RINUCCINI, Cino
RINUCCINI, Cino (Rinuccino). – Nacque a Firenze intorno al 1350, da Francesco, ricco mercante e uomo politico, e da Filippa di Filippozzo de’ Bardi (Ricordi storici..., 1840, p. 126; Collezione genealogica Passerini..., c. 25, riporta la data 1352).
I Rinuccini discendevano da un ramo dei Ricasoli; tra gli antenati, il guelfo Lapo di Rinuccino mallevadore nella pace del cardinale Latino (Ricordi storici..., 1840, p. 61). Il padre di Rinuccini (1316-1381) fu tra gli uomini più ricchi e influenti di Firenze: cavaliere, fu creditore del Comune, nel 1377, di 14.574 fiorini d’oro (Martines, 1961, p. 80) e ambasciatore presso le più importanti corti dell’epoca. Nel 1376, inviato a Genova, portò con sé il figlio Cino; nel 1381 lasciò ai suoi eredi, oltre a numerose proprietà, circa 180.000 fiorini d’oro (Aiazzi, 1840, pp. 110-121). Ebbe oltre a Cino anche due figlie, Giovanna e Filippa (p. 119), e altri cinque figli: il primogenito, Giovanni, fu priore di libertà nel 1381 e capitano del popolo nel 1382, Iacopo fu cavaliere, Tommaso pievano a S. Martino di Vado, Andrea partì con Lionardo di Niccolò Frescobaldi per la Terrasanta e lì morì nel 1384, Simone fu imprigionato nel 1398 per insolvenza (Martines, 1961, p. 82).
La prima testimonianza di un’attività pubblica di Rinuccini risale al 1381, quando si immatricolò nell’arte della lana (continuando dunque l’attività commerciale del padre). Il presunto suo disinteresse nei confronti della vita politica cittadina – almeno fino ai primi anni del Quattrocento – fu forse dovuto al bando che dal 1387 al 1391 impedì a tutti i Rinuccini di esercitare cariche pubbliche, avendo essi preso parte al tumulto dei Ciompi (pp. 84 s.). Solo nel 1404, immatricolato ormai all’arte dei medici e degli speziali, Rinuccini ricoprì la sua prima carica pubblica di console (ufficio che rivestì con una certa regolarità nei successivi anni; cfr. Archivio di Stato di Firenze, Arte dei medici e speziali, 46, cc. 33r-38v; cfr. Witt, 1970, p. 134).
Nel 1390 Rinuccini pagò con i fratelli una prestanza di 1500 fiorini (la seconda più alta di tutta la città, cfr. Martines, 1961, p. 81), e l’anno seguente da solo altri 100.5 fiorini (Archivio di Stato di Firenze, Prestanze, 1310, c. 29v). Ciò ha fatto pensare che Rinuccini fosse uno degli uomini più ricchi di Firenze (Martines, 1961, p. 83). Nel dicembre del 1397 ottenne tuttavia dai Priori una riduzione sulle imposte, troppo elevate per le sue capacità finanziarie, nella misura di circa 50 fiorini (Archivio di Stato di Firenze, Provvisori, Registri, 86, cc. 313r-315r; Prestanze, 1682, c. 3r; e per il testo Martines, 1961, p. 79). Alcuni anni più tardi (1409), correndo il rischio di essere incarcerato per prestanze non pagate, Rinuccini rinnovò la richiesta; dalla provvisione si apprende che aveva accumulato debiti a causa del naufragio di tre navi (Archivio di Stato di Firenze, Provvisori, Registri, 98, cc. 68v-69r; Martines, 1961, p. 89), non si sa se di sua proprietà, con una perdita di 10.000 fiorini (forse il valore del carico).
In precedenza (tra il 1388 e il 1400) aveva stipulato polizze assicurative con compagnie che facevano capo a Francesco Datini (53 lettere autografe, e 54 assicurazioni; cfr. Ceccarelli, 2007, pp. 73-102).
Le scarse notizie sull’attività culturale e letteraria di Rinuccini sono state incrementate da recenti ricerche sulla scuola di retorica di S. Maria in Campo, in funzione a Firenze nel 1386. Nel manoscritto II.IV.311, della Biblioteca nazionale di Firenze, furono trascritte, alla fine del XIV secolo, le esercitazioni di retorica di alcuni allievi della scuola (tra questi Roberto de’ Rossi, amico di Coluccio Salutati e di Leonardo Bruni e probabile destinatario di un sonetto di Rinuccini (n. XXXVII, cfr. v. 9: «Onde, Ruberto mio, con mente pura»), e nella rubrica del primo esercizio l’allievo Laurentius Francisci scrisse il nome del suo insegnante: «Cino d(omi)nj francisscj de Guidettis», ove Guidettis è riscritto («con il solo dubbio della prima lettera») su [R]inuccinis (Tanturli, 1976, p. 626).
