Cina. L'archeologia delle Tre Dinastie
di Roberto Ciarla
Nella tradizione storiografica cinese, saldamente basata sulla prima sintesi storica della Cina, lo Shiji, del grande storico di corte della dinastia Han Occidentali, Sima Qian (145?-89? a.C.), le radici della civiltà e dello Stato cinese affonderebbero, dopo un'epoca leggendaria che vide il succedersi di sovrani eccezionalmente retti e saggi (veri e propri eroi culturali), nelle istituzioni e nell'opera di civilizzatrice conquista di tre successive dinastie, o San Dai (Xia, Shang e Zhou), che avrebbero acquisito, di volta in volta, l'una i territori dell'altra fino a formare un amalgama territoriale e culturale generalmente riconosciuto come il nucleo della civiltà cinese, compreso entro una stretta fascia di suoli agricoli tra la media valle del Fiume Wei, a ovest, e la bassa valle del Huanghe, a est.
Dopo la conferma della storicità della dinastia Shang (XVI sec. - 1050 a.C.) a seguito delle scoperte effettuate in Anyang all'inizio del Novecento, non essendo mai sussistito alcun dubbio sulla realtà storica dei Zhou (1050-256 a.C.), l'esistenza della dinastia Xia ‒ che secondo la tradizione avrebbe regnato tra il XXI e il XVI sec. a.C. ‒ rimane alquanto controversa, nonostante l'entusiasmo di molti studiosi, soprattutto cinesi, nel sostenerne la realtà storica. Allo stato dei fatti, non esistono evidenze archeologiche o testuali che ne provino inconfutabilmente l'esistenza. L'area di distribuzione della cultura Erlitou in una piccola regione compresa tra l'angolo sud-occidentale della Provincia di Shanxi e il Fiume Luo (Prov. di Henan), significativamente coincide, però, con quella che la tradizione assegna alla dinastia Xia, come anche la sua datazione compresa tra il 1800 e il 1500 a.C. corrisponde, in parte, con la datazione della dinastia Xia. Uno dei più ambiziosi obiettivi che si è posta l'archeologia cinese a partire dal 1996, con il Progetto per la Cronologia Xia-Shang-Zhou, è quello di creare una sicura sequenza cronologica delle Tre Dinastie (dando ormai per certa la coincidenza Erlitou-Xia) basata su un progetto di ricerca che coinvolge studiosi di diverse discipline umanistiche e scientifiche di tutto il Paese. Il progetto è ancora in corso, ma i primi risultati sono realmente di eccezionale portata, in quanto il quadro cronologico dell'età del Bronzo cinese sta perdendo tutte le incertezze che fino alla fine del secolo scorso ancora sussistevano.
D'altra parte le evidenze archeologiche e storiche indicano che Xia, Shang e Zhou furono tre, quelle di cui abbiamo maggiori informazioni scritte, tra molte altre complesse entità politiche regionali coeve (di cui i Wan Guo, i "Diecimila Regni", ricordati da diverse fonti per il periodo pre-San Dai, sono certamente un'eco) che seguirono un'evoluzione parallela e che, nel corso del II millennio a.C., presero di volta in volta il sopravvento l'una sull'altra. Il riconoscimento archeologico di diverse entità politico-territoriali, con equiparabili livelli di complessità sociale e tecnologica, coesistenti con quelle Erlitou/Xia e, soprattutto, Shang e Zhou è tra le maggiori novità della ricerca archeologica in Cina ed è di fondamentale importanza per una corretta percezione dello sviluppo della cultura cinese classica, in quanto le Tre Dinastie non si svilupparono isolatamente, ma furono parte di un complesso processo di interazioni tra culture e gruppi etnolinguistici diversi, sfociate nell'opera di aggregazione culturale e di centralizzazione politica operata dal Primo Augusto Sovrano della dinastia Qin nel III sec. a.C.
Bibliografia
K.C. Chang, Sandai Archaeology and the Formation of States in Ancient China: Processual Aspects of the Origins of Chinese Civilization, in D.N. Keightley (ed.), The Origins of Chinese Civilization, Berkeley - Los Angeles 1983, pp. 495-521; Qiu S.h. - Cai L.z., 14C Chronological Framework of the Xia-Shang-Zhou Chronology Project, in Chinese Archaeology, 2 (2002), pp. 6-14; Yin W.z., New Development in the Research on Chronology of the Three Dynasties, ibid., pp. 1-5.
di Olivier Venture
Le fonti storiche forniscono pochissime informazioni sulla dinastia, nota con il termine Shang, che regnò sulla Cina durante il II millennio a.C.: una genealogia di sovrani e qualche aneddoto, perlopiù leggendario.
Durante la dinastia Song (960-1279 d.C.) in diverse e ricche collezioni di antichità ‒ alcune delle quali furono oggetto di studi e pubblicazioni ‒ erano presenti vasi di bronzo attribuiti all'antica dinastia Shang; tuttavia la confusione tra vasi Shang, vasi della successiva dinastia Zhou e vasi più recenti impedì la corretta definizione della cultura materiale Shang. Solo nel 1899, con la scoperta delle iscrizioni oracolari Shang e lo scavo scientifico iniziato nel 1928 del sito di provenienza, Xiaotun, presso Anyang (Prov. di Henan), fu possibile associare la dinastia Shang a uno specifico complesso di evidenze che hanno permesso, attraverso il confronto con i materiali rinvenuti in altri siti, di valutare la reale estensione della cultura Shang. La nozione di "archeologia Shang" è di uso corrente, ma non per questo scevra da ambiguità: con tale espressione si può infatti designare l'archeologia del popolo o della dinastia Shang, quella della cultura Shang (ed è in tal senso che qui verrà intesa), o quella dell'epoca Shang (in questo caso andrebbe però usata di preferenza la denominazione di "archeologia dell'inizio dell'età del Bronzo"). Se ad Anyang alcune iscrizioni testimoniano l'occupazione del sito da parte degli ultimi sovrani Shang menzionati nelle fonti scritte, altrove i dati consentono solo di valutare l'estensione della cultura materiale degli Shang. In ogni caso i confini esatti del regno Shang propriamente detto rimangono sconosciuti. In questo periodo è infatti attestata nelle diverse regioni della Cina la presenza di numerose culture, e quella Shang fu soltanto una di esse, seppure essa godette certamente di una posizione dominante nella Pianura Centrale, con un notevole potenziale di espansione verso le regioni circostanti.
Dal punto di vista cronologico, se il crollo della dinastia è generalmente fissato intorno al 1050 a.C., molto più difficile è datarne l'inizio. Alcuni storici cinesi individuano le prime manifestazioni della cultura Shang nelle evidenze materiali delle ultime due fasi del sito di Erlitou (1600-1500 a.C. ca.), mentre per altri essa iniziò con la cultura Erligang (1500-1300 a.C. ca.), che riconosciamo con relativa sicurezza come una fase Shang anteriore a quella di Anyang (o di Yin). A spiegare la discontinuità percepibile tra la cultura materiale di Zhengzhou e quella di Anyang talvolta viene posto tra le due fasi un periodo intermedio, essenzialmente attestato in siti periferici come Baoshan (Shaanxi), Taixi (Hebei) e Wucheng (Jiangxi); tuttavia alcuni livelli archeologici della città Shang di Anyang, attualmente ancora in corso di scavo e di studio, sembrano anch'essi coincidere con questo periodo. La cultura Erlitou è talvolta considerata parallela a una cultura "proto-Shang", che essa avrebbe fortemente influenzato prima di esserne definitivamente soppiantata. Numerosi elementi della cultura materiale delle ultime fasi di Erlitou si ritrovano infatti in quella di Erligang, in particolare i vasi rituali di bronzo, che comparvero proprio a Erlitou tra il 1600 e il 1500 a.C. In effetti la fabbricazione di gruppi di vasi rituali di bronzo a beneficio di un'élite rappresenta una delle specificità della cultura Shang, come essa pienamente si manifesta durante la fase di Erligang.
I vasi di bronzo erano generalmente deposti nelle tombe aristocratiche, anche se a Zhengzhou, durante la fase Erligang, alcuni bronzi furono interrati all'interno di semplici fosse come depositi sacrificali. Il numero e le dimensioni dei vasi collocati nelle sepolture erano variabili, ma costante è la presenza di vasi per il riscaldamento e il consumo di alcolici, quali tripodi (jue e jia) e coppe (gu). Nelle sepolture di grandi dimensioni il corredo rituale poteva inoltre comprendere da una decina a più di un centinaio di pezzi. Tra i vasi più usati per la cottura dei cibi, i vasi tri- o tetrapodati (ding) sembrano avere avuto una importanza particolare. Il vaso di bronzo più pesante scoperto per il periodo preimperiale (ovvero precedente il 221 a.C.) è un ding rettangolare alto 1,33 m e del peso di circa 875 kg, che secondo la tradizione proviene da una delle sepolture reali di Anyang. Mentre alcuni coltelli di rame/bronzo sono attestati fra i materiali della cultura Qijia (Gansu) già dall'inizio del II millennio a.C., lo sviluppo di un vero armamentario di bronzo (lame di alabarda e di ascia, punte di lancia e di freccia) è un'ulteriore specificità della cultura Shang. Oltre a essere efficaci strumenti d'offesa, queste armi avevano verosimilmente una funzione simbolica, poiché di frequente fanno parte del corredo posto accanto al defunto. Tra il XVI e l'XI sec. a.C. spesso l'unico oggetto di bronzo deposto nelle tombe di dimensioni modeste è una lama di alabarda (ge), assieme a vasellame rituale di ceramica; nelle tombe più importanti invece i ge si contano a decine. L'ingente produzione di questi manufatti era garantita da grandi fonderie, che si estendevano talvolta su più di 1 ha, come a Zhengzhou e ad Anyang.
Il tipo di sepoltura delle classi superiori è un altro tratto caratteristico della cultura Shang. Il defunto era inumato in un sarcofago di legno laccato, che poteva essere incassato, a seconda del rango, dentro uno o più sarcofagi di dimensioni maggiori (la più esterna, a volte, vera e propria camera funeraria) posti all'interno di una profonda fossa rettangolare, simile a una piramide a gradoni rovesciata, cui davano accesso ripide e lunghe rampe, da una a quattro in funzione del rango. Lo spazio tra il sarcofago più esterno e le pareti della fossa, secondo un uso ereditato dall'età neolitica, era riempito da un banco di terra battuta (ercengtai), mentre sul fondo della tomba, sotto le bare, era scavata una piccola fossa rettangolare (yaokeng) per l'inumazione di una vittima sacrificale: un cane, talvolta un individuo armato. Nelle sepolture di grandi dimensioni, inoltre, da una a tre vittime umane accompagnavano il defunto, ma nelle tombe reali di Anyang le vittime potevano essere anche più di 100. A partire dall'inizio del XIII sec. a.C. alla sepoltura di personaggi di alto rango si accompagna una fossa in cui era deposto un carro con la coppia di cavalli assieme a un numero di vittime umane compreso tra una e tre: sono queste le prime testimonianze di uso del carro in Estremo Oriente (verosimilmente derivato dall'Asia Centrale). L'uso della scrittura sembra essere stato un'altra peculiarità Shang, tuttavia esso è attestato ad Anyang soltanto a partire dalla metà del XIII sec. a.C. e inoltre tutte le testimonianze archeologiche di scrittura Shang (su osso, pietra, bronzo e ceramica) appaiono legate ad attività rituali (divinazione, culto ancestrale, ecc.). La principale fonte scritta di informazioni sugli Shang è comunque fornita da un insieme di documenti divinatori incisi su scapole di bovino e carapaci di tartaruga che erano mezzo e supporto materiale della divinazione. La comparsa della scrittura coincide inoltre con quella di emblemi clanici, presenti su vasi rituali, utensili e armi di bronzo della stessa epoca.
Come per tutto il periodo preimperiale, l'archeologia Shang è essenzialmente un'archeologia funeraria, essendo l'architettura della Cina arcaica realizzata in legno, materiale all'epoca abbondantemente disponibile, facile da sfruttare ma poco resistente agli assalti del tempo. Nel caso degli edifici importanti, le strutture erano edificate su terrazze di terra battuta e lo stesso materiale era usato per erigere le mura delle città, seguendo una tradizione iniziata almeno nel periodo Longshan. È probabile che le città di Zhengzhou, le cui mura erano lunghe da 7 a 8 km, e di Yin-Anyang abbiano avuto in un certo periodo lo status di capitale, anche se sono note anche altre città Shang, ad esempio Yanshi e Yuanqu, la cui funzione deve essere ancora esattamente stabilita. In alcuni siti, come a Daxinzhuang (Prov. di Shandong), non sono stati ancora rinvenuti resti di città, anche se le evidenze recuperate testimoniano la presenza di importanti comunità di cultura Shang. Fuori dalla sfera Shang, alcune città, costruite con tecniche analoghe a quelle delle città Shang, sono attestate in culture come quelle di Sanxingdui (Sichuan) o di Wucheng (Jiangxi), che svilupparono una propria industria del bronzo sotto l'influsso della cultura Shang di Erligang; lo stile della loro produzione riflette infatti nettamente questa dipendenza almeno sino alla fine della fase Erligang. A partire dal XIII sec. a.C. le produzioni di queste culture diedero però vita a nuovi stili, come testimoniano, ad esempio, i bronzi antropomorfi di Sanxingdui o i vasi zoomorfi e le campane delle culture della valle dello Yangtze. Dopo la vittoria Zhou sugli Shang, intorno al 1050 a.C., la cultura Shang non ebbe termine improvvisamente, come dimostrano sia diversi riferimenti letterari, sia, ad esempio, una grande tomba aristocratica Shang scoperta (1997) a Luyi (Henan), datata all'inizio del periodo dei Zhou Occidentali; d'altra parte, la cultura materiale delle élites Zhou fu fortemente influenzata da quella dei loro predecessori.
K.C. Chang, Shang Civilization, New Haven - London 1980; Id., The Archaeology of Ancient China, New Haven - London 19864; R. Bagley, Shang Archaeology, in M. Loewe - E.L. Shaugnessy (edd.), The Cambridge History of China. From the Origins of Civilization to 221 B.C., Cambridge 1999, pp. 124-231; Henan Anyang shi Huanbei Shangcheng de kancha yu shijue [Ricognizione e saggi di scavo nella città Shang di Huanbei presso Anyang, Henan], in Kaogu, 5 (2003), pp. 3-16.
di Filippo Salviati
Gli scavi condotti a partire dagli anni Trenta del Novecento nelle piane del Fiume Wei e del Jing (Prov. di Shaanxi), tradizionale sede di stanziamento dei Zhou dopo un loro ipotetico arrivo da regioni più a oriente e prima della conquista degli Shang, hanno permesso di delineare con una certa precisione la cultura materiale dei Zhou al loro primo apparire sulla scena storica.
Ciò è stato possibile soprattutto attraverso l'analisi delle locali tipologie vascolari: bacili, coppe su piedistallo (dou), giare (guan) a corpo espanso e stretta imboccatura, realizzati in ceramica di norma a impasto grossolano e colore grigio uniforme, lavorati "a incudine e paletta"; in particolare il vaso da cottura li (o del tipo fendangli, con piedi lobati ‒ o a mammella ‒ ben marcati che convergono a formare il corpo trilobato con tozzo collo cilindrico e l'orlo everso, o del tipo liandangli caratterizzato da un profilo più morbido con la tripartizione dei piedi quasi indistinta) è considerato diagnostico della cultura delle popolazioni stanziate lungo il corso del Fiume Wei prima dell'arrivo dei Zhou. Ritrovamenti importanti di questi materiali si sono avuti nei dintorni del Monte Qi (Qishan), a Nianzipo, Zhangjiapo e nei siti di Doujitai/Daijiawan presso Baoji. Paradigmatici in questo senso i ritrovamenti occorsi nel 1997 a Fengxi, sito del tardo periodo predinastico (ovvero precedente alla conquista degli Shang), che offrono un importante corpus per raffronti tipologici con manufatti rinvenuti in altri siti.
Verosimilmente durante gli ultimi secoli di regno della dinastia Shang i Zhou si erano stabiliti nella fertile vallata del Fiume Wei, con capitale alle pendici del Qishan. Secondo la tradizione storica in origine essi sarebbero vissuti insieme ai "barbari" Rong e Di nei territori del Gansu o dello Shaanxi, a occidente dell'area di stretta pertinenza Shang e delle altre popolazioni stanziate nella Pianura Centrale (Zhongyuan, ovvero la valle media del Huanghe che include vaste aree delle province di Henan, Shanxi e Shaanxi). Secondo alcuni, i Zhou avrebbero un'origine orientale, nella vallata del fiume Fen (Prov. di Shanxi); tale possibilità sarebbe avvalorata da alcuni riferimenti rintracciabili nelle iscrizioni oracolari di epoca Shang. La questione delle origini dei Zhou è tutt'altro che risolta, dal momento che nella valle del Fiume Wei non è stata trovata traccia di una cultura classificabile come proto-Zhou, ovvero precedente alla seconda metà del XII sec. a.C. L'incrocio dei dati di scavo con le informazioni testuali desumibili dalle fonti (Shuji, Shijing e Shiji) e dalle iscrizioni oracolari Shang, soprattutto quelle del periodo del re Wu Ding (deceduto nel 1189 a.C. ca.), suggerisce un graduale spostamento dei Zhou verso quelle regioni della Cina centrale dove, nel tardo periodo predinastico, tra il XIII e l'XI sec. a.C., le genti Zhou emersero con una fisionomia politico-territoriale più chiaramente definita, anche attraverso l'interazione con culture coeve di cui parzialmente acquisirono diversi elementi. Tale processo ben evidenzia sia la flessibilità e il carattere assimilativo della cultura Zhou, sia la rete di contatti con altre popolazioni, documentati anche nelle fonti storiche che narrano di imprese militari e alleanze politiche e matrimoniali. Questa realtà si evidenzia nell'insistere, in molti siti, degli strati Zhou su quelli della locale cultura Kexingzhuang II e nel rinvenimento di manufatti riferibili all'ambito delle culture della Fascia Settentrionale (coltelli arcuati di bronzo con decorazioni zoomorfe) che attestano contatti con le culture Guangshe (ad es., nei siti di Baoji e Shilou) e Jiangrong. Tale fitta rete di rapporti è stata evidenziata in particolare dagli scavi condotti nella regione di Guangzhong (Shaanxi centro-occidentale: siti di Fengxi, Qiyi, Zhangjiapo, Doujitai e Nianzipo), dai quali emerge la rapida assimilazione della cultura Shang da parte dei Zhou. Di eccezionale importanza in questo senso il ritrovamento (1977) a Fengchucun, presso Qishan, all'interno di un sito palaziale Zhou, di oltre 15.000 ossa oracolari: esse non solo rivelano come tale pratica divinatoria fosse diffusa presso i Zhou, ma consentono anche, attraverso le iscrizioni, di chiarire diversi aspetti delle relazioni Shang-Zhou alla vigilia della conquista.
Cho-yun Hsu - K.M. Linduff, Western Zhou Civilization, New York 1988, pp. 33-67; Wang Wei - Xu Lianggao, Archaeological Investigation into Predynastic Zhou Culture, in Chinese Archaeology, 1 (2001), pp. 47-51.
di Maurizio Scarpari
Nel 1045 a.C. presso Zhaoge, ultima capitale Shang, ubicata nella piana a circa 50 km a sud di Anyang (Muye), ebbe luogo la battaglia che determinò la caduta della dinastia Shang (ca. 1570-1045 a.C.) e l'affermarsi dei Zhou, ultima delle Tre Dinastie preimperiali (Xia - Shang - Zhou), destinata a regnare, almeno nominalmente, per oltre otto secoli. La prima fase del loro regno, nota come "epoca dei Zhou Occidentali", durò 274 anni, fino al 771 a.C. quando la capitale principale, Hao presso l'odierna Xi'an, fu saccheggiata dai "barbari" Quan Rong; il re You (r. 781-771 a.C.) fu ucciso e l'aristocrazia Zhou costretta a fuggire e a rifugiarsi nella capitale orientale, dando inizio all'epoca dei Zhou Orientali (770-256/221 a.C.).
Poco prima della vittoria sugli Shang, i Zhou avevano spostato la sede del potere nei pressi dell'odierna Xi'an, prima a Feng, a oriente dell'omonimo fiume, e in seguito a Hao, sulla sponda opposta. Per ragioni strategiche, subito dopo la conquista degli Shang, più a oriente fu poi costruita una sorta di capitale secondaria, Chengzhou, nei pressi dell'odierna Luoyang (Prov. di Henan). Finora non vi sono evidenze archeologiche dell'esistenza di strutture palaziali e sepolcrali di livello regale nell'area di Feng, né nei siti occidentali di Zhangjiapo, Dayuancun, Mawangzhen e Kexingzhuang, né in quelli orientali di Huayuancun e Puducun, ma è certa la presenza in quell'area di un'aristocrazia di rango medio e alto. Di particolare interesse sono alcune fosse sacrificali, rinvenute in diverse località, contenenti carri da guerra, completi di auriga e cavalli, che sembrano rifarsi a una pratica funeraria piuttosto diffusa tra gli Shang connessa con sepolture di rango elevato. Più rilevante dal punto di vista archeologico è l'area di Zhouyuan (Piana dei Zhou), un'estensione di circa 10 km2, sede dei principali centri religiosi e rituali Zhou, in particolare nelle località odierne di Fufeng e Qishan. Qui viveva con ogni probabilità il re (wang) per lunghi periodi dell'anno e qui si svolgevano le complesse cerimonie in onore degli antenati e delle divinità del clan reale. I Zhou crearono un sistema di controllo territoriale, basato sulla delega del potere ai membri del clan reale e ai rami collaterali a esso collegati, che permise l'acquisizione di territori sempre più ampi e distanti dal centro del regno, che si estendevano dai confini occidentali di Shaanxi (Baoji) ‒ con qualche isolata presenza anche negli odierni territori di Ningxia Hui (a Guyuan), Qinghai (a Xining) e nel Sichuan (a Pengxian, Guanghan e Chengdu) ‒ alle regioni costiere delle province di Shandong, Jiangsu, Zhejiang e, a nord, nell'area di Pechino e, sporadicamente, nel Liaoning (a Kezuo e Yixian), fino a comprendere a sud le regioni di Hunan e Jiangxi. I centri più importanti erano comunque situati nell'area ancestrale di Zhouyuan, densamente abitata fin dall'inizio della dinastia, ove sono stati messi in luce complessi sepolcrali imponenti e ripostigli di vasi e utensili rituali di bronzo, perlopiù deposti al momento della fuga verso est dei clan aristocratici, avvenuta nel 771/70 a.C.
La struttura delle tombe dei Zhou Occidentali ricalca quella di epoca Shang: una fossa troncopiramidale (a gradini) alla cui base era posto il feretro, circondato da una larga piattaforma (ercengtai) per la deposizione del corredo funerario. Le tombe reali erano dotate di lunghe e ripide rampe d'accesso, fino a quattro in base allo status del defunto: le principali sull'asse nord-sud, le secondarie su quello est-ovest. Al centro della camera sepolcrale era deposta la bara di legno (guan) contenuta in un sarcofago più grande, anch'esso di legno (guo), sotto il quale era scavata la fossa sacrificale (yaokeng). In realtà, le tombe reali Zhou non sono state ancora scoperte: infatti nessuna fossa a quattro rampe, come si presume dovessero essere i sepolcri destinati ai sovrani sulla base del confronto con le tombe reali Shang, è stata finora individuata. Sono state invece identificate con certezza le aree delle capitali Feng e Hao, anche se non sono ancora venuti alla luce resti delle cinte murarie in terra battuta che presumibilmente dovevano proteggere le città. Fondamenta palaziali di dimensioni consistenti e aree cimiteriali complesse indicano la presenza a Feng e Hao di aristocratici di rango elevato. In particolare a Zhangjiapo, nei pressi di Xi'an (Prov. di Shaanxi), sono state rinvenute le tombe di diverse generazioni di una famiglia nobile (Xing Shu o Jing Shu) strettamente imparentata con i primi sovrani Zhou. Appartiene a questo complesso la più grande tomba dell'epoca Zhou Occidentali, la M157, lunga 35,4 m, con due rampe di accesso imponenti che denunciano lo status elevato del defunto, inferiore solo a quello di re. Sono presenti nel sito tre tombe a rampa unica (M152, M168 e M170), destinate a membri di rango intermedio della famiglia, e una serie di tombe a fossa prive di rampa d'accesso, per i membri di rango inferiore. Alcune di queste ultime sono situate ai lati della tomba M157 e al loro interno sono stati rinvenuti scheletri femminili, forse mogli e concubine dell'occupante la tomba principale. Sebbene le sepolture di questo complesso siano state violate e depredate diverse volte in passato, sono stati portati alla luce numerosi oggetti facenti parte dei ricchi corredi originari: vasi laccati e di bronzo, monili di giada o di avorio, strumenti musicali, armi, carri da guerra e finimenti per carro o per cavallo.
Comune a tutti i corredi funerari dell'aristocrazia è la presenza di insiemi non casuali di oggetti rituali, prevalentemente vasi di bronzo per bevande e cibi, accessori e suppellettili, armi e finimenti per carri da guerra. I vasi rituali di bronzo rivestivano un'importanza particolare non solo in ambito religioso, ma anche politico, sociale ed economico. Essi simboleggiano infatti l'ideale dello Stato unitario, potente e organizzato, che caratterizzò tutto il periodo Zhou e che sarebbe rimasto inalterato, nonostante periodi di disunione e frammentazione, per i secoli successivi. I Zhou regnarono su territori vasti abitati da popolazioni assai diverse tra loro per lingua e usanze: il ritrovamento in località molto distanti e culturalmente diverse di un'ingente quantità di vasi rituali di bronzo in tutto simili tra loro, per tipologia e funzione, evidenzia la partecipazione a un unico sistema culturale, attraverso l'assimilazione di modelli che dal centro si diffusero capillarmente fino ai territori più lontani. Il ricorso a una prassi di registrazione scritta, documentata dalle iscrizioni di buona parte dei vasi sacrificali, rivela inoltre l'uso di una sorta di lingua franca, quella Zhou, comune a tutta l'aristocrazia, espressa attraverso un unico sistema di scrittura.
