DIVINI, Cipriano
Figlio di Tardozzo, nacque a San Severino Marche (Macerata) nel 1603; proveniva da una famiglia benestante di artigiani originari della vicina Elcito; fu pittore, attivo prevalentemente a San Severino.
Un suo avo, Domenico Indivini, fu celebre intarsiatore (cfr. Aleandri, 1893), mentre il fratello del D., Eustachio, fu eccellente matematico. Nel corso del secolo XVI avvenne la trasformazione del cognome da Indivini a Divini (infatti Tardozzo si firma per la prima volta in un documento del 7 nov. 1586, in qualità di consigliere comunale, con il nome di "Divinus"); il cambiamento fu dovuto al significato magico a cui il vecchio-cognome alludeva; gli indovini predicavano la buona.e la cattiva sorte, e infatti la Fortuna è rappresentata nello stemma della famiglia Divini.
Il D. fu maestro di Paolo Marini, "che però gli passò innanzi nell'arte" (L. Lanzi, Storia pittorica ... [1808], a cura di M. Capucci, I, Firenze 196 8, p. 415).
La sua prima opera firmata e datata "Ciprianus de Divinis a Sanseverino 1636" si trova nella chiesa di S. Valentino a Casteldilago (Terni) e rappresenta la Madonna e il Bambino con santi (s. Anna a destra; a sinistra s. Pietro Martire e s. Carlo Borromeo genuflessi). Nel 1640 fece stampare a Roma, dedicandola al card. G. B. Pallotta, una Pianta prospettica di San Severino che si potrebbe definire "a volo d'uccello", in quanto la città è vista da un punto ideale situato in alto a nord, sull'altura prospiciente le porte di S. Domenico e Collina.
Nella rappresentazione gli unici elementi che denotino un certo qual intento artistico sono il busto del santo vescovo, protettore della città, il titolo inscritto nell'elegante cartiglio in alto, i due scudi, con lo stemma del cardinale G. B. Pallotta l'uno, e con lo stemma della città l'altro. L'alzato degli edifici è schernatico, la pianta non ha certo esattezza geometrica, le isole di case sono disegnate in modo convenzionale e molto approssimativo e non mancano altri minori difetti come, ad esempio, il disordine nei numeri delle diverse indicazioni toponomastiche sulla pianta.
Altre opere attribuite dal Ranaldi (1837) al D. sono: ad Ugliano (San Severino) nella chiesa di S. Paterniano, all'altare di destra, una, Madonna con santi, pittura assai mediocre; a San Severino, nella sacrestia della chiesa di S. Francesco di Paola (già S. Severino al ponte), S. Vittorino e s. Severino offrono la città alla Vergine, in cui sono ben delineati i vestiti e i volti dei santi, mentre il segno si indurisce nei lineamenti della Madonna e soprattutto del Bambino. L'opera più apprezzabile, a detta del Talpa (ms.) e del Ricci (1834), è lo Sposalizio di s. Caterina nella chiesa omonima a San Severino, firmato e datato 1662.
Un'altra opera, firmata e datata 1667, si conserva nell'antico duomo di San Severino sull'altare della cappella dei Servanzi Collio e rappresenta i Ss. Vittorino e Severino tra due angeli. Secondo Servanzi Collio (in Ranaldi, Memorie [ms.]) i quadri rappresentanti la Vita dei Ss. Vittorino e Severino, dipinti tutti dal D. per detta cappella, erano dieci; oggi è possibile vederne cinque (oltre quello del duomo) nel palazzo Ruggeri (eredi dei Servanzi Collio). Essi rappresentano L'elemosina ai poveri dei Ss. Vittorino e Severino, Il transito per il fiume Potenza del corpo di s. Severino, La consacrazione di s. Severino, S. Vittorino e s. Severino tra due angeli e infine La morte di s. Vittorino. Presso la raccolta Ranaldi si trovano un Autoritratto e un Ritratto del fratello Vincenzo, ambedue firmati e datati (1674).
Morì a San Severino Marche il 4 febbr. 1686.
Fonti e Bibl.: San Severino Marche, Bibl. comun., ms. 31: G. Ranaldi, Memorie di pittori, scultori, intagliatori, architetti sanseverinati, I, 2, cc. 139-146; Ibid., ms. 8: G. Talpa, Mem. della antica e nuova città di Settempeda detta oggi Sanseverino, libro VI, p. 706; B. Gentili, Dissertazione sopra le antichità di Settempeda ovvero San Severino, Roma 1742, p. 89; A. Ricci, Mem. storiche delle arti e degli artisti della Marca di Ancona, II, Macerata 1834, pp. 372, 379; G. Ranaldi, Mem. stor. di S. Maria del Glorioso, Macerata 1837, p. 51; D. Valentini, Il forestiere in San Severino, San Severino 1868, p. 35; M. Guardabassi, Indice-guida dei monumenti pagani e cristiani... nella provincia dell'Umbria, Perugia 1872, p. 75; V. Aleandri, Prospetto cronologico della vita e delle opere del M. Domenico Indivini da San Severino, in Nuova Riv. misena, VI (1893), p. 72; Id., Nuova guida di San Severino, San Severino 1898, p. 67; O. Marcaccini, Indivini-Divini, in L'Appennino camerte, 1969, n. 47, p. 3; R. Paciaroni-O. Ruggeri, San Severino Marche, contributi per una storia da rifare, San Severino 1981, pp. 49-54; O. Ruggeri, Note per il IV cent. della città di San Severino..., San Severino 1986, pp. 10 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IV, p. 339.