Cina. Le Dinastie del Nord e del Sud
di Xiaoneng Yang
Convenzionalmente, l'archeologia delle Dinastie del Nord e del Sud include il periodo dei Tre Regni, la dinastia Jin Occidentali, Jin Orientali e le Dinastie del Nord e del Sud, abbracciando un arco cronologico compreso tra il 220 e il 589 d.C. e caratterizzato da frequenti conflitti, dalla formazione e dal rapido declino di regni e dinastie, dalla diffusione di idee religiose di origine alloctona e dall'intensificazione di contatti culturali e commerciali su lunga distanza che interessarono l'intera Asia.
Dagli anni Cinquanta del XX secolo l'archeologia delle Dinastie del Nord e del Sud è divenuta un importante settore di studio che, interessando quasi tutte le regioni, ha consentito di rinvenire abbondanti dati, grazie ai quali le fonti storiche sono state integrate in modo sostanziale. Sull'archeologia del periodo dei Tre Regni hanno gettato luce soprattutto tre scoperte. In primo luogo va citata quella di Yecheng, la capitale di numerose entità politiche della Cina settentrionale dal III al VI sec. d.C., ubicata presso l'odierna Linzhang (Prov. di Hebei) e formata da due città contigue, una a nord e l'altra a sud. La città settentrionale venne fondata nel 204 d.C., nell'epoca Han Orientali, ma acquisì l'impianto rettangolare oggi visibile durante il regno Wei; essa si articolava in un distretto settentrionale, al centro del quale sorgeva il palazzo imperiale, e in un distretto meridionale. L'area palaziale venne progettata e costruita al centro della città settentrionale, sullo stesso asse della porta centrale meridionale e separata dal quartiere della popolazione comune. La pianta della città meridionale, con uffici governativi e residenze comuni, che nel VI sec. d.C. sarebbe divenuta la capitale dei Wei Orientali e della dinastia Qi Settentrionali, sembra derivata da quella della più antica città settentrionale. In secondo luogo si deve citare il rinvenimento (1996) effettuato nel cantiere edile di Zoumalou, al centro della città di Changsha (Prov. di Hunan), di 57 fosse di stoccaggio contenenti, oltre a diverse migliaia di manufatti di bronzo, ferro e ceramica, ben 100.000 tavolette di bambù e legno con iscrizioni eseguite a inchiostro. Si tratta del più importante rinvenimento di documenti che coprono i più diversi aspetti dell'amministrazione del regno di Wu dal 220 al 237 d.C. Il contenuto di tali documenti può essere suddiviso in cinque categorie: certificati, documenti giudiziari, registri dei censimenti residenziali di Changsha, documenti di identificazione privati e ufficiali e libri contabili. Da ultimo occorre segnalare la scoperta a Ma'anshan (Prov. di Anhui) della tomba di Zhu Ran, un ufficiale di alto rango dell'esercito del regno di Wu morto nel 249 d.C.; pur saccheggiata, la tomba conteneva 80 oggetti di lacca e legno laccato con pitture di uno stile di transizione tra quelli dei periodi Han e Jin, oltre ad alcuni vasi di gres a invetriatura ferruginosa (céladon) decorati da complessi motivi.
Le più importanti scoperte a oggi realizzate sulla dinastia Jin Orientali e sulle Dinastie del Sud della Cina meridionale sono costituite dalle tombe imperiali e dalle necropoli di élite. Dal 1965 al 2000 sono stati effettuati scavi nella necropoli di uno dei più potenti ufficiali della dinastia Jin Orientali, Wang Bin, e della sua famiglia, ubicata a Xiangshan (Prov. di Jiangsu); lo scavo di 11 tombe consentì di recuperare circa 300 oggetti funerari di materiali diversi. Dall'epoca della dinastia Jin Orientali alle Dinastie del Sud, i mattoni di rivestimento decorati a stampo divennero importanti elementi decorativi nelle tombe delle famiglie imperiali e aristocratiche nell'area delle odierne città di Nanjing (Nanchino) e Danyang (Prov. di Jiangsu). Le decorazioni murali del periodo dei Jin Orientali sono composte da due o tre mattoni, ma nel periodo delle Dinastie del Sud in alcuni casi si arriva a diverse centinaia di mattoni, che formano complesse decorazioni ispirate a temi taoisti e buddhisti. La più celebre di tali decorazioni parietali, scoperta (1960) in una tomba a Xishanqiao presso Nanjing, è ispirata a un tema caro alla letteratura cinese, quello dei "Sette Saggi del Bosco di Bambù e Rong Qiqi".
Nella Cina settentrionale ha assunto crescente importanza la ricerca sulle evidenze riferibili ai gruppi Xianbei che dominarono la Cina del Nord per un lungo periodo. Nella Provincia di Liaoning sono state scavate oltre 500 tombe, tra cui quelle della necropoli dei nobili Xianbei a Lamadong e la tomba di Feng Sufu a Xiguanyingzi, entrambe nella città di Beipiao. Interi completi da cavalleria rinvenuti in alcune sepolture costituiscono importanti testimonianze dell'equipaggiamento in dotazione all'esercito durante il periodo dei Sedici Regni; altri tipici oggetti Xianbei sono orecchini d'oro e d'argento, placche con motivi zoomorfi, ornamenti per capelli a forma di testa di cervo e un gran numero di strumenti di ferro che evidenziano l'origine nomadica di questa popolazione. I vasi céladon rinvenuti nella necropoli Xianbei attestano l'esistenza di scambi culturali tra le regioni settentrionali e quelle meridionali della Cina. Nel 1965 venne scavata la tomba di Feng Sufu, il fratello minore di uno dei fondatori della dinastia Xianbei degli Yan Settentrionali, morto nel 415 d.C. La tomba ha consentito di rilevare che le sepolture Yan Settentrionali riproponevano pratiche della dinastia Han; in essa sono stati rinvenuti circa 470 oggetti funerari, tra cui un copricapo d'oro, forse il buyaoguan (copricapo con pendenti sospesi) sfoggiato dai membri dell'aristocrazia Xianbei, e un altro esemplare anch'esso d'oro con un'immagine buddhista; un sigillo d'oro con l'iscrizione dei titoli ufficiali di Feng Sufu attesta che gli Yan Settentrionali avevano adottato il sistema di sigilli usato dalla dinastia Han. Cinque oggetti di vetro di fattura iranica o ellenistica, tra cui una ciotola, una tazza e un bicchiere con versatoio, documentano interazioni tra le culture orientali e quelle occidentali.
Il processo di sinizzazione e la ricezione di influssi buddhisti sono stati evidenziati dallo scavo di due tombe della dinastia Wei Settentrionali stabilita dall'aristocrazia guerriera dei Tuoba: si tratta dello Yonggu Lingyuan dell'imperatrice Wenming (m. 490 d.C.) e della tomba del Grande Generale Sima Jinlong (m. 484 d.C.), entrambe nella città di Datong (Prov. di Shanxi). La struttura e la pianta delle due tombe e i beni funerari in esse deposti imitano coeve tradizioni della Pianura Centrale e della Cina meridionale, mentre il vasellame e le statuine raffiguranti cavalieri, cavalli e cammelli di ceramica dipinta o invetriata di grossolana fattura documentano le origini nomadiche e il carattere militaristico dei gruppi Xianbei. Se il mausoleo di Yonggu associa elementi dell'architettura funeraria buddhista e di quella tradizionale, il contenuto delle tombe palesa il carattere interculturale degli stili architettonici imperiali e aristocratici dei Wei Settentrionali.