La maggior parte dei vasi rituali di bronzo di questo periodo proviene però dai ricchi ripostigli ipogei, perlopiù rinvenuti nella Piana dei Zhou; numerosi i ritrovamenti avvenuti fin dall'Ottocento, come il famoso e tanto discusso (in merito alla sua autenticità) Mao Gong ding, un imponente vaso ding a quattro piedi, recante la più lunga iscrizione nota (497 caratteri), rinvenuto a Jingdang (Qishan) e oggi conservato nel Museo Nazionale di Taipei (Taiwan), il Da Yu ding rinvenuto a Licun (Qishan) e il Da Ke ding rinvenuto a Renjia (Fufeng), conservati rispettivamente nel Museo di Storia della Cina (Pechino) e nel Museo di Shanghai. Il ripostiglio più importante, per quantità e qualità dei manufatti, è quello rinvenuto accidentalmente nel 1976 a Zhuangbai (Fufeng): conteneva 103 vasi di bronzo, 74 dei quali recanti un'iscrizione; il più antico risale ai tempi del fondatore della dinastia Zhou, il re Wu (r. 1049/45-1043 a.C.), il più recente al re Yi (r. 865-858 a.C.). Le dettagliate iscrizioni presenti su tali vasi consentono di ricostruire la storia della famiglia Wei, forse appartenente all'appena soggiogata aristocrazia Shang o a qualche regno vassallo, nota sin da quando un suo esponente di nome Shang (nome postumo Yi) si recò, o venne deportato, insieme ad altri nobili nella capitale Zhou con mansioni di scriba di corte. Un'iscrizione di 284 caratteri su un bacile (pan) del periodo del re Gong (917-900 a.C.), fatta redigere da un discendente di quarta generazione, rappresenta il più antico esempio datato di ricostruzione storica in nostro possesso: l'iscrizione, infatti, riporta la corretta genealogia dei primi sei sovrani Zhou ‒ da re Wu a re Mu (956-918 a.C.) ‒, ne celebra i meriti, riportando anche fatti in parte già noti e in parte sconosciuti alle fonti tradizionali, nonché un ossequioso omaggio ai propri avi, dal patriarca Yi al nonno Xin, fino al padre, duca Yi. Consistenti ripostigli di vasi di bronzo furono deposti nell'area di Zhouyuan: a Shaochen e a Hejia sono stati rinvenuti (1960 e 1973) 13 vasi appartenenti alla famiglia San; a Qiangjia furono ritrovati (1974) 7 vasi appartenenti alla famiglia Guoji; a Dongjia sono stati messi in luce (1975) 37 vasi della famiglia Lü. Oltre a questi oggetti, forse nascosti in previsione di un successivo recupero, il ritrovamento più interessante è forse quello avvenuto a Zhuangbai, nel 1975, nella tomba di un aristocratico di nome Bo Dong, dove fu rinvenuto un corredo funebre costituito da 14 vasi sacrificali riferibili ad almeno 5 generazioni del clan Wei.
La possibilità di datare con estrema precisione in base alle iscrizioni un numero così rilevante e tipologicamente vario di vasi di bronzo prodotti in un arco di tempo assai ampio ha consentito di studiare in modo sistematico l'evoluzione stilistica delle decorazioni, di cogliere l'introduzione di elementi di novità e, per comparazione, di classificare e datare motivi decorativi, stili, tecniche di fusione, pratiche rituali, manufatti e tombe dell'epoca dei Zhou Occidentali. All'inizio della dinastia i Zhou, meno evoluti degli Shang dal punto di vista tecnologico, ereditarono dai loro predecessori tecniche, modelli decorativi, norme cerimoniali, liturgia e culti religiosi. Nei primi decenni del IX sec. a.C. furono introdotte importanti riforme di natura politico-amministrativa che ebbero un immediato riflesso sul piano dei rituali di corte e, di conseguenza, sulla produzione dei bronzi che ne erano il principale strumento liturgico: significativi mutamenti furono introdotti nella tipologia e negli stili decorativi dei vasi di bronzo. Questa delicata fase di passaggio, da alcuni studiosi definita una vera e propria "rivoluzione del cerimoniale", è ben riflessa nelle innovazioni occorse nella struttura delle tombe e dei ripostigli dell'epoca Zhou Occidentali. Particolarmente significativi, in questa prospettiva, i dati provenienti dal ducato di Jin, istituito alla fine dell'XI sec. a.C. da Tangshu Yu, fratello del re Cheng (r. 1042/1035-1006 a.C.). Oltre 600 tombe sono state rinvenute in un esteso cimitero (3800 × 2800 m) a Tianma-Qucun, presso Houma (Prov. di Shanxi). Le tombe dei sovrani Jin erano costituite da una camera funeraria ipogea, con rampa (18-20 m) sul lato meridionale, che accoglieva il sarcofago di legno con la salma riccamente addobbata; accanto a questa erano le tombe delle consorti e concubine. I corredi di vasi sacrificali di bronzo rinvenuti nelle tombe dimostrano che i sovrani Jin seguivano fedelmente cerimoniali e norme consuetudinarie vigenti nella capitale. A partire dal IX sec. a.C., con il verificarsi di un mutamento radicale nella sfera ideologica, noto come "rivoluzione del cerimoniale", la produzione di vasi sacrificali si indirizzò sempre più verso nuove tipologie e nuovi motivi decorativi, che sembrano avere avuto un puro valore estetico oppure essere stati volti al recupero di obsoleti modelli più antichi, forse riproposti per coprire il vuoto spirituale e le difficoltà materiali createsi con la repentina fuga verso oriente e l'abbandono dei vasi ancestrali nei territori di origine.
Cho-yun Hsu - K.M. Linduff, Western Chou Civilization, New Haven - London 1988; J. Rawson, Western Zhou Ritual Bronzes from the Arthur M. Sackler Collections, Cambridge (Mass.) 1990; E.L. Shaughnessy, Sources of Western Zhou History: Inscribed Bronze Vessels, Berkeley - Los Angeles - Oxford 1991; J. Rawson, Western Zhou Archaeology, in M. Loewe - E.L. Shaughnessy (edd.), The Cambridge History of Ancient China. From the Origins of Civilization to 221 B.C., Cambridge - New York - Melbourne 1999, pp. 352-449.
di Maurizio Scarpari
Nel 771 a.C. l'esercito Zhou cedette all'offensiva dei nomadi Quan Rong, calati dalle regioni dell'Ordos. La capitale, Hao, fu saccheggiata e rasa al suolo, il re You (r. 781-771 a.C.) ucciso e l'aristocrazia costretta a fuggire verso la capitale orientale, Chengzhou, costruita presso l'odierna città di Luoyang (Henan) al tempo del re Cheng (r. 1042/1035-1006 a.C.) per volontà del fondatore della dinastia, il re Wu (r. 1049/1045-1043 a.C.). Ebbe così inizio l'epoca dei Zhou Orientali (770-256/221 a.C.), tradizionalmente divisa in due periodi: periodo Primavere e Autunni (770-476 a.C.) e periodo Stati Combattenti (475-221 a.C.).
L'ordine politico e istituzionale che aveva caratterizzato l'epoca precedente andò gradualmente disgregandosi. La casa reale Zhou, sprovvista ormai di una forza militare in grado di mantenere coesi e difesi i territori posti sotto il suo dominio, perse autorità politica, pur mantenendo il ruolo di massima autorità religiosa. Numerosi regni e principati, retti da lignaggi aristocratici che, nel corso dei secoli, erano stati infeudati dai re Zhou in cambio di tributi e alleanza, lottavano per affermare la propria autonomia o la propria supremazia. Chengzhou rimase la sede stabile della corte Zhou fino al 256 a.C., anno in cui la città fu annessa da Qin, potente regno cresciuto a occidente del Huanghe, nell'odierna Provincia di Shaanxi, che nel 221 a.C. unificò il tianxia ("ciò che sta sotto il cielo", il mondo civilizzato) in un unico impero centralizzato sotto la guida di un solo sovrano, Qin Shihuangdi, il Primo Augusto Imperatore dei Qin.
L'epoca dei Zhou Orientali vide uno sviluppo tecnologico senza precedenti: nel settore della metallurgia furono create leghe più fluide alle alte temperature e iniziò l'uso della fusione a cera persa, anche in associazione con la tradizionale, e prevalente, tecnica dello stampo a sezioni. La fusione del ferro, della ghisa bianca e dell'acciaio mise a disposizione degli eserciti ‒ ormai formati da schiere di fanti sia coscritti sia di professione ‒ armi più maneggevoli ed efficaci, quali la balestra e le spade di acciaio temperato, e fornì all'agricoltura attrezzi fabbricati in serie che permisero, assieme alle opere di ingegneria idraulica, il dissodamento di vaste aree incolte e un aumento considerevole della produttività. I vasi sacrificali di bronzo iniziarono a perdere il valore rituale originario, mantenendo però quello di simbolo di status; aumentò inoltre il numero dei recipienti e degli utensili di bronzo destinati alla vita quotidiana delle famiglie aristocratiche. I commerci si intensificarono, dando impulso all'economia di scambio, favorendo l'accumulo di ingenti ricchezze e la realizzazione di grandi opere civili e militari. I numerosi rinvenimenti riferibili a quest'epoca documentano un modo di vita basato su insediamenti afferenti a città fortificate (cheng) con mura di terra battuta. A tutt'oggi non sono state trovate tracce della principale capitale dinastica; sono stati però individuati i resti di Xintian, a Houma (Prov. di Shanxi), la capitale del ducato di Jin fondata nel 589 o nel 585 a.C. e abbandonata nel 376 a.C. Il suo impianto, caratteristico dell'urbanistica del periodo Primavere e Autunni, prefigura quello del successivo periodo Stati Combattenti, con una o più cinte murarie concentriche; la fortificazione più esterna era protetta da alte torri di guardia, primo esempio noto di una pratica difensiva che in seguito diverrà la norma. Piccoli insediamenti, talvolta difesi da mura, con un limitato numero di edifici eretti attorno a un'ampia struttura centrale, erano posti all'esterno delle mura cittadine, come pure i laboratori artigiani, edifici cerimoniali e cimiteri. Il tempio ancestrale dei sovrani Jin, del 550-480 a.C., si estende in un'area assai vasta che include fondamenta di edifici di varie dimensioni. Più articolato e in miglior stato di conservazione è il tempio ancestrale dei sovrani di Qin, rinvenuto a Yong (Majiazhuang, Prov. di Shaanxi), capitale Qin dal 677 al 383 a.C., costituito da fondamenta di diversi edifici cerimoniali disposti intorno a un cortile dove sono state messe in luce file regolari di fosse sacrificali, perlopiù contenenti resti di vittime animali e umane.
Sono state localizzate più di 50 città fortificate del periodo Stati Combattenti, alcune delle quali furono capitali o centri religiosi importanti: Luoyang era la sede della corte Zhou, Linzi il centro dello Stato di Qi, Wuyang la capitale dello Stato di Yan, Xintian di quello Jin, Yong di quello Qin. Delle oltre 6000 tombe dell'epoca dei Zhou Orientali individuate, almeno 600 sono nell'area di Luoyang, nel territorio del regno di Wei, e 500 nello Shaanxi, dominato dai Qin; più di 4000, invece, quelle rinvenute nella vasta area dove fiorì la cultura di Chu. Di queste, ben 1800 si trovano nelle vicinanze di Changsha (Prov. di Hunan) e 851 nei pressi dell'antica capitale Ying, a Jiangling e Dangyang (Prov. di Hubei). Tra i siti più interessanti di questo periodo sono l'ultima capitale di Qin, Xianyang (Shaanxi), Houma, con i resti di un'estesa fonderia, Jincun, Sanmenxia, Xiasi e Xinyang (Henan), noti per il rinvenimento di corredi funerari di eccezionale pregio, e Pingshan (Hebei), capitale del piccolo regno di Zhongshan. Da Xiasi provengono i primi bronzi fusi a cera persa, a Leigudun (Hubei) è stata scoperta la ricca tomba del marchese Yi di Zeng, a Ximennei (Anhui) quella del marchese di Cai, mentre a Shizhaishan (Yunnan) sono state portate alla luce le sepolture dei sovrani del regno di Dian, fiorito tra il periodo Stati Combattenti e la dinastia Han Occidentali (206 a.C. - 23 d.C.).
I dati archeologici testimoniano dell'affermarsi di nuove concezioni architettoniche e urbanistiche, mentre nell'ideologia funeraria la convinzione che esistessero tecniche di conservazione della salma atte a conseguire l'immortalità fece sì che, grazie alle ingenti ricchezze di cui disponevano alcuni clan dell'aristocrazia, sepolcri e corredi funerari divenissero sempre più imponenti e sontuosi. I membri delle famiglie reali, gli aristocratici, i latifondisti, i ministri, i funzionari, gli ufficiali militari e i ricchi mercanti non solo ostentavano i privilegi del proprio rango, che si credeva fosse mantenuto nell'Aldilà, ma conferivano alla ricchezza delle sepolture un significato di devozione e pietà nei confronti del defunto, le cui visioni della vita e del cosmo sono rispecchiate nella composizione e disposizione del corredo funerario e nelle decorazioni dei vani di sepoltura. Anche se la struttura verticale della fossa si mantenne durante tutta l'epoca dei Zhou Orientali, l'influsso di varie tradizioni locali produsse cambiamenti destinati a influenzare in modo significativo la successiva architettura funeraria.
L'uso di collocare la bara non più sul fondo della fossa, ma in una nicchia ricavata in una delle pareti, iniziato nella tarda epoca dei Zhou Occidentali, divenne la norma nell'epoca dei Zhou Orientali; le nicchie furono man mano ampliate per fare spazio anche al corredo funerario, fino a formare veri e propri vani sepolcrali. Si affermò così l'uso di tombe composte da più ambienti, consistenti in una camera principale e una o più camere secondarie (fino a nove quelle della tomba del re You di Chu, al potere dal 237 al 228 a.C.), riproducendo, simbolicamente e in scala ridotta, le sontuose dimore nobiliari. All'utilizzo di travi di legno per rivestire le pareti della camera funeraria si affiancarono elementi più duraturi, come pilastri e lastre di pietra o mattoni cavi di argilla, che potevano essere anche intonacati e affrescati. Esternamente le sepolture iniziarono a essere segnalate da tumuli di terra, talvolta vere e proprie colline circondate da mura, all'interno delle quali erano innalzate costruzioni di legno o di pietra e allestiti lussureggianti giardini. Il ritrovamento avvenuto a Pingshan, in una tomba del 310 a.C., di una tavola di bronzo (94 × 48 cm) profilata d'oro, recante la pianta del complesso tombale del re Cuo del regno di Zhongshan, dà la misura del fenomeno: doppie mura di cinta proteggevano cinque palazzi di differenti dimensioni, alti diversi piani, muniti di scalinate d'accesso, circondati da ampi porticati e da un grande parco. Il palazzo centrale, destinato probabilmente al culto degli antenati reali, è il più maestoso e sorprende che tanto fasto fosse destinato al sovrano di un principato di modesta importanza, quasi ignorato dalla storiografia ufficiale.
La tomba del marchese Yi di Zeng, con ogni probabilità del 433 a.C. (intorno al 420 a.C. secondo analisi al 14C), esemplifica i cambiamenti ideologici avvenuti durante la dinastia Zhou e la sontuosità delle tombe e dei corredi funerari dell'epoca. Si tratta del ritrovamento singolo più importante del periodo dei Zhou Orientali, avvenuto nel settembre del 1977 (lo scavo fu condotto nei mesi di maggio e giugno dell'anno seguente) a Leigudun, nei pressi della città di Suizhou (Hubei). La tomba si sviluppa in verticale, all'interno di una piccola collina, a una profondità di circa 13 m e si estende su una superficie di 19,7 × 15,7 m; dalla sontuosità della tomba e del suo corredo funerario possiamo dedurre la magnificenza delle tombe reali dell'epoca, purtroppo non ancora individuate. Si tenga infatti presente che il defunto, Yi di Leigudun, aveva il titolo nobiliare di hou, in genere tradotto, forse impropriamente, "marchese"; tale titolo era solo il secondo della scala nobiliare dopo quello di gong ("duca", inferiore a sua volta ai titoli di "re", wang, e di "principe", jun); inoltre le fonti storiche non fanno alcun accenno né a lui né alla sua famiglia, né all'esistenza di un marchesato intitolato a Zeng in quella regione, tant'è che gli studiosi ritengono plausibile che Zeng sia un nome alternativo per Sui, un piccolo principato vassallo del più potente regno di Chu.
Appartengono alla cultura meridionale di Chu molti altri siti importanti, quali la necropoli di Xiasi, costituita da sei grandi tombe che, insieme ad altre due scoperte nella vicina area di Heshangling, contengono le spoglie di sei generazioni di un ramo minore della famiglia reale Chu e che hanno restituito vasi sacrificali e carillons di campane di bronzo di eccezionale pregio; non meno preziosi sono i ritrovamenti effettuati nei complessi sepolcrali di Yutaishan, Mashan, Baoshan e Guodian. Negli ultimi due vennero rinvenuti (1986 e 1993) manoscritti su tavolette di bambù tra i più antichi in nostro possesso (fine del IV sec. a.C.): i testi di Baoshan a carattere prevalentemente mantico e giuridico (secondi per importanza solo a quelli rinvenuti nel 1975 a Shuihudi), mentre quelli di Guodian, a carattere prevalentemente filosofico, rappresentano il più consistente ritrovamento di testi letterari del periodo preimperiale.
Bibliografia
Li Xueqin, Eastern Zhou and Qin Civilizations, New Haven - London 1985; Cho-yun Hsu, The Spring and Autumn Period, in M. Loewe - E.L. Shaughnessy (edd.), The Cambridge History of Ancient China. From the Origins of Civilization to 221 B.C., Cambridge - New York - Melbourne 1999, pp. 545-86; L. von Falkenhausen, The Waning of the Bronze Age: Material Culture and Social Developments, 770-481 B.C., ibid., pp. 450-544; Wu Hung, The Art and Architecture of the Warring States Period, ibid., pp. 651-744.
di Victor H. Mair
Denominazione con la quale si indica un gruppo di siti nell'oasi di Turfan (o Turpan) e nelle aree adiacenti intorno al Lago Ayding (Ayding Hu), nella porzione più bassa della depressione di Turfan (156 m sotto il livello del mare).
Secondo fonti del periodo storico, questo fu successivamente il territorio dei Gushi (Cheshi o Jushi), un gruppo che "viveva in tende, si spostava alla ricerca di pascoli e acqua e aveva notevoli conoscenze agricole. Esso possedeva bovini, cavalli, cammelli, pecore e capre ed era esperto nell'uso di arco e frecce". I Gushi erano inoltre celebri per i loro attacchi ai viaggiatori che da Loulan (Kroraina) si spostavano verso nord lungo la Via della Seta; secondo il resoconto del noto viaggiatore della dinastia Han, Zhang Qian (seconda metà del II sec. a.C.), esistevano relazioni tra il territorio dei Gushi e il regno di Loulan, presumibilmente in quanto entrambi erano sotto il controllo dei Xiongnu (Hun). Tra le antiche necropoli della regione sono state osservate, in alcuni casi, tombe su piattaforme di legno o sotto travi di legno e stuoie di giunco, coperte da piccoli tumuli di pietre. I defunti, sepolti singolarmente o in tombe doppie, erano in posizione supina, con il capo rivolto verso ovest. Vasellame dipinto Nero su Rosso modellato a mano corredava le sepolture, in cui erano state anche deposte figurine di legno simili a quelle della cultura Gumougou (Qäwrighul). La cultura A. è datata al 1400-700 a.C., ma la maggior parte delle necropoli Subashi (Subeshi), generalmente ritenute relazionate a questa cultura, perdurarono nell'età del Ferro, fino al III sec. a.C. Una parte delle sepolture scavate nel 1992 era costituita da circa 40 bassi tumuli di pietra che coprivano sepolture su letti di legno. Alcuni pozzi funerari hanno apposite entrate e tra i beni delle sepolture più tarde compaiono anche oggetti di ferro. Indicazioni sulla dieta provengono da una ciotola di legno colma di miglio e da un'altra contenente il coccige di una capra.
Nelle sepolture sono stati rinvenuti sette mummie in ottimo stato di conservazione e i resti di una dozzina o più di altre; tra le prime un individuo di sesso maschile indossava un equipaggiamento da arciere simile a quello degli Sciti, con gambali di pelle e mutande di lana, ed era accompagnato da un arco in una custodia di pelle e da punte di freccia di legno, osso, corno e ferro, apparentemente realizzate per l'abbattimento di prede diverse. Tra le mummie vi erano inoltre numerose donne che indossavano cappelli neri con estremità superiori allungate; alcune recavano anche magnifici mantelli bordati di pelliccia e variopinte gonne di lana. La necropoli del Lago Ayding è molto danneggiata, ma interventi di salvataggio compiuti in circa 50 tombe hanno permesso di accertare che i beni funerari erano relativamente numerosi, ma mai in quantità molto abbondanti. La ceramica, essenzialmente rossa a impasto sabbioso e, in quantità minore, grigia pure a impasto sabbioso, era modellata a mano, a superficie liscia, spesso con ingobbio rosso e decorazioni in nero/bruno. Gli utensili litici comprendono fusaiole e pietre da cote, mentre tra i manufatti di bronzo figurano una placca con una coppia di cavalli affrontati, ganci di cintura, specchi, punte di freccia, spilloni per capelli, a cui si affiancano manufatti di ferro quali piccoli coltelli e punte di freccia e una coppia di ornamenti in lamina d'oro.
Bibliografia
Tulufan Aiding Hu gu muzang [L'antica necropoli del Lago Ayding, Turfan], in Xinjiang wenwu kaogu xin shouhuo (1979-1989), ürümqi 1995, pp. 312-20.
di Filippo Salviati
Sito localizzato nei pressi di Shuanfang (distretto di Xinjin, Prov. di Liaoning), in cui è stato scavato (1980) un gruppo di tombe a cista, di cui soltanto una (M6) rinvenuta intatta.
La sepoltura, orientata est-ovest (155 × 60 cm, prof. 73 cm) è del tipo a fossa rettangolare, con pareti foderate da sei lastre di granito (una su ciascuno dei lati est e ovest, due sui restanti), grosso modo rettangolari e di dimensioni diverse, lisce sui lati interni e scabre su quelli interrati. Sul fondo della sepoltura, ricavato dalla roccia granitica naturale, i resti organici sono risultati del tutto decomposti, mentre il corredo funerario appare costituito da quattro vasi fittili, un pugnale di bronzo con profilo del tipo "a violino" e una matrice per fusione. I vasi sono di due tipi: il primo, ad alto corpo cilindrico (alt. ca. 21,2 cm, diam. 11,2 cm), è lavorato a mano con impasto sabbioso di colore rossastro; il secondo consiste di un vaso a corpo globulare con piccoli manici ansati. Il pugnale (lungh. 26,7 cm) ha profilo a foglia lanceolata, doppio filo, costola centrale a sezione cilindrica con codolo per l'inserimento in un manico di legno, di cui non sono rimaste tracce. Di particolare rilievo il rinvenimento di una matrice bivalve di forma trapezoidale (lungh. 15,8 cm) per la fusione di asce a lama semilunata e innesto a cannone. La datazione della sepoltura è compresa entro l'VIII sec. a.C., tra la fine dell'epoca dei Zhou Occidentali e il periodo Primavere e Autunni (770-476 a.C.). Tuttavia, secondo gli archeologi cinesi, sulla base di analogie riscontrabili tra i manufatti rinvenuti ad A. e quelli simili scoperti in alcuni strati del sito di Dalian, datati al radiocarbonio a 3280±85 e 3130±100 anni fa, la cronologia del sito potrebbe essere più alta. Il tipo di pugnale rinvenuto ad A. è caratteristico della regione del Liaoning e costituisce il prototipo da cui deriveranno analoghe armi coreane. Esemplari simili a quelli di A. sono venuti alla luce in diversi altri siti del Nord-Est cinese, quali Shiertaiyingzi, Nanshangen (Ningcheng), Liaoyin, Erdaohezi e Luoshang. In sepolture a cista di quest'ultimo sito, accanto ai pugnali, sono state scoperte matrici di fusione analoghe a quelle di A.; altre, per la fusione di punte di lancia, di coltelli e di asce, furono scavate nel 1952 a Baoshenmiao (presso la città di Tangshan, Hebei orientale), ritenuto uno dei centri di produzione metallurgica della regione. A. conferma dunque il Liaoning come importante area di contatti culturali, con specifiche caratteristiche locali, quali, ad esempio, l'ampio utilizzo di tombe a cista. In quest'area, elementi derivati da contatti con le regioni cinesi del Huanghe, visibili nella tipologia ceramica, affiancano altri delle culture siberiane, fino a produrre originali tipi di manufatti, a loro volta trasmessi alle regioni confinanti, come, ad esempio, la Corea.
Jeong-hak Kim, The Prehistory of Korea, Honolulu 1978, pp. 158-69; Xu Minggang - Xu Yulin, Liaoning Xinjin xian Shuanfang shigai shiguan mu [Tombe a cista nel sito di Shuanfang, distretto di Xinjin, Liaoning], in Kaogu, 3 (1983), pp. 293-95.
di Roberto Ciarla
Il più importante comprensorio archeologico dell'Asia orientale, situato a nord-ovest della città di A., nell'odierna Provincia di Henan, è costituito dai resti di una città, secondo molti studiosi l'ultima capitale della dinastia Shang (XVI sec. a.C. - 1050 a.C.), ed è articolato in un centro principale e in centri minori a esso funzionalmente collegati.
