cioè
. 1. Delle 35 attestazioni della Vita Nuova, una sola è in poesia, nel sonetto ne lo quale - come dice D. - io salutasse tutti li fedeli d'Amore (III 9) porgendo salute in lor segnor, cioè Amore (III 10 4): la glossa introdotta dal nesso esplicativo c. conferisce un tono solenne, dottrinario, all'allocuzione, dalla quale i fedeli d'Amore sarebbero stati sollecitati a rescrivere suo parvente, a scrivere cosa giudicassero della visione di Dante. Una volta occorre e ciò è, XV 8.
Nelle Rime è attestato 4 volte, 2 delle quali nella canzone Poscia ch'Amor (LXXXIII) - una delle Rime allegoriche o dottrinali a fianco delle canzoni accolte nel Convivio -, ancora in forma di glossa (LXXXIII 12 con nome di valore, / cioè di leggiadria; 80 là 'v'è più vertù richesta, / cioè in gente onesta / di vita spiritale; per una struttura analoga in prosa, cfr. Vn XLI 7 intendere là ove lo pensero mi trae, cioè a la sua [di Beatrice] mirabile qualitade); una in CV 5, nel grave sonetto Se vedi li occhi miei, a precisare in qual modo D. prega il Signore che...di tal piacere i svaghi; / con la... dritta man, cioè, che paghi / chi la giustizia uccide; e una, con grafia ‛ ciò è ', in CIII 33.
Non compare nelle canzoni del Convivio, e una sola ne è l'attestazione nella Commedia: If XXXIII 20 quel che non puoi avere inteso, / cioè come la morte mia fu cruda, / udirai.
2. Invece, c. è frequente non tanto - come si è detto - nelle prose della Vita Nuova, quanto nel Convivio, ove ritorna 322 volte, 6 delle quali con grafia ‛ ciò è '. La funzione esplicatica di c. si presenta come ampliamento di un concetto espresso in modo approssimativo da un pronome o un aggettivo prolettico, come in Vn XLI 5-6 Ne la terza dico quello che vide, cioè una donna onorata là suso... Ne la quarta dico come elli la vede tale, cioè in tale qualitade, che io no lo posso intendere: a questo punto D., nell'approfondimento dei passaggi logici, esplicita ulteriormente il suo pensiero, anticipando il seguito del discorso con un deciso cioè a dire (scil. che lo mio pensero sale ne la qualitade di costei in grado che lo mio intelletto no lo puote comprendere).
Cfr. anche XXIII 8 pareami che donne la covrissero, cioè la sua testa, con uno bianco velo; e particolarmente XXIX 3 se... lo fattore... de li miracoli è tre, cioè Padre e Figlio e Spirito Santo... questa donna... era uno nove, cioè uno miracolo, la cui radice, cioè del miracolo, è ... la mirabile Trinitade.
Se in questi casi l'uso di c. corrisponde e rivela insieme la struttura allegorico-analogica della forma espressiva di D., in altri c. funge semplicemente da chiarimento, forse per i lettori grossi, da ‛ chiosa ', insomma (cfr. XXV 9 Virgilio... dice che Iuno, cioè una dea nemica de li Troiani), o risolve un'allegoria (XV 8 la... vista pietosa è distrutta, cioè non pare altrui), svela il senso recondito di un nome (XXIV 4 io mossi lo imponitore del nome a chiamarla così Primavera, cioè prima verrà lo die che Beatrice si mosterra) o spiega un termine tecnico e dotto (XXIX 1 in quello anno de la nostra indizione, cioè de li anni Domini). In altri casi ancora c. fa da ponte dall'immagine al concetto, come in XXXVIII 5 l'una parte chiamo cuore, cioè l'appetito; l'altra chiamo anima, cioè la ragione, o, inversamente, dal concetto all'immagine, come nel suo ritornare persino nell'ultima frase della Vita Nuova (XLII 3 la mia anima se ne possa gire a vedere la gloria de la sua donna, cioè di quella benedetta Beatrice), quasi con un'eco prosastica e individuale del saluto iniziale, nel sonetto del cap. III sopra citato (v. 1). La frequenza di c., si osservi, comincia a farsi più intensa dal cap. XXIV: negli ultimi 18 capp. le attestazioni di c. sono 26 contro le 8 di quelli precedenti.
3. Anche nel Convivio c. è indice di un'allegoria, come in I I 15 questo pane, cioè la presente disposizione, VII 11 Questo signore, cioè queste canzoni, e soprattutto II I 15 la sua allegoria, cioè la nascosa veritade, I 6 senso... anagogico, cioè sovrasenso (cfr. II X 1 l'anima, cioè l'antico pensiero che si corruppe, III XV 12 sua biltà, cioè moralitade; IV XXII 16 Questo angelo... dice a ciascuna di queste sette, cioè a qualunque va cercando beatitudine ne la vita attiva... ma... dicalo a li discepoli e a Piero, cioè a coloro che 'l vanno cercando... che in Galilea li precederà: cioè che la beatitudine precederà noi in Galilea, cioè ne la speculazione).