Riferimenti al magistero esercitato da Rinuccini sono rintracciabili, sempre secondo Giuliano Tanturli, nella tenzone con Pippo di Franco Sacchetti, che lo invita ad abbandonare le «danze» per ritornare a insegnare «l’etica» («dialettica», secondo un altro codice) agli «scolari».
Le rime di Rinuccini sono tramandate quasi esclusivamente da codici derivati dalla Raccolta aragonese, la perduta silloge di rime toscane messa insieme tra il 1476 e il 1477 da Lorenzo de’ Medici. Nei versi riecheggiano i toni e i modi della più illustre tradizione volgare (Francesco Petrarca occupa un posto di rilievo, cfr. III, v. 1 «il mio Petrarca»), motivo per cui la critica espresse nei suoi confronti il giudizio negativo che si è sempre riservato agli epigoni (sulla fortuna critica: C. Rinuccini, Rime, a cura di G. Balbi, 1995, pp. 23-29). Cino fu tuttavia un abile sperimentatore dal punto di vista metrico, si cimentò infatti in molti generi. Il corpus delle rime comprende 3 canzoni, 38 sonetti, 8 ballate, 2 madrigali e una sestina. A questi testi si sommano due sonetti di corrispondenza esclusi dalla silloge del Magnifico (ovvero: la tenzone con Pippo Sacchetti e la doppia risposta – di dubbia attribuzione – al sonetto di Neri Carini L’arco, la corda, i grevi colpi e doppi). La prima attestazione a stampa delle rime risale al 1554, quando alcuni testi vennero parafrasati da Mario Equicola nel Libro di natura d’Amore (cfr. C. Rinuccini, Rime, cit., p. 75).
Rinuccini fu tra i primi intellettuali fiorentini – con Salutati e Bruni – a rendersi interprete, tra il XIV e il XV secolo, di una nuova lettura repubblicana della storia di Firenze (Baron, 1970, p. 103). Ha infatti un certo valore storico la sua Risponsiva (in volgare, forse da un originale latino; ms. 313 della Biblioteca Moreniana di Firenze) all’Invectiva in Florentinos di Antonio Loschi (favorevole a Gian Galeazzo Visconti). Con tono sprezzante e sarcastico Rinuccini difese gli ideali della Repubblica e della libertà comunale (messi in pericolo nel 1397 dalla guerra contro i milanesi), sostenendo che Firenze era la legittima erede di Roma repubblicana. Stilò inoltre un lungo elenco di illustri cittadini fiorentini: letterati, teologi, pittori e mercanti («perché non solo l’arme, ma la mercanzia amplificano la Repubblica», Moreni, 1826, p. 245).
Di seguito alla Risponsiva è conservata (cc. 13v-15r), adespota e anepigrafa, l’Invettiva di Rinuccini contro i calunniatori di Dante, Petrarca e Boccaccio (anch’essa probabilmente un volgarizzamento; cfr. anche i mss. Laurenziani, 90 sup. 63 e 90 sup. 135). Il testo – di grande importanza per quanto riguarda la fortuna dantesca e petrarchesca alle soglie del XV secolo – offre una «descrizione particolareggiata del pensiero e della condotta dei literati fiorentini» dell’epoca (Baron, 1970, p. 315). Il dibattito tra sostenitori e detrattori delle tre corone coinvolse personalità come Salutati e Niccolò Niccoli (Lanza, 1972, pp. 92-100; C. Rinuccini, Rime, cit., pp. 34 s.). Tuttavia, secondo Domenico De Robertis (1966), la polemica letteraria non era che il pretesto per denunciare il disimpegno civile di alcuni intellettuali contemporanei: quella di Rinuccini, «in fondo, era una posizione da umanista» che rimproverava a un certo tipo di cultura di essere «staccata dalla vita attiva, non “impegnata”» (p. 373). Rinuccini non dovette essere insensibile alla nascente cultura umanistica (come si evince dal manoscritto Ottob. lat. 1156 della Biblioteca apostolica Vaticana): nel 1383 si fece infatti trascrivere una copia delle Genealogie deorum gentilium di Boccaccio (Stefanizzi, 2005, p. 111).