L'area è anche nota con il nome di Yin, termine usato nei testi di epoca Zhou per indicare l'area della capitale degli Shang. Nelle iscrizioni su ossa oracolari rinvenute ad A., il termine Yin però è assente; compaiono, invece, i termini Shang, Da Yi Shang ("Grande Città Shang") o Tian Yi Shang ("Celeste Città Shang"), che per molti studiosi non sarebbero da riferire ai resti di A., eventualmente settima e ultima capitale Shang, bensì al principale centro cultuale della dinastia, dove nei templi del lignaggio regale erano conservati i simboli e i paraphernalia del potere dinastico. Tale centro, fino a oggi sfuggito alle ricerche archeologiche, è posto sulla base di ragionevoli studi filologici a sud-est di A., nella bassa valle del Huanghe, presso l'odierna Shangqiu (Henan orientale), in un'area che, secondo una controversa ipotesi, sarebbe da riconoscere come il centro di origine del popolo e della cultura Shang. Le iscrizioni oracolari rinvenute ad A. riportano spesso il termine Zi Yi ("Questa Città"), che indica verosimilmente i resti urbani in questione, sulle rive del fiume Huan; considerati appunto come l'ultima delle capitali politiche non permanenti della dinastia per il rinvenimento di strutture palaziali, di "archivi" contenenti iscrizioni oracolari attribuibili ai re Shang, di una necropoli reale e di una rete di ambienti e località artigianali fisicamente e funzionalmente legati ai luoghi dell'élite.
In quest'area, che si estende lungo le propaggini orientali dei Monti Taihang, da Xingtai a nord fino a Qixian a sud, per una distanza di circa 165 km, con il nucleo principale di A. al centro, sono stati rinvenuti numerosi resti di insediamenti Shang, che si ritiene abbiano tutti in qualche modo fatto parte dell'area della capitale. Tale interpretazione, suffragata da evidenze archeologiche, toponomastiche, letterarie e storiche, evidenzia come la struttura della capitale non sia da concepire come un nucleo urbano centralizzato, ma come una rete di nuclei di diversa grandezza e con diversi gradi di specializzazione. A sua volta A. si compone di siti tra loro strettamente interrelati, su un'area di circa 24 km2 sulle due rive del fiume Huan. Questi ultimi entrano nella storia dell'archeologia alla fine dell'Ottocento, allorché ossa animali, perlopiù scapole di erbivori e piastroni di tartaruga recanti iscrizioni, scavate dai contadini del villaggio di Xiaotun, circa 3 km a nord-ovest di A., portarono alla scoperta e, nell'arco di pochi mesi, alla decifrazione della più antica scrittura cinese. Nell'ottobre del 1928 il sito fu oggetto di indagini archeologiche sotto l'egida dell'Istituto di Storia e Filologia dell'Accademia Nazionale. La prima campagna di scavo, sotto la direzione di Dong Zuobin (Tung Tsopin), voleva verificare se il deposito di ossa oracolari di Xiaotun fosse stato esaurito dai pluriennali rinvenimenti fortuiti e dagli scavi clandestini, come sosteneva la scuola dei filologi guidati dallo studioso Luo Zhenyu (Lo Chen-yu), o se, come ritenevano gli archeologi, molto restasse ancora da scoprire. Le 14 campagne che seguirono ad A., di cui a oggi non è stato pubblicato un organico rapporto, fino all'interruzione bellica del 1937, e quelle condotte dall'Istituto di Archeologia dell'Accademia Cinese delle Scienze Sociali a partire dagli anni Cinquanta hanno dimostrato quanto errata fosse l'ipotesi della scuola dei filologi.
Dei siti distribuiti lungo il Huan per una lunghezza di circa 6 km e una profondità di 4 km, i più importanti sono Xiaotun, a sud del Huan, con i suoi complessi palaziali e gli "archivi" di ossa oracolari iscritte, e, a nord del fiume, il sito di Xibeigang (Hsi-pei-kang) dove sarebbe localizzata la necropoli reale. Xiaotun è un piccolo villaggio all'interno di un'ansa del Huan, le cui piene hanno intaccato fortemente la parte orientale dell'area palaziale. Resti di epoca Shang sono stati rinvenuti a nord e a nord-est del villaggio (Locus Nord), a sud (Locus Sud) e a ovest (Locus Ovest) di esso; particolarmente importanti quelli nel Locus Nord, poiché oltre all'area palaziale rivelarono la sequenza culturale dell'intera area: Neolitico, Shang predinastico, Shang dinastico e post-Shang con livelli databili dall'epoca della dinastia Zhou Occidentali (1050-770 a.C.) fino alla dinastia Tang (618-907 d.C.) e oltre. Lo strato abitativo neolitico, piuttosto ridotto, è riferibile alla cultura Hougang (ca. 2800-2300 a.C. ca.); su di esso si impostò un abitato di periodo Shang predinastico (o fase Erligang) databile tra il XV e il XIII sec. a.C., precedente cioè al trasferimento della capitale da Yan a Yin (o meglio, Zi Yi) all'epoca del re Pan Geng (Pan-keng). I resti della fase predinastica apparterrebbero a un insediamento di considerevole estensione, dominato da una rete di canali di drenaggio intorno alla quale sembrano aggregarsi, in gruppi distinti, abitazioni seminterrate con scale di accesso scavate nelle pareti, fosse e silos ipogei. Tra le molte sepolture Shang scoperte a Xiaotun, inoltre, alcune (M188, M232, M333, M388) possono essere messe in relazione al livello predinastico, soprattutto in base all'analisi stilistica del vasellame rituale di bronzo che trova stretti confronti con i tipi della tarda fase Erligang di Zhengzhou.
Del periodo dinastico (XIII-XI sec. a.C.) a Xiaotun Locus Nord è stato messo in luce il cuore della città Shang, che recenti indagini indicano essere stato protetto da un fossato collegato al corso del Huan: resti di alte piattaforme costruite in strati di terra induriti a mazzuolo (hangtu) che possono raggiungere lo spessore di 3 m, a pianta rettangolare o quadrangolare, sulle quali si innalzavano strutture di legno con pilastri poggianti su grossi ciottoli di fiume o su dischi di bronzo. L'alzato dei muri, sempre di tamponamento, era a impasto di paglia e fango, come pure la copertura del tetto. Di tali strutture non sono sopravvissute che le piattaforme e l'impronta di pilastri e muri che recano traccia dell'azione del fuoco, forse lo stesso che distrusse la città alla caduta della dinastia. Complessivamente sono state messe in luce 53 piattaforme distinguibili in 3 gruppi. Il gruppo nord (o A) era formato da 15 piattaforme su un'area di 9 km2, disposte in file parallele da nord a sud e prive di sacrifici di fondazione. È questo il nucleo più antico dell'area palaziale, forse la residenza del re e del suo clan, risalente almeno a Wu Ding (?-1189 a.C.), quarto re del periodo dinastico, allorché a sud-ovest del limite meridionale dei palazzi era in uso una necropoli per i membri dell'aristocrazia, come dimostrerebbe il rinvenimento (1976) dell'unica sepoltura nobiliare nota di A. che non sia stata violata dai predatori; tale sepoltura (M5) era appartenuta a Fu Hao, una delle mogli di Wu Ding. La necropoli fu poi abbandonata quando l'area palaziale si espanse per formare il gruppo centrale (o B). Quest'ultimo, su un'area di circa 20 km2, è costituito da piattaforme tutte tra loro collegate e rappresenta il gruppo più articolato, la cui complessità d'impianto suggerisce un piano di sviluppo prestabilito. Il gruppo B è dominato a nord da una grande piattaforma quadrata (B1), forse un altare, seguita a sud da piattaforme disposte in tre gruppi speculari, di cui quello orientale quasi del tutto distrutto dal Huan. Secondo diversi autori, questa potrebbe essere una zona templare legata al culto del lignaggio reale; la natura particolare dell'area sarebbe convalidata da sepolture sacrificali (852 vittime umane, 10 buoi, 18 pecore, 35 cani, 15 cavalli e 5 carri), associate alle fasi di costruzione delle strutture.
Una serie di sette scalinate, sul lato sud della piattaforma meridionale (B20), collegava la "zona dei templi" con un quartiere di circa 1750 m2, nella porzione sud-occidentale del Locus Nord, la cui funzione, non da tutti accettata, sembrerebbe quella di "zona dei sacrifici e degli archivi". È il cosiddetto "gruppo meridionale" (o C), composto da una grande piattaforma quadrangolare (C2) a nord, che domina 2 gruppi di 16 strutture minori disposte, da nord a sud, in 2 file simmetriche. Tale speculare simmetria, che caratterizza peraltro tutto il simbolismo dell'arte Shang, ritorna nella disposizione delle sepolture sacrificali associate alle piattaforme: vittime umane a est, animali a ovest. È questa, inoltre, l'area dove è stata rinvenuta la maggior parte dei depositi di ossa oracolari: in una sola fossa erano conservati ben 17.096 pezzi. Intorno al "nucleo palaziale" sono dislocate strutture di diverso tipo: abitazioni ipogee a pianta circolare, che possono arrivare a una profondità di 3,5 m, spesso provviste di una scala di accesso scavata nel fianco della fossa; fosse di immagazzinamento scavate fino a una profondità di 7 m e contenenti i beni più diversi (granaglie, ossa oracolari, vasellame di bronzo, ceramiche); botteghe artigianali. Queste ultime, perlopiù associate alle piattaforme dell'area palaziale, si differenziano dalle semplici abitazioni sia per la loro maggiore cubatura, sia per il fatto di essere seminterrate, oltre che per la presenza di strutture accessorie, di scarti di lavorazione e di prodotti semilavorati. Nei pressi della piattaforma B15, ad esempio, fu messa in luce un'area per la lavorazione del bronzo con botteghe seminterrate associate a decine di crogioli e migliaia di frammenti di stampi di fusione. Alla piattaforma B12 sembrerebbe associata una bottega per la manifattura di oggetti d'osso, mentre alla piattaforma B14 è forse collegata una bottega di lavorazione della pietra e della giada.
Xibeigang (ca. 3 km a nord-ovest di Xiaotun) è un'ampia e bassa collina sulla riva nord del Huan (da cui il nome del sito "collina nord-occidentale"); qui furono individuate grandi sepolture, con ogni probabilità la necropoli reale dell'epoca dinastica. Proficue campagne di scavo hanno portato alla luce un complesso cimiteriale distinto in due gruppi, lontani circa 100 m l'uno dall'altro. Il gruppo occidentale comprende otto grandi sepolture (M1001, M1002, M1003, M1004, M1217, M1500, M1550 e M1567), tra cui una non terminata (M1567); quello orientale è costituito da cinque grandi sepolture (M1129, M1400, M1443, M260 e la cd. Grande Tomba di Wuguancun). Le grandi tombe, grosso modo orientate sull'asse nord-sud, sono di due tipi: a pianta quadrangolare, con rampa di accesso su ciascun lato, o a pianta rettangolare, con rampa di accesso sui lati nord e sud. Al fondo della sepoltura, sempre fornita di yaokeng, su ampie ercengtai, oltre a oggetti di corredo per la maggior parte depredati, sono state rinvenute sepolture di accompagnamento e vittime sacrificali, mentre insieme al defunto regale erano deposti i beni più preziosi del corredo entro la camera sepolcrale (o sarcofago più esterno), la cui unica evidenza consiste nelle impronte delle travi sulla terra pressata e nei frammenti dei decori policromi in lacca che ne ornavano le pareti. Il rituale funebre continuava alternando strati di terra battuta a offerte votive e vittime sacrificali. Nella tomba M1004 (rampa sud) una parte del corredo sfuggita ai predatori di tombe era composta da un primo strato di finimenti di bronzo per carro, armature di cuoio e scudi, da un secondo di 100 elmi e 360 alabarde, da un terzo di 36 punte di bronzo per lancia sulle quali erano un litofono, un bastone di giada e due grandi vasi di bronzo. I crani rinvenuti sulla piattaforma della tomba M1400 furono 29 e 111 quelli della M1500, disposti insieme ad armi e utensili di bronzo. Nell'area di Xibeigang sono state rinvenute, in gruppi forse legati a ciascuna delle grandi tombe, circa 3000 sepolture sacrificali tipologicamente distinguibili in singole, multiple, multiple con il cranio separato dal corpo, multiple di soli crani, multiple di corpi privi di cranio, di infanti su letti di cocci, di animali (tra cui elefanti), di carri, di vasellame e di armi rituali di bronzo. I corredi di tali sepolture contenenti esseri umani sono per qualità e quantità molto vari, anche se i livelli sociali che essi indicano sembrerebbero essere sostanzialmente due: corpi interi con corredo di vasellame ceramico e bronzeo, di utensili, armi e strumenti musicali; corpi frazionati con corredo formato da coltello, da ascia e da cote o totalmente privi di corredo. Il rinvenimento, nelle sepolture di quest'ultimo tipo, di individui più robusti e più alti della norma sembrerebbe confermare l'uso di vittime sacrificali appartenenti a gruppi etnici diversi da quello Shang, come testimoniato anche dalle iscrizioni oracolari.
Gli scavi estensivi condotti ad A. dal 1958 sono stati di particolare importanza per l'archeologia Shang e per la protostoria dell'intera Asia Orientale. Essi hanno portato alla luce strutture abitative, artigianali e funerarie, che hanno permesso la correlazione di una solida sequenza ceramica, basata su dati provenienti da contesti abitativi e sepolcrali, con la sequenza tipologica dei vasi rituali di bronzo, fondata su dati provenienti da contesti funerari e artigianali. Le indagini condotte nelle aree cimiteriali esterne alla necropoli reale hanno consentito inoltre di iniziare la costruzione di una sequenza stratigrafica, strutturale e cronologica, resa particolarmente difficile dalla vastità e dalla dispersione dei siti su un territorio intensamente antropizzato e dalla difficoltà di reperire o di ricostruire i dati relativi alle campagne di scavo precedenti la seconda guerra mondiale. Tra i risultati più significativi degli ultimi quaranta anni sono quelli conseguiti nel sito di Miaopu Locus Nord, dove il deposito formato da diversi strati ha permesso la definizione di tre fasi culturali (Miaopu I, II, III) che, abbracciando l'intero periodo dinastico, hanno trovato una stretta corrispondenza con le quattro fasi che venivano contemporaneamente stabilite per la sequenza delle coeve sepolture rinvenute nei siti a sud del Huan. I rinvenimenti di Meiyuanzhuang e del Locus Ovest di Xiaomintun, invece, hanno consentito una migliore conoscenza dei resti predinastici di A., fornendo le basi per la definizione della cosiddetta "cultura di Meiyuanzhuang I", contemporanea della fase medio-Shang di Erligang a Zhengzhou. Di eccezionale importanza, poi, sono stati l'individuazione e lo scavo di grandi fonderie di epoca dinastica nel Locus Nord di Miaopu e nel Locus Ovest di Xiaomintun, mentre nell'area 4 di Dasikongcun e a Beixinzhuang sono scavate diverse officine specializzate nella manifattura di oggetti d'osso.
Incalcolabile, infine, il contributo che le indagini condotte nelle diverse aree cimiteriali di epoca dinastica hanno offerto sia alla conoscenza della ideologia funeraria Shang, sia ai diversi aspetti legati allo studio della cultura materiale dell'epoca. Particolarmente rilevante il rinvenimento di una vasta necropoli sulla riva sud del Huan (cd. Area Ovest di Yin), di fronte alla necropoli reale situata sulla riva nord; tra il 1958 e il 1987 vi sono state scavate circa 1000 sepolture e 6 fosse sacrificali con carri e cavalli. La localizzazione delle sepolture, insieme alla distribuzione del vasellame con simboli clanici, fanno ritenere che quell'area fosse adibita a necropoli con sepolture distinte in gruppi, ognuno appartenente a un diverso clan. Le indagini archeologiche nel comprensorio di A. sono tuttora in corso e, mentre nuovi dati provenienti dai loci classici dell'archeologia Shang e pre-Shang di A. permettono di perfezionare sempre di più la già notevole conoscenza di quella parte della forse ultima capitale Shang, nuovi siti, un tempo ritenuti minori, quali Huayuanzhuang, Miaopu, Guojiazhuang, Qijiazhuang, assumono una nuova, maggiore importanza, fornendo da una parte nuove tessere per la ricostruzione di un complesso mosaico storico, archeologico e culturale, dall'altra confermando l'originalità della concezione urbana di quella importante città Shang (di cui, a tutt'oggi, non vi è traccia di muraglia di recinzione) che è difficile non ritenere una capitale, intesa non tanto come un nucleo accentrato di beni e servizi, quanto piuttosto come un tessuto di nuclei funzionalmente differenziati e gerarchicamente organizzati.
Li Chi, Anyang, Washington (D.C.) 1977; Yang B.c. - Yang X.z., 1969-1977 nian Yin Xü Xiqu muzang fajue baogao [Sullo scavo delle sepolture nell'area ovest di Yin Xü, 1969-77], in Kaogu Xuebao, 1 (1979), pp. 27-146; K.C. Chang, Shang Civilization, New Haven - London 1980, pp. 69-135; Jiang B.x. et al., Yin Xü fajue baogao, 1958-1961 [Rapporto sugli scavi di Yin Xü, 1958-61], Beijing 1987; Zheng Z.x., Yin Xü fajue liushi nian gaishu [Sessant'anni di scavi a Yin Xü], in Kaogu, 10 (1988), pp. 929-41; Anyang Yin Xü Guojiazhuang Shangdai muzang [Il cimitero Shang di Guojiazhuang a Yin Xü presso Anyang], Beijing 1998; Meng X.w., Anyang Yin Xü Kaogu Yanjiu [Ricerche archeologiche su Yin Xü presso Anyang], Zhengzhou 2003.
di Marcello Orioli
Sito ubicato sulla riva sinistra del fiume Nian, nella piana dove quest'ultimo confluisce con l'Ersonghua a formare il Songhua (Prov. di Heilongjiang).
Localizzato su un terrazzo naturale (ca. 180.000 m2), il sito, evidenziato in superficie da notevoli quantitativi di frammenti di ceramica e di conchiglie, fu indagato nel corso di due campagne di scavo (1974) che portarono al rinvenimento dei resti di due capanne, nove focolari, una fornace, un pozzetto di rifiuti, oltre a un ricco campionario di manufatti di ceramica, pietra, osso e corno. Dei due fondi di capanna sovrapposti, quello nel livello superiore aveva pianta rettangolare (4,9 × 8 m), con vano di accesso a sud di 1,3 m circa. L'intera struttura era retta da sei pilastri; due, posti a breve distanza l'uno dall'altro all'apice settentrionale della struttura, sostenevano la copertura, mentre i rimanenti quattro devono aver sorretto gli architravi. Un focolare a pianta rettangolare (1 × 0,76 m) era al centro dell'edificio, mentre altri tre focolari a pianta circolare si trovavano alla base di una piattaforma di terra pressata, verosimilmente adibita a uso di cucina e posta a ridosso del lato settentrionale. La pianta della capanna più antica era di forma quadrata (4 × 4 m), con apertura sul lato orientale. Non sono state rilevate tracce di buchi di palo, mentre al centro dell'edificio è stato individuato un focolare. In prossimità delle due capanne è stata indagata una fornace a pianta ellittica (1 × 0,8 m) contenente frammenti di vasi di ceramica e un coltello di conchiglia. Dai focolari, invece, è stato portato alla luce un ricco numero di manufatti, tra cui vasi di ceramica, asce, zappe, punte di freccia e macine di pietra; punte di freccia e lance d'osso; frecce, coltelli e falcetti di conchiglia; vasi e fusaiole di terracotta; coltelli di dente; monili di rame. Il vasellame di ceramica, a impasto grezzo o raffinato di colore bruno, lavorato a colombino, include forme a bocca larga e corpo globulare con fondo piatto, tondo o ad anello; la superficie è in genere liscia o cordata, "a canestro" e a sgraffio con decorazioni in appliqué. Tra le decorazioni prevalgono i motivi geometrici, lineari e zoomorfi. Tra i monili, oltre ai grani di collana, ai pendenti e agli anelli di pietra, osso e ceramica, va segnalato un pendente di rame di forma ovoidale, con foro di fissaggio all'apice superiore, unico manufatto di metallo rinvenuto a B. I confronti tipologici del repertorio ceramico con i vasi dalla Pianura Centrale e una datazione radiometrica calibrata di 2900±100 B.P. hanno permesso di datare B. all'inizio del I millennio a.C., epoca che segna la transizione dal Neolitico all'età dei Metalli delle culture delle regioni occidentali dell'odierna Manciuria.
Bibliografia
Heilongjiang Zhaolu Baijinbao Yizhi Diyici Fajue [Primo scavo dei resti di Baijinbao a Zhaolu, Heilongjiang], in Kaogu, 4 (1980), pp. 311-24.
di Charles F.W. Higham
Necropoli ubicata nei pressi del piccolo centro di Shilipu (Jingmen, Prov. di Hubei), circa 15 km a nord della capitale del regno di Chu, Ying.
Vi sono state identificate (1986-87) cinque grandi tombe, delle quali la n. 2 è quella più rappresentativa e databile con esattezza. Essa ospitava infatti i resti di un individuo di 35-40 anni, Shao Tuo, un funzionario anziano (zuoyin daifu) del re Chu, morto nel 316 a.C., durante il periodo Stati Combattenti (475-221 a.C.). La fossa di sepoltura, con pareti scandite da 14 gradoni e coperta da un tumulo di terra (alt. 5,8 m, diam. 54 m), ha forma troncopiramidale (prof. 12,45 m, largh. all'imboccatura 34,4 × 31,9 m), con rampa di accesso alla camera funeraria a grossi tronchi di legno sul lato est. La camera funeraria era formata da un ambiente (o "sarcofago esterno", guo) suddiviso in quattro vani laterali (destinati al corredo funebre) e in uno centrale (6,3 m2 × 3,1 m di alt.), dove erano tre bare lignee, poste una dentro l'altra (o "sarcofagi interni", guan), le più esterne coperte da 9 strati di "copribara" di seta, la più interna laccata e dipinta in lacca e polvere d'oro e d'argento. Sotto i guan era la fossetta sacrificale (yaokeng) contenente i resti di una capra e un tessuto di seta e lana. L'intera struttura lignea era circondata da uno strato d'argilla per isolarla dall'umidità e dall'aria.
Shao Tuo fu sepolto insieme a una vasta gamma di raffinatissimi beni personali (1933 pezzi), i più rappresentativi dei quali forse sono due set di tripodi di bronzo (ding): uno di sette ding rituali per la cottura di manzo, uno di cinque ding funerari per la cottura di montone o maiale. La presenza di tali vasi ha permesso di stabilire l'appartenenza di Shao Tuo al rango di daifu, o funzionario anziano, secondo le norme suntuarie vigenti nell'ambito culturale Zhou della Pianura Centrale. Gli archeologi cinesi hanno stimato che, sulla base della presenza/assenza di ding di bronzo, le cinque tombe di B. rappresentano i quattro livelli principali della società Chu, da quello di zuoyin daifu (tomba 2), a quelli di shangshi (ufficiale superiore, tombe 1 e 4), shi (ufficiale, tomba 5) e shuren (comune, tomba 6). Nel complesso, l'analisi dei corredi funerari (ca. 240 oggetti, oltre a quelli della tomba 2, di cui fanno parte 14 tipi diversi di vasi di bronzo) e delle strutture suggerisce che a B. fossero presenti elementi culturali Zhou, elementi autoctoni Chu ed elementi che potrebbero essere una manifestazione della reazione Chu alla pressione esercitata dalle istituzioni settentrionali di tradizione Zhou. Tra i dati di maggiore rilievo dalla tomba 2 è il rinvenimento di testi scritti su 445 strisce di bambù, deposti insieme a un pennello da scrittura e a un coltello per la correzione degli errori. Oltre all'inventario del corredo e a divinazioni, i testi riportano la risoluzione di diverse controversie legali, fornendo un'inestimabile fonte di informazioni sul sistema legale Chu: ad esempio, l'uso di un registro di tutti gli individui di età adulta e le pene inflitte ai capi locali che avessero omesso da tali liste gli individui giovani, una disputa sul diritto a utilizzare alcuni lavoratori, un riferimento al re di Chu come "il sole splendente".
Bibliografia
Baoshan Chu mu [Le tombe Chu di Baoshan], I-II, Beijing 1991; D. Harper, Warring States Natural Philosophy and Occult Thought, in M. Loewe - E.L. Shaugnessy (edd.), The Cambridge History of Ancient China. From the Origins of Civilization to 221 B.C., Cambridge 1999, pp. 854-55, 857.
di Olivier Venture
Sito (distretto di Chenggu, Prov. di Shaanxi) da cui provengono evidenze appartenenti a diverse epoche, costituite essenzialmente da pozzetti di discarica, che attestano la presenza di un abitato e sono riferibili alla cultura Yangshao, al periodo Longshan, all'epoca Shang e all'epoca Han. Di particolare interesse sono le fornaci ceramiche della cultura Yangshao, che testimoniano il più antico uso della tecnica di cottura indiretta. I resti di epoca Shang, datati tra il 1350 e il 1100 a.C. circa, sono però quelli di maggiore interesse.
A B. sono state scavate 8 tombe di piccole dimensioni con corredi relativamente poveri e oltre 10 fondi di capanna per la maggior parte a pianta rettangolare, la più grande delle quali aveva una superficie di oltre 100 m2 ed era divisa in più vani disposti uno di seguito all'altro. Più di 100 pozzetti di discarica, di forme e dimensioni differenti, tutti databili al periodo Shang, contenevano principalmente frammenti ceramici, ossa animali e ciottoli, la cui disposizione in alcuni casi suggerisce una funzione rituale. L'analisi dei materiali si basa essenzialmente sulla tipologia vascolare e trova confronti con quello di alcune coeve culture, come la cultura Sanxingdui (Prov. di Sichuan), la cultura pre-Zhou della valle del Fiume Wei e la cultura Shang. La stessa localizzazione del sito giustifica tali raffronti: esso è ubicato sulla direttrice degli scambi commerciali tra la Pianura Centrale e la valle del Fiume Wei, a nord, e il bacino di Chengdu a sud. Vari manufatti di bronzo, datati per la maggior parte al XIV sec. a.C. e rinvenuti in fosse nello stesso distretto di Chenggu, per morfologia e motivi decorativi confermano l'esistenza di quelle vie commerciali, evidenziando contatti che arrivano fino all'odierna Provincia di Jiangxi.
