CINETECA
Luogo di raccolta e collezione sistematica di film a scopo di conservazione, restauro e consultazione. In contrapposizione alla pratica seguita dai produttori, intesa alla distruzione delle copie dei film ormai fuori distribuzione per ricavarne sostanze chimiche da riutilizzare nella fabbricazione di emulsioni fotografiche, all'inizio degli anni Trenta gruppi di appassionati o, in alcuni casi, organismi pubblici si dedicarono alla raccolta di vecchie pellicole nella consapevolezza, dapprima incerta e confusa, poi sempre più chiara e distinta, che il cinema non fosse "un divertimento da iloti" (G. Duhamel, 1929) ma costituisse un bene culturale, una testimonianza preziosa della civiltà del ventesimo secolo, una forma di linguaggio e quindi un'arte.
Da questa pratica collezionistica nacquero le prime c.: nel 1933 a Stoccolma, nel 1934 a Berlino, nel 1935 a Londra, New York e Milano, nel 1936 a Parigi, poi, soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, in molti altri paesi, molto spesso su iniziativa degli stessi governi. L'intervento statale si è reso necessario dalla quantità di problemi (economici, tecnici, giuridici, amministrativi) che la gestione e l'esistenza stessa di una c. comportano, nonché dall'esigenza, avvertita in vari paesi, di assicurare per legge la tutela di un patrimonio ormai riconosciuto d'interesse nazionale.
È così che talune legislazioni nazionali (sulla falsariga di quanto avviene per le biblioteche nazionali) hanno previsto l'istituto del ''deposito legale'', che comporta l'obbligo per i produttori di consegnare una copia − e in taluni casi un negativo − di ciascun film prodotto a una c., detta ''nazionale'' o di Stato, che la conserva e può a determinate condizioni riprodurla e diffonderla a fini non commerciali.
In Italia questa incombenza è affidata alla Cineteca Nazionale, creata con l. 29 dicembre 1949 presso il Centro Sperimentale di Cinematografia (Roma), mentre altri due archivi cinematografici (la Cineteca Italiana di Milano e il Museo Nazionale del Cinema di Torino), nati su basi privatistiche ma oggi in gran parte sovvenzionati dallo stato, si dedicano prevalentemente alla conservazione di film del periodo muto e alla collezione di oggetti e documenti inerenti all'evoluzione del cinema e delle sue tecniche. Più recentemente sono sorte in numerosi paesi c. regionali o locali che svolgono anche intensa opera di programmazione culturale. Tra esse si distinguono in Italia la c. comunale di Bologna e quella di Gemona nel Friuli.
La storia delle c., ancorché breve, è ricca di momenti significativi. Fin dagli inizi, consapevoli della loro posizione di debolezza nei confronti dell'industria del film, esse avvertirono l'esigenza di coalizzarsi in un organismo unitario sovranazionale, e diedero vita nel 1938 alla Fédération Internationale des Archives du Film (FIAF), che dopo la 2ª guerra mondiale ha avuto uno straordinario impulso e attualmente raggruppa circa 70 c. o archivi, statali o privati, operanti in oltre 50 paesi di tutti i continenti. Tra i fini principali perseguiti dal movimento cinetecario si possono indicare: l'assistenza tecnica e organizzativa fornita ai paesi in via di sviluppo desiderosi di recuperare e preservare il proprio patrimonio cinematografico; la costituzione di repertori e schedari generali della produzione mondiale dalle origini ai giorni nostri; la determinazione di standard tecnici atti ad assicurare per un tempo illimitato la preservazione di un bene culturale dal supporto fragile, labile e − fino a una certa epoca − altamente infiammabile e perciò pericoloso quale la pellicola cinematografica; le pressioni sui governi nazionali perché sia favorita l'attività svolta dalle c., non diversamente da quanto avviene per le biblioteche e i musei, cui esse debbono oggi sotto tutti gli aspetti essere assimilate.
Bibl.: R. Borde, Les cinémathèques, Losanna 1982.