cingere (cignere)
Le due forme del verbo, quella di tipo latineggiante e l'altra toscana (o meridionale), convivono in D. con perfetto equilibrio e senz'ombra di discriminanti semantiche.
Transitivo, con valore proprio di " circondare ", " delimitare all'intorno ", " abbracciare ": If IV 24 [il Limbo] primo cerchio che l'abisso cigne; VIII 43 Lo collo poi con le braccia mi cinse; IX 32 [la palude stigia] cigne dintorno la città dolente; XVIII 11 per guardia de le mura / più e più fossi cingon li castelli; XXXI 8 la ripa che 'l cinge dintorno, cioè " l'argine che circonda l'ultima bolgia "; Pd XXVIII 23 pare appresso / alo cigner la luce che 'l dipigne / quando 'l vapor che 'l porta più è spesso, nella luministica immagine dell'alone che circonda da vicino l'astro (luna meglio che sole) che coi suoi raggi lo suscita e colora, quando è più fitta la nebbia che lo costituisce.
Per " avviluppare ", e quindi " travolgere ", in Pg V 129 poi [il fiume] di sua preda mi coperse e cinse.
Nella peculiare accezione di " attorniare rapidamente ", è tipico della terza cantica e dei suoi celesti tripudi: XXIII 96 [Gabriele] cinsela e girossi intorno ad ella [Maria]; XXIV 152 [s. Pietro] benedicendomi cantando, / tre volte cinse me; XXVIII 27 quel moto [del Cristallino] che più tosto il mondo cigne, " che più rapido si volge intorno alla terra ".
Ellitticamente, " circondare, recingere con un cingulum humilitatis ", in Pg I 133 Quivi mi cinse sì com'altrui piacque, con allusione all'invito di Catone a Virgilio (vv. 94-95), fa che tu costui ricinghe / d'un giunco schietto.
Col valore singolarissimo di " legare ", " incatenare ", in If XXXI 85 A cigner lui [Fialte] qual che fosse 'l maestro, / non so io dir, ma el tenea soccinto / dinanzi l'altro e dietro il braccio destro / d'una catena, dove il semantema emerge solo dal contesto; oppure anche per " saldare insieme ": XXXII 49 Con legno legno spranga mai non cinse / forte così, su cui riverbera luce l'altro termine del paragone, spesso in D. anticipato: e 'l gelo strinse / le lagrime tra essi e riserrolli (vv. 47-48).
In un valore tecnico-rituale, in Pd XV 140 el mi cinse de la sua milizia, cioè " mi fece cavaliere ", con allusione alla cerimonia dell'ordinazione del cavaliere (o miles), nella quale preminente era il c. la spada ai fianchi del neo-cavaliere. Analoga accezione, in un uso del verbo come riflessivo apparente o improprio, in realtà transitivo con complemento di termine pronominale, nel significato di " indossare su di sé ", " mettersi alla cintura ", " cingersi di ", " porsi addosso ", in Pd VIII 146 Ma voi torcete a la relïgione / tal che fia nato a cignersi la spada, fuori di lettera, " con disposizioni bellicose ". Parallelo a questo l'unico esempio del Detto (366): Amor m'ha cinto il crocco, / con che vuol ched i' tenda, " m'ha cinto l'uncino (arma), che devo stendere ad afferrare ", cioè " m'insegna come debbo operare " (Parodi).
E viceversa neutro, cioè riflessivo senza la particella pronominale, in Pd X 67, con altro ed ellittico significato: così cinger la figlia di Latona / vedem talvolta, quando l'aere è pregno, / sì che ritenga il fil che fa la zona, ossia vediamo la luna " circondarsi " di un alone, allorché l'aria è così satura di vapori da trattenere in sé il raggio che forma intorno ad essa quella particolare cintura luminosa. Riflessivo autentico, con valore di " porsi rapidamente attorno ", " avvolgersi intorno al corpo ", per Minosse, in If V 11 cignesi con la coda tante volte / quantunque gradi vuol che giù sia messa; e non occorre pensare a corrispondenti attorcimenti della coda, quanto piuttosto a successive ripetizioni del gesto.
Nel traslato, per " circoscrivere ", " chiudere ", " includere ", si trova riferito a un " limite d'origine celeste " (Contini), quale l'istinto, in Rime CVI 93 tal cerchio ne cinge / che di là su ne riga. Altrove appare invece connesso all'Empireo, in quanto precinto, cerchio circoscritto solo da Dio, in Pd XXVII 114 e quel precinto / colui che 'l cinge solamente intende; tuttavia altri interpreti spiegano che Dio " cinge con essi gli altri cieli ".
Al passivo, in senso proprio, il participio passato si configura in primo luogo nella dittologia cinta ed ornata, " stretta alla vita da una cintura " (Vn II 3); mentre nella Commedia presenta un valore intermedio fra " fasciato ", " circondato ", " avvolto " e " adorno ", ma quasi sempre dedotto al piano aggettivale. Così, in If IX 40 con idre verdissime eran cinte; XVI 106 Io avea una corda intorno cinta; Pg XXX 31 sovra candido vel cinta d'uliva / donna m'apparve; XXXIII 78, ove Beatrice esprime il desiderio che D. porti in terra almeno un'esile traccia delle sue parole, come ricordo del viaggio compiuto, per quello / che si reca il bordon di palma cinto: come il pellegrino riporta a casa il bastone di viaggio ornato di palma; Pd XV 112 Bellincion Berti vid'io andar cinto / di cuoio e d'osso, " con una cintura di pelle grezza, con fibbia d'osso ".
Ellissi pregnante in If XXVII 68 fui cordigliero, / credendomi, sì cinto, fare ammenda, cioè " col vestirmi di quel cordiglio che funge da cintura nell'abito dei francescani ".
Traslato, per " avvolto ", " oppresso ", " confuso ", in If III 31 E io ch'avea d'error la testa cinta: accezione più o meno valida anche nei confronti della variante orror, accantonata con un certo rispetto dall'edizione Petrocchi (Introduzione 168-169); e così in Pg VII 114 [Carlo d'Angiò] d'ogne valor portò cinta la corda, " fu adorno d'ogni virtù ": cfr. " Accinxit fortitudine lumbos suos " (Prov. 31, 17) e " et erit iustitia cingulum lumborum eius, et fides cinctorium renum eius " (Is. 11, 5).
Sostantivato, in senso proprio ma con immediato riverbero morale, in If XXVII 93 quel capestro / che solea fare i suoi cinti più macri, " quel cordiglio francescano che un tempo soleva consumare nelle penitenze coloro che se ne rivestivano ". In If VIII 45 si cinse è variante di s'incinse (cfr. Petrocchi, ad l.).