R. Bagley, Shang Archaeology, in M. Loewe - E.L. Shaugnessy (edd.), The Cambridge History of China. From the Origins of Civilization to 221 B.C., Cambridge 1999, pp. 178-79; Chenggu Baoshan 1998 nian fajue baogao [Rapporto sugli scavi del 1998 a Baoshan presso Chenggu], Beijing 2002.
di Roberto Ciarla
Uno dei principali siti dell'area di Yin, ubicato circa 6 km a nord-ovest dell'odierna Anyang, in cui si è rinvenuta (1959) una importante area artigianale per la lavorazione dell'osso, oltre a tre piccole sepolture e a un'abitazione seminterrata, attribuibili alla fase Shang di Yin (XIII-XI sec. a.C. ca.).
Il deposito archeologico (ca. 250 m2) è costituito da un livello superiore con evidenze di epoca Tang (618-907 d.C.) e Song (960-1279 d.C.) e da due livelli inferiori, che frammenti ceramici di tripodi (li) a tozzi piedi mammelliformi e di bacili (pan) con alto piede ad anello e decoro a triangoli a risparmio riempiti da cordature hanno permesso di datare alla tarda fase Yin (o "Miaopu periodo III"). Tra i rinvenimenti di B., oltre all'area artigianale, di notevole interesse è la struttura abitativa che potrebbe rappresentare la residenza di un artigiano di basso status sociale, simile ai moduli abitativi rurali noti da altri siti dell'area di Yin. La struttura è formata da una fossa quadrangolare (5,4 m2 ca.) profonda poco più di 1 m, cui si accede attraverso una rampa di sette scalini. All'interno della fossa, con pareti intonacate e pavimento battuto, furono rinvenuti una decina di manufatti di osso (teste di spilloni per capelli, punteruoli e frammenti non finiti). A sud-est della struttura seminterrata fu poi rinvenuto un ambiente a fossa rettangolare, con pavimento in pendenza, riconosciuto come un "laboratorio" per il rinvenimento di 5110 manufatti di osso associati a teste decorate di spilloni per capelli, punte di freccia e aghi d'osso, coltelli di pietra, mole, pietre abrasive e frammenti di scalpelli di bronzo. Tali dati permettono di ritenere che B. era un centro manifatturiero specializzato nella produzione di piccoli oggetti di uso quotidiano o di ornamento. Si tratta di un artigianato semplice che utilizzava strumenti di bronzo (ceselli e punte di trapano) e strumenti di pietra. Le materie prime sfruttate per tale produzione sono, per la maggior parte, ossa di bovino e maiale, seguiti da cavallo, capra e cane; rari i frammenti di ossa o corna di cervo, mentre del tutto assenti sono le ossa umane, attestate, invece, in altri centri artigianali dell'area. Il rinvenimento di un falcetto di pietra, di falcetti e un coltello-falcetto di conchiglia lascia pensare che a B., come in altri siti dell'area di Yin, fossero condotte anche attività agricole, mentre la sporadica presenza di punte di freccia di bronzo, di due piastrine di giada e di due frammenti di ossa oracolari inscritte evidenzia, anche in un piccolo centro come B., l'esistenza di un rappresentante dell'aristocrazia, forse con funzioni di controllo.
Bibliografia
Yinxu fajue baogao 1958-1961 [Rapporto sugli scavi a Yinxu 1958-61], Beijing 1987, pp. 85-89, tav. 20, fig. XXIV.
di Nicola Di Cosmo
Cultura distribuita dalla grande ansa del Huanghe, a ovest, fino al bacino del fiume Liao a est (fascia nord delle province di Shaanxi, Shanxi, Hebei e Henan).
Contemporanea della tarda dinastia Shang (XIII-XI a.C.), essa rappresenta una delle principali culture del cosiddetto Complesso Culturale della Zona Settentrionale della Cina. Manufatti caratteristici di questa cultura sono le daghe a fusione unica di impugnatura e lama, arricchite da decorazioni a motivi geometrici e da pomelli a protome zoomorfa; i coltelli a lama ricurva, più sottili delle daghe, con decorazioni geometriche e motivi animalistici sull'impugnatura; asce a immanicatura cilindrica; ugualmente rappresentativi sono gli specchi circolari di bronzo, di probabile origine centro-asiatica.
Nel sito eponimo (Qinglong, Prov. di Hebei) sono stati rinvenuti (1961) principalmente armi e piccoli utensili di bronzo (daghe, coltelli e asce), che per le chiare affinità stilistiche con le culture metallurgiche siberiane (ad es., Karasuk) hanno contribuito in modo determinante alla caratterizzazione di quello che è comunemente definito il Complesso Culturale della Zona Settentrionale della Cina. Nei corredi tombali portati alla luce a Linzheyu (Baode, Prov. di Shaanxi) figurano diversi bronzi di fattura tipicamente "settentrionale", come, ad esempio, una daga con impugnatura scanalata e pomello a sonaglio, campanelle, asce a immanicatura cilindrica, un giogo per cavallo e recipienti rituali. Manufatti di bronzo dello stesso tipo sono stati rinvenuti anche nelle province di Shanxi, Shaanxi settentrionale e Liaoning, formando un complesso culturale legato sia alla cultura Zhukaigou, nella zona nord-occidentale, sia a quella Baijinbao, nella zona nord-orientale. L'affiliazione culturale di queste culture metallurgiche non cinesi è stata discussa per decenni; i manufatti cui si è fatto cenno presentano infatti un'evidente affinità con utensili e armi di bronzo tipici delle culture della Siberia meridionale e della Transbaikalia, in particolare quelli della cultura Karasuk. Gli studiosi cinesi ritengono che l'origine della cultura Ch. vada individuata nella cultura Zhukaigou, forse anello di congiunzione tra la cultura dei bronzi di "stile settentrionale" di epoca Shang e le culture metallurgiche siberiane e centroasiatiche. La natura precisa di questo legame, tuttavia, non è stata ancora chiarita.
Bibliografia
Hebei Qinglong xian Chaodaogou faxian yi pi qingtong qi, in Kaogu, 12 (1962), pp. 644-45; Lin Yün, A Reexamination of the Relationship between Bronzes of the Shang Culture and of the Northern Zone, in K.C. Chang (ed.), Studies of Shang Archaeology. Selected Papers from the International Conference on Shang Civilization, New Haven 1986, pp. 237-73; A. Kovalev, 'Karasuk-dolche', Hirschsteine und die Nomaden der chinesischen Annalen im Alterum, in Th. Höllman - G.W. Kossack (edd.), Maoqinggou. Ein eisenzeitliches Gräberfeld in der Ordos-Region (Innere Mongolei), Mainz a.Rh. 1992, pp. 48-62.
CHÄRCHÄN
v. Qiemo
di Victor H. Mair
Cultura che prende nome da una necropoli a 30 km a ovest di Hejing (Regione Autonoma dello Xinjiang Uygur), scavata nel 1983-84; tale denominazione indica anche le sepolture scavate a Qunbake (Chong Bagh) e Baozidong (Bozdöng).
I tre siti sono localizzati tutti nel settore centrale delle regioni pedemontane meridionali del Tianshan (Tängri Tagh, "Monti Celesti"). Il sito di Ch. comprende cinque vaste necropoli che occupano un'area della lunghezza di oltre 5,2 km; la sola necropoli I contiene circa 700 sepolture e la necropoli IV circa 250. Sono state rinvenute in totale 2000 tombe, segnalate in superficie da mucchi di pietre o da bassi monticoli di terra cinti da pietre. Le camere funerarie sono delimitate da pietre circolari e hanno forma di triangoli allungati i cui lati variano nel tempo da curvi, a ovali o circolari. L'imboccatura di alcune tombe a pozzo di pietra era chiusa da grandi lastre di pietra o legno; altre presentano un breve dromos su un lato. La maggior parte delle tombe, contenente sepolture multiple, veniva riaperta per collocarvi deposizioni successive. I resti scheletrici rinvenuti a Ch. sono numerosi e, sebbene non siano stati sottoposti a studi specialistici, mostrano caratteristiche fisiche caucasoidi, mentre nella necropoli IV è frequentemente attestata la trapanazione cranica. Nei casi in cui all'interno delle tombe le ossa siano state rinvenute in connessione, è stato rilevato che i defunti giacevano supini o sul fianco in posizione flessa, orientati verso nord-ovest. Lungo i bordi dell'entrata della tomba era spesso ubicata una camera adiacente, di dimensioni minori, anch'essa delimitata da grandi pietre arrotondate, che generalmente ospitava un unico cranio di cavallo (meno frequentemente di bovino) e un gran numero di zampe anteriori e di zoccoli. Costole di piccoli caprovini in cui era stato conficcato un coltello di bronzo erano spesso deposte come offerte sacrificali nella camera funeraria. Le sepolture di bambini, sia individuali sia multiple, potevano, come le tombe principali, essere riaperte per ospitare altre deposizioni.
I beni funerari sono costituiti essenzialmente da vasi fittili (brocche con versatoio, brocche mono- o biansate, boccali, bricchi, ciotole, tazze monoansate), oggetti di bronzo (coltelli, punte di freccia, spilloni per capelli, aghi, punteruoli, placche, morsi di cavallo), utensili di ferro (bricchi, punteruoli, coltelli e anelli) e strumenti di pietra (macine, punteruoli e fusaiole), legno (bacini, mestoli, fusi, frecce e punte di freccia ) e osso (punte di freccia, fusi e perle). La ceramica dipinta è discretamente abbondante; solitamente presenta uno strato di ingobbio rosso sul quale era steso un secondo strato color crema che fungeva da base per la decorazione rossa; erano presenti anche un numero limitato di esemplari dipinti in nero direttamente sull'ingobbio rosso. Le decorazioni erano generalmente dipinte sulla metà superiore dei vasi e i motivi si limitano di solito a una banda intorno al collo o a due bande che dalla sommità scendono verso il basso su entrambi i lati. I motivi più comuni comprendono triangoli, motivi reticolari e a scacchiera, zig-zag, linee verticali, meandri, rombi, bande oblique. Più di 10 datazioni al 14C ottenute nel sito sono comprese tra il 1000 e il 500 a.C., dunque Ch. può essere certamente assegnata all'età del Ferro Antico. I gruppi della cultura Ch. avevano un'economia essenzialmente basata su attività agropastorali integrate dalla caccia e dalla raccolta; è inoltre probabile che in primavera e in estate essi spostassero le mandrie nei fertili pascoli di alta montagna che si trovano a nord dell'area.
Bibliografia
Wang Mingzhe - Lü Enguo (edd.), Xinjiang Chawuhu - daxing shizu mudi fajue baogao [Xinjiang Chawuhu: relazione sullo scavo di una vasta necropoli clanica], Beijing 1999.
di Filippo Salviati
Definizione con cui si indicano le manifestazioni artistiche, religiose e letterarie riferibili al regno di Ch. (475-221 a.C.) e alla sua sfera di influenza culturale, assai più ampia dei confini strettamente geografici e temporali entro cui possa comprendersi l'esistenza storica del regno di Ch., fiorito tra l'VIII e il III sec. a.C. nelle regioni della media valle dello Yangtze.
Se da un lato le relazioni storicamente accertate tra Ch., culturalmente e politicamente estraneo all'ecumene degli stati feudali Zhou, e questi ultimi, nel periodo Stati Combattenti, portarono a un intenso interscambio culturale i cui esiti sono visibili nella cultura materiale, dall'altro, parte del retaggio culturale di Ch. continuò, confluendovi, nell'arte e nella cultura della dinastia Han (206 a.C. - 220 d.C.). Questa rete di rapporti, nonché la versatilità delle manifestazioni culturali di Ch., unitamente all'oggettiva difficoltà di poterne decifrare tutti gli aspetti, fanno oggi ritenere che la cultura Ch. non vada considerata come "monolitica", ma come la confluenza di diversificati apporti culturali sedimentati nel corso dei secoli. Nonostante i ritrovamenti riferibili a Ch. siano occorsi a partire dagli anni Trenta del Novecento e principalmente nell'area di Changsha (Prov. di Hunan), scavi scientificamente controllati iniziarono solo dagli anni Cinquanta, per intensificarsi nei decenni successivi. Solo in questi ultimi anni è stato intrapreso un riesame critico dei dati finora raccolti al fine di pervenire a una formulazione teorica condivisibile dell'espressione "cultura di Ch.", stante anche la limitazione costituita dal fatto che la gran parte delle evidenze sia archeologiche che testuali a essa relative possono essere riferite solo all'ultimo periodo di sviluppo della stessa, coincidente con il consolidamento e la massima espansione politica dello Stato di Ch. Il dato che ormai emerge in tutta la sua chiarezza è costituito dall'unanime riconoscimento che la cultura Ch. rappresenti in sostanza uno degli apporti regionali più originali alla cultura cinese globalmente intesa, particolarmente in un periodo, il periodo Stati Combattenti, in cui essa può definirsi per certi aspetti ancora in formazione.
Nel periodo Shang (XVI-XI sec. a.C.), come sappiamo da fonti testuali, la regione delle odierne province di Hubei e di Hunan, forse il nucleo territoriale originario del regno di Ch., era indicata con il nome di Jing-Chu. I numerosi recipienti di bronzo rinvenuti in siti di quest'area e databili alla fase tardo-Shang (XIII-XI sec. a.C.) indicano un'intensa produzione metallurgica, forse conseguente a una irradiazione culturale Shang in queste regioni, anche se gli oggetti realizzati rivelano sensibili divergenze nelle dimensioni, nella decorazione e nei tenori della lega, dai modelli metropolitani del Nord ai quali si ispirano. Per questo diversi studiosi individuano in questi manufatti, soprattutto dal punto di vista stilistico, la prima fase della cultura Ch.
La documentazione archeologica sulla bronzistica Ch. è ancora scarsa per l'epoca dei Zhou Occidentali (XI sec. - 770 a.C.), ma diventa molto più consistente dal periodo Primavere e Autunni (770-476 a.C.), come dimostrano i bronzi rinvenuti nelle tombe di Xiasi (Xichuan, Henan meridionale; metà VI sec. a.C.). Tra i reperti figura un gruppo di sette sheng ding (tripodi a fondo piatto), i recipienti di bronzo più tipici di Ch. che continueranno a essere realizzati, anche in ceramica, fino al II sec. a.C. e che recano l'iscrizione Wangzi Wu ("Principe reale Wu"). In questi oggetti sono evidenti alcuni tratti specifici: figurazioni zoomorfe a tutto tondo, lavorazione a giorno delle superfici, utilizzo della tecnica a cera persa e fittissimi motivi decorativi a intreccio formati soprattutto da serpenti. Questo soggetto è tra i più ricorrenti, forse associato a credenze magiche o concezioni religiose. Molti reperti organici, quali legno, bambù e seta, prodotti durante il III sec. a.C. (fase tarda), sono pervenuti intatti grazie alle particolari condizioni anaerobiche determinate dalle tecniche costruttive impiegate nelle principali tombe. Queste si presentano generalmente come grandi fosse rettangolari sul fondo delle quali si trovava, interrata, la camera funeraria, contenente un sarcofago. Entrambe le strutture costruite in legno ospitavano il corredo funerario, parte del quale poteva anche trovare posto in nicchie ricavate nelle pareti della fossa. Il pavimento della camera funeraria veniva cosparso con argilla oleosa bianca (bai gao ni), materiale che, unitamente alle progressive infiltrazioni d'acqua, ha favorito la diminuzione del differenziale di pressione tra l'interno della tomba e il suolo circostante, creando così condizioni adatte alla conservazione dei materiali organici più delicati. Le tombe hanno infatti restituito una grande quantità di manufatti di legno, pelle, seta, bambù e lacca. Il legno veniva utilizzato nella creazione di figurine funerarie, elaborati supporti per tamburi cerimoniali, strumenti musicali e piccoli oggetti d'uso.
Una classe di reperti particolarmente diagnostica è costituita dalle immagini scolpite di guardiani di tomba, forse identificabili con Tu Bo, il dio degli inferi descritto in testi Ch. Di queste immagini esistono due tipi principali: il primo presenta una base squadrata di metallo o legno, utilizzata per sostenere corna di cervo (come a Changtaiguan, Prov. di Henan) datate al IV sec. a.C.; il secondo tipo è costituito da figure mostruose di esseri fantastici la cui evoluzione stilistica può essere ricostruita attraverso gli oltre 150 esemplari rinvenuti nelle 500 tombe scavate a Yutaishan (Prov. di Hubei); l'apice dell'evoluzione stilistica di queste sculture funerarie è rappresentato da quelle "bifronti" (come a Tianxingguan, seconda metà del IV sec. a.C.), allorché cominciano ad acquisire connotati antropomorfi. Queste sculture funerarie, inoltre, possono considerarsi come i prototipi di analoghe immagini apotropaiche, realizzate soprattutto in ceramica, rinvenute in tombe di epoca Sui (581-618 d.C.) e Tang (618-907 d.C.). Indicazioni sulle concezioni religiose e altri aspetti della cultura Ch. provengono dal testo Chu Ci ("Le canzoni di Chu"), un'antologia poetica compilata per la maggior parte da Qu Yuan (ca. 340 - ca. 278 a.C.). Alcuni componimenti permettono di stabilire che parte delle credenze e pratiche religiose era a fondo sciamanico, anche se le esatte caratteristiche dello sciamanesimo Ch. attendono di essere definite. Sembra comunque accertato il ruolo che determinati animali mitologici, quali la cosiddetta "fenice", ricoprivano in quanto animali-guida del viaggio dell'anima del defunto nel mondo dei morti; inoltre la fenice era considerata l'animale ancestrale del clan dei Ch. ed è frequentemente raffigurata su oggetti provenienti da tombe, con variazioni iconografiche che spesso contemplano l'accostamento ad altri animali (serpenti e tigri) o l'integrazione con parti di essi (corna di cervo). Si può in genere affermare che tutte le immagini di uccelli ricoprivano un ruolo particolare nell'arte e nell'iconografia, come sottolineato anche dalla forma di scrittura tipica di Ch., definita "a uccello" per il fatto che i caratteri assumono profili avimorfi.
L'ampio uso della lacca è un altro aspetto tipico; essa era impiegata per rivestire le superfici di oggetti lignei (vassoi, tazze, bacili, tavolinetti, contenitori di varie forme) e di sculture funerarie. I manufatti, decorati con motivi tracciati a pennello in vari colori, raffiguravano animali reali e mitologici o rigorose composizioni geometriche; si tratta di motivi presenti anche sul verso degli specchi di bronzo o sulle sete. Il valore simbolico di tutti questi motivi è indubbio, anche se stabilirne l'esatto significato è complesso. Va infine rilevato che, in seguito alla creazione del primo impero centralizzato con la dinastia Qin (221-206 a.C.) e al suo consolidamento sotto gli Han (206 a.C. - 220 d.C.), molti elementi tipici della cultura Ch. entrarono a far parte, nonostante la scomparsa dell'entità politica Ch., della cultura cinese, influenzandola profondamente.
Bibliografia
A. Salmony, Corna e lingua, Milano 1968; N. Barnard, The Ch'u Silk Manuscript and Other Archaeological Documents of Ancient China, in N. Barnard - D. Fraser (edd.), Early Chinese Art and its Possible Influence in the Pacific Basin, New York 1972, pp. 77-101; K.C. Chang, Major Aspects of Ch'u Archaeology, ibid. pp. 5-51; W. Watson, Traditions of Material Culture in the Territory of Ch'u, ibid., pp. 53-75; C. Mackenzie, The Chu Tradition of Wood Carving, in R. Scott - G. Hutt (edd.), Style in the East Asian Tradition, London 1987, pp. 82-102; J. Rawson, Chu Influences in the Development of Han Bronze Vessels, in ArtAs, 44 (1989), pp. 84-99; C. Mackenzie, Meaning and Style in the Art of Chu, in R. Whitfield (ed.), The Problem of Meaning in Early Chinese Ritual Bronzes, London 1990, pp. 119-49; A. Thote, Aspects of the Serpent on Eastern Zhou Bronzes and Lacquerware, ibid., pp. 150-60; Th. Lawton (ed.), New Perspectives on Chu Culture During the Eastern Zhou Period, Washington (D.C.) 1991.
di Zhang Zengqi
Sito ubicato circa 30 km a sud-est della città di Xiangyun (Prov. di Yunnan) in cui nel 1964 fu rinvenuta una sepoltura contenente un sarcofago di bronzo e manufatti stilisticamente diversi da quelli, più noti, che caratterizzano la cultura Dian.
La tomba, scavata sul fianco di una collinetta, era formata da una camera funeraria di legno contenente un sarcofago di bronzo accompagnato da un corredo composto da 102 manufatti tra cui tamburi di bronzo, utensili da lavoro, strumenti d'uso quotidiano, strumenti musicali, 15 statuine zoomorfe di bronzo (bovini, cavalli, maiali, pecore, cani e uccelli) che riflettono le locali attività di pastorizia e di allevamento. Il sarcofago (lungh. 200 cm, largh. 62 cm, alt. 75 cm, peso 257 kg) è formato da sette lastre di bronzo componibili e ha forma di capanna a pianta rettangolare, con copertura a doppio spiovente, posta su bassi piedi, in modo da ricordare la struttura di una capanna sopraelevata (ganlan). La fitta decorazione dei due lati lunghi (motivi a S) e del tetto coperto (motivi a zig-zag) ricorda la trama di stuoie e pannelli a intreccio di listarelle di bambù, mentre quella dei pannelli sui lati corti presenta un decoro a motivi zoomorfi (aquile, tigri, pantere, cinghiali, cervi, cavalli, uccelli acquatici). La realizzazione, verosimilmente a cera persa, di un'opera di questo genere deve aver richiesto matrici di ceramica di notevole resistenza al calore e con un ottimo grado di permeabilità ai gas sprigionati al momento della gettata. Nella sepoltura è stato rinvenuto anche un tamburo di bronzo (alt. 28 cm) con timpano (diam. 23 cm) decorato al centro con un motivo solare, caratteristico del tipo Wanjiaba delle regioni dello Yunnan occidentale e che prende nome dal sito presso Chuxiong, dove ne sono stati rinvenuti cinque. In genere, il tamburo Wanjiaba è scarsamente decorato, l'unico motivo decorativo è rappresentato da un rettile, una lucertola dal capo trapezoidale. La datazione della sepoltura, anche sulla base dei confronti con i tamburi Wanjiaba rinvenuti in un contesto datato al 14C al 690±90 a.C., permette di stabilire con relativa sicurezza che essa rappresenta uno dei più antichi esempi della bronzistica dello Yunnan.
Tai Y. - Sun T.c., Yunnan Xiangyun Dabona fa xian muguo tongguan mu qingli baogao [Rapporto di scavo di una sepoltura con camera lignea e sarcofago di bronzo rinvenuta a Dabona presso Xiangyun, Yunnan], in Kaogu, 12 (1964), pp. 607-14.
di Filippo Salviati
Comprensorio archeologico ubicato nella Provincia di Jiangsu.
La presenza di resti fossili in alcune cavità naturali sui rilievi presenti nell'area di D. era già stata rilevata in epoca Ming (1368-1644), come sappiamo da testi del periodo in cui si fa riferimento a depositi di "ossa di drago" ‒ denominazione tradizionale dei resti fossili ‒ rinvenuti in grotte della regione; l'area di D. è però più nota per i ritrovamenti di vasi di bronzo dell'epoca Zhou Occidentali (1050-770 a.C.). Nelle località di Yandushan e Dagang Muzidun sono stati portati alla luce ripostigli ipogei contenenti vasi rituali di bronzo rivelatisi di notevole importanza storica per la presenza di iscrizioni legate alla conquista di questi territori da parte dei sovrani Zhou. L'iscrizione sul vaso detto Yi Hou Ze Gui di Yandushan riporta che un re Zhou ‒ Cheng (1042/1035-1006 a.C.) o Kang (1005/1003-978 a.C.) ‒ ordinò al locale Yi Hou (marchese di Yi) di trasferirsi in altri territori: l'iscrizione suggerisce che nell'area di D. sia da riconoscere la sede dello stato feudale di Yi, ben noto dalle fonti storiche. L'iscrizione su un altro recipiente di tipo gong rinvenuto a Dagang Muzidun menziona invece le genti Chu Jing, contro cui combatté il re Zhou, Zhao (977/75-957 a.C.). Secondo J. Rawson la maggior parte delle decorazioni ‒ in particolare i motivi avimorfi ‒ di questi bronzi è tipica del periodo medio dei Zhou Occidentali e denuncerebbe una manifattura metropolitana di questi oggetti o una loro realizzazione, in queste regioni meridionali, da parte di artigiani provenienti dal Nord. Durante il successivo periodo dei Zhou Orientali, D. entrò nell'orbita del regno di Wu (fiorito nella regione del delta dello Yangtze), a cui sono attribuite 14 tombe a tumulo scavate (1990) nei pressi di Rongbing e datate al medio periodo Primavere e Autunni (770-476 a.C.). L'area cimiteriale, divisibile in due nuclei principali, ha restituito notevoli quantità di resti ceramici e di gres invetriati cotti ad alte temperature. Più o meno coeve sono le tombe di Beishanding, una delle quali ha restituito un lungo finale di bronzo desinente in una figura antropomorfa accovacciata e un volatile; nello stesso sito sono state rinvenute tombe del periodo Stati Combattenti (475-221 a.C.), da cui proviene un gruppo di campane di bronzo datate alla seconda metà del VI sec. a.C. Un tesoretto di periodo Tang (618-907 d.C.) è stato rinvenuto (1982) a Dingmaoqiao, a sud-est di Zhenjiang, consistente in oltre 900 manufatti d'argento e argento dorato (perlopiù servizi da tavola) recanti l'iscrizione Lishi, forse il nome del proprietario. Nel loro insieme i rinvenimenti del comprensorio di D. hanno confermato come esso sia stato tra le prime zone di espansione Zhou e come abbia mantenuto, per la ricchezza dei suoli agricoli e la strategica posizione verso il delta dello Yangtze, un ruolo chiave nelle successive epoche.