Mentre nel periodo delle Dinastie del Nord le pitture murali delle tombe aristocratiche sono di fattura relativamente corrente, nel periodo dei Qi Settentrionali esse costituiscono i più alti traguardi artistici dell'epoca. Esemplificative di pitture murali di grandi dimensioni sono invece quelle della dinastia Wei Orientali: ad esempio, la tomba della principessa Linhe di Ruru (Rouran), nella contea di Ci (Prov. di Hebei), morta nel 550 d.C., che ha restituito circa 150 m2 di pitture policrome; nella sepoltura vennero inoltre rinvenute due monete bizantine d'oro (datate 491-518 e 518-527 d.C.), chiara evidenza di contatti tra Oriente e Occidente. Un significativo esempio delle pitture murali dei Qi Settentrionali è costituito da quelle (ca. 320 m2) presenti all'interno della tomba imperiale rinvenuta a Wanzhang (contea di Ci), datata alla metà del VI sec. d.C.; scene dipinte su un'area di circa 200 m2 si sono inoltre conservate nella tomba di Lou Rui a Wangguo (Prov. di Shanxi). Le rappresentazioni murali del periodo delle Dinastie del Nord comprendono cortei, scene di viaggio, guardiani, servitori, fiori, figure e animali mitici, gli Animali delle Quattro Direzioni e i 12 animali dello zodiaco. La pianta, le pratiche funerarie e i beni di corredo documentano interazioni con la Cina settentrionale, meridionale e occidentale e comprendono elementi buddhisti. Le pitture murali dei Zhou Settentrionali, ad esempio quelle nella tomba di Li Xian (503-569 d.C.) a Guyuan (Regione Autonoma di Ningxia Hui), sono meno complesse di quelle dei Qi Settentrionali, ma particolare rilevanza hanno i manufatti dell'Asia Centrale e di quella occidentale presenti nella sepoltura: una brocca d'argento dorato con motivi figurativi proveniente dal Tokharistan (l'antica Battriana) e un anello d'oro e una ciotola di vetro di origine sasanide. Interazioni culturali e scambi interni e internazionali sono inoltre documentati nelle scene dei rilievi dipinti di una porta litica e di un poggiatesta di pietra rinvenuti nel 2000 nella tomba dei Zhou Settentrionali di An Jia, a Kangdizhai (Xi'an). I temi dei rilievi e i tratti fisici dei soggetti raffigurati sono caratteristici dello stile sogdiano e contengono inequivocabili elementi zoroastriani. La Cina nord-occidentale fu un punto nodale lungo la Via della Seta, crocevia dei contatti tra Occidente e Oriente. Nei resti di città fortificate, monasteri buddhisti e necropoli dello Xinjiang Uygur e del Gansu sono stati rinvenuti pregevoli manufatti, molti dei quali importati, altri influenzati stilisticamente dalle culture della Pianura Centrale, dell'Asia Centrale e di quella occidentale fino alle coste del Mediterraneo. Le analisi effettuate su corpi umani naturalmente mummificati hanno permesso di accertare che gli abitanti di quelle città lungo la Via della Seta avevano caratteristiche fisiche simili, sia mongolidi che caucasoidi, evidenziando così la presenza di un mosaico di culture e gruppi etnici che fu il risultato degli attivi scambi culturali e commerciali.
Prima che la capitale venisse trasferita nell'odierna Corea, il centro politico del regno Gaogouli (Koguryo) era nella Cina nord-orientale, presso Ji'an. Lo studio della storia di questo regno ha compiuto grandi progressi grazie alle ricognizioni e agli scavi condotti in oltre 70 insediamenti fortificati e in centinaia di tombe Koguryo, datate dal I al VII sec. d.C. e localizzate in gran parte nelle aree di Huanren e di Ji'an (Prov. di Jilin). Una di esse, detta Tomba del Generale, sormontata da un tumulo piramidale di pietra, è stata interpretata come la sepoltura di un sovrano Koguryo vissuto durante il V sec. d.C. Delle 30 tombe con pitture murali scavate a Ji'an, la tomba M1 di Changchuan contiene un sorprendente gruppo di pitture policrome comprendenti i ritratti di 8 Bodhisattva stanti, oltre a una scena in cui i defunti rendono omaggio al Buddha, mentre le sepolture M4 e M5 di Wukuifen (metà VI - inizi VII sec. d.C.) erano dipinte con motivi tradizionali taoisti; i costumi rappresentati sono cinesi (Han) piuttosto che Koguryo, cosa che riflette la loro graduale sinizzazione.
L'archeologia buddhista delle Dinastie del Nord e del Sud è stata oggetto di studio a partire dagli inizi del XX secolo. Le scoperte sono costituite da grotte buddhiste, resti architettonici e sculture litiche. Estensivi scavi nelle grotte di Yungang a Datong (Prov. di Shanxi) e di Mogao a Dunhuang (Prov. di Gansu) hanno portato all'identificazione di resti architettonici e di oltre 240 grotte di dimensioni minori utilizzate dai monaci come abitazioni, luoghi per la meditazione, sepolture e magazzini. Di rilievo è stato inoltre lo scavo delle fondazioni della pagoda di Yongningsi, nel monastero buddhista costruito con il patrocinio dei Wei Settentrionali a Luoyang (Prov. di Henan). Sculture dipinte a soggetto buddhista che rappresentano tre distinte tradizioni regionali sono state rinvenute in gran numero nelle province di Hebei, Sichuan e Shandong. Oltre 2000 statue perlopiù di marmo bianco (hanbaiyu) sono state scavate nelle fondazioni del monastero di Xiude (contea di Quyang, Prov. di Hebei): datate dall'epoca Wei Settentrionali a quella Tang, esse hanno permesso di definire uno stile artistico detto "di Dingzhou". Nel monastero di Wanfo, a Chengdu (Prov. di Sichuan), sono state rinvenute centinaia di statue a soggetto buddhista scolpite nella locale arenaria rossa databili al periodo delle Dinastie del Sud; ancora a Chengdu, un altro ripostiglio di statue è stato messo in luce nella via Xi'an. Tali sculture presentano alcuni elementi della coeva arte buddhista della Cina settentrionale e dell'India, ma si notano anche specifici elementi stilistici regionali. Dagli scavi di un ripostiglio nel monastero Longxing a Qingzhou (Prov. di Shandong) provengono circa 400 statue a soggetto buddhista, scolpite nel locale calcare grigio e datate per la maggior parte al periodo delle Dinastie del Nord, che hanno permesso di evidenziare con chiarezza le caratteristiche stilistiche di una vera e propria scuola, detta "scuola di Qingzhou", cui appartengono anche numerose sculture disperse in diversi musei fuori della Cina. Nel suo complesso l'archeologia di questo periodo ha consentito di identificare significative variazioni stilistiche nell'ambito della scultura e dell'architettura buddhista e, grazie a diversi scavi, di ricostruire le strutture architettoniche poste dinanzi a monasteri e templi in grotta in un periodo-chiave della storia dell'arte buddhista cinese.
Bibliografia
Xin zhongguo de kaogu faxian he yanjiu [Scoperte archeologiche e ricerca nella Nuova Cina], Beijing 1984, pp. 515-71; Wenwu kaogu gongzuo shizhuonian: 1979-1989 [Decimo anniversario delle ricerche di archeologia e beni culturali: 1979-1989], Beijing 1991; Xin zhongguo kaogu wushinian [Cinquanta anni di archeologia cinese], Beijing 1999; Xiaoneng Yang, The Golden Age of Chinese Archaeology: Celebrated Discoveries from The People's Republic of China, New Haven - London 1999, pp. 25-45; Id., New Perspectives on China's Past: Chinese Archaeology in the Twentieth Century, I, New Haven - London 2004, pp. 362-91; II, pp. 292-387.
di Maria Luisa Giorgi
Nella zona a est dell'antica capitale della dinastia Han (206 a.C. - 220 d.C.), Chang'an (od. Xi'an, Prov. di Shaanxi), sono state finora scoperte alcune migliaia di sepolture che vanno dal periodo degli Han Occidentali (206 a.C. - 23 d.C.) a quello delle Dinastie del Nord e del Sud (420-589 d.C.).
