Ciprigna
. Una sola volta nell'opera dantesca (Pd VIII 2 la bella Ciprigna) Venere è indicata con questo appellativo, derivatole dall'isola di Cipro, ove era particolarmente venerata (cfr. Ovidio Met. X 270 " Festa dies Veneris tota celeberrima Cypro ").
Di Venere come divinità pagana e del culto che le veniva reso, assieme alla madre Dione e al figlio Cupido, parla appunto diffusamente D. nelle prime tre terzine del canto VIII del Paradiso, per mettere in evidenza il grave errore in cui era incorso il paganesimo che aveva bensì creduto all'influsso esercitato dal cielo di Venere sulla vita terrena, ma lo aveva limitato al solo ambito dell'amore sensuale.
Con il nome più comune di Venere, la dea pagana è citata ancora: come madre di Amore in Cv II V 14 (v. CUPIDO), come colei che avvelena con la passione carnale in Pg XXV 132 (v. ELICE) e che rimane a sua volta vittima di una folle passione per Adone in Pg XXVIII 65. V. VENERE.