Zhang Zufang, Jiangsu Dantu Lianhuadong renlei yachi he dongwu huashi [Resti fossili umani e animali rinvenuti nella grotta di Lianhua presso Dantu, Jiangsu], in Nanjing Bowuyuan Jikan, 5 (1982), pp. 30-35; R.L. Thorp, Son of Heaven. Imperial Arts of China, Seattle 1988, in part. pp. 142-47; J. Rawson, Western Zhou Ritual Bronzes from the Arthur M. Sackler Collections, Cambridge 1990; Jiangsu Dantu Nangangshan tudun mu [Tombe a tumulo sulla collina Nangang, Dantu, Jiangsu], in Kaogu Xuebao, 2 (1993), pp. 207-37.
di Roberto Ciarla
Deposito archeologico del periodo Shang (XIII-XI sec. a.C.) ubicato su un terrazzo di circa 10 m al di sopra della riva sinistra del fiume Huan e a circa 3 km a nord-ovest di Anyang.
I risultati delle indagini condotte nel sito nel 1935-36 non sono stati pubblicati; saggi di scavo furono condotti poi nel 1953-54 e 1958 e da quest'ultima data il sito è oggetto di periodiche campagne di scavo. Il terrazzo di D. fu inizialmente occupato in epoca neolitica, come ha rivelato il livello più profondo del deposito dove sono stati rinvenuti resti di un abitato e una fornace di cultura Yangshao (ca. 5000-3000 a.C.), poi fu frequentato nel tardo periodo neolitico, come hanno rivelato i resti di una sepoltura e diversi frammenti ceramici riferibili alla cultura Hougang di periodo Longshan. Il livello più consistente è formato da resti di epoca Shang ai quali si sovrappone un livello di epoca Zhou Orientali (770-256 a.C.) in cui è stato possibile distinguere una labile fase del periodo Primavere e Autunni (770-476 a.C.) e una fase di periodo Stati Combattenti (475-221 a.C.) rappresentata da sette sepolture e da una conduttura sotterranea di tubi di ceramica grigia che sembra rimasta in uso fino all'epoca della dinastia Han (206 a.C. - 220 d.C.). La porzione più superficiale del deposito è poi interessata, oltre che da evidenze di epoca Han, da resti abitativi riferibili alle dinastie Sui (581-618 d.C.), Tang (618-907 d.C.) e Song Settentrionali (960-1127 d.C.) e da sepolture sia di epoca Sui sia di recentissimo periodo storico.
Nell'area in cui il deposito archeologico è di maggiore spessore (Locus III) sono stati riconosciuti otto strati; di questi, gli strati 4-8 si riferirebbero a tre fasi di occupazione della fase Shang dinastica. Alla più recente di tali fasi sono attribuite diverse piattaforme in strati di terra battuta, da interpretare come basamenti di strutture abitative di legno. Particolarmente interessante, per complessità d'impianto, la piattaforma n. 1 del Locus II, una struttura verosimilmente a pianta rettangolare, affiancata sul lato orientale da un piano artificiale di frammenti ceramici e ciottoli fluviali, evidenza di un viottolo lastricato. Anche sulla piattaforma, a distanza regolare, erano presenti due coppie di ciottoli, forse usati come basi per pilastrini in legno. I resti di altre piattaforme di terra battuta furono rinvenuti in altre aree dello scavo; tra queste la piattaforma n. 2 del Locus III, in gran parte distrutta da sepolture e fosse di tarda epoca Shang, sembrerebbe associata a un piano pavimentale in terra battuta di colore grigiastro. Allo strato 4 (fase III), oltre a ossa oracolari e abbondanti resti di mammalofauna, sarebbero associati lame di falcetto e coltelli-falcetto di pietra e di conchiglia, punte di freccia d'osso, punteruoli di bronzo e alcune migliaia di frammenti ceramici riferibili a diversi tipi di vasellame domestico, caratteristici della tipologia di fase dinastica. Sia alla fase più recente, sia alle fasi più antiche del deposito, rappresentate dagli strati 5-6 (fase II) e 7-8 (fase I), appartengono 42 fosse di diverso tipo e dimensioni, la cui funzione non sempre è facilmente riconoscibile. Probabilmente pozzetti di discarica erano le due fosse H317 (Locus III, fase I) e H314 (Locus II, fase II), dalla seconda delle quali proviene anche un osso oracolare con un'iscrizione di quattro caratteri riferibile all'epoca del regno di Wu Ding (XXII re Shang residente a Yin). Un ambiente di uso domestico o artigianale sembrerebbe la fossa H426, fornita di quattro gradini di accesso e di due nicchie sulle pareti est e ovest.
Il rinvenimento più importante di D. (Locus IV, fase III) è costituito da un'area di lavorazione dell'osso formata dal vano H410, una fossa rettangolare profonda 3,3 m, e da 12 fosse circolari di diametro variabile che comprendono sia ripostigli sia pozzetti di discarica. Nel riempimento del vano H410, oltre a frammenti di vasellame e falcetti di conchiglia, furono rinvenuti numerosi pezzi di ossa animali, molti dei quali semilavorati, e strumenti di bronzo quali seghe e punte di trapano, mentre il riempimento delle 12 fosse era quasi esclusivamente costituito da porzioni selezionate di scheletri animali e prodotti semilavorati; un intero scheletro di cavallo (fossa H415) rappresenterebbe, invece, una sepoltura sacrificale. Una vasta necropoli è stata localizzata in un'area a sud e sud-est dell'insediamento, con più di 100 sepolture distinguibili in quattro fasi; oltre a fosse sacrificali con carro e cavalli, le tombe di D. si differenziano fortemente per caratteristiche e forma della fossa di sepoltura, per la presenza o assenza di camera funeraria di legno o di sarcofago, per la quantità e qualità del corredo, perlopiù costituito da vasi rituali di ceramica, più raramente di bronzo, a cui sono talvolta associati armi o utensili di bronzo, utensili d'osso o pietra, conchiglie marine e offerte di porzioni di animale (caprovini o pesce). Di particolare rilievo, per la qualità dei vasi rituali di bronzo facenti parte del ricco corredo, il rinvenimento di un gruppo di sepolture aristocratiche contemporanee alla tomba M5 di Xiaotun e quindi databili alla fase funeraria II di Yin; tra queste, alcune iscrizioni di due o tre caratteri su alcuni dei vasi di bronzo (sepolture M539, M25 e M29) hanno permesso di ipotizzare che gli occupanti di tali tombe avessero rivestito una particolare funzione nell'ambito della "amministrazione" Shang e che l'occupante della M539 fosse membro del clan Chu e avesse il grado aristocratico di ya.
Bibliografia
K.C. Chang, Shang Civilization, New Haven - London 1980, p. 128; Yin Xü fajue baogao, 1958-1961 [Rapporto sugli scavi di Yin Xü, 1958-61], Beijing 1987, pp. 70-85, 283; Yang Yangzhang, 1980 nian Henan An'yang Dasikongcun M539 fajue jianbao [Breve rapporto sullo scavo del 1980 della sepoltura M539 di Dasikongcun ad Anyang-Henan], in Kaogu, 6 (1992), pp. 509-17.
di Olivier Venture
Cultura di primaria importanza nell'età del Bronzo cinese, sviluppatasi tra l'inizio del XV e la fine del XIV sec. a.C. e che prende nome dal sito scoperto nella Pianura Centrale.
È possibile distinguerne due fasi principali, che corrispondono rispettivamente allo strato inferiore (XV sec. a.C.) e a quello superiore (XIV sec. a.C.) del sito. La cultura E. è caratterizzata da uno sviluppo senza precedenti della metallurgia del bronzo e dalla crescita di grandi centri urbani. Alcuni elementi di continuità tra la cultura materiale di E. e quella di Anyang (1250-1050 a.C.) indicano che le evidenze di tale cultura possono essere considerate come appartenenti a una fase della cultura Shang precedente quella di Anyang. Le tecniche di manifattura del bronzo attestate a Erlitou tra il 1600 e il 1500 a.C. circa, limitate alla produzione di armi e utensili e in minor misura di vasi rituali, andarono evolvendosi e diversificandosi con gli artigiani della cultura E. La fusione a colate successive permise di realizzare vasi dalle forme molto complesse, ponendo elementi fusi in precedenza nella forma di colata della parte principale del manufatto (tecnica del casting-on). Allo stesso tempo la produzione dei bronzi aumentò, in particolare tra il 1400 e il 1350 a.C., e il repertorio delle forme si arricchì considerevolmente. Dalle quattro o cinque tipologie vascolari identificate a Erlitou ‒ principalmente vasi per il riscaldamento di alcolici (jue) e vasi gu, jia, he e ding ‒ si giunse alla fine del XIV sec. a.C. agli almeno 15 tipi di Zhengzhou, tra cui in particolare vasi (ding) rettangolari, vasi tripodi (li) e vasi per alcolici a larga imboccatura (zun). Le pareti dei vasi diventano progressivamente più spesse permettendo agli artigiani di realizzare contenitori di grandi dimensioni: ad esempio, un ding (alt. 1 m ca., peso 86,4 kg) supera da solo il peso di tutti i vasi di bronzo rinvenuti a oggi a Erlitou. Di notevole importanza è inoltre l'abbandono dei modelli di terracotta (per la produzione dei vasi) o di osso e legno (per armi e utensili), ancora imitati dai bronzisti di Erlitou. Furono invece i vasai a ispirarsi talvolta alle decorazioni perfezionate dagli artigiani del bronzo: in particolare nel caso delle decorazioni a moduli, tra cui la più caratteristica è la maschera teriomorfa del taotie. Si tratta di una tecnica di decorazione innovativa, che supera il decoro inciso (in negativo) sulla parete delle matrici di fusione, basata sul decoro diretto (in positivo) del modello fittile del vaso sul quale erano plasmate le sezioni della forma di fusione; queste una volta distaccate dal modello recavano impressa, a moduli appunto, la decorazione originaria. Tali trasformazioni riflettono l'importanza crescente accordata dall'aristocrazia agli oggetti di bronzo e ai vasi rituali in particolare, il cui possesso ne divenne uno dei segni distintivi.
L'impianto della città Shang di Zhengzhou, coperta dalla città attuale, è poco noto: se ne conosce il muro di cinta di terra battuta, costruito verso il 1450 a.C., dal corso quasi rettangolare (lungh. 6960 m ca., spess. alla base 20-32 m), al cui interno, a nord-est, è stato rinvenuto un complesso palaziale (ca. 40 ha) su terrazze, forse anch'esso delimitato da un muro di cinta. In questa area sono stati scavati canali sotterranei, pavimentati a lastre di pietra, e una cisterna (100 × 20 m). Un muro di fortificazione ausiliario è stato rintracciato a una distanza compresa tra 1100 m e 2400 m dal muro di cinta meridionale e circa 10 m a sud di esso vi è un fossato largo circa 40 m. Sebbene le ricerche siano ancora in corso, sembra che questo dispositivo difensivo fosse presente anche a ovest e a nord della città. Quanto al lato orientale, i risultati di alcune prospezioni indicano che esso era naturalmente protetto da un ampio lago, oggi scomparso. I principali siti di produzione erano all'esterno della città, ma protetti dalla seconda cinta di mura. In quest'area erano ubicate due fonderie del bronzo, in piena attività tra il 1400 e il 1350 a.C., il periodo più fiorente di Zhengzhou. La superficie dei laboratori scoperti a Nanguanwai, usati in modo continuativo a partire dal 1450 a.C. circa, raggiunse 2,5 ha. Sono anche stati identificati un importante centro di fabbricazione di oggetti d'osso a nord della città e, a ovest, un altro dedicato alla produzione di vasi di ceramica a pasta fine. Nella zona periferica sono state rinvenute quattro necropoli. Zhengzhou non è l'unica città fortificata del XV-XIV sec. a.C. (basti pensare a Yuanqu, Panlongcheng e Yanshi), ma è la più importante; essa infatti corrisponde indiscutibilmente al centro di una potente entità politica che estendeva la propria influenza su gran parte della Pianura Centrale. Con ogni probabilità si tratta di una delle prime capitali del regno Shang, un'identificazione accettata dagli specialisti, anche se restano divergenze sul nome della città: infatti, secondo le fonti, gli Shang spostarono a più riprese la loro capitale.
Tra il 1500 e il 1400 a.C. circa la cultura E. è attestata soprattutto nella Provincia di Henan e nel Sud della Provincia di Hebei. Tuttavia, tra il 1400 e il 1300 a.C. essa conobbe un periodo di espansione senza precedenti, ravvisabile nell'estensione areale dei siti: a nord, nel Hebei (Handan e Taixi) e nella regione di Pechino (Pinggu), nello Shandong (Daxinzhuang), a sud, nel Jiangxi (Wucheng), nell'Anhui (Funan) e, a ovest, nello Shaanxi (Chenggu). Alcuni siti, come Panlongcheng (Prov. di Hubei), testimoniano dell'esistenza di piazzeforti governate da un'élite Shang in contesti culturalmente diversi. La cultura E. coesisteva infatti con altre importanti culture, quali la cultura Zhukaigou (Mongolia Interna), la cultura Xiajiadian Livello Inferiore (catena dei Monti Yanshan, a nord di Pechino), la cultura della piana di Chengdu (Prov. di Sichuan) e la cultura del corso medio e inferiore dello Yangtze. Esse furono influenzate tutte dalla cultura E., come testimoniano le diverse produzioni del bronzo, caratterizzate in questo periodo da un'uniformità di forme e decorazioni mai più eguagliata. Alla fine del periodo della cultura E. (1500-1300 a.C.) il centro della cultura Shang si spostò verso nord, ad Anyang, e la produzione di vasi di bronzo delle culture periferiche si andò sempre più diversificando da quella Shang.
Bibliografia
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di Charles F.W. Higham
Vasto insediamento "urbano" (ca. 300 ha) ubicato sulla riva sinistra del fiume Luo, affluente meridionale del Huanghe, nella zona occidentale della Provincia di Henan, scoperto nel 1959 e forse legato alla cultura della dinastia Xia.
Nel corso delle prime ricerche si rinvennero ceramiche chiaramente connesse con quelle della cultura tardoneolitica Longshan del Henan, associate a piccoli manufatti di bronzo e a ossa con tracce di piromanzia ma prive di iscrizioni. Tali dati suggerirono l'importanza del sito: esso era riferibile a un arco cronologico tra la tarda età neolitica e l'inizio dell'epoca Shang. In tale periodo, secondo la tradizione storiografica cinese, avrebbe regnato nella valle del Huanghe la dinastia Xia, la prima delle Tre Dinastie (Xia - Shang - Zhou). Successivi scavi portarono all'identificazione della lunga sequenza stratigrafica di E. con quattro fasi culturali. Datazioni radiometriche suggerirono che le fasi iniziali (I e II) siano inquadrabili tra il 2000 e il 1700 a.C., le ultime (III-IV) nei due o tre secoli successivi. Le prime due fasi, sebbene non ancora ben documentate, sono da mettere in relazione e in sequenza con la cultura Longshan, mentre le ultime due coprono un arco cronologico immediatamente precedente l'epoca della dinastia Shang. Riferibili alle fasi I-II sono i resti di strutture di terra battuta e di sepolture, alcune delle quali accompagnate da vasi fittili e rari manufatti di rame/bronzo. Alla fase III, testimone di un sostanziale mutamento culturale, è riferibile una vasta area recintata (108 × 100 m) eretta su una piattaforma in strati di terra battuta. Il complesso (palazzo n. 1) era delimitato da un muro con tettoia sorretta da pilastri lungo l'intero perimetro interno e sui lati esterni nord, ovest e sud; su quest'ultimo lato si apriva un vano d'accesso con tre porte raggiungibili attraverso lo stesso numero di gradini. All'interno era una vasta struttura "a padiglione" (dian) a pianta rettangolare (30,5 × 11,4 m), che dalla disposizione delle colonne si può ipotizzare avesse un tetto a doppio spiovente. Nelle vicinanze della struttura sono state rinvenute numerose fosse, successive alla sua costruzione, contenenti vittime umane, associate probabilmente a riti posteriori all'epoca di fondazione. Sembra verosimile che questo complesso sia stato una residenza reale e che la sua forma e struttura, anche in connessione con sacrifici umani, abbiano costituito il modello palaziale nei secoli successivi.
A circa 150 m di distanza fu identificato un complesso relativamente più piccolo (palazzo n. 2: 72,8 × 58 m), formato da un "padiglione" circondato da un muro porticato, in questo caso provvisto di ambienti laterali e di canalette di drenaggio a tubi di ceramica. Una tomba profonda 6 m, rinvenuta tra il "padiglione" e il lato nord del muro di cinta, ricorda, per la presenza della piattaforma perimetrale (ercengtai), le ricche sepolture del Neolitico tardo e dell'epoca Shang. Pur depredata, questa sepoltura evidenzia la presenza di un personaggio di alto livello sociale, come sembra attestare anche la deposizione di un cane entro sarcofago laccato sfuggita ai saccheggi. Altre sepolture appartenenti alle ultime fasi di occupazione, sebbene più piccole, hanno nondimeno fornito importanti dati. Nessuna era totalmente inviolata, ma i resti di sarcofagi laccati attestano la presenza di alti ranghi sociali. Alcune contenevano beni funerari di bronzo ‒ tra cui vasi, campane, coltelli e alabarde (ge) ‒ e insolite placche di bronzo con decori a intarsi di turchese; la giada era relativamente rara: alabarde (ge), accette "a disco" e utensili rituali noti come yazhang (lame con punta arcuata); questi ultimi hanno un'ampia distribuzione, essendo stati rinvenuti nelle fosse sacrificali di Sanxingdui (Prov. di Sichuan), in siti della Cina sud-orientale e in Vietnam. Nelle sepolture sono state inoltre rinvenute conchiglie cauri (Cypraea sp.) provenienti verosimilmente dalle coste del Sud-Est. Quest'ampia varietà di beni esotici (stagno, rame, turchese, giada e conchiglie) ricorda quelli che lo storico Sima Qian nello Shiji (ultimato intorno al 100 a.C.) cita come beni consegnati in qualità di tributi alla corte della dinastia Xia. Ciò è stato confermato a E. dalla ricca sepoltura nota come VI-KM3: la fossa (asse nord-sud) era articolata in due "ambienti": uno, a pianta rettangolare, contenente il livello di deposizione più superficiale del corredo, l'altro costituito da una fossa più stretta, più corta e con il fondo inclinato, cosparso da uno spesso strato di cinabro, ove le offerte, raggruppate sul lato nord, comprendevano una brocca da vino (jue) di bronzo, un litofono, armi di bronzo e giada, conchiglie cauri e turchesi originariamente intarsiate su un manufatto decomposto.
A E. i manufatti di bronzo documentano sia un marcato progresso tecnologico, sia l'inizio della produzione di vasi rituali che avrebbe caratterizzato i successivi due millenni. Il rinvenimento di una vasta fonderia attesta che tali manufatti erano realizzati in loco. Tra quelli di maggiore rilevanza sono i vasi da vino tripodati con lungo versatoio (jue), alti in media 14-15 cm; si tratta di vasi gettati con la complessa tecnica per colata in stampo composito, che richiede altissime competenze e denota l'esistenza di specialisti a tempo pieno mantenuti da un'élite, che era anche in grado, attraverso il controllo del surplus, di approvvigionarsi di rari beni di prestigio da utilizzare in contesti rituali e festivi. Gli altri oggetti di bronzo, e certamente le giade, attesterebbero inoltre un interesse per armi più efficienti: ad esempio, coltelli e asce-pugnale (ge), oltre a placche decorative (forse frontali per cavallo) e piccoli dischi di bronzo identificati come specchi. Le caratteristiche di quest'industria, ove si considerino forme quali i coltelli con pomo ad anello, hanno suggerito ad alcuni studiosi una possibile origine dall'area delle culture delle steppe (ad es., quella di Afanas'evo) dove la presenza del cavallo domestico e la lavorazione del metallo risalgono a fasi più antiche che in Cina. Nello Shiji lo storico Sima Qian tratta con un certo dettaglio della dinastia Xia che, prima di essere soppiantata dalla dinastia Shang nel XVI sec. a.C., avrebbe regnato per oltre 400 anni. È oggi evidente che esiste una significativa concordanza tra i toponimi citati da Sima Qian come facenti parte dell'area dei Xia, nella zona occidentale dell'odierna Provincia di Henan e in quella meridionale dalla Provincia di Shanxi, e l'area di distribuzione dei siti che condividono la cultura di E. Il sito di E. fu dunque il centro di una società complessa, in grado di mobilitare un'ingente forza-lavoro per la costruzione di strutture monumentali e di gestire scambi di beni suntuari a lunga distanza. Ricerche condotte nel sito di Huizui, a 15 km da E., hanno portato all'identificazione di un insediamento specializzato nella produzione di vanghe di pietra del tipo rinvenuto a E.; ciò suggerisce che i beni prodotti da comunità secondarie fossero convogliati verso il centro. E. occupa quindi una posizione centrale nella ricostruzione delle origini e dello sviluppo della civiltà cinese arcaica.
Zhao Z.q., On the Ancient Site of Erlitou, in AnnOrNap, 45 (1985), pp. 287-302; L.G. Fitzgerald-Huber, Qijia and Erlitou: the Question of Contacts with Distant Cultures, in Early China, 20 (1995), pp. 17-68; Yanshi Erlitou. 1959-1978 nian Kaogu Fajue baogao [Rapporto degli scavi 1959-78 a Erlitou presso Yanshi], Beijing 1999.
di Filippo Salviati
Tomba reale Shang, l'unica intatta rinvenuta (1976) ad Anyang (Prov. di Henan), appartenente alla consorte del re Wu Ding e datata al 1200 a.C. circa.
L'identità dell'occupante è stata chiarita da oltre 60 iscrizioni, presenti su diversi bronzi rituali, che riportano il nome della "regina". Il nome Fu Hao ("Signora Hao") ricorre con frequenza nelle iscrizioni oracolari coeve, nelle quali F.H. è menzionata alla testa di campagne militari, come indirettamente confermato anche dalle oltre 200 armi e dagli utensili di bronzo presenti nel corredo tombale, e come officiante, al posto di Wu Ding, di importanti sacrifici. Lo status di F.H. è evidente dal sontuoso corredo funerario all'interno del sarcofago ligneo e nella camera funeraria profondamente interrata. Spiccano gli oltre 200 bronzi rituali, tra cui un vaso tetrapodato fangding (o ding quadrato) di 117,5 kg, 40 calici tripodati (jue) e 12 contenitori per alcolici (jia). Dal punto di vista tipologico, stilistico e iconografico i vasi rituali rivelano importanti innovazioni rispetto alle precedenti fasi Shang, come manifesto nei vasi zoomorfi zun e gong e nei vasi per cibi e bevande a sezione quadrata. Alcuni dei manufatti di bronzo presentano inoltre intarsi in tessere di turchese, una pratica già attestata a Erlitou (Prov. di Henan). Di rilievo anche gli oltre 700 manufatti di giada, le cui differenti tipologie, riconducibili a culture coeve agli Shang ma fiorite in altre regioni della Cina, rivelano i meccanismi attraverso i quali l'aristocrazia Shang aveva accesso ai beni di prestigio esotici: tributi da popolazioni soggiogate o alleate e "bottini di guerra".
Bibliografia
Yinxu Fuhao mu [La tomba di Fuhao a Yinxu], Beijing 1980; Zheng Zhenxiang, The Royal Consort Fu Hao and Her Tomb, in J. Rawson (ed.), Mysteries of Ancient China, London 1996, pp. 240-47.
di Victor H. Mair
Cultura legata a una delle più antiche evidenze di insedia-mento nel bacino del Tarim (Regione Autonoma dello Xin-jiang Uygur) durante l'età del Bronzo.
L'area occupata da questa cultura era situata 70 km a ovest del vasto lago salato prosciugato di Lop Nor, lungo il fiume Kongque (in lingua Uygur: Könchi) ed è nota soprattutto per la necropoli eponima, datata al 2000-1550 a.C. circa. La cultura G. era distribuita nell'area che nel successivo periodo Han avrebbe ospitato il regno di Loulan; essa è di particolare interesse in quanto ha fornito le più antiche evidenze di mummie con caratteri fisici caucasoidi dell'Asia centro-orientale e presenta affinità con culture foranee, fornendo dunque importanti dati riguardo all'origine di alcuni dei gruppi del bacino del Tarim. Gli scavi hanno portato al rinvenimento di 42 tombe, suddivise in due gruppi, il più numeroso dei quali comprende 36 tombe in fosse a pozzo, con i defunti in posizione distesa sul fondo sabbioso e coperti da una cassa di pioppo (Populus diversifolia). L'imboccatura della tomba era a sua volta chiusa con pelli animali, tappeti o stuoie. Ciascuna delle restanti sei tombe, tutte di individui di sesso maschile, era segnalata da sette anelli concentrici di pali lignei che dal centro della fossa si irradiavano verso l'esterno, a costituire quella che è stata interpretata come una configurazione solare del diametro di circa 50-60 m. L'effetto complessivo doveva essere quello di una "foresta" di pali: una delle configurazioni ne contava circa 900. I defunti recavano al collo e ai polsi ornamenti di giada. A differenza di quanto riscontrato nelle sepolture dei periodi successivi, in cui gli inumati indossavano pantaloni, giacche e maglie, la maggior parte degli individui sepolti nella necropoli di Gumougou recava solo calzature di pelle, sebbene i loro corpi fossero avvolti in manti di lana. I manufatti organici quali piccoli cesti, realizzati con estrema raffinatezza, erano in eccellenti condizioni di conservazione. I defunti erano generalmente accompagnati da una piccola borsa contenente Ephedra sinica (mahuang), probabilmente usata per scopi medico-religiosi.