Morì a Firenze nel 1417, probabilmente di peste, e fu sepolto in S. Croce nella cappella di famiglia (Ricordi storici..., 1840, p. 128).
Risiedette nel quartiere di S. Croce, nel Gonfalone del Bue; ma nel 1411 partecipò allo squittinio per l’adiacente Gonfalone delle Ruote (Witt, 1970, p. 134). Sposò Elisabetta di Filippo di Alamanno Adimari, dalla quale ebbe quattro figli: Francesco, Iacopo, Filippo e Nera (che andò in sposa a Bardo de’ Bardi; cfr. Ricordi storici..., 1840, p. 127).
Opere. La Risponsiva è edita in D. Moreni, Invectiva Linii Colucii Salutati in Antonium Luschum Vicentinum, Firenze 1826, pp. 199-250 (poi in A. Lanza, Firenze contro Milano, Anzio 1991, pp. 187-197); l’Invectiva in Giovanni da Prato, Il Paradiso degli Alberti, a cura di A. Wasselofsky, Bologna 1867, II, pp. 303-316, e in A. Lanza, Polemiche e berte letterarie nella Firenze del primo Quattrocento, Roma 1972, pp. 261-267; le poesie in C. Rinuccini, Rime, a cura di G. Balbi, Firenze 1995.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Prato, Fondo Datini, Atti e documenti diversi, Fondaco di Pisa, 121, 122, 124; Atti e documenti diversi, Fondaco Firenze, 166, 176 s., 179, 182-187, 191, 193 s., 177-199, 201, 203, 211, 215, 219 s., 222 s., 225-227, 229, 231-236, 238, 243, 245, 249, 257, 259 s.; 266-268, 272, 278, 281-284; Atti e documenti diversi, Fondaco Genova, 354; Fondaco di Pisa, Carteggio ricevuto dal fondaco proveniente da Firenze, 103460-103473, 103510-103512, 103474-103509, 1000041 s.; Firenze, Biblioteca nazionale, Collezione genealogica Passerini, vol. 8; Ricordi storici di Filippo di C. R., a cura di G. Aiazzi, Firenze 1840; M. Barbi, La raccolta Aragonese, in Studi sul Canzoniere di Dante, Firenze 1915, pp. 217-326; E. Li Gotti, C. R. e il ‘Dolce Stil Novo’, in Restauri trecenteschi, Palermo 1947; L. Martines, Nuovi documenti su C. R. e una nota sulle finanze della famiglia Rinuccini, in Archivio storico italiano, CXIX (1961), pp. 77-90; D. De Robertis, L’esperienza poetica del Quattrocento, in Il Quattrocento e l’Ariosto, Storia della letteratura italiana, diretta da E. Cecchi - N. Sapegno, Milano 1966, p. 373; H. Baron, La crisi del primo Rinascimento italiano: Umanesimo civile e libertà repubblicana in un’età di classicismo e di tirannide, Firenze 1970, pp. 81-115, 309-319; R. Witt, C. R.’s Risponsiva alla Invettiva di Messer Antonio Lusco, in Renaissance Quarterly, XXIII (1970), 2, pp. 133-149; G. Tanturli, C. R. e la scuola di Santa Maria in Campo, in Studi medievali, s. 3, XVII (1976), pp. 625-674; G. Marrani, ‘Trassinar minciabbi’, accertamenti sulla tenzone C. R. - Pippo Sacchetti, in Lingua nostra, LXIII (2002), pp. 22-27; S. Stefanizzi, C. R. e la «Risponsiva» ad Antonio Loschi in difesa di Firenze, in Letteratura, verità e vita. Studi in ricordo di Gorizio Viti, a cura di P. Viti, Roma 2005, pp. 107-128; G. Ceccarelli, Cittadini e forestieri nel mercato assicurativo di Firenze (secc. XIV-XVI), in Identità cittadina e comportamenti socio-economici tra Medioevo ed età moderna, a cura di M.G. Muzzarelli et al., Bologna 2007, pp. 73-102; P. Viti, La «Florentina Libertas» e l’ideologia antitirannica, in Coluccio Salutati e Firenze. Ideologia e formazione dello Stato, a cura di R. Cardini - P. Viti, Firenze 2008, pp. 151-157.