La tomba appartenente a un tale di nome A.J. ha fornito un'eloquente testimonianza diretta, di eccezionale qualità artistica, della presenza di credenze religiose, pratiche funerarie, temi e motivi iconografici iranici giunti in Cina attraverso la Via della Seta, nonché del cosmopolitismo della società dell'epoca. Lo scavo (2000) ha portato alla luce una tomba non depredata di un individuo che la presenza di un epitaffio ha permesso di identificare: si tratta di un Sogdiano di nome A.J., anche detto (zi) Da Jia, nato a Changsong in Guzang (od. Wuwei, Prov. di Gansu), governatore militare generale (da dudu) e responsabile dell'ufficio amministrativo degli affari degli stranieri (sabao) a Tongzhou (Prov. di Shaanxi) morto il primo anno da xiang (579) dell'epoca della dinastia Zhou Settentrionali (556-581). La tomba (lungh. 35 m), orientata a sud, presenta una lunga rampa d'accesso con tracce di pitture parietali, che conduce a un corridoio (2,56 × 1,2 m, alt. 2,2 m) preceduto da una porta di pietra, guardata ai lati da due leoni litici; all'interno sono stati rinvenuti la lapide e sparsi resti scheletrici, oltre alle tracce di un fuoco, probabilmente acceso nei riti funerari. La lunetta che sovrasta la porta è decorata da un bassorilievo dipinto raffigurante una scena ispirata a un tema zoroastriano: al centro tre cammelli su una piattaforma, forse circondata da fiamme, ai lati due tavoli d'offerta presieduti ciascuno da un essere metà uccello e metà uomo, in alto alcuni musici celesti e in basso, in posizione laterale, due offerenti inginocchiati davanti a bruciaprofumi. Dal corridoio si accedeva alla camera sepolcrale in mattoni, a pianta quadrata (3,5 × 3,7 m) con soffitto a cupola. All'interno, verso il fondo, è stato rinvenuto il letto funebre di pietra (2,28 × 1,03 m; alt. 1,17 m) con i bordi esterni della seduta decorati da 33 protomi zoomorfe, circondato su 3 lati da sponde formate da 3 lastre litiche decorate all'interno con 12 scene a bassorilievo, dipinte a colori su sfondo dorato, raffiguranti cortei di cavalieri e carri, un cavaliere che caccia un leone con arco e frecce, scene di danza e musica e scene conviviali all'interno di tende e padiglioni. Una seconda, non meno eccezionale, tomba appartenente a un sabao è stata scoperta nel 2003 a circa 2,5 km da quella di A.J.; ambedue le tombe sembrano far parte di una necropoli, localizzata a nord-est del Palazzo Daming di epoca Tang, riservata a una colonia di stranieri verosimilmente di stirpe iranica. La struttura della tomba è simile a quella di A.J., ma al suo interno, in luogo del letto funebre, è stato rinvenuto un sarcofago di pietra (da un'iscrizione definito shitang, "sala di pietra") a forma di padiglione (di stile cinese e molto simile a quelli che in epoca Tang saranno usati dai livelli più alti dell'aristocrazia) interamente coperto da bassorilievi, in stile chiaramente iranico, ispirati a temi zoroastriani. Un lungo epitaffio, scritto in sogdiano e in cinese, oltre a fornirne il cursus honorum, informa che il personaggio sepolto nella tomba è un certo "Signor Shi", anche detto Wirkak Wanuk, morto il 16 giugno del 579 a Khumtan (Chang'an).
Bibliografia
Xi'an faxian de Beizhou Anjia mu [La sepoltura di Anjia dei Zhou Settentrionali a Xi'an], in Wenwu, 1 (2001), pp. 4-26; Xi'an Beizhou Jingzhou Sabao Shijun mu fajue jianbao [Rapporto di scavo della tomba del Sabao di Jingzhou Signor Shi dei Zhou Settentrionali a Xi'an], ibid., 3 (2005), pp. 4-33.
di Maria Luisa Giorgi
Necropoli ubicata a 20 km dalla città di Beipiao (Prov. di Liaoning) in cui sono state scavate (1993-98) più di 400 tombe riferibili all'etnia Xianbei, popolazione protomongola di allevatori (del medesimo ceppo degli Avari) che nomadizzava nella valle del fiume Liao fin dal I sec. a.C. e che, sotto la guida del clan Mu Rong, con l'indebolimento della dinastia Jin Occidentali (265-316), estese il proprio dominio fino alla regione di Pechino.
Nel 337 d.C. i Xianbei, in via di progressiva sinizzazione, fondarono il regno di Yan, di cui gli storici hanno distinto tre fasi: Yan Anteriore (337-370), Yan Posteriore (384-407) e Yan Settentrionale (407-436). Di ciascuna di tali fasi vi è testimonianza nella necropoli della C.d.L. che, divisa da un burrone in una parte orientale (Locus I, 53 tombe grandi) e in una occidentale (Locus II, 382 tombe piccole), è composta da sepolture a fossa, in maggioranza singole, con defunto in posizione supina posto all'interno di un sarcofago ligneo. Tra le quattro tombe di maggiori dimensioni, la tomba M17 presenta una fossa (prof. 4,8 m) a pianta rettangolare (5,2 × 4 m) con piattaforma perimetrale (ercengtai) che circonda il sarcofago (3,6 × 1,3 m) coperto da pietre e vari strati di terra pressata. Numerosi gli elementi di corredo distribuiti sotto e intorno all'inumato: due calderoni (fu) e due bacili (pan) di bronzo, due lance, una spada, un coltello di ferro con pomo ad anello e due giare di ceramica grigia. Una spada lunga, un altro coltello di ferro con pomo ad anello e una maschera funebre di bronzo dorato erano invece disposti ai lati del sarcofago che copriva un elemento del corredo riservato alle sole tombe di grandi dimensioni: un'armatura di ferro da cavaliere completata da bardatura di ferro e finimenti di ferro e di bronzo per il cavallo catafratto.
Nella tomba M101, di medie dimensioni (4,1 × 1,7 m), oltre a un vaso di ceramica, una lancia e alcuni ornamenti, era presente una sella di legno riccamente decorata a giorno con piastrine di bronzo dorato fissate da chiodini; una sella e un morso di ferro sono stati invece trovati nella M202 assieme a piastre e a finimenti di bronzo paragonabili, come le selle decorate, a quelli in voga presso l'aristocrazia dei coevi cavalieri del regno Koguryo (Corea). Di eccezionale importanza è stato il rinvenimento nella tomba doppia M266 (probabilmente contenente un uomo e una donna) di staffe di legno rivestito di bronzo; si tratta infatti di una delle più antiche testimonianze dirette dell'uso della staffa. Sul petto del defunto è stato inoltre trovato un ornamento di bronzo a forma di cervo, che trova confronto con manufatti coreani. Tra i 1200 manufatti di ferro rinvenuti nella necropoli, oltre alle armi, ai finimenti e alle armature, figurano diversi tipi di utensili agricoli che testimoniano come i Xianbei praticassero l'agricoltura a complemento dell'allevamento e della caccia. Il rinvenimento, infine, di 12 sepolture riferibili all'età del Bronzo (non ancora datate con precisione), tutte piuttosto piccole e con corredi poveri, quando presenti, è un ulteriore elemento che esalta l'importanza della necropoli, in quanto esse testimonierebbero la continuità e l'antichità della presenza Xianbei nell'area.
Bibliografia
Zhang Keju, Xianbeizu zhongzhuang qibin fengcai chongxian - Liaoning Beipiao Lamadong mudi [Scoperta dei cavalieri armati del gruppo etnico Xianbei - Necropoli della Caverna del Lama, Beipiao, Liaoning], in Zhongguo shinian bai da kaogu xin faxian 1990-1999 - Top 100 New Archaeological Discoveries of China 1990-1999, Beijing 2000, pp. 580-86.
di Maria Luisa Giorgi
Città (Prov. di Shanxi) che con il nome di Pingcheng fu la prima sede imperiale (398-494) dei Tuoba (presumibilmente una confederazione di tribù protomongole e prototurche), fondatori della dinastia Wei Settentrionali (386-534).