I gruppi G. praticavano sia l'agricoltura che l'allevamento (bovini, pecore, capre, cavalli e cammelli), modello di sussistenza tipicamente centroasiatico che contrasta nettamente con la tipica dieta cinese dell'epoca, fondata sul consumo di miglio e maiale; essi cacciavano cervi, pecore selvatiche e uccelli e inoltre praticavano attività di pesca. Le attività artigianali comprendevano la lavorazione della pelle, la tessitura della lana, la produzione di feltro e la lavorazione di giada e osso. Sono stati rinvenuti alcuni frammenti di rame ed evidenze circostanziate dell'uso di strumenti di bronzo: nette tacche su pali di legno duro e su assi di sarcofagi attestano infatti l'impiego di uno strumento molto più tagliente di un'accetta di pietra o rame; solo uno strumento di bronzo avrebbe potuto produrre tali segni.
Bibliografia
Wang Binghua (ed.), Xinjiang gushi: gudai Xinjiang jumin ji qi wenhua [Gli antichi corpi dello Xinjiang: gli antichi popoli dello Xinjiang e la loro cultura], ürümqi 2001, pp. 28-48.
di Olivier Venture
Villaggio della periferia nord-ovest di Anyang, a 1,5 km dalla necropoli che ospita le tombe degli ultimi sovrani Shang (1300-1050 a.C. ca.).
Vi sono state scoperte 4 fosse di carro e pariglia, 2 fosse con cavalli, 1 fossa sacrificale con due pecore e 183 tombe, gran parte delle quali saccheggiata; una tra le più importanti (M160) era però intatta. Secondo gli scavatori sarebbe possibile collegare con una relativa certezza le fosse con carro alle sepolture. Nella tomba a fossa rettangolare M160 (4,5 × 2,9 m, prof. 8 m), datata alla fine del XII sec. a.C., sono state rinvenute evidenze della presenza di due sarcofagi di legno incassati l'uno nell'altro, con un corredo funerario di 291 oggetti di bronzo, 33 di giada, 6 di pietra, 4 d'osso, uno d'avorio, uno di bambù e uno di lacca. Lame di alabarda, punte di lancia e altre armi rappresentano i manufatti di bronzo più comuni; ma si contano anche 3 campane e 41 vasi rituali che, come i tripodi (ding) per la cottura delle carni, superano i 50 cm di altezza e pesano più di 25 kg; su numerosi di essi è inoltre presente l'emblema clanico del defunto. Due delle quattro fosse con carro rinvenute (M146-147) dovevano probabilmente accompagnare il defunto della tomba M160, mentre alla tomba con rampa singola M172 dovrebbero essere collegate le fosse M52 e M58, di cui la più grande (M52: 3,4 × 3,3 m) conteneva un carro, due cavalli e due vittime sacrificali, queste ultime assenti nelle altre tre. Nel caso della tomba M160, le fosse di accompagnamento, la composizione del corredo e le numerose armi fanno ipotizzare che il defunto avesse un importante ruolo nella gerarchia militare Shang. Analisi metallografiche sui manufatti di bronzo di questa tomba hanno rivelato che mentre la lega dei vasi è ternaria (rame, stagno, piombo), quella delle armi è formata da rame e piombo ed è quindi inadatta alla funzione di tali strumenti, evidentemente fusi solo per far parte del corredo funerario. Di notevole interesse è il rinvenimento nella sepoltura sacrificale M148 di un individuo affiancato da due pecore con bardatura di bronzo, incluso il morso e resti del giogo, che evidenziano l'uso di un carro a trazione ovina, mai precedentemente documentato.
Bibliografia
Anyang Yinxu Guojiazhuang Shang dai muzang. 1982-1992 nian kaogu fajue baogao [Il cimitero Shang di Guojiazhuang a Yin Xü presso Anyang. Rapporto sugli scavi 1982-92], Beijing 1998.
v. Huixian
di Wang Dadao
Sito ubicato nel villaggio omonimo (contea di Jianchuan, Prov. di Yunnan), sulla riva settentrionale del fiume Haiwei, immissario del Lago Jian, dove sono stati rinvenuti resti riferibili a uno stadio iniziale degli orizzonti culturali dell'età del Bronzo del Lago Erhai, la cui origine è ancora materia di ricerca.
Scoperto nel 1957 durante la costruzione di un canale, nello stesso anno il Dipartimento di Archeologia della Provincia di Yunnan vi condusse i primi scavi su una superficie di 1500 m2; nel 1978 vennero sottoposte a nuovi scavi altre aree, per un'estensione totale di 225 m2. H. occupa un'area di 10.000 m2 e da una misurazione radiometrica calibrata è datato al 1335±155 a.C. Nel sito sono stati rinvenuti, ancora infissi verticalmente nel terreno, 300 pali di legno di pino (diam. 10-20 cm, alt. 1 m) in eccellente stato di conservazione e con evidenti tracce di taglio alla base. A eccezione di alcuni esemplari collocati in allineamenti ordinati, essi sono distribuiti in modo irregolare su una superficie antropizzata di colore grigio scuro ricca di carboni. Si ritiene che la maggior parte dei pali costituisse il supporto di abitazioni su palafitta. Le strutture F1 e F2 messe in luce nella trincea 1 (1978), di 29 pali ciascuna, avevano una pianta rispettivamente di 4 × 6 m e di 3 × 4 m. Sono stati recuperati oltre 1000 manufatti di pietra, corno di cervo, legno e ceramica e 24 manufatti di rame e bronzo. Gli strumenti litici (249 in totale) comprendono accette, asce, bulini, coltelli, frecce, punteruoli, fusaiole, anelli, raschiatoi, coti e matrici per la fusione di accette di bronzo con profilo a ventaglio (yue); sono stati inoltre rinvenuti circa 70 utensili di osso e corno di cervo, tra cui vanghe, aghi, punteruoli, frecce, fusaiole, oltre a 2 cucchiai di legno e a denti, zoccoli e corna perforate o scolpite. Le abbondanti evidenze ceramiche sono costituite essenzialmente da frammenti, ma è stato comunque possibile individuare diverse tipologie ceramiche, per la maggior parte a fondo piatto, talvolta con versatoio o alto collo (giare monoansate, bacini, ciotole e tazze poco profonde). È stata inoltre rinvenuta una grande quantità di pesi da rete di forma ovale e di fusaiole circolari di ceramica. La ceramica è di norma di colore rosso-grigio a impasto sabbioso, più raramente a impasto fine di colore nero, modellata a mano e decorata da motivi a stuoia e cordati. Dei 24 oggetti di bronzo rinvenuti la maggior parte è costituita da strumenti, armi e ornamenti, tra cui accette, falcetti, coltelli, punteruoli, aghi, bulini, ami da pesca, spade, zappe, bracciali e ornamenti. Per la fusione di accette, falcetti e spade erano utilizzate matrici bivalvi, mentre solo un tipo di accetta e gli aghi e i punteruoli potrebbero essere stati fusi in matrici singole; dopo la fusione gli oggetti erano rifiniti per martellatura. Analisi della composizione della lega sono state effettuate su 11 manufatti, 8 dei quali sono risultati in lega di stagno e rame, uno in lega di piombo e rame e 2 di rame puro. Nel sito sono stati rinvenuti numerosi coltelli-falcetto e resti di granaglie, a indicare che l'agricoltura rivestiva un ruolo economico centrale, mentre la grande quantità di ossa animali e di pesi per reti attesta che la dieta era integrata dai proventi delle attività di caccia a fauna selvatica e della pesca. L'industria fittile e quella metallurgica appaiono relativamente evolute e sebbene sia attestato l'uso di matrici di fusione bivalvi per la gettata di bronzo in lega ternaria (rame, stagno, piombo), le tecniche di martellatura, le matrici singole e l'uso di rame non coscientemente alligato risultano prevalenti.
Bibliografia
Jianchuan Haimenkou gu Wenhua yizhi qingli jianbao [Breve rapporto sulle indagini condotte nell'antico sito di Haimenkou, Jianchuan], in Kaogu, 6 (1958), pp. 5-12; Wang D.d., Yunnan Jianchuan Haimenkou caoqi tongqi yanjiu [Sugli antichi manufatti di rame/bronzo da Haimenkou, Jianchuan, Yunnan], in Zhongguo Kaoguxuehui di sici nianhuilun wenji, Beijing 1985, pp. 244-51.
di Yan Sun
Sito localizzato presso la città omonima (Prov. di Hebei) riferibile alla capitale, tra il 386 e il 222 a.C. (fasi media e tarda del periodo Stati Combattenti), del regno creato da Zhao Cui, ministro del duca Wen di Jin, con la divisione in tre regni (Wei, Zhao, Han) del potente ducato avvenuta all'inizio del periodo Stati Combattenti, e il cui territorio andava dallo Shanxi settentrionale al Hebei meridionale fino a parte del Henan.
Le ricerche, condotte dal 1972, hanno consentito di rilevare che la pianta di H. si articolava in due settori: la città interna (gongcheng) e la città esterna (guocheng). La prima, detta anche "città del re Zhao", si compone di tre piccoli recinti rettangolari delimitati da muri, ubicati rispettivamente a ovest, est e nord. Il recinto occidentale (1354 × 1390 m) presentava due porte a sud e tre a est. Nella parte centrale della città sono state rinvenute fondazioni di terra battuta (296 × 265 m; alt. 19 m) tra le più vaste a tutt'oggi note per il periodo Stati Combattenti. Nel recinto orientale (1442 × 926 m) e in quello settentrionale (1520 × 1410 m) le fondazioni di terra pressata messe in luce, associate a numerosi mattoni, costituiscono verosimilmente le vestigia di palazzi. Il settore urbano esterno è ubicato a nord-ovest di quello interno (3200 × 4800 m). Nella parte centrale sono stati individuati laboratori per la lavorazione della ceramica, della pietra e del ferro datati al periodo Stati Combattenti e alla dinastia Han. A nord-est della città erano ubicati i mausolei dei sovrani Zhao; in cinque recinti funerari sono state identificate le sepolture di sette re, ciascuna coperta da un vasto tumulo di terra pressata circondato da sepolture di accompagnamento. Alcuni monticoli erano originariamente sormontati da costruzioni di legno identificate come xiangtang ("sala del sacrificio"), dove erano officiati i riti in onore del defunto.
Bibliografia
Hebei Handan shiqu guyizhi diaocha jianbao [Breve relazione sulle ricognizioni in antichi siti nella città di Handan, Hebei], in Kaogu, 2 (1980), pp. 142-46, 158; Hebei Handan Zhaowangling [Sepolture dei sovrani Zhao a Handan], ibid. 6 (1982), pp. 597-605, 564.
di Nicola Di Cosmo
Cultura a economia agricola, documentata dal ritrovamento di chicchi di grano carbonizzati, localizzata nelle province di Jilin e di Heilongjiang e datata al I millennio a.C.
Il ritrovamento di abitazioni semisotterranee indica la presenza di una cultura sedentaria, la cui attività economica principale era l'agricoltura, affiancata dalla pesca, come testimonia il rinvenimento di numerosi ami, contenitori a forma di barca, ciotole decorate con motivi a rete e grandi quantità di ossa di pesci, di cui i grandi fiumi di questa regione, quali il Sungari (Songhuajiang) e il Nonni (Nenjiang), sono ricchi. Le tombe sono del tipo a fossa rettangolare con inumazioni in posizione supina, frequentemente bisome. La produzione di manufatti di bronzo è ben attestata, ma limitata a oggetti di piccole dimensioni (coltelli, punte di freccia, orecchini, bottoni e altri ornamenti). Il ritrovamento di oltre 50 matrici di argilla e arenaria rivela la presenza di un'attività metallurgica intensa e complessa, che include lance, fibbie e piastre ornamentali a forma di cavallo, ami da pesca e asce; queste ultime, di ferro, sono dal punto di vista tipologico simili a quelle della Cina centrale del periodo Stati Combattenti. La tipologia ceramica, di argilla rosso-ocra, include vari tipi di recipienti fatti a mano e cotti ad alta temperatura, decorati a incisione con motivi geometrici, "a corda" e "a pettine". A volte compaiono decorazioni dipinte in rosso con motivi "a nuvola", bande lineari e altri motivi geometrici. Lo strumentario litico è costituito da piccole asce e scalpelli, quello in osso da ami, spilloni, aghi, coltelli. Il sito di Erkeqian (Prov. di Heilongjiang), scavato nel 1985 e datato tra l'VIII e il III sec. a.C., rappresenta il periodo più tardo di questa cultura. Gli oggetti funerari includono piccoli bronzi (coltelli, campanelle, bottoni e placche) e alcuni utensili di ferro (frammenti di daghe e coltelli). Nelle tombe a fossa rettangolare sono presenti resti di sacrifici animali, in prevalenza cani e cavalli. Si possono distinguere due fasi: la prima databile tra l'VIII e il V sec. a.C. e la seconda tra il V e il III sec. a.C. I dati provenienti da questo sito indicano, in modo non dissimile dai siti della cultura Ordos, la graduale affermazione di una metallurgia complessa e in particolare dell'uso del ferro per utensili d'uso quotidiano.
Bibliografia
Da'an Hanshu yizhi fajue de zhuyao shouhuo, in Dongbei Kaogu Yu Lishi, 1 (1982), pp. 136-40; An Lu - Jia Weiming, Heilongjiang Nehe Erkeqian mudi ji qi wenti tantao, in Beifang Wenwu, 2 (1986), pp. 2-8.
di Lothar von Falkenhausen
Vasto comprensorio archeologico presso Tianma-Qucun (Prov. di Shanxi) riconosciuto come Xintian, ultima capitale (fondata nel 589 o 585 a.C. e abbandonata nel 376 a.C.) del ducato di Jin, uno dei maggiori Stati feudali dall'epoca dei Zhou Occidentali fino alla fine del periodo Primavere e Autunni. Il sito, scavato a più riprese dal 1956, si estende per circa 10 km2 su un pianoro sovrastante i fiumi Fen e Kuai.
Il lignaggio regnante risiedeva in tre settori rettangolari cinti da mura, attualmente noti come Pingwang, Taishen e Niucun, che occupavano ognuno un'area di circa 1 km2 e che vennero costruiti uno accanto all'altro nell'arco di circa un secolo. Alcune strutture palaziali di legno si ergevano sulla sommità di elevate piattaforme di terra battuta circondate da edifici più bassi, costituendo il primo esempio in Cina di architettura stratificata. All'interno dei recinti palaziali sono stati condotti scavi limitati. Si ritiene che i numerosi insediamenti cinti da mura di dimensioni minori (5-25 ha), ubicati in un raggio di 3 km dai palazzi del lignaggio regnante, siano stati la residenza di lignaggi di rango amministrativo. Due di essi, Chengwan e Beiwu, sono stati sistematicamente scavati. Ciascuno comprende numerosi blocchi, all'interno dei quali vasti edifici con tetto di tegole, su basse piattaforme di terra battuta e allineati secondo i punti cardinali, erano raggruppati intorno a elevate strutture centrali. Il recinto orientale di Beiwu aveva 23 edifici, destinati a residenza dell'élite, a scopi militari e rituali, e in tre casi a granai (57 × 15,4 m). Delle abitazioni comuni limitrofe, solo di una è stato pubblicato il rapporto di scavo: si tratta di una struttura di forma rettangolare (18 m2), contenente il cranio di una donna collocato entro una fossa, probabile sacrificio di fondazione; il pozzetto di immagazzinaggio associato conteneva resti di sorgo, albicocche e giuggiole. Altri resti comprendono forni, canali di drenaggio, pozzi e fosse di discarica.
Circa 3 km a est della città palaziale, una successione di cortili circondati da costruzioni su fondazioni di terra battuta (la più vasta delle quali di 77 × 55 m) costituisce il più vasto complesso architettonico della Cina a tutt'oggi noto per questo periodo. In uso tra il 550 e il 480 a.C., esso è stato tentativamente identificato come il tempio ancestrale dei sovrani Jin. Una sua funzione religiosa è stata suggerita da numerosissime fosse sacrificali poste a distanze regolari (contenenti, in ordine di frequenza, scheletri di pecore, di bovini, di cavalli e cani), scavate nel cortile all'esterno dell'edificio principale e in epoche successive anche nelle sue fondazioni. Probabilmente di epoca più tarda rispetto a questo tempio è una struttura rituale di dimensioni minori, databile alla fine del V sec. a.C. e localizzata appena a sud dei recinti palaziali principali: una piattaforma quadrata, che probabilmente non fu mai sormontata da alcuna struttura, in un cortile con numerosissime fosse sacrificali (tra cui anche una vittima umana) e circondata su tre lati da una piattaforma di terra battuta. Vaste concentrazioni di fosse sacrificali sono state individuate anche lungo la riva meridionale del fiume Kuai, in prossimità di isolati altari su piattaforma, interpretate, in modo non del tutto soddisfacente, come l'area in cui erano officiate le cerimonie di offerta al Cielo (Tian) in occasione del Sacrificio Suburbano (jiao). In un gruppo di 323 fosse nel settore orientale del sito è stata effettuata una delle più importanti scoperte epigrafiche della Cina della tarda età del Bronzo: i cosiddetti "testi di alleanza" (mengshu). Si tratta di strette tavolette (spesso frammentarie) di giada o pietra, recanti iscrizioni realizzate con pennello e inchiostro che registrano patti giurati di alleanza tra lignaggi Jin. Per sancire l'accordo esse furono sepolte ritualmente, accompagnate da un animale sacrificato sul luogo. I testi forniscono dati di grande interesse per la storia amministrativa e religiosa Jin e, attraverso la loro correlazione con i resoconti storici, sono stati datati dalla fine del VI alla metà del V sec. a.C.
La popolazione di H. abitava al di fuori dei settori cinti da mura. Migliaia di individui devono avere lavorato ‒ e, con ogni probabilità, vissuto ‒ nella vasta area di laboratori artigiani messa in luce a sud dei complessi palaziali dell'élite. Tali laboratori comprendono fornaci, officine per la lavorazione dell'osso, un'officina per la produzione di tavolette di pietra e giada e una eccezionale fonderia, la più importante officina metallurgica della Cina dell'età del Bronzo fino a oggi nota. Solo due settori della fonderia sono stati scavati, uno per la manifattura di vasi rituali e di altri oggetti decorati, l'altro per la produzione di strumenti di bronzo; quest'ultimo settore comprendeva da solo 50 costruzioni, disordinatamente raggruppate intorno a un'area di attività in forma di T, oltre 44 fosse di immagazzinaggio, 21 pozzi, 467 fosse di discarica, una fornace per la cottura di matrici di fusione e una fornace per la produzione di ceramica. Alcune attività metallurgiche erano realizzate nella fonderia, sebbene la maggior parte del metallo fosse trasportata a H. sotto forma di lingotti dopo essere stata fusa nei pressi delle miniere. Gli scarti di fusione del bronzo comprendono grandi quantità di sezioni di matrici fittili, di eccellente fattura, che attestano un'innovativa e razionalizzata tecnica di decorazione dei bronzi, nota come "tecnica a blocchi decorati"; a differenza dei procedimenti più antichi, questa tecnica permetteva di riprodurre i motivi decorativi molte volte, rivoluzionando così sia la morfologia dei bronzi sia il processo produttivo, che iniziò ad articolarsi in molte fasi assegnabili a lavoratori specializzati. Probabilmente ciò determinò l'aumento dell'importanza di una classe di addetti al coordinamento delle attività produttive, non direttamente impegnati nei processi produttivi. Il nuovo potenziale per una produzione di massa, inoltre, stimolò la commercializzazione dei bronzi.
La necropoli dell'élite Jin di Xintian era situata a Liuquan, 10 km a sud-ovest di H., dove sono stati rinvenuti i resti dei templi funerari costruiti sulla sommità delle sepolture, purtroppo ampiamente saccheggiate. Le necropoli dei lignaggi nobili che vivevano nella capitale erano localizzate nelle immediate vicinanze degli insediamenti, mentre gli individui di rango inferiore, così come i bambini, erano generalmente sepolti all'interno delle aree residenziali. La più nota necropoli di H. è quella di Shangma, sulla riva sud del fiume Kuai, con 1387 tombe databili tra il IX e la metà del V sec. a.C., quindi parzialmente anteriori alla fondazione di Xintian. La sua importanza risiede nel fatto che si tratta dell'unica necropoli di lignaggio dell'età del Bronzo in Cina a essere stata interamente scavata; i dati recuperati possono dunque convalidare analisi statistiche, permettendo ricostruzioni della storia sociale e demografica della "necropoli di lignaggio" che, nella sua fase di auge agli inizi del VI sec. a.C., ospitava tra 250 e 310 individui in età adulta. La pianta della necropoli, le tecniche costruttive delle tombe e la distribuzione dei beni funerari attestano una netta stratificazione sociale tra i membri del lignaggio e un sistematico trattamento diversificato delle donne. Il 13,5% delle sepolture (187) presenta camere funerarie (guo), affidabile indicatore di status aristocratico nelle necropoli Zhou Orientali; i gruppi di vasi di bronzo, di numero o di volume scalare, rinvenuti solo in 19 di queste tombe (1,4% del totale), potrebbero indicare uno specifico rango aristocratico. La percentuale dei bronzi nelle sepolture subì un lieve incremento dopo la creazione della fonderia di H.; essi sono comunque di fattura piuttosto rozza, rispecchiando probabilmente lignaggi di status relativamente basso, come documenterebbe anche la considerevole percentuale di tombe prive di camera funeraria, senza bronzi e corredate al massimo da ceramica e altri oggetti minori; il 16,8% delle tombe, inoltre, non possedeva alcun bene di corredo.
Bibliografia
Houma mengshu, Beijing 1976; S.R. Weld, Covenant in Jin's Walled Cities. The Discoveries at Houma and Wenxian (PhD Diss.), Cambridge (Mass.) 1990; Houma zhuton yizhi, Beijing 1993; Shangma mudi, Beijing 1994; Shanxi kaogu sishinian, Taiyuan 1994, pp. 152-66; R.W. Bagley, What the Bronze from Hunyan Tell us about the Foundry at Houma, in Orientations, 26, 1 (1995), pp. 46-54.
di Charles F.W. Higham
Insediamento Shang cinto da mura (470 ha) a strati (spess. 4-5 cm) di terra induriti a mazzuolo (hangtu); indagato dal 1997 e identificato con sicurezza nel 1999, il sito si trova circa 2 km a nord di Xiaotun (Anyang, Prov. di Henan).
La presenza delle mura trova confronti con l'insediamento Shang antico di Zhengzhou, ma non con la successiva capitale dinastica di Yin, come noto priva di mura di cinta. L'analisi della stratigrafia interna delle mura, in cui sono stati rinvenuti frammenti ceramici riferibili alle culture Longshan e Xiaqiyuan, suggerisce che la loro cronologia relativa sia più tarda del periodo Baijiazhuang di Zhengzhou e precedente alla fase Dasikongcun I di Yin. Le indagini, condotte (1997) su un'area di 1200 m2 (zona nord-ovest), hanno messo in luce quattro fondazioni palaziali su piattaforme di hangtu, pozzi, pozzetti di discarica e sepolture che, assieme alla tipologia del vasellame ceramico associato, hanno consentito di individuare due fasi culturali Shang, anche queste comprese tra il periodo Baijiazhuang e la fase Dasikongcun I. La cronologia relativa di H. è stata inoltre corroborata da almeno una datazione assoluta (14C) entro il XIV sec. a.C. Della serie di quattro piattaforme (a pianta rettangolare sull'asse est-ovest), una (28 × 9 m) conteneva la sepoltura in giara di un infante verosimilmente da associare a un rito di fondazione. L'area palaziale più importante è stata però individuata (2000-2001) al centro della città: su un'area di oltre 10 ha sono stati scavati i basamenti in hangtu di almeno 25 edifici, di cui quello denominato F1 è la più ampia fondazione palaziale Shang fino a oggi nota (16.000 m2). Fuori del muro orientale è stata inoltre individuata una strada, larga 10 m e lunga 1,5 km, che conserva le tracce di solchi di veicoli a ruota. La datazione di H. al periodo Shang medio (1400-1200 a.C.) permette di ipotizzare un'identificazione della città come Xiang, la capitale Shang fondata da He Tan Jia, tredicesimo re Shang, o come Yin, sede del ventesimo re Shang, Pan Geng, e dei suoi due successori, prima del trasferimento a Yin, presso Anyang, ultima capitale della dinastia.
Bibliografia
Henan Anyang Huanbei Shangcheng [La città Shang a nord del Huan presso Anyang, Henan], in 1999 Zhongguo Zhongyao Kaogu faxian - 1999 Most Important Archaeological Discoveries in China, Beijing 2000, pp. 37-39; Henan Anyang Huanbei Shangcheng de kancha yu shijue [Ricognizione e saggi della città Shang a nord del Huan presso Anyang, Henan], in Kaogu, 5 (2003), pp. 3-16.
HUANGTUPOCUN
v. Liulihe
di Lothar von Falkenhausen
Contea ubicata nella zona settentrionale della Provincia di Henan, conosciuta per le necropoli della tarda età del Bronzo, rinvenute nei siti di Liulige, Zhaogu e Guweicun, che ‒ dopo i gravi saccheggi degli anni Venti del Novecento ‒ furono oggetto di scavi scientifici nel 1935-37 e successivamente nel 1950-51.
A Liulige (metà VI - metà IV sec. a.C.) la necropoli dei marchesi di Wey (insolita trascrizione dell'ideogramma Wei, usata per distinguere questo Stato feudale del regno Zhou dal coevo Stato di Wei) comprende almeno sette vaste tombe raggruppate in coppie, ciascuna delle quali contenente tra 35 e 60 vasi di bronzo e da 1 a 4 gruppi di campane graduate (cd. carillon); nei pressi delle grandi sepolture sono state rinvenute fosse di accompagnamento con cavalli e carri e centinaia di tombe minori, anch'esse spesso dotate di bronzi. Tra le tombe di dimensioni maggiori, quelle più tarde presentano fosse foderate da strati di pietre e carbone, indicatori di alto status sociale, sebbene apparentemente prive di rampe di accesso (mudao), usuali nelle tombe reali. Il fatto che siano le sepolture dei marchesi di Wei è attestato dal numero e dalla composizione dei gruppi di vasi rituali di bronzo rinvenuti nei corredi. Le ibridazioni stilistiche di tali vasi ne hanno per lungo tempo ostacolato la datazione; è oggi chiaro che ciascuna tomba di grandi dimensioni conteneva due distinti gruppi di vasi: uno stilisticamente e tipologicamente arcaicizzante (con vasi rituali tripodati ding, ciotole gui e vasi rettangolari per la conservazione di alcolici hu), l'altro in linea con le tendenze del periodo (ding con coperchio, vasi per granaglie fu, tazze-ciotole zhou e bacini per acqua jian). Le tombe di basso status contenevano solo bronzi appartenenti a quest'ultima categoria. Tale dicotomia riflette probabilmente differenze gerarchiche nelle pratiche rituali di settori distinti dell'aristocrazia. Le tombe femminili contenevano un numero più ridotto degli stessi generi di oggetti presenti in quelle maschili dello stesso rango. La ricca decorazione a rilievo caratterizza molti dei bronzi di Liulige come prodotti della fonderia di Houma.