C. sviluppa un concetto anticipato in forma provvisoria (I XI 11 per fuggir lo contrario, cioè di non esser tenuti [maestri]) o semplicemente introduce la sostituzione di una parola con un'altra (I XI 2 viltà d'animo, cioè pusillanimità), a volte in un seguito di elucidazioni (II III 7 Cristallino, cioè diafano, o vero tutto trasparente; e cfr. VI 9 diafano, cioè trasparente; VII 5 ' Soave ' è tanto quanto ‛ suaso ', cioè abbellito, dolce, piacente e dilettoso; XI 7 radi... cioè pochi; XIV 1 la Galassia, cioè quello bianco cerchio che lo vulgo chiama la Via di Sa' Iacopo; III II 18 chiamati ne la grammatica ‛ amenti ' e ‛ dementi ', cioè sanza mente; V 13 diurno, cioè del die e de la notte; VII 17 da etterno, cioè etternamente; VIII 12 sanza cachinno, cioè sanza schiamazzare come gallina; XIII 8 facundia, cioè ... bene parlare; IV IV 4 Monarchia, cioè uno solo principato; VII 8 non valente, cioè vile; VII 14 pentangulo, cioè la figura che ha cinque canti; XV 3 lo primo generante, cioè Adamo; XV 8 lo figlio di Iapeto, cioè Prometeus; XVII 8 Prudenza, cioè senno; XX 5 in schiatta, cioè in istirpe; XXII 4 ‛ hormen ', cioè appetito d'anima naturale; XXIII 14 li gentili, cioè li pagani; XXIII 15 la sesta ora, cioè lo mezzo die; XXVII 5 prudente, cioè savio). Un concetto precedente viene riassunto da una parola tecnica, posposta a c., in III XI 5 ‛ amatore di sapienza '... cioè ‛ filosofo ', o precisato da una definizione, come in IV VI 11 voluptade... cioè diletto sanza dolore. Anche il trasferimento analogico di concetti e il loro ampliamento viene introdotto da c., ad es. in III III 11 la quinta e ultima natura, cioè vera umana o, meglio dicendo, angelica, cioè razionale; II 9 Questo amore, cioè l'unimento de la mia anima con questa gentil donna; IV XXVIII 16 dice Marzia... " Mentre che in me fu lo sangue ", cioè la gioventute, " mentre che in me fu la maternale vertute ", cioè la senettute... " feci e compiei li tuoi comandamenti ", cioè a dire che l'anima stette ferma a le civili operazioni... " E tolsi due mariti ", cioè a due etadi fruttifera sono stata; XXVIII 17 " Ora... a te mi ritorno, non essendo più da dare ad altro sposo "; cioè a dire che la nobile anima, cognoscendosi non avere più ventre da frutto, cioè li suoi membri sentendosi a debile stato venuti, torna a Dio.
Forma rafforzata di c., oltre a ‛ c. a dire ' (I VIII 6, IV XXVIII 16), è ‛ c., dico ', II VI 6. In II VI 5, III XV 15, IV VII 13 alla forma ‛ c. è a dire ', che ritorna anche in II VII 5 e IV VI 18, corrisponde un forte rilievo definitorio, aprendo didascalicamente la frase questo sentenzioso sintagma (se ne osservi anche la grafia disgiunta, ‛ ciò è ').
Riferito al passato, c. si presenta nella forma coniugata ‛ ciò fu ' (la ritroviamo, ad es., nel Guinizzelli [II 417], al plurale ‛ ciò furo '; in Lapo Gianni [O Morte 60] e nel Compagni [I 3], al singolare ‛ ciò fu ') soltanto in I X 10 quelli che trasmutò lo latino de l'Etica - ciò fu Taddeo ipocratista -, e II V 4 La prima cosa e lo primo secreto che ne mostrò, fu una de le creature predette: ciò fu quello suo grande legato che venne a Maria.
4. Delle 3 attestazioni di c. nel Fiore, due sembrano un'eco parodistica di espressioni stilnovistiche (IX 9 que' che ti farà gittar in vano, / ciò è Amor; CII 2 mia compagna, / ciò è madonna Costretta-Astinenza) e una introduce il nome e specifica le caratteristiche di un personaggio del romanzo (CXXXIX 9 una lingua fiera / ... mi fa molto dottare, / e ciò è Malabocca maldicente: in questo verso c. è preceduto dalla congiunzione e, come soltanto in Vn XV 8; v. sopra, I.).