Negli ultimi decenni vari scavi hanno interessato la città e due complessi architettonici si sono rivelati di primaria importanza, anche per identificare l'esatta ubicazione dell'antica Pingcheng. La prima scoperta (1995) ha riguardato una struttura dei Wei Settentrionali identificata, per le tecniche costruttive, i reperti rinvenutivi e la coincidenza con una citazione nello Shuijing zhu ("Commentario al Classico delle Acque"), come il mingtang, edificio rituale probabilmente adottato in epoca Han (206 a.C. - 220 d.C.) per i culti stagionali officiati dall'imperatore. Secondo il Wei Shu, la "Storia Ufficiale della dinastia" (capitolo Gaozu Ji, "Biografia dell'imperatore Gaozu"), nel mingtang costruito il 15° anno taihe (491) si officiavano i sacrifici per gli antenati imperiali, si osservavano i fenomeni astronomici e meteorologici e si trattavano affari di stato. Al trasferimento della capitale, l'edificio fu abbandonato e cadde in rovina. I ritrovamenti coincidono comunque con quanto le fonti tramandano sulla forma mingtang: la struttura è circondata da un canale circolare (diam. ca. 283-294 m, largh. ca. 18-23 m) sulla cui riva interna, in corrispondenza dei punti cardinali, sono presenti quattro piattaforme di terra battuta; una quinta piattaforma a pianta quadrata (42 m di lato) è situata al centro del cerchio. Gli scavi si sono concentrati sulla piattaforma ovest, a pianta rettangolare (29 × 16,2 m) centralmente aggettante sul lato del canale e con fondazioni a blocchi di pietra per prevenire infiltrazioni d'acqua. Sulla superficie della piattaforma sono presenti incassi rettangolari (1,2 × 1 m) e, nell'angolo nord-ovest, resti di una pavimentazione di pietra e di un muro. L'argine del canale ha una fondazione di terra ricoperta da blocchi rettangolari di arenaria polita. Il letto, invece, è formato da strati di terra cui fu successivamente sovrapposto uno strato di pietrisco. La stratigrafia sulle rive nord e ovest ha rivelato un totale di quattro strati che coprono l'intero ciclo vitale dell'edificio. La maggior parte dei manufatti è stata rinvenuta nella sezione più superficiale del secondo strato (2A): tegole piatte, semicilindriche, e antefisse di ceramica lustrata di colore grigio scuro, una trentina delle quali recano iscrizioni, per lo più incise, coi nomi degli artigiani o dei supervisori ai lavori, oppure con il numero del prodotto o la sequenza della procedura lavorativa.
Nel 2003 nella parte nord della città è stato intrapreso per la prima volta uno scavo scientifico all'interno del tracciato dell'antica Pingcheng, che ha portato alla luce un grande edificio dei Wei Settentrionali, il primo finora scoperto per questa dinastia. Gli scavi hanno rivelato, sotto un livello recente, una stratigrafia composta da uno strato con resti che vanno dall'epoca della dinastia Liao (907-1125) fino a quella della dinastia Qing (1644-1911), uno strato Wei Settentrionali e uno di periodo Han (206 a.C. - 220 d.C.). Nello strato (spess. ca. 1,7 m) Wei Settentrionali è stata rinvenuta una piattaforma rialzata di terra battuta, su cui sorgeva un edificio a pianta rettangolare sull'asse est-ovest (44,4 × 31,8 m). Sul lato meridionale, a est e ovest, sono due rampe, ciascuna larga più di 4 m, mentre una rampa analoga, più stretta, è presente al centro del lato settentrionale. Sul sito sono stati rinvenuti soprattutto elementi architettonici (tegole semicilindriche di ceramica nera e marrone e tegole piatte), seguiti da antefisse, mattoni decorati, frammenti di intonaco con tracce di pittura rossa, basi di colonne, acroteri "a coda di civetta", frammenti di rilievi litici del periodo Wei Settentrionali, oltre a ceramiche e porcellane databili dagli Han al periodo delle dinastie Liao e Jin (907-1234). Alcuni reperti, come i mattoni di ceramica nera lustrata o le antefisse con ideogrammi, sono assenti nel sito del mingtang. Il ritrovamento di antefisse decorate con fiori di loto, maschere antropomorfe e zoomorfe e scritte augurali ha fatto avanzare l'ipotesi che possa trattarsi del palazzo imperiale dei Wei Settentrionali. Inoltre, le tegole di vario tipo e le ceramiche di uso quotidiano di epoca Han potrebbero indicare che questo impianto palaziale insista sul sito della Pingcheng di epoca Han. Nel 1988, infine, per la prima volta è stata portata alla luce una necropoli di grandi dimensioni riferibile all'epoca e all'etnia Wei Settentrionali: in 167 sepolture sono stati trovati 1088 manufatti di ceramica, legno, ferro, bronzo, oro e giada, tra i quali, da segnalare, alcune coppe di vetro e d'argento sbalzato di fattura iranica prova dell'intensità dei commerci sostenuti dall'aristocrazia Wei lungo le direttrici della Via della Seta.
Bibliografia
Datong nanjiao Bei Wei muqun fajue jianbao [Breve relazione dello scavo della necropoli dei Wei Settentrionali alla periferia meridionale di Datong], in Wenwu, 8 (1992), pp. 1-11; Shanxi sheng kaogu gongzuo wushi nian [Cinquanta anni di lavoro archeologico nella Prov. dello Shanxi], in Xin zhongguo kaogu wushi nian, Beijing 1999, pp. 63-82; Wang Yintian - Cao Chenming - Han Shengcun, The Mingtang Site at Pingcheng of the Northern Wei Dynasty in Datong City, Shanxi Province, in Chinese Archaeology, 2 (2002), pp. 251-57; Datong Caochangcheng - Bei Wei daxing jianzhu yizhi [Resti di un edificio di grandi dimensioni dell'epoca dei Wei Settentrionali a Caochangcheng, Datong], in 2003 Zhongguo zhongyao kaogu faxian - Major Archaeological Discoveries in China in 2003, Beijing 2004, pp. 128-31.
di Chiara Silvi Antonini
Sito urbano nella Regione Autonoma dello Xinjiang Uygur (Thun-huang in iranico, identificabile forse con la Θϱοάνα della Geographia di Tolemeo) la cui vita ebbe inizio come postazione militare nel 111 a.C. per volere dell'imperatore Wu Di della dinastia Han Occidentali (206 a.C. - 23 d.C.).
L'importanza del sito crebbe progressivamente con lo svilupparsi dei traffici commerciali interasiatici, poiché nell'oasi di D. confluivano il ramo settentrionale e quello meridionale della Via della Seta, dove erano convogliate le merci prima di essere avviate a Chang'an. Il secondo momento di espansione della Cina verso i cosiddetti Paesi d'Occidente si verificò durante la dinastia Tang (618-907 d.C.). A 25 km dalla città, nelle sabbie del deserto del Gobi, si incontra il Monte Mingsha, ai cui piedi scorre un ruscello e sulle cui pendici furono scavate le grotte di Mogao (o Qianfodong, le grotte dei Mille Buddha). Si tratta di un grandioso complesso di grotte buddhiste, con templi e monasteri, scavate nella roccia dai monaci che avevano preso dimora nella valle e ne avevano fatto un importante centro culturale, meta di pellegrinaggi dei fedeli lungo la strada tra l'India e la Cina. Secondo un'iscrizione di epoca Tang qui rinvenuta, il primo monaco a stabilirsi a D. fu un Indiano, che vi aveva consacrato un monastero nel 366 d.C. Dal 781 all'848 d.C. la regione di D. sfuggì al controllo cinese e cadde in mano ai Tibetani. In seguito fu liberata dalla dominazione tibetana dal generale Zhang Yichao, la cui famiglia regnò sul Corridoio di Hexi (regione di D.) fino a quando non fu soppiantata dai Cao, quindi dai Song e dai Xia Occidentali, per tornare infine sotto il controllo cinese con gli Yuan (1279-1368). Dopo questo periodo a D., che pure rimaneva un importante centro di pellegrinaggio, non vennero scavate nuove grotte, ma ci si limitò alla conservazione e al restauro di quelle esistenti.
Nel XX secolo i tesori racchiusi nelle grotte di D. furono conosciuti in Europa grazie alle esplorazioni di studiosi (filologi e archeologi) di diversa nazionalità. Vi si recò per primo sir Aurel Stein (1907), che acquistò un'intera biblioteca di manoscritti stipati in una grotta custodita da un monaco taoista; fu poi la volta di P. Pelliot, di P.K. Kozlov, del barone giapponese Otani e dell'americano L. Warner; tutti scoprirono nuove opere d'arte che adornavano le grotte, le descrissero e ne inviarono cospicui esemplari ai musei delle rispettive patrie, che ancora li ospitano. Dal 1949 il governo cinese ha istituito il Dunhuang National Arts Research Institute (divenuto poi Dunhuang Institute for Cultural Relics) che ha provveduto a ripristinare le grotte già note, a liberarne dalle sabbie di nuove e in genere a mantenere e restaurare il patrimonio artistico del luogo. Attualmente le grotte in buono stato di conservazione sono 492, di cui le più antiche risalgono al V secolo, cioè al periodo delle Dinastie del Nord. Tra le più significative se ne ricordano 32 del periodo Wei (386-535), 100 di epoca Sui (581-618), 247 di epoca Tang (618-907), 36 del periodo delle Cinque Dinastie, 45 di epoca Song (960-1279), 8 del periodo Yuan (1279-1368).