Le necropoli di Zhaogu e Guweicun si datano a epoca più tarda, quando gran parte dell'area venne assorbita nel più potente regno di Wei. Il settore scavato della necropoli di Zhaogu comprende sette tombe, tutte di dimensioni ridotte, tranne la tomba 1 (inizi - metà IV sec. a.C.) con fossa di sepoltura a pareti inclinate (5,1 × 4,4 m) foderata da pietre e carbone e associata a una fossa di cavalli e carri, ad attestarne l'elevato status sociale. Dal momento che la sepoltura è stata parzialmente saccheggiata, i 12 bronzi rinvenuti (tra cui un bacile jian decorato con scene di riti e battaglie, molto noto tra gli specialisti) non costituiscono un gruppo completo, per altro originariamente associato a repliche in ceramica dipinta di vasi rituali di bronzo. A Guweicun è stato rinvenuto un complesso funerario (fine IV sec. a.C.) di circa 600 m2, recintato (150 × 135 m ca.) da muri di pietra e contenente tre tumuli di terra battuta: uno centrale più ampio (275 m2) fiancheggiato da due più piccoli (190 m2), di cui quello a ovest affiancato da due sepolture di accompagnamento, ciascuna contenente una vittima sacrificale umana. Le fosse di sepoltura, foderate da muri di pietre e strati di ceneri, hanno ciascuna due rampe di accesso (lungh. massima 160 m ca.) con camera funeraria a due strati di tavole di legno. Essendo state gravemente saccheggiate, nelle tombe sono stati recuperati solo pochi manufatti, tra cui un'eccezionale fibbia di cintura a forma di drago di bronzo dorato e giada; dei gruppi di vasi rituali di bronzo solo qualche esemplare è ancora presente, ma il gruppo di nove ding fittili realizzati a imitazione di vasi rituali di bronzo nella tomba M1 attesta che l'occupante era un membro della più alta aristocrazia. Non da tutti accettata è, infine, l'opinione, basata sul rinvenimento di monete di bronzo dello Stato di Wei, che le tre tombe siano riferibili a un sovrano Wei e a due sue consorti.
Bibliografia
Hui Xian fajue baogao, Beijing 1956; Guo Baojun, Shanbiaozhen yu Liulige, Beijing 1959; Li Xueqin, Eastern Zhou and Qin Civilizations, New Haven 1985, pp. 69-72, 88-92.
di Corinne Debaine-Francfort
Cultura dell'età del Bronzo (ca. 1600 a.C.) distribuita nella parte occidentale dell'odierna Provincia di Gansu.
Ancora poco conosciuta, è essa spesso confusa con la cultura Siba, tanto che alcuni autori fondono questi due complessi in una sola cultura, denominata H. o Siba. Situata nel Corridoio di Hexi, la cultura H. è stata identificata solo in alcuni siti, ai quali è possibile associare la necropoli di Linya (Hami, Regione Autonoma dello Xinjiang Uygur). I siti eponimi, Sibatan (Shandan) e Huoshaogou (Yümen), sono stati scoperti nel 1953 e nel 1975. I siti più importanti sono Huoshaogou (con 312 tombe, e la cui relazione di scavo non è stata pubblicata), Ganguya (Jiuquan) e Donghuishan (Minle), con 249 tombe attribuite alla cultura Siba, scavate nel 1986. A Huoshaogou le tombe, 20 delle quali contenenti vittime sacrificali, si presentano come fosse a pozzo verticale e camera funeraria rettangolare, che a Donghuishan erano provviste di nicchia. Le tombe più modeste hanno uno o due manufatti ceramici, mentre nelle più ricche sono deposti da 12 a 13 vasi di ceramica associati a piccoli manufatti di bronzo, oro, argento e giada, perle di agata, turchese, conchiglia e a denti di cane, maiale o cervo. Alcune ocarine fittili sono state rinvenute a Huoshaogou insieme a figurine di terracotta che rappresentano cani, cavalli e pecore e a oggetti di legno (frecce e sigilli di corteccia), conchiglie cauri (Cypraea sp.) e imitazioni di cauri in metallo poste nella bocca del defunto o in recipienti di terracotta. Il miglio (Setaria italica) era il principale cereale coltivato. Nelle ceramiche dipinte perdura la tradizione della fase Machang e al tempo stesso si rilevano affinità con la cultura calcolitica Qijia. La lavorazione locale del bronzo, attestata da scorie e matrici di fusione, si limitava alla produzione di piccoli oggetti (asce, accette, zappe, falcetti, scalpelli, coltelli, lance, punte di freccia, punteruoli, aghi, ornamenti emisferici e tubolari, specchi e una sorta di mazza ornata di quattro teste di ariete), mentre picconi, pugnali e martelli costituiscono elementi innovativi. Le tecniche metallurgiche e il tenore delle leghe metalliche variano da oggetti in rame e bronzo, oggetti forgiati e oggetti fusi. La presenza di bronzo arsenicale pone il problema dell'origine della tecnologia metallurgica in queste regioni dell'Asia orientale, suggerendo un contributo dalle culture delle steppe o da culture situate ancora più a occidente.
C. Debaine-Francfort, Du Néolithique à l'Age du Bronze en Chine du Nord-Ouest. La culture de Qijia et ses connexions, Paris 1995; Minle Donghuishan kaogu. Siba wenhua mudi de jieshi yu yanjiu [Relazione sullo scavo nel sito di Donghuishan, Minle. Scavo e studio della necropoli della cultura Siba], Beijing 1998; Li Shuicheng, The Interaction between Northwest China and Central Asia during the Second Millenium BC: an Archaeological Perspective, in K. Boyle - C. Renfrew - M. Levine (edd.), Ancient Interactions. East and West in Eurasia, Cambridge 2002, pp. 171-82; Huoshaogou Siba wenhua tongqi chengfenxi ji zhizuo jishu de yanjiu [Studio sulle tecniche di fabbricazione e analisi della composizione dei bronzi di Huoshaogou e Siba], in Wenwu, 8 (2003), pp. 86-96; Liu Ruihou - Zhao Xueye - Ding Yan et al., Gansu Anxi Panjiazhuang yizhi diaocha shijue [Sondaggi e prospezioni nel sito di Panjiazhuang, Anxi, Gansu], ibid., 1 (2003), pp. 65-72.
di Yan Sun
Cultura coeva alla dinastia Shang, fiorita nella Provincia di Jiangsu tra le città di Nanchino e Zhenjiang tra il 1600 e il 1000 a.C.; essa prende nome dal sito-tipo scavato nel 1951 nella contea di Jiangning.
Oltre 200 siti H., tra cui Beiyinyangying (Nanchino) e Chengtoushan (Jurong) sono stati scoperti nelle province di Jiangsu e Anhui, lungo il basso corso dello Yangtze; quelli con superficie inferiore a 10 km2 sono situati su bassi rilievi e colline in prossimità di corsi fluviali, quelli di dimensioni inferiori a 5 km2, in numero piuttosto ridotto, sono localizzati su declivi collinari. Durante gli scavi sono stati identificati rari fondi di capanna con piani di calpestio pavimentati e, in alcuni casi, induriti per arrostimento; scarsi i rinvenimenti di sepolture. L'economia appare fondata essenzialmente sulla produzione agricola e sull'allevamento di maiali, pecore e bovini, integrata da attività di pesca e caccia, come suggerisce il rinvenimento di punte di freccia e di pesi da reti di pietra, così come di resti di fauna ittica e di corna di cervo. Strumenti di pietra levigata (accette, coltelli, falcetti, asce e zappe) erano invece impiegati nei lavori agricoli. I rinvenimenti di rame, scorie di rame e matrici di fusione ne attestano la lavorazione in loco; la maggior parte dei manufatti è costituita da strumenti di piccole dimensioni (coltelli, accette, lance, punte di freccia e ami da pesca), anche se in alcuni siti nei pressi di Nanchino sono stati rinvenuti manici e piedi di vasi tripodati. La ceramica H. era fatta a mano con impasto sabbioso di colore rosso; meno frequente è la ceramica nera lustrata a impasto fine, quella a impasto fine e a impasto sabbioso con disegni geometrici e cotta a temperatura elevata, e ancor più rare sono le ceramiche invetriate. La maggioranza dei vasi non era decorata; quando presenti, le decorazioni sono rappresentate da motivi a rete e spirali quadrate. Il complesso dei dati suggerisce che H., i cui antecedenti non sono stati identificati, fu un'importante cultura regionale che ebbe contatti con le culture Shang e Zhou, come suggeriscono affinità stilistiche nella produzione ceramica e metallurgica e il rinvenimento di scapole di animali e carapaci di tartaruga usati nelle pratiche divinatorie.
Bibliografia
Ji Hushu zhen faxian shiqian yizhi [I siti preistorici identificati nella città di Hushu], in Wenwu Cankao Ziliao, 7 (1951), pp. 164-66; Zeng Zhaoyu - Yin Huanzhang, Lun Hushu wenhua fenqi [Dibattito sulla cronologia della cultura Hushu], in Kaogu Xuebao, 4 (1959), pp. 47-56; Jiangsu Jurong Chengtoushan yizhi shijue jianbao [Breve relazione sullo scavo del sito di Chengtoushan, Jurong, Jiangsu], in Kaogu, 4 (1985), pp. 289-302, 335; K.C. Chang, The Archaeology of Ancient China, New Haven - London 19864, pp. 394-95; Beiyinyangying [Il sito di Beiyinyangying], Beijing 1993.
di Filippo Salviati
Distretto della Provincia di Hubei, facente capo alla città di Ji'nan, dove il re Wen stabilì la capitale del regno di Chu durante il periodo dei Zhou Orientali (770-256 a.C.).
Ripetute campagne di scavo condotte nell'area tra gli anni Sessanta e gli anni Novanta del Novecento hanno portato alla luce oltre 3000 sepolture. Dall'analisi dei corredi funerari, si è stabilito che molte delle tombe appartengono ai membri dell'aristocrazia e delle classi medio-alte di Chu: la concentrazione delle sepolture in gruppi separati suggerisce inoltre che gli individui di un medesimo lignaggio erano sepolti in aree cimiteriali distinte. Tra i siti di maggior interesse figurano Yutaishan, a est di Ji'nan (scavato nel 1975-76); Jiudian, a nord-est (1981-89), e Balingshan, a ovest (1965). La struttura delle sepolture, di solito caratterizzate dalla presenza di un tumulo, è a fossa, con camera funeraria di legno a uno o più comparti, di cui quello principale ospita uno o più sarcofagi lignei, gli altri il corredo funerario. Le tombe di J. sono datate dalla metà circa del periodo Primavere e Autunni (722-481 a.C.) fino a tutto il periodo Stati Combattenti (475-221 a.C.), un arco cronologico che consente di seguire l'evoluzione stilistica di molte classi di manufatti, come, ad esempio, le sculture lignee teriomorfe (zhenmushou o "guardiani delle sepolture"), tipiche della cultura Chu. Nei corredi funerari le categorie più diffuse sono i recipienti ceramici e i manufatti lignei laccati: questi ultimi, nelle tombe di individui di rango, sono rappresentati da prodotti di eccezionale eleganza e virtuosismo tecnico, come nel caso dello schermo decorato a giorno con una complessa scena animalistica dalla sepoltura M1 di Wangshan. Dalle iscrizioni su bambù contenute in questa tomba, tra cui rari testi divinatori, sappiamo che l'occupante era Zhao Gu, forse un condottiero Chu menzionato nelle fonti storiche. Tale identificazione sarebbe suffragata dal rinvenimento, tra i beni del corredo, della spada appartenuta al re Gou Jian, sovrano dello Stato di Yue, probabile bottino di guerra. Dalla tomba M2 dello stesso sito proviene inoltre un'insolita lampada di bronzo in forma di personaggio assiso su cammello.
Bibliografia
Jiangling Yutaishan Chu mu [Tombe Chu a Yutaishan, Jiangling], Beijing 1984; Jiangling Jiudian Dong Zhou mu [Tombe del periodo dei Zhou Orientali a Jiudian, Jiangling], Beijing 1995; Jiangling Wangshan Shazhong Chu mu [Le tombe Chu di Wangshan e Shazhong, Jiangling], Beijing 1996.
v. Tunxi
di Carol Michaelson
Sito ubicato a nord-nord-ovest della città di Luoyang (anticamente nota come Chengzhou), capitale della dinastia Zhou Orientali (475-221 a.C.).
Qui, nel 1928, scavi clandestini in otto tombe e sei fosse con cavalli portarono per la prima volta sul mercato manufatti di bronzo di grande pregio decorati con intarsi d'oro e d'argento. Si tratta di una delle più spettacolari scoperte del periodo Stati Combattenti (475-221 a.C.): si ritiene infatti che le tombe violate appartenessero alla famiglia reale Zhou. Ciò spiegherebbe la presenza dei numerosi e splendidi manufatti di eccezionale pregio artistico, tra cui, oltre ai bronzi intarsiati, figurano non comuni manufatti di giada, quali un grande anello (bi), un pendente montato su una catena d'oro e una coppa decorata in oro. Tra i bronzi intarsiati di eccezionale pregio sono alcuni piccoli oggetti personali come fibbie a gancio da cintura e, più raramente, specchi con preziosi intarsi di oro, argento, giada e vetro che producono intricati motivi geometrici abilmente combinati con uno stile naturalistico.
Bibliografia
Li Xueqin, Eastern Zhou and Qin Civilizations, New Haven - London 1985, pp. 29-32; J. Rawson, Western Zhou Ritual Bronzes from the Arthur M. Sackler Collections, I-II, Washington (D.C.) - Cambridge (Mass.) 1990; J. So, Ancient Chinese Bronzes in the Arthur M. Sackler Collections, III, Washington (D.C.) 1995.
di Olivier Venture
Sito scoperto (1995) presso la cittadina di Supo (distretto di Qiyang) alla periferia occidentale di Chengdu (Prov. di Sichuan), 38 km a sud di Sanxingdui.
Gli archeologi ritengono che il sito si estenda su circa 100 ha e possa essere datato tra l'inizio del XII e l'inizio del V sec. a.C., con una fase di massima fioritura tra il XII e il X sec. a.C. Sino a oggi non è stata accertata la presenza di un muro di cinta, ma sono stati rinvenuti tracce di edifici di grandi dimensioni e di fornaci e i resti di una zona artigianale per la lavorazione di giada e avorio. In un altro settore del sito sono state scavate alcune fosse contenenti grandi quantità di ceramiche che potrebbero testimoniare pratiche rituali simili ai depositi rituali in fossa di Sanxingdui; tra i rinvenimenti più caratteristici effettuati nelle fosse-deposito di J., oltre ad accumuli di palchi di cervo e canini di cinghiale, vi sono alcune statuine di pietra raffiguranti tigri (lungh. 18-28 cm) e personaggi inginocchiati con le mani legate dietro la schiena (alt. 17-26 cm). La scoperta del sito ha permesso di accertare che la cultura Sanxingdui non ebbe termine con il declino della città di Sanxingdui, iniziato verso il 1200 a.C.: i resti di J. presentano infatti evidenti elementi di continuità con tale cultura, come attestano le statuine antropomorfe, i manufatti d'oro e di giada (tra cui i bracciali a T o le lame di alabarda). D'altro canto, pochi elementi documentano contatti con culture esterne alla piana di Chengdu tra il XII e il X sec. a.C.; piuttosto, a partire dal XIII sec. a.C. J. appare come un nuovo centro di sviluppo culturale fortemente autarchico, destinato a scomparire in seguito ai grandi sconvolgimenti avvenuti nella regione a partire dal 1000 a.C.
Bibliografia
Jinsha Taozhen - Chengdu shi Jinsha cun yizhi chutu wenwu, Beijing 2002; Discovery and Studies of the Jinsha Site, in Chinese Archaeology, 3 (2003), pp. 7-13; Sun H., Le site de Jinsha à Chengdu: une vue d'ensemble, in A. Thote (ed.), Chine, l'énigme de l'homme de bronze, Paris 2003, pp. 167-73.
v. Qiayao
di Xiaoneng Yang
Sito ubicato 2 km a nord-ovest di Suizhou (Prov. di Hubei), nei cui pressi è stata effettuata una delle più importanti scoperte dell'archeologia cinese del XX secolo: la tomba di Yi, marchese di Zeng, scavata nel 1978.
Il personaggio (di età compresa tra 42 e 45 anni), che fu probabilmente sepolto nel 433 a.C. o poco più tardi (secondo quanto attesta l'iscrizione presente su una campana bozhong), governava lo Stato di Zeng (anche chiamato Sui), una piccola entità politica in gran parte sotto il controllo del regno di Chu. La tomba è composta da una camera funeraria di legno, ripartita in quattro vani di diverse dimensioni, alla base di un pozzo verticale (21 × 16,5 m, prof. 13 m) scavato nella roccia, e interamente foderata da ben 60 t di carbone; il pozzo è poi riempito con strati di terra pressata alternati a lastre di pietra e carbone; tale struttura, assieme all'elevata umidità naturale, ha creato un ambiente anaerobico che ha conservato la tomba e il corredo contenutovi. Nella camera orientale furono rinvenuti i sarcofagi laccati e dipinti (posti uno dentro l'altro) che ospitavano il corpo del marchese e otto sarcofagi di accompagnamento, oltre a una bara contenente un cane; nella camera occidentale erano altri 13 sarcofagi, appartenenti ai servitori del marchese. Dei resti umani contenuti nei sarcofagi, 21 appartenevano a individui di sesso femminile in giovane età (da 13 a 26 anni). Il corredo della sepoltura era formato da 15.404 manufatti tra bronzi (ca. 10,5 t di peso), tessuti, ori, giade, legni laccati, pelli e ceramiche.
La camera centrale (che simboleggia la sala delle cerimonie di un'abitazione aristocratica) era colma di strumenti musicali e vasi rituali di bronzo ottenuti sia per fusione con matrice multipla (tecnica che permette di incorporare nella matrice parti precedentemente lavorate), sia per fusione a cera persa. Un totale di 125 strumenti musicali di bambù, bronzo, pietra e legno erano concentrati in 8 gruppi, comprendenti campane, litofoni, tamburi, strumenti a corda (del tipo qin e se), organi a fiato (sheng), flauti paixiao e flauti chi di bambù, affiancati da ben 1851 accessori, tra cui telai, bacchette e supporti per la sospensione. Il gruppo più vasto di campane a tutt'oggi rinvenuto in Cina, del peso di circa 2560 kg, era formato da 19 campane niuzhong, da 45 campane yongzhong e da una campana bozhong che coprono 5 ottave, ogni ottava comprendendo una scala di 12 note cromatiche. Ogni campana, inoltre, insieme con i suoi accessori, reca iscrizioni (3755 caratteri in totale), perlopiù con caratteri intarsiati in oro. Tali iscrizioni riportano i toni di ogni campana e registrano la complessa corrispondenza tra le note musicali e i loro corrispettivi negli Stati di Chu, Jin, Qi, Shen, Zhou e Zeng. I supporti delle campane, formati da intelaiature di legno con accessori di bronzo, documentano infine la disposizione e la sequenza degli strumenti. Nel loro insieme tali dati costituiscono una fonte di importanza senza pari per lo studio della musica del periodo pre-Qin. Tra gli altri rinvenimenti di rilievo occorre citare anche una scultura di legno laccato raffigurante un cervo, un pendente di giada decorato da un motivo intrecciato e una mappa astronomica su una cassetta di legno laccato che riporta le 28 dimore lunari e l'Orsa Settentrionale fiancheggiata da un drago e da una tigre. I manufatti rinvenuti in questa sepoltura mostrano forti influssi Chu, mentre la tipologia e le associazioni dei bronzi rituali sono profondamente influenzate dalle culture della Pianura Centrale. La tomba del marchese di Zeng è inoltre di eccezionale importanza per la periodizzazione dell'archeologia del periodo Stati Combattenti, avendo restituito il complesso rituale più vasto, diversificato e meglio conservato del periodo dei Zhou Orientali a tutt'oggi scavato in Cina.
Bibliografia
Hubei Suixian Zenghou Yi mu fajue jianbao [Breve relazione sullo scavo della tomba del marchese Yi di Zeng a Suixian, Hubei), in Wenwu, 7 (1979), pp. 1-4; Zenghou Yi mu [La tomba del marchese Yi di Zeng], Beijing 1989.
di Yan Sun
Sito (ca. 100.000 m2), tra i più importanti dell'area delle Tre Gole, ubicato su un terrazzo alluvionale sulla riva est del fiume Pengxi (contea di Yunyang, Municipalità Autonoma di Chongqing).
Gli scavi condotti qui dal 1993 hanno portato alla luce un deposito culturale eccezionalmente ricco, con oltre 20 strati, dal tardo periodo Shang (1400-1050 a.C.) alla dinastia Qing (1644-1911 d.C.). Rilevanti sono i resti di risaie risalenti alle dinastie Tang, Song, Ming e Qing, in cui, in alcuni casi, si sono conservate impronte umane e di bufalo, ma i livelli archeologici più interessanti sono quelli riferibili alla compagine politico-culturale dei Ba, la cui fioritura, nella zona orientale del bacino del Sichuan, si colloca tra la fine del II millennio a.C. e la seconda metà del millennio successivo. Le fonti storiche riportano scarsissimi dati sui Ba e la loro storia era assai poco nota fino alla scoperta di L. Tra le evidenze di L. attribuibili alla cultura Ba, il cui territorio confinava con quelli dei potenti regni di Qin e di Chu, figurano resti di abitazioni, sepolture, fornaci, fosse di immagazzinaggio, bronzi e vasi fittili (con decorazioni a motivi cordati, a rete, intrecciati e a spirali quadre), tra cui i tipici vasi da cottura (fu) generalmente modellati a mano. I Ba erano celebri per le loro armi di bronzo, predominanti tra i manufatti metallici rinvenuti a L.; esse comprendono pugnali, lance e punte di freccia decorati a rilievo da tigri, draghi, serpenti e spirali quadre, che secondo alcuni sono da interpretare come simboli clanici, per altri sarebbero una forma molto elementare di scrittura. A L. sono state identificate circa 38 sepolture, costituite da semplici fosse rettangolari sigillate da strati di malta, in cui i defunti, deposti talvolta in bare di legno, erano generalmente in posizione supina. Oltre un terzo delle sepolture era privo di corredo; tra gli oggetti funerari rinvenuti ‒ alcuni dei quali importati da Chu ‒ figurano vasi fittili, lance di bronzo, pugnali, accette e cucchiai; in alcune sepolture sono stati occasionalmente identificati sacrifici umani.
Bibliografia
1994-1995 niandu Sichuan Yunyang Lijiaba yizhi de fajue [Lo scavo del sito di Lijiaba, Yunyang, Sichuan, 1994-95], in Sichuan Daxue Kaogu Zhuanye Chuangjian Sanshiwu Zhounian Jinian Wenji, Chengdu 1998, pp. 374-422; Luo Erhu, Xiajiang Ba wenhua xunzong - Chongqing Yunyang Lijiaba yizhi 1997 nian fajuejilue [Ricerche sulla cultura Ba - Breve introduzione allo scavo del sito di Lijiaba, Yunyang, 1997], in Zhonghua Wenhua Luntan, 2 (2003), pp. 42-49.
di Charles F.W. Higham
Regione storica ("a Sud delle Montagne") della Cina che include gran parte dei territori di Guangzhou e Guangxi Zhuang e la cui area nucleare è rappresentata dal delta del Fiume delle Perle (Zhujiang).
Per secoli, o forse millenni, questo territorio fu parte attiva nel sistema di scambi di idee e di beni con i centri di formazioni politiche statali del Nord. Presso gli Shang, ad esempio, vi era una grande richiesta di carapaci di tartarughe, utilizzati nei riti divinatori, e di conchiglie cauri (Cypraea sp.), che costituivano insegne di rango: entrambi i beni provenivano dalle regioni meridionali, tra cui il L. Quest'area ha fornito numerose evidenze della presenza di opulente società del Neolitico e dell'età del Bronzo, forse originate dall'espansione di gruppi di risicoltori dalla valle dello Yangtze nel IV-III millennio a.C. È inoltre sempre più chiaro che altri Stati, oltre a quello Zhou, vennero sviluppandosi nella Cina meridionale durante il II e il I millennio a.C.; uno di essi era il regno di Yue, nel L., che le fonti storiche cinesi menzionano in conflitto con il vicino regno di Wu per il controllo della strategica bassa valle dello Yangtze. Nel 496 a.C. l'esercito Yue uccise il re di Wu e nel 473 a.C. ne sconfisse le forze, divenendo il principale protagonista all'inizio del periodo Stati Combattenti. L'esercito Yue doveva essere ben dotato di armi, a giudicare dalle molte spade rinvenute, alcune delle quali con iscrizioni che hanno fornito i nomi di diversi sovrani. Nel 221 a.C. l'impero Qin conquistò Yue, ma per breve tempo: le rivolte verificatesi dopo la morte del Primo Imperatore (210 a.C.) favorirono la formazione di numerosi regni indipendenti, uno dei quali, Nan Yue, occupava gran parte degli odierni territori di Guangxi Zhuang e Guangdong e il delta del Fiume Rosso in Vietnam. Tale Stato venne fondato da Zhao Tuo (r. 203-137 a.C.), che era stato il governatore della "commanderia" Qin di Nanhai. Nel 111 a.C. l'imperatore Wu Di della dinastia Han avviò la conquista del regno di Nan Yue, riportandolo nell'orbita imperiale cinese.
