions American Philosophical Society, vol. 57, 1967, parte 5; P. Dikaios, Enkomi, Excavations 1948-58, voll. I e II a-b, Magonza 1969.