Sulla parete rocciosa del Monte Mingsha vi sono fino a cinque piani di grotte sovrapposte, che hanno all'esterno una veranda con colonne e sono collegate da corridoi, mentre la comunicazione interna è assicurata da scale. La pianta delle grotte si differenzia a seconda delle fasi del sito. Nel periodo più antico le grotte erano costituite da una piccola sala rettangolare, al centro della quale era un basamento per il simulacro. Sulla parete di fondo, una grande nicchia doveva ospitare l'immagine del Buddha, mentre su quelle laterali erano ricavate piccole celle. Un gruppo di grotte, dello stesso periodo, ha al centro della sala un pilastro sui cui lati erano praticate nicchie di diversa grandezza. Intorno al pilastro si poteva compiere il rito della circumambulazione (pradakṣinā). In epoca successiva la disposizione degli elementi variò per lasciare libere le pareti degli ambienti affinché esse potessero ospitare sempre più articolate decorazioni. La tecnica con cui sono state eseguite le pitture è quella del "fresco secco": sulla parete della roccia si spalmava uno strato di argilla mista a paglia e peli di animali, quindi si sovrapponevano uno strato di intonaco di argilla depurata mista a gesso e colla animale; si tracciavano poi i contorni del disegno con carboncino e si applicavano i colori, di origine vegetale o animale. Tra essi prevalgono il rosso ocra, il verde malachite, il blu azzurrite e il nero ottenuto con la fuliggine; il bianco, spesso ottenuto con il piombo, si è in gran parte alterato a causa dell'ossidazione.
A D. la corrente e l'iconografia buddhista predominante fu quella del Mahayana, tuttavia in epoca Wei le scene più rappresentative sono quelle che narrano la vita del Buddha e le storie delle sue vite precedenti (jātaka), temi generalmente associati alla corrente Hinayana. Il successivo periodo Sui vide una maggiore eleganza delle forme e un cospicuo arricchimento della tavolozza, ma l'apogeo della pittura di D. deve ascriversi al periodo Tang. In questa fase l'iconografia mahayanica trionfa con rappresentazioni di Buddha (quello storico, quelli del passato e Maitreya, il Buddha del futuro), di Bodhisattva e di Paradisi. L'influsso cinese si fa predominante e alle figure del Pantheon buddhista si aggiungono quelle dei laici, donatori o committenti, ritratti con esemplare realismo. Le sculture sono costruite con argilla mista a paglia su scheletro di legno o canne e strato finale di argilla pura sul quale si applicava la decorazione pittorica. La caratteristica della decorazione delle grotte di D. è che le composizioni scultoree, addossate alla parete, vengono completate dalle pitture sulla parete stessa a formare un insieme tematico. Ciò avviene più frequentemente nel periodo antico, dove spesso le figure dei Buddha e dei Bodhisattva scolpite hanno aureole fiammeggianti, che ne circondano il corpo, dipinte sulla parete su cui poggiano. Oltre alle sculture e alle pitture, nelle grotte di D. erano conservati molti manoscritti: sūtra buddhisti tradotti in cinese, tibetano, sogdiano e rotoli disegnati o dipinti. Dichiarato Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO, D. ha dato la possibilità di studiare testi di cui spesso si è perduto l'originale sanscrito e di approfondire la conoscenza dell'evoluzione del credo buddhista nel corso dei secoli e della sua trasmissione verso Oriente.
Bibliografia
P. Pelliot, Les grottes de Tun-huang. Peintures et sculptures bouddhiques des époques des Wei, des T'ang et des Song, Paris 1920-24; A. Stein, Serindia. Detailed Report of Excavations in Central Asia and Westernmost China, Oxford 1921; Id., Innermost Asia, Oxford 1928; A. Waley, A Catalogue of Paintings Recovered from Tun-huang by Sir Aurel Stein, London 1931; I. Vongehr Vincent, The Sacred Oasis: Caves of the Thousand Buddhas Tun-huang, London 1933; E. Matsumoto, Tonkoga no kenkyu [Studio sulle pitture di Dunhuang], Tokyo 1937; S. Mizuno, Wall Painting of Tun-huang, Tokyo 1958; Dunhuang bihua [Le pitture murali di Dunhuang], Beijing 1959; B. Gray - J.B. Vincent, Buddhist Cave Paintings at Tun-huang, London 1959; F. Fourcade, La peinture murale de Touen-houang, Paris 1962; M. Bussagli, Paintings of Central Asia, Genève 1963; N. Nicolas-Vandier et al., Bannières et peintures de Touen-huang conservées au Musée Guimet, Paris 1974-76; Dunhuang cai shuo [Sculture dipinte di Dunhuang], Beijing 1978; D. Klimburg-Salter (ed.), The Silk Road and the Diamond Path. Esoteric Buddhist Art on the Trans-Himalayan Trade Routes, Los Angeles 1982; R. Whitfield, The Art of Central Asia. The Stein Collection in the British Museum, Tokyo 1982-85; R. Whitfield - A. Farre (edd.), Caves of the Thousand Buddhas. Chinese Art from the Silk Route, London 1990.
v. Caverna del Lama
v. Qingzhou
di Maria Luisa Giorgi
Antica città (Prov. di Henan), già capitale delle dinastie Han Orientali (25-220 d.C.), Wei (220-265) e Jin Occidentali (265-316), situata 15 km a est della città attuale, protetta a nord dai Monti Mangshan e costeggiata a sud dal corso del Luoshui; le prime indagini sul sito risalgono al 1954 e si sono protratte fino agli ultimi decenni, con una serie di importanti scoperte relative sia ai resti di costruzioni sia alle sepolture di vari periodi.
L. divenne capitale dei Wei Settentrionali nel 494 e lo rimase fino al crollo della dinastia, quando venne distrutta. Lo spostamento della capitale da Pingcheng (Datong) a L., determinato da considerazioni politiche, sociali ed economiche e attuato dall'imperatore Xiao Wen Di (Tuoba Hong), ebbe come risultato da una parte l'ulteriore penetrazione in territorio cinese dei nomadi Tuoba, dall'altra la sinizzazione dei loro costumi, imposta anche con una serie di decreti imperiali. Negli anni Sessanta del XX secolo è stato individuato il tratto nord della cinta muraria esterna (ca. 1 km); nel decennio successivo sono state effettuate indagini sui tratti est e ovest; nel 1984 è stato localizzato il canale Changfengou, a ovest del quale vi sono le mura, lunghe più di 4 km, con tre porte, in corrispondenza di quelle della cinta muraria interna. Sul lato orientale è stata portata alla luce la porta Jianchunmen, a pianta rettangolare (30 × 12,5 m ca.), con i tre fornici dai muri intonacati di bianco e decorati con strisce rosse. Delle mura della città imperiale, situata nella parte settentrionale della città, a pianta rettangolare (1398 × 660 m ca.), si sono conservati solo tre lati e quattro porte. La disposizione interna dell'area è attribuibile in massima parte ai Wei Settentrionali: sono state individuate quattro strade sull'asse sud-nord, quattro in direzione est-ovest e circa 30 piattaforme di terra battuta, su cui si ergevano gli edifici amministrativi; la maggiore (100 × 60 m, alt. 4 m ca.) è situata di fronte alla porta meridionale e doveva essere il luogo dove si ergevano gli edifici principali. Nella città interna sorgeva anche il maggiore tempio buddhista del Paese, lo Yongningsi. Gli scavi hanno essenzialmente confermato la posizione e la struttura del monastero, così come indicate nel Luoyang qielan ji (testo descrittivo della città composto verso la metà del VI sec.). Tra il 2001 e il 2002 sono stati portati alla luce i resti della porta principale del palazzo imperiale, situata al centro delle mura meridionali del palazzo, in corrispondenza della Tongtuojie, l'arteria principale sud-nord. Della porta Changhemen sono state scavate le due torri laterali (que) di circa 30 m di lato e distanti tra loro più di 40 m; dall'analisi dei dati di scavo si è desunto che la struttura, originariamente del periodo delle dinastie Wei (220-265) e Jin Occidentali, fu ristrutturata sotto i Wei Settentrionali e, successivamente, sotto i Zhou Settentrionali (557-581).