Dell'antico regno di Yue sono state indagate numerose e ricche sepolture. A Matouling (fine periodo Primavere e Autunni, ca. VI-V sec. a.C.) sono stati rinvenuti campane e vasi rituali di bronzo, probabilmente importati dal più settentrionale regno di Chu, in associazione a bronzi di stile locale tra cui quattro bastoni decorati da riproduzioni di teste umane, corte spade, lance e accette. Una seconda sepoltura conteneva numerose armi e 22 punte di freccia. Quattro altri bastoni con riproduzioni di teste umane furono rinvenuti in una ricca tomba a Nanmendong, insieme con campane e vasi rituali di bronzo: dalla tipologia dei manufatti si evincono le stringenti relazioni con i centri Chu dell'area settentrionale. La sepoltura individuale scavata a Niaodanshan (5,7 × 3,5 m) conteneva i resti di un sarcofago di legno associato a bronzi rituali e armi e a quattro bastoni decorati con riproduzioni di teste umane posti agli angoli della camera funeraria, come evidenti simboli di rango. A Beifushan, altri quattro bastoni sono presenti in una sepoltura contenente armi, vasi e giade. La più grande (8 × 4,7 m) e ricca sepoltura Yue di questa regione è stata rinvenuta a Beilingsongshan, dove tra i beni associati al sarcofago ricoperto da lamine di bronzo figurano oltre 100 bronzi, vasi fittili dal regno di Chu, tra cui una giara decorata con intarsi d'argento, e molti oggetti di giada e oro, oltre al consueto gruppo di quattro bastoni decorati. Le comunità Yue traevano evidente profitto dal commercio con il vicino regno di Chu, fornendo beni esotici (conchiglie cauri, carapaci di tartaruga, corni di rinoceronte, perle e piume di martin pescatore) e materie prime, soprattutto rame.
Sembra che la conoscenza del ferro abbia raggiunto questo settore della Cina a partire dal IV sec. a.C. A Yinshanling (Prov. di Zhejiang) è stata identificata e scavata una necropoli (ca. III sec. a.C.) in cui sono state rinvenute 108 sepolture di diversa grandezza; tra quelle di maggiori dimensioni, coperte da un tumulo, molte erano fornite di fossa sacrificale (yaokeng). Tali evidenze, insieme con le 59 categorie diverse di offerte funerarie, hanno fornito importanti dati sulla struttura sociale di una comunità Yue durante il periodo Stati Combattenti. Tra i beni funerari figurano 10 diversi tipi di vasi fittili, fusaiole di ceramica, tre tipi di vasi di bronzo e armi (spade, punte di freccia, lance, alabarde e accette); abbondanti gli utensili di bronzo (accette, bulini, raschiatoi, punte di trapano e coltelli) e i beni suntuari (bastoni decorati con teste di animali, mestoli e campane), mentre il ferro era usato per la fabbricazione di punte di lancia, accette, asce, coltelli e raschiatoi. L'analisi statistica di questa necropoli ha consentito di rilevare che solo alcune tombe sono particolarmente ricche, mentre le altre appartengono allo stesso livello gerarchico inferiore. Nessuna sepoltura contenente fusaiole comprendeva armi, a suggerire differenziazioni determinate dal sesso dell'occupante, anche se, purtroppo, tale ipotesi non può essere confermata a causa del pessimo stato di conservazione dei resti umani.
Le fonti riportano che, subito dopo l'istituzione dell'impero centralizzato nel 221 a.C., Qin Shihuangdi inviò cinque corpi di spedizione per conquistare Yue e occuparne la capitale, Panyu; l'area di Yue, incorporata nell'impero Qin prima e poi in quello Han, fu divisa in una serie di unità amministrative di diversa grandezza e importanza facenti capo all'imperatore, rappresentato in loco da un re. Fu in questo periodo che venne costruita la tomba del re Zhao Mo, morto nel 122 a.C.: la scoperta (1983) di questa tomba intatta è di estrema importanza per l'archeologia del L. Questo re di Nan Yue di epoca Han era stato sepolto con ricche offerte provenienti dalle province vietnamite sottoposte agli Han, con una scatola d'argento di fattura iranica e con avorio verosimilmente di provenienza africana. La sepoltura attesta l'esistenza, durante il II sec. a.C., di circuiti commerciali lungo le rotte dei mari meridionali. Le dimensioni della sepoltura, inoltre, richiesero la messa in opera di grandi lastre di pietra, 24 delle quali solo per il tetto e ciascuna del peso di 3-4 t. La struttura comprendeva tre camere nel settore anteriore, una camera principale per il sarcofago e tre ambienti secondari contenenti le offerte funerarie. Le porte interne erano di legno, ma l'entrata principale e il portale che conducevano alla tomba avevano porte di pietra con un dispositivo autobloccante che, una volta chiuso, non poteva essere riaperto. La successione di camere costituiva una sorta di palazzo sotterraneo: il primo ambiente era un'anticamera, con muri dipinti con motivi "a nuvole"; al suo interno erano i resti di un carro con accessori di bronzo. La prima stanza conteneva alcuni beni del sovrano avvolti in stoffe di seta e posti in contenitori di bambù e lacca ed era fiancheggiata da un magazzino a ovest e da una camera cerimoniale a est contenente, oltre allo scheletro di un uomo e a due figurine antropomorfe di legno, strumenti musicali (strumenti a corda e campane di bronzo), recipienti da vino di bronzo e di ceramica ancora chiusi da sigilli d'argilla.
Una delle camere interne è stata interpretata come la sala dei banchetti per la presenza di raffinati bronzi, mentre si ritiene che un'altra fosse adibita a cucina, per la presenza di resti di buoi, pesci, gallinacei e maiali insieme agli scheletri di sette servitori. A destra della camera funeraria era un ambiente, con i resti di quattro donne, il cui accesso era stato sbarrato da un paravento laccato. Una delle donne era stata sepolta con il sigillo personale di tre caratteri, You Furen ("Signora della Destra", il lato di maggiore prestigio), e indossava un pendente di giada in forma di due draghi affrontati e parte di una parure di pendenti di giada che venivano probabilmente appesi al collo; sei altre parures vennero rinvenute in associazione alle donne sepolte vicino al re. La camera mortuaria era sorvegliata da due guardiani, sepolti insieme al sovrano. Quest'ultimo era stato deposto in un doppio sarcofago di lacca con rifiniture di bronzo, gravemente danneggiato da successivi allagamenti. Il sovrano, che indossava uno splendido abito funebre composto da 2291 piastre di giada, era accompagnato da una eccezionale varietà di oggetti funerari: armature, spade di ferro, placchette di bronzo a forma di tigre con iscrizione "su ordine del re" in oro (questi oggetti erano inviati agli ufficiali militari per conferma degli ordini regali). Sul capo del sovrano fu ritrovato un solo disco di giada decorato dalla rappresentazione del combattimento tra un dragone e una fenice, ma erano presenti anche nove altri dischi (bi) di giada insieme a rari bicchieri di giada con manici di bronzo dorato e a una coppa a forma di rhytòn decorata a motivi incisi. Forse l'oggetto di giada più raffinato e raro è una ciotola globulare con coperchio decorata da petali e uccelli; il fatto che fosse un oggetto di uso personale del sovrano è attestato dall'associazione con il suo sigillo d'oro ufficiale, sul quale si legge "sigillo amministrativo dell'imperatore Wen", a testimoniare che esso era stato assegnato a Zhao Mo dall'imperatore Han. Si tratta del più grande sigillo d'oro della dinastia Han Occidentali a tutt'oggi rinvenuto (3,1 cm2). È stato inoltre recuperato un gruppo di otto campane di bronzo, le più pesanti delle quali raggiungono i 40 kg; su di esse è riportata un'iscrizione in cui si legge "realizzato dal Dipartimento di Musica nel nono anno del regno di Wen Di" (129 a.C.). La fusione locale dei bronzi è documentata dalla presenza di frammenti di matrici di argilla. Un'alta situla di bronzo, infine, utilizzata probabilmente per servire vino e anch'essa un prodotto locale, era decorata da immagini di guerrieri con ornamenti di piume, alcuni dei quali a bordo di una canoa da guerra; oggetti simili con identici motivi decorativi sono stati rinvenuti nei siti della cultura Dong Son (Vietnam settentrionale) e nelle necropoli di Dian nello Yunnan.
P. Swart, The Tomb of the King of Nan Yue, in Orientations, 21 (1990), pp. 56-66; Chao Hing-wa (ed.), Collected Essays on the Culture of the Ancient Yue People in South China (Catalogo della mostra), Hong Kong 1993.
di Xiaoneng Yang
Capitale dello Stato feudale di Qi dall'859 a.C. al 221 a.C., ubicata nel distretto omonimo (Prov. di Shandong), sulla riva occidentale del fiume Zi.
A partire dagli anni Sessanta del Novecento, ricognizioni, carotaggi e limitati scavi hanno consentito di rilevare la presenza di un settore urbano cinto da mura (databile al periodo Stati Combattenti) al cui interno si trova un'area di dimensioni minori, anch'essa cintata. La città esterna, a pianta rettangolare (4 × 4,5 km) con due porte sui lati nord e sud e una sui restanti due, era l'area residenziale, manifatturiera, commerciale e amministrativa sia dei funzionari di rango sia degli individui comuni. Le mura (largh. 20-30 m) erano circondate da un fossato (largh. 25-30 m, prof. 3 m) formato da canali artificiali e naturali. L'area meridionale di questo settore potrebbe avere ospitato edifici pubblici, mentre laboratori per la produzione di manufatti d'osso e fonderie di bronzo e ferro erano ubicati a nord-est e nel centro. Nella città interna (1,4 × 2,2 km), protetta da un fossato (largh. 13-25 m), era situato, sul lato nord, il distretto palaziale (gongcheng), la cui struttura più importante è quella detta Huan Gong Tai ("Piattaforma del duca Huan"), che misura attualmente un'altezza di 14 m e una lunghezza da nord a sud di 89 m. Sono state individuate tre strade nella città interna e sette in quella esterna, ciascuna delle quali comunicante con una porta della città, mentre un'efficiente rete di smaltimento delle acque è attestata dalla presenza di fossati in entrambi i settori e da quella di un canale di drenaggio foderato da grandi pietre nella cinta muraria esterna. Gli scavi hanno portato al rinvenimento di numerose tegole fittili nel tipico stile locale, di vasi di ceramica grigia con iscrizioni impresse e di contenitori e monete di bronzo; alcuni elementi tipologici e decorativi di questi oggetti attestano, inoltre, l'esistenza di interazioni tra le culture Qi e Yan. Due necropoli del periodo Primavere e Autunni sono state individuate nell'angolo nord-orientale e a sud del settore urbano esterno; la prima potrebbe essere stata la necropoli dei sovrani di Qi. Delle cinque vaste tombe scavate tra il 1964 e il 1976, la tomba 5 (che si ritiene appartenga al duca Jing) era dotata di grandi fosse per sepolture di cavalli (contenenti 600 animali) ubicate a nord, est e ovest della camera funeraria. La capitale Qi fu la città più importante dell'area, con una popolazione stimata in circa 210.000 individui di sesso maschile durante il periodo Stati Combattenti. L'importanza del sito risiede soprattutto nei dati che esso ha fornito sullo sviluppo e sulla struttura delle città della Cina orientale durante il periodo Zhou.
Bibliografia
Shandong Linzi Qi gucheng shijue jianbao [Breve relazione del saggio di scavo nell'antica capitale Qi di Linzi, Shandong], in Kaogu, 6 (1961), pp. 289-97; Qun Li, Linzi Qiguo gucheng kantan jiyao [Relazione della ricognizione dell'antica capitale dello Stato Qi di Linzi], in Wenwu, 5 (1972), pp. 45-5; Qi gucheng wuhao Dongzhoumu ji daxing xunmakeng de fajue [Lo scavo della tomba 5 e di una vasta fossa di cavalli dei Zhou Occidentali nell'antica città capitale dello Stato Qi], ibid., 9 (1984), pp. 14-19.
v. Huixian
di Lothar von Falkenhausen
Sito ubicato nei pressi di Pechino (contea di Fangshan), scoperto nel 1962 e identificato come la più antica capitale di Yan, un importante Stato feudale del regno Zhou.
Nell'insediamento non sono stati intrapresi scavi e solo il tratto settentrionale delle mura è stato interamente identificato in tutta la sua lunghezza (850 m); è stata però oggetto di scavi, iniziati nel 1973, la necropoli del lignaggio reale di Yan, che comprende 300 tombe e circa 30 fosse di cavalli e carri, tutte databili alla metà dell'XI sec. a.C. Le tombe appartengono a tre categorie distinte per dimensione. Una dozzina circa di tombe (tutte saccheggiate), con fossa di grandi dimensioni fornita di due rampe di accesso (mudao) della lunghezza totale di 30 m, apparteneva probabilmente al clan del marchese di Yan, come evidenzia anche una grande fossa di almeno 9 carri e 20 cavalli che accompagnava una delle sepolture. La tomba M1046, leggermente più modesta, aveva un solo mudao della lunghezza di 16 m e la fossa sacrificale a essa associata conteneva 14 cavalli e 5 carri. Un impianto eccezionale caratterizza la tomba M1193, in quanto l'accesso alla fossa (7,7 × 5,5 m), insolitamente ampia, è dato da quattro strette rampe poste agli angoli della fossa stessa. Due bronzi rinvenuti in questa tomba recano iscrizioni che fanno riferimento all'investitura di un "marchese di Yan". Le tombe M253 e M251 a pianta rettangolare priva di mudao e con camera funeraria di legno (guo), che esemplificano la categoria di dimensioni medie (8-10 m2), hanno restituito vasi rituali di bronzo posti vicino al sarcofago (guan) dei principali inumati. Tali vasi recano iscrizioni che ne testimoniano la fusione sotto il patronato dei marchesi di Yan e, a giudicare dai simboli clanici su di essi presenti, i loro proprietari ‒ presumibilmente gli occupanti delle tombe ‒ appartenevano a lignaggi aristocratici non imparentati con la famiglia regnante e forse di discendenza Shang. La maggior parte delle tombe di medie dimensioni contiene una o due vittime umane, di entrambi i sessi e generalmente in età preadulta, mentre le fosse di cavalli e carri ospitano un solo carro e fino a quattro cavalli.
Nelle tombe non saccheggiate erano presenti alcuni dei gruppi più completi di vasi di bronzo del periodo iniziale dei Zhou Occidentali, la maggior parte dei quali probabilmente importata da laboratori reali dello Shaanxi. Le forme e le decorazioni dei vasi ripropongono la tradizione Shang, ma i gruppi sono assortiti in modo leggermente diverso rispetto a quelli Shang, suggerendo così differenze negli usi rituali. Eccezionali sono inoltre i resti di vasi di legno laccato con intarsi di conchiglia e turchese, raramente conservatisi, che di solito integravano i vasi rituali di bronzo. Le ceramiche rituali comprendevano vasi di gres invetriato cotti ad alta temperatura, probabilmente importati dalla regione del basso Yangtze, e vasi di ceramica cotti a bassa temperatura che ripropongono motivi decorativi tipici dei bronzi. Abbondanti quantità di armi di bronzo e oggetti di giada e avorio integrano l'inventario dei beni suntuari rinvenuti nella necropoli, che ‒ particolare rilevante, considerata la distanza ‒ sono virtualmente indistinguibili da quelli dell'aristocrazia Zhou dei centri dinastici presso Xi'an e Luoyang. La ricchezza di queste sepolture contrasta con quella delle tombe di piccole dimensioni (circa tre quarti delle tombe di L.), prive di camera funeraria e con modesti corredi di vasi fittili utilitari. Il carattere intrusivo dell'entità politica Yan in questa regione è ben evidenziato dai rinvenimenti di età coeva effettuati in siti vicini, che per lo stile dei manufatti e la ritualità delle sepolture rivelano l'appartenenza alle culture autoctone dell'età del Bronzo.
Bibliografia
Beijing fujin faxian de Xi Zhou nuli xunzangmu, in Kaogu, 5 (1974), pp. 309-21; 1981-1983 nian Liulihe Xi Zhou Yan guo mudi fajue jianabao, ibid., 5 (1984), pp. 404-16; Beijing kaogu sishinian, Beijing 1990, pp. 42-49; Beijing Liulihe 1193 hao damu fajue jianbao, in Kaogu, 1 (1990), pp. 20-31.
di Yan Sun
Cultura sviluppatasi tra il 1900 e il 1200 a.C. nell'area del Lago Taihu (bassa valle dello Yangtze), che prende il nome dal sito-tipo scavato (1959) presso Shanghai; tra i più importanti siti M. sono Chashan e Tinglin nell'area di Jinshan (Shanghai).
La maggioranza dei siti della cultura M., coeva alle culture Erlitou/Xia e Shang della valle del Huanghe, è ubicata sulle sponde di laghi o corsi d'acqua. Scarsi sono i dati sull'organizzazione degli insediamenti: non sono stati rinvenuti resti di abitazioni, a eccezione di un certo numero di fori di palo identificati nel sito di M.; sono stati inoltre individuati pozzi, fosse di stoccaggio e quattro sepolture in semplici fosse rettangolari prive di corredo. La maggior parte degli strumenti è di pietra levigata (accette, falcetti, asce, bulini, trapani, punte di lancia e di freccia), mentre rari sono gli oggetti di metallo (un bulino e un coltello di rame). La ceramica, realizzata al tornio, è a impasto arenoso e a impasto fine, con forme quali tripodi (ding), bollitori (yan), vasi da cottura, bottiglie (hu) e coppe (gu), molti dei quali presentano affinità formali e decorative con vasi di bronzo Shang. Caratteristica della cultura M. è la produzione di ceramiche dure con invetriatura naturale, cotte a una temperatura vicina ai 1200 °C, che spesso recano un segno inciso (di solito uno per ciascun vaso) vicino all'imboccatura, forse da ritenere marchi di vasaio. Sebbene la cultura M. sia marcatamente di origine locale, in essa si rilevano forti contatti con contesti culturali Shang, cui verosimilmente si deve una crescita della complessità sociale e tecnologica nella bassa valle dello Yangtze.
Bibliografia
Shanghai Maqiao yizhi diyi-erci fajue [La prima e la seconda campagna di scavo nel sito di Maqiao, Shanghai], in Kaogu Xuebao, 1 (1978), pp. 109-37; Shanghai shi Minxingqu Maqiao yizhi 1993-1995 nian fajue baogao [Relazione dello scavo 1993-95 del sito di Maqiao, distretto di Minxing, Shanghai], ibid., 2 (1997), pp. 197-236.
MARCHESE DI ZENG, Tomba del
v. Leigudun
di Nicola Di Cosmo
Cultura metallurgica di tipo "nordico" fiorita tra il VI e il III sec. a.C. nella regione semiarida della Mongolia Interna situata entro la grande ansa del Huanghe, nota con il nome di O.
Gli oggetti di bronzo ritrovati in questa zona sono stati riconosciuti già dagli anni Trenta del Novecento come appartenenti a un complesso culturale distinto dalla cultura metallurgica cinese e variamente descritto come "bronzi dell'Ordos", "bronzi di stile animalistico" o di "stile scito-siberiano". Da un punto di vista archeologico l'espressione "cultura dell'Ordos" designa un gruppo di siti della Mongolia Interna meridionale e della Provincia di Hebei, tra cui i più rappresentativi sono Maoqinggou, Taohongbala, Guoxianyaozi, Hulusitai, Xigoupan, Aluchaideng e Yulongtai. Quasi tutti i bronzi provengono da contesti funerari e includono armi, finiture per cavalli e carri da guerra, fibbie, specchi, orecchini, bracciali e bottoni. La decorazione di stile animalistico prevale e si ricollega ai bronzi della cultura Chaodaogou e, in generale, al complesso culturale siberiano e nordasiatico. Nella prima fase evolutiva questi siti attestano l'esistenza di una popolazione mista in cui nomadi vivevano in prossimità di comunità sedentarie. Queste società miste vennero però gradualmente trasformandosi in società stratificate a carattere più marcatamente nomadico, guerresco e, probabilmente, dominate da un'aristocrazia militare. Il cavallo assunse un'importanza più evidente e l'inventario funerario divenne più ricco e variegato, con presenza di oggetti preziosi d'oro e manufatti che attestano maggiori contatti con le culture agricole della valle del Huanghe. La coesistenza di diverse pratiche funerarie fa inoltre supporre l'arrivo di elementi esterni o comunque una maggiore mobilità, che confermerebbe l'ipotesi di una transizione generale al nomadismo come forma economico-sociale prevalente. Non si esclude tuttavia che comunità sedentarie siano perdurate, sia pure in forma culturalmente subalterna.
Il sito di Maoqinggou, scavato nel 1979, è stato suddiviso in quattro fasi: la prima è datata intorno al VII-VI sec. a.C., e le tre successive contemporanee al periodo Stati Combattenti. Il sito comprende un insediamento e una necropoli; esso era probabilmente abitato da una popolazione sedentaria dedita all'agricoltura e all'allevamento, culturalmente vicina alle popolazioni nomadi e incline alla guerra. Le caratteristiche funerarie non variano molto nel tempo, a testimonianza di una fondamentale continuità culturale: semplici tombe a fossa rettangolare, a volte con bara di legno e nicchie o sporgenze laterali. Le inumazioni sono singole e accompagnate da sacrifici animali, rappresentati da teste e zoccoli di bovini, cavalli, ovini e cani. Gli oggetti di bronzo comprendono armi e fibbie, placche, orecchini e anelli, mentre non compaiono oggetti di ferro, che saranno invece presenti nelle tombe d'epoca successiva. Il sito di Taohongbala consiste in un gruppo di sette tombe scavate nel 1973 e recentemente attribuite a una cultura proto-Xiongnu, o di antichi nomadi (VI-V sec. a.C.). Tra gli oggetti di bronzo sono presenti una grande quantità di finimenti e ornamenti per cavalli. Per quanto di un periodo relativamente antico, questo sito riflette, e in qualche modo anticipa, le caratteristiche salienti delle culture nomadi Xiongnu, che si affermarono intorno alla metà e al tardo periodo Stati Combattenti. Il tipo di ceramica, di argilla bruna cotta a bassa temperatura, mostra un'affinità sostanziale con quella da siti più tardi quali Xigoupan e Aluchaideng.
Il sito di Guoxianyaozi, scavato nel 1983, comprende un gruppo di 31 tombe suddivise in tre fasi datate tra la fine del periodo Primavere e Autunni e l'inizio del periodo Stati Combattenti (VI-V sec. a.C.). Le tombe sono strutturalmente simili a quelle di Maoqinggou, in prevalenza fosse rettangolari con nicchie e piattaforme laterali. Anche in questa necropoli sono attestati sacrifici animali (zampe e scapole di cavalli, ovini, bovini e cervi). Tra gli oggetti di bronzo prevalgono gli elementi ornamentali, mentre sono assenti armi e finimenti per cavalli o carri. Lo strumentario di osso comprende, invece, punte di freccia e parti di arco e sono inoltre presenti vari tipi di perle di turchese, agata e pietra. Il sito Ordos di Hulusitai, attribuito alla cultura Xiongnu, è datato tra il V e il IV sec. a.C. (primo periodo Stati Combattenti) e include un gruppo di tre tombe con un ampio repertorio di oggetti di bronzo, tra cui finimenti per carri da guerra e cavalli e placche ornamentali, mentre i reperti d'oro e ferro sono assenti. Diversi ritrovamenti sono simili a quelli effettuati in altri siti Ordos, quali Taohongbala, Maoqinggou, Yulongtai e Xigoupan, confermando l'ipotesi che i siti attribuiti alla cultura O. costituivano una rete culturale integrata dal VI-V secolo in poi.
Il sito di Xigoupan, scavato tra il 1979 e il 1980, comprende un insediamento e un gruppo di tombe. Dall'analisi dei manufatti, in particolare gli oggetti di ferro e bronzo (armi e utensili, tra i quali un aratro di ferro), l'insediamento potrebbe essere più antico delle tombe che, per la maggior parte, contengono pochi oggetti di bronzo (armi e placche ornamentali) e raramente oggetti di ferro. Due delle tombe (M2 e M4) sono invece ricche, con molti ornamenti d'oro, accompagnati nella tomba M2 da fibbie, specchi e altri oggetti di bronzo, da una spada e da finimenti per cavallo di ferro. Queste due tombe, verosimilmente databili tra la fine del periodo Stati Combattenti e la dinastia Han, riflettono l'affermarsi di un'aristocrazia economicamente potente che aveva accesso a oggetti d'alto valore. Il sito di Aluchaideng testimonia meglio di ogni altro la presenza di tombe di alto rango. Scavato nel 1973, include due tombe in cui sono stati portati alla luce 218 oggetti d'oro per un peso complessivo di 4 kg, e 5 oggetti d'argento. Le numerose placche di stile animalistico e la "corona" sono di fattura elaborata e indubbiamente tra gli oggetti più preziosi della cultura O. I motivi ornamentali richiamano oggetti di bronzo e oro ritrovati a Xigoupan, Maoqinggou, Taohongbala e Yulongtai. Quest'ultimo, scavato nel 1975, consiste in una tomba, del tardo periodo Stati Combattenti, con un'ampia quantità di oggetti di bronzo e ferro e una collana d'argento. I bronzi riflettono una sviluppata cultura nomade (finimenti per carri e cavalli e ornamenti tipici dello stile animalistico), mentre gli oggetti di ferro (una piccozza, un morso e un finimento per cavallo), insieme al tipo d'inumazione, fanno supporre un legame culturale con il sito di Taohongbala.
Tian Guangjin, Jinnianlai Nei Menggu diqu de Xiongnu kaogu, in Kaogu Xuebao, 1 (1983), pp. 7-24; Tian Guangjin - Guo Suxin (edd.), O'erduosi qingtong qi, Beijing 1986; Iid., O'erduosi shi qingtong qi de yuanyuan, in Kaogu Xuebao, 3 (1988), pp. 257-75