CINI, Giovanni (Giovanni della Pace), beato
Nacque a Pisa, probabilmente intorno al 1270, da umile famiglia; per vivere, infatti, si arruolò come soldatus o stipendiario al servizio del Comune di Pisa. Ancora giovane - sicuramente prima del 1295 - entrò nell'Ordine dei frati della penitenza, o Terz'Ordine francescano, non rinunciando tuttavia alla professione delle armi e conducendo ancora, sembra, una vita poco edificante.
La vera conversione del C. all'ideale evangelico fu determinata sicuramente da un avvenimento eccezionale. Ne sono testimonianza sia il sorgere di leggende intorno ad essa -rivelatrici di un avvenimento non comune, ma che tuttavia devono ritenersi false, in quanto si riferiscono a episodi posteriori alla morte di Giovanni - sia un lascito testamentario (1391) di Parasone Grasso, operaio dei duomo di Pisa, a favore della Compagnia di S. Giovanni Evangelista affinché si dipingesse nella sede della Compagnia la "historia fratris lohannis soldati". L'affresco, eseguito in osservanza alle disposizioni testamentarie, è andato perduto (già nel 1689 se ne scorgevano solamente alcune tracce); ciò non consente di stabilire con precisione l'episodio che fu causa della conversione. del Cini. Il Barsotti identifica tale episodio con l'attentato che fu perpetrato l'8 ott. 1296 da Ciommeo Cappone della famiglia dei Lanfranchi, aderente alla fazione dell'arcivescovo Ruggiero, ai danni dell'amministratore generale dell'arcivescovo eletto di Pisa Teodorico. Alcuni documenti riferiscono che faceva parte degli attentatori un soldato che aveva vestito l'abito dei frati della penitenza, probabilmente il C.; la conversione Sarebbe maturata nel carcere, in cui egli sarebbe stato rinchiuso per il misfatto.
Dopo la conversione definitiva il C. dedicò la sua vita allassistenza dei bisognosi. Già prima del 1312 egli non era più allo stipendio del Comune di Pisa come soldato ed è certo che già nel 1305 godeva fama di uomo pio, poiché in quell'anno fu designato tra le dodici persone spirituali che, elette a vita, potevano intervenire direttamente negli affari della Pia Casa della misericordia. Era questa una fondazione assistenziale di Pisa, di cui il C. fu uno dei promotori e i cui statuti furono approvati il 16 marzo 1305 dall'arcivescovo fra' Giovanni di Polo. Il C. ricoprì più volte cariche direttive della Pia Casa fino al 1319, anno in cui non compare più tra. i componenti della magistratura di quell'istituto: evidentemente in quel periodo egli si ritirò dalla vita pubblica per vivere da eremita.
Non si conosce il luogo che il C. scelse come eremo, ma esso doveva trovarsi nelle vicin, anze di Pisa. Nella città infatti la fama intorno alla sua persona crebbe rapidamente e un gran numero di fedeli che volevano seguire il suo esempio si riunirono sotto il nome di fraticelli della penitenza; ad essi fu affidata la custodia del romitorio di S. Maria della Sambuca, presso Livorno, in cui nel 1332 lo stesso C. si trasferì, fondandovi, sembra, un ospedale per poveri e pellegrini. In seguito, il C. trascorse gli ultimi anni della sua vita nel romitorio di S. Giovanni Evangelista in Porta Pacis (da cui fu comunemente chiamato Giovanni della Pace) a Pisa. fondandovi probabilmente la Compagnia e l'oratorio dei disciplinati di S. Giovanni Evangelista: fondazione che ebbe il compito.di assistere spiritualmente e materialmente i bisognosi che si vergognavano di mendicare pubblicamente.
Il C. morì in questo romitorio, in una cella che si racconta egli avesse fatto murare, lasciando aperta solamente una finestrella; ignoto è l'anno della sua morte.
Fu sepolto nel camposanto di Pisa presso la porta Maggiore, in un'arca marmorea pagana riadattata; più tardi (1387 0 1388)la tomba fu decorata da un affresco di Antonio Veneziano, raffigurante il beato attorniato da quattro angeli. Il culto del C., sorto subito dopo la sua morte, fu approvato da Pio IX il 10 sett. 1857;la sua festa viene celebrata il 12 novembre. Alcune reliquie del beato, una volta conservate nell'oratorio della Compagnia dei disciplinati di S. Giovanni Evangelista, soppressa da Pietro Leopoldo I di Toscana nel 1785, si trovano nella chiesa di S. Anna a Pisa;. il suo'corpo, dopo la beatificazione, fu portato nella chiesa di S. Francesco a Pisa, dove è tutt'ora conservato nella cappella della sacrestia.
Nella tradizione storiografica il C. è stato spesso confuso con un omonimo, anchegli terziario francescano, nato a Pisa nel 1353, di professione pellicciaio, sposato e con figli. Ciò ha fatto riferire la conversione dei beato ad avvenimenti a cui, per la loro datazione, avrebbe potuto prendere parte il C. pellicciaio.
Fonti e Bibl.:S. Ciampi, Notizie ined. della sagrestia Pistoiese de' belli arredi del Campo Santo pisano, Firenze 1510, p. 102; Il beato G. della Pace, nobile pisano, Roma 1856; G. Sainati, Vite dei santi, beati e servi di Dio nati nella diocesi pisana, Pisa 1884, pp. 218-226; S. Barsotti, Promemoria sul beato G. della Pace, Pisa 1901; Id., Un nuovo fiore serafico, il beato G. C. confessore pisano soldato ed eremita, Quaracchi 1906; Butlers' lives of the saints, a cura di H. Thurston-D. Attwater, IV, New York 1956, p. 326; Encicl. ecclesiast., II, p. 145;, Lex. für Theologie und Kirche, V, p. 1021; Bibliotheca Sanctorum, III, coll. 1257 s.; Enc. catt., III, p. 1679.