Quattro imperatori Wei Settentrionali sono stati sepolti nella zona di L.: Xiao Wen Di (471-499), Xuan Wu Di (499-515), Xiao Ming Di (516-528) e Xiao Zhuang Di (528-530); evidenze epigrafiche e ricognizioni di superficie hanno permesso di individuare il giardino funerario Changling che ospita la tomba dell'imperatore Wen Di e quella a esso adiacente dell'imperatrice Wen Zhao; nel 1991 è stata aperta la tomba di Wu Di, situata nel giardino funerario Jingling, ai piedi dei Monti Mangshan. La tomba (lungh. 54,8 m), caratterizzata all'esterno da un grande tumulo (diam. ca. 110 m, alt. 24 m), è composta da una rampa d'accesso (lungh. 40,6 m) costruita con terra e mattoni, da un corridoio anteriore e da uno posteriore, separati dalla rampa e dalla camera funeraria cui si accede da una porta con battenti di pietra. La camera, a pianta quadrangolare (6,92 × 6,73 m, alt. 9,36 m), è foderata con mattoni grigi e presenta pareti leggermente arcuate; nella parte occidentale è posta la piattaforma di pietra per il sarcofago (3,86 × 2,2 m, alt. 0,16 m) dove sono stati rinvenuti solo una cinquantina di manufatti facenti parte del corredo largamente e da tempo depredato.
Varie sepolture di personaggi di alto rango sono state rinvenute nei dintorni della città: nel 1965, a Panlongzhong, a nord-est della città vecchia, è stata scavata la tomba di Yuan Shao, nipote di Xiao Wen Di, con corredo composto da 115 statuine di terracotta e un'iscrizione di grande valore storico; nel 1974 a nord di L. è stata scoperta la tomba di Yuan Yi, re (wang) di Jiangyang, originariamente coperta da dipinti murali, dei quali si conservano solo quelli del soffitto a cupola dove è rappresentata una grande e dettagliata mappa stellare con le costellazioni e la Via Lattea. Alla fine degli anni Ottanta, nel distretto di Yanshixian sono state scavate diverse tombe di personaggi di alto rango in cui sono stati rinvenuti vari manufatti di terracotta (statuette) e ceramica (giare, piatti, ciotole), specchi di bronzo, ornamenti d'oro; tra queste, la sepoltura M914 era appartenuta, come indicato dall'epitaffio, a un tale Yuan Du, membro del clan imperiale: all'interno della camera funeraria, a pianta quadrangolare con soffitto piramidale, sono state rinvenute decine di statuine funerarie di terracotta raffiguranti funzionari civili e militari, servitori di entrambi i sessi, carri, cavalli, cammelli, polli, maiali, lampade e stoviglie, che hanno fornito una testimonianza diretta e di eccezionale valore sulla cultura materiale dell'aristocrazia Tuoba.
Bibliografia
Luoyang Bei Wei Yuan Shao mu [La tomba di Yuan Shao dei Wei Settentrionali a Luoyang], in Kaogu, 4 (1973), pp. 218-24; Han Wei Luoyang cheng Bei Wei Jianchunmen yizhi de fajue [Scavo dei resti della porta Jianchunmen dei Wei Settentrionali nella Luoyang Han e Wei], ibid., 9 (1988), pp. 814-18; Henan Yanshixian Xinyuancun de sizuo Bei Wei mu [Quattro tombe dei Wei Settentrionali nel villaggio di Xinyuan, distretto di Yanshi, Henan], ibid., 9 (1991), pp. 818-31; Bei Wei Luoyang waiguocheng he shuidao kancha [Prospezione delle mura esterne e dei canali nella Luoyang dei Wei Settentrionali], ibid., 7 (1993), pp. 602-608; Bei Wei Xuanwu Di Jingling fajue baogao [Relazione dello scavo della tomba imperiale Jingling dell'imperatore Xuanwu dei Wei Settentrionali], ibid., 9 (1994), pp. 801-14; Henan kaogu sishi nian 1952-1992 [Quarant'anni di archeologia nella Prov. di Henan 1952-1992], Zhengzhou 1994, pp. 329-56; Luoyangshi zhi [Annali della città di Luoyang], XIV, Zhengzhou 1995.
v. Datong
di Filippo Salviati
Località della Provincia di Shandong in prossimità del sito in cui sorgeva il monastero buddhista di Longxing, dove è stato rinvenuto (1966) un ripostiglio ipogeo (8,7 × 6,8 m, alt. 2 m) cui in origine dava accesso una corta rampa.
Il ripostiglio, a una profondità di circa 1,5 m, era stipato con centinaia di sculture buddhiste, perlopiù in condizioni frammentarie. L'analisi stilistica delle sculture di arenaria locale, molte delle quali eccezionalmente conservano i colori e le dorature originari, ha permesso di appurare che esse furono per la maggior parte realizzate in un arco di tempo corrispondente ai periodi di regno delle dinastie Wei Settentrionali, Wei Orientali e Qi del Nord, durante il VI sec. d.C. L'interramento delle statue, come attesta il rinvenimento di una ciotola di porcellana del periodo della dinastia Song Settentrionali, avvenne intorno agli inizi dell'XI secolo, forse a seguito dell'editto emanato dall'imperatore Huizong (1101-1125) che ordinava la conversione dei templi buddhisti in taoisti. Le sculture ‒ le cui frammentarie condizioni rendono impossibile calcolarne il numero esatto, compreso tra 300-400 unità ‒ furono forse distrutte a seguito dell'editto e devotamente sotterrate dagli stessi monaci, come è evidente dalla loro accurata disposizione nella fossa, in strati regolari separati da stuoie; le monete rinvenute nel ripostiglio attesterebbero inoltre una qualche forma di rito devozionale occorso al momento dell'interramento. Il ritrovamento sottolinea il ruolo centrale svolto, nel VI secolo, dalla regione di Q. nella diffusione del buddhismo e consente di ripercorrere i mutamenti stilistici che hanno caratterizzato la raffigurazione del Buddha e dei Bodhisattva nell'iconografia religiosa pre-Tang.
Bibliografia
Xia Mingcai, The Discovery of a Large Cache of Buddhist Images at the Site of Longxing Si, in Orientations, 29 (1998), pp. 41-49; L. Nickel (ed.), The Return of the Buddha. Buddhist Sculptures of the 6th Century from Qingzhou, China, Zurigo 2002.
di Maria Luisa Giorgi
Necropoli risalenti alla dinastia Jin Orientali (317-420) rinvenute nel 1998 a Nanchino, capitale ‒ con il nome di Jianye prima e di Jiankang poi ‒ delle Sei Dinastie (Wu, Jin Orientali, Song, Qi, Liang, Chen), potentati locali che regnarono per brevi periodi nel Sud della Cina tra il 222 e il 589, mentre il Nord era governato da dinastie di origine non cinese. La prima necropoli si trova alla periferia nord-est della città, nella zona di Xianheguan, e l'altra a Xiangshan, periferia nord, lungo il corso dello Yangtze.
Nel primo sito, Xianheguan, sono state scoperte tre sepolture (M2, M3, M6), in una delle quali (M2) sono state rinvenute due iscrizioni recanti il nome del defunto, Gao Song, conte di Jianchang, primo ministro dei Jin Orientali, morto nel 366 e sepolto insieme alla moglie, morta nel 356, anno di costruzione della tomba. In base alla posizione delle tre tombe (due affiancate e una arretrata), alla struttura interna e agli oggetti di corredo, si ipotizza che nelle altre due tombe siano sepolti i genitori di Gao Song e il figlio Gao Qi assieme alla moglie. Le tombe sono costruite di mattoni (lungh. ca. 7 m, alt. ca. 3 m), con camera funeraria dotata di un avancorpo centrale e soffitto a volta; sul retro della camera è il letto funebre in mattoni, su cui erano poste le bare di legno. A ovest della tomba M6 sono stati individuati i resti di una struttura rettangolare (20 × 3 m) che si suppone servisse per i sacrifici ai defunti. Dalle tombe, di cui solo la M3 era stata depredata, sono stati estratti più di 300 manufatti dei quali, oltre a oggetti d'argento, bronzo, ferro, vetro, ambra, cristallo di rocca, lacca e ceramica, particolarmente rilevanti sono i piccoli monili d'oro di complessa lavorazione e le 30 giade (ornamenti personali, finali per la spada, oggetti funerari), che arricchiscono gli scarsi dati relativi alla cultura materiale di questo periodo storico.
Nel secondo sito, Xiangshan, sono state scoperte tre sepolture (M8, M9, M10), strutturalmente simili a quelle di Xianheguan, che si aggiungono alle altre sette scoperte nello stesso luogo negli anni Sessanta e Settanta del XX secolo, tutte appartenenti al potente clan dei Wang. La concentrazione di più sepolture di membri della stessa famiglia ha permesso di studiarne il criterio di disposizione: le tombe, raggruppate in quattro settori su un'area complessiva di 50.000 m2, sono disposte sui versanti occidentale, meridionale e orientale della collina, in modo che quelle delle generazioni precedenti risultino a ovest delle altre, secondo un ordine predefinito, lo stesso applicato anche a Xianheguan: la tomba (ora distrutta) di Wang Bin, marchese di Duting, il capostipite di questo ramo della famiglia, occupava la parte occidentale del versante meridionale della collina, dove erano sepolti anche il figlio, la figlia e il nipote; nelle sepolture M8 e M9, situate nella parte centrale dello stesso versante, erano sepolti rispettivamente il figlio di una concubina e il nipote, mentre sul versante occidentale era probabilmente sepolto il fratello maggiore. Il fatto che la tomba M9 si sia conservata intatta la rende particolarmente importante per la ricostruzione del rituale di posizionamento del corredo funebre, di cui facevano parte circa 100 manufatti di ceramica, porcellana, bronzo, ferro, talco, oro, argento, giada e legno.
Bibliografia
Nanjing Xiangshan 8 hao, 9 hao, 10 hao mu fajue jianbao [Breve relazione sullo scavo delle tombe 8, 9, e 10 a Xiangshan, Nanchino], in Wenwu, 7 (2000), pp. 4-20; Wang Zhigao - Wang Quan, Shijia dazu de qipai - Nanjing Xianheguan, Xiangshan Shan Dong Jin guizu mudi [L'importanza delle grandi famiglie: tombe nobili dei Jin Orientali a Xianheguan e a Xiangshan, Nanchino], in Zhongguo shinian bai da kaogu xin faxian 1990-1999 - Top 100 New Archaeological Discoveries of China 1990-1999, Beijing 2000, pp. 600-604; Jiangsu Nanjing Xianheguan Dong Jin mu [Le tombe dei Jin Orientali a Xianheguan presso Nanchino, Jiangsu], ibid., 3 (2001), pp. 4-10; The Eastern Jin Tombs at Xianheguan in Nanjing, Jiangsu, in Chinese Archaeology, 2 (2002), pp. 242-50.
di Maria Luisa Giorgi
Necropoli situata presso gli edifici del Magistero Yanbei, a 3,5 km dalla città di Datong (Prov. di Shanxi) in cui sono state rinvenute 11 sepolture appartenenti al periodo della dinastia Wei Settentrionali (386-534).
La necropoli, scavata nel 2000, comprende sei tombe a fossa costituite da una rampa d'accesso lunga e stretta e da una camera a pianta rettangolare ove sono collocate una o due bare accompagnate da un semplice corredo funerario indicativo di una condizione sociale relativamente bassa. Le restanti cinque tombe, costruite in mattoni (lungh. da 3,6 a 37,5 m, prof. da 4 a 7,35 m), hanno una rampa d'accesso, una porta, un corridoio e la camera sepolcrale a pianta quadrata, con pareti leggermente convergenti verso la volta piramidale. La tomba M2 ospita due sarcofagi di adulti e due di bambini: i primi sono posti l'uno accanto all'altro verso il fondo della camera sepolcrale, mentre i secondi sono nella parte orientale. L'unica sepoltura datata da un'iscrizione è la M5, la più grande e ricca del complesso, appartenente a Song Shaozu, magistrato del distretto di Youzhou (approssimativamente corrispondente all'area settentrionale della Prov. di Hebei e parte del Liaoning), e alla sua consorte. La tomba, datata al 477 d.C., presenta una rampa d'accesso con due impluvia, che simboleggiano i cortili di un'abitazione, alternati a due corridoi coperti: è questa la più antica struttura datata dell'epoca dei Wei Settentrionali finora rinvenuta. Il sarcofago (3,47 × 3,38 m), a pianta quadrata e posto al centro della camera, è composto da più di 100 elementi litici in forma di edificio di tre intercolumni (jian) con veranda anteriore e pareti interne decorate con dipinti raffiguranti musici e danzatori. Le colonne ottagonali della veranda (alt. 1 m), con basi scolpite con i motivi del loto e del drago, sostengono mensole a tre bracci, intervallate da mensole intercolumnari a V rovesciata. All'interno del sarcofago è il letto funebre di pietra, decorato con rilievi teriomorfi e fitomorfi. Nonostante le tombe siano state depredate, esse hanno restituito più di 300 oggetti di corredo di terracotta, argento, bronzo, ferro, pietra, ambra e lacca, suddivisi dagli archeologi in quattro gruppi: guardiani di tomba antropomorfi e teriomorfi; cavalieri, armati, palafrenieri, servitori, acrobati, musici, danzatori, dame, stranieri; modellini di animali (cavalli, bufali, asini, capre, maiali, cani); modellini di abitazioni e utensili (pozzi, mole, focolari, carri). La tomba costituisce un'inestimabile fonte di dati sui dettagli architettonici di un'edilizia in legno per la maggior parte scomparsa; inoltre, agli oggetti normalmente presenti nei corredi funerari cinesi si aggiungono elementi legati alla vita nomadica delle etnie non cinesi, cui appartengono i Tuoba, fondatori della dinastia Wei Settentrionali, come i cammelli, non presenti nelle precedenti tombe Han e Jin, o le iurte, le tradizionali tende usate come abitazioni dalle popolazioni nomadi; elementi etnici sono presenti anche nell'abbigliamento dei vari personaggi.
Bibliografia
Shanxi Datong Yanbei shiyuan Bei Wei muqun [La necropoli dei Wei Settentrionali nel Magistero di Datong, Shanxi], in 2000 Zhongguo zhongyao kaogu faxian - Major Archaeology Discoveries in 2000, Beijing 2001, pp. 86-94.
di Victor H. Mair
Importante città sulla Via della Seta, situata circa 200 km a ovest del Lago Lop Nor; per mercanti e pellegrini che viaggiavano lungo il fiume Konque (o Könchi, "pavone") era la prima tappa all'interno delle Regioni Occidentali dopo Loulan (Kroraina).
L'insediamento, di forma circolare, comprende un tempio buddhista, stūpa, cortili, un'alta torre e una vasta necropoli pubblica. Il sito ha restituito alcuni dei più raffinati tessuti di seta e cotone (anziché solo lana, come nei periodi più antichi) dello Xinjiang Uygur e proprio la presenza di questi ultimi, insieme agli strumenti di ferro, ha permesso di datare la necropoli a un'epoca piuttosto tarda, tra il 300 a.C. e il 500 d.C. Nella necropoli di Y. sono state identificate oltre 150 tombe, più di un centinaio delle quali già saccheggiate; durante gli interventi per il salvataggio del sito (1995) sono state scavate 32 sepolture. Il rinvenimento più importante è rappresentato dai resti di un individuo di sesso maschile di 25-30 anni, alto oltre 1,80 m (un'altezza considerevole per l'epoca), che era stato collocato in una tomba (M15) a fossa con bara di legno dipinto. L'uomo era avvolto in una veste di lana rossa decorata da motivi tessuti in giallo. La tecnica, molto complessa, con cui la veste venne realizzata è definita "tessitura doppia": su un lato i disegni appaiono in giallo su fondo rosso, sull'altro è un identico disegno in negativo, rosso su fondo giallo.
La peculiarità di questa veste è nei motivi decorativi, chiaramente derivati dal mondo classico: il decoro del tessuto, infatti, è composto da sei fasce, divise da alberi di melograno, occupate da coppie di combattenti nudi, alternati a coppie di tori e di capri, che ricordano l'iconografia dei putti o degli "Ercoli" dell'arte ellenistica e romana. Il defunto indossava inoltre pantaloni finemente ricamati e una cinta di raso da cui pendeva una borsa per profumi, mentre il volto era coperto da una maschera dipinta di bianco con un'ampia banda d'oro sulla fronte. L'uomo era stato deposto in una bara di legno simile a un fusto, dipinta ai lati con disegni policromi, il cui coperchio era stato coperto da un tappeto rettangolare di lana decorato con il disegno di un leone. I motivi decorativi presenti sul tappeto sono realizzati con fili trapuntati di oltre 10 colori diversi. La concezione del disegno è di particolare interesse e la realizzazione del tessuto denota considerevole perizia. Con ogni probabilità il defunto doveva essere stato un mercante sogdiano e i beni di corredo che lo accompagnavano (una collana, arco e frecce, una tazza di vetro e un pettine di legno) denotano la sua condizione piuttosto agiata. Il carattere suntuario e la provenienza foranea dei materiali contenuti nella sepoltura contrastano nettamente con la semplicità degli oggetti funerari (utensili di legno e osso) prevalenti nelle restanti sepolture della necropoli.
Bibliografia
Xinjiang Yulixian Yingpan mudi 15 hao mu fajue jianbao [Rapporto sullo scavo della tomba M15 nella necropoli di Yingpän presso Yuli, Xinjiang], in Wenwu, 1 (1999), p. 416; Wang Binghua (ed.), Xinjiang gushi: gudai Xinjiang jumin ji qi wenhua [Gli antichi corpi dello Xinjiang: gli antichi popoli dello Xinjiang e la loro cultura], ürümqi 2001, pp. 144-65.
di Maria Luisa Giorgi
Monastero eretto nel 467 d.C. a Pingcheng (od. Datong), capitale della dinastia Wei Settentrionali (386-534 d.C.); dopo il trasferimento della dinastia a Luoyang nel 516, per volere dell'imperatrice Ling Taihou, un altro monastero con lo stesso nome fu costruito nella nuova capitale.
In questo complesso, uno dei principali del Paese, si svolgevano le cerimonie cui partecipava la corte imperiale, come riportato anche nei coevi Shuijing Zhu ("Commentario al Classico delle Acque") e Luoyang qielan Ji ("Appunti sui monasteri di Luoyang"), che descrivono la sua famosa pagoda lignea a nove piani. Dagli scavi, iniziati nel 1962 e continuati nei decenni successivi, sono venuti alla luce resti che confermano la testimonianza dei testi: il monastero era a pianta rettangolare, circondato da mura di terra battuta per un perimetro di 1040 m. Nell'angolo sud-ovest delle mura sorgeva una torre angolare, mentre al centro del lato meridionale si trovava la porta principale (largh. 19 m) e altre due porte si aprivano sui lati est e ovest (il tratto settentrionale delle mura è andato pressoché distrutto). La pagoda a pianta quadrata era al centro dello spazio interno alle mura, in corrispondenza delle entrate laterali del complesso; a nord di essa si trovava la Sala del Buddha (Fodian), secondo quello che deve essere stato il primo tipo di pianificazione adottato nei monasteri buddhisti cinesi, con una forte preminenza della pagoda rispetto alla sala che accoglieva l'immagine principale del Buddha.
Il ritrovamento di grandi quantità di mattoni e tegole ai lati della pagoda fa inoltre ritenere che qui sorgessero le residenze dei monaci. Sullo strato superiore di terra battuta della base della pagoda, rinforzato ai lati da pietre, sono stati individuati i fori delle basi delle 124 colonne, disposte in modo da formare 5 quadrati concentrici di cui quello più interno e quello più esterno presentano 4 colonne ravvicinate a ogni angolo, evidentemente di rinforzo alla struttura. Tra le colonne della fila più esterna sono presenti resti di muri dipinti di rosso all'esterno e con pitture policrome sul lato interno, mentre la parte centrale della pagoda, fino alla quarta fila di colonne, è occupata da una struttura di terra battuta (20 m di lato, alt. 3,6 m) sui cui lati sud, est e ovest si aprivano delle nicchie; sul lato nord era forse la scala di accesso ai piani superiori. Al centro della pagoda, a più di 5 m di profondità, è stato rinvenuto il vano per le reliquie, purtroppo vuoto. Sulla base dei ritrovamenti gli archeologi hanno calcolato che la pagoda doveva essere alta 81,66 m. Sono stati inoltre rinvenuti più di 1560 frammenti di sculture di stucco dipinto in policromia che raffigurano il Buddha, Bodhisattva, monaci, donatori laici e decorazioni architettoniche fitomorfe e zoomorfe.
Bibliografia
Beiwei Yongningsi taji fajue jianbao [Breve relazione sullo scavo della base della pagoda dello Yongningsi dei Wei Settentrionali], in Kaogu, 3 (1981), pp. 223-24, 212; Beiwei Luoyang Yongningsi - 1979-1994 nian kaogu fajue baogao [Il monastero di Yongningsi dei Wei Settentrionali a Luoyang - Rapporto sugli scavi degli anni 1979-1994], Beijing 1996.
di Maria Luisa Giorgi
Tomba rinvenuta nel 1999 nella zona di Jinyuan, presso la città di Taiyuan (Prov. di Shanxi), che due epitaffi hanno permesso di attribuire a Y.H. e alla sua consorte, fornendo anche importanti dati sullo Stato centroasiatico di Yuguo citato nelle fonti cinesi.
Y.H. era appunto originario di Yuguo; inviato in Persia e presso le tribù dei Tuyuhun ('A-zha) e degli Yuezhi (Kushana), aveva poi ricoperto vari incarichi come funzionario delle dinastie Qi Settentrionali (550-577), Zhou Settentrionali (577-581) e Sui (581-618); sotto quest'ultima dinastia, che riunì il territorio dell'impero, Y.H. morì a 59 anni nel 12° anno Kaihuang (592). Di eccezionale importanza sono i cicli decorativi presenti sulle pareti del sarcofago all'interno della tomba, per l'evidente ispirazione all'iconografia e allo stile dell'arte sasanide, trasmessi tramite le oasi della Via della Seta. Il fatto che questa forte influenza iranica compaia così a Oriente è spiegabile in parte con le attività svolte in vita da Y.H., in parte dalla ben documentata presenza nella Cina settentrionale di ambienti culturali iranici favoriti dall'apertura delle Dinastie del Nord alle culture dell'Asia Centrale. La sepoltura, orientata a sud-ovest e costruita in mattoni a camera singola, in passato è stata depredata e danneggiata: se ne conservano il corridoio d'accesso, l'ingresso e la camera sepolcrale a pianta quadrata. All'interno della camera sono state trovate 5 colonne ottagonali di marmo bianco alte 1,3 m (4 con decorazioni scolpite e una con pitture) e 5 basi per colonna a forma di loto rovesciato a 8 e 16 petali. Nella camera, in posizione eccentrica, è posto un sarcofago di pietra raffigurante un edificio di legno a tre intercolumni (jian), formato da decine di lastre di pietra poggianti su 8 protomi leonine. I bassorilievi policromi sulle pareti interne ed esterne del sarcofago rappresentano scene di caccia, banchetti, viaggi, esecuzioni musicali, danze. I cacciatori, in groppa a cavalli, cammelli ed elefanti, hanno tratti iranici (naso pronunciato, folte barbe); rimandano a modelli iconografici iranici e centroasiatici anche l'abbigliamento dei personaggi, le acconciature, gli strumenti musicali, le danze, gli elementi decorativi fitomorfi e zoomorfi e gli uccelli che tengono nel becco un nastro. Di importanza eccezionale è la raffigurazione di un "altare del fuoco" fiancheggiato da due personaggi con testa umana e corpo d'uccello, chiaramente collegati con elementi iconografici e religiosi zoroastriani. Nella sepoltura, oltre ai resti di Y.H. e della consorte, sono stati rinvenuti più di 80 manufatti, tra cui statuine di terracotta raffiguranti cavalli e altri animali domestici e statuine antropomorfe di marmo e di arenaria.
Bibliografia
Zhang Qingjie, Zhongya guguo tuxiang ziliaode zhongda faxian - Taiyuan Yuhong mu [Importante scoperta di materiale iconografico relativo agli antichi Stati dell'Asia Centrale - La tomba di Yuhong a Taiyuan], in Zhongguo shinian bai da kaogu xin faxian 1990-1999 - Top 100 New Archaeological Discoveries of China 1990-1999, Beijing 2000, pp. 673-80; Shanxi Taiyuan Suidai Yuhong mu [La tomba di Yu Hong della dinastia Sui a Taiyuan, Shanxi], in Zhongguo zhongyao kaogu faxian 2001 - Major Archaeological Discoveries in China in 2001, Beijing 2002, pp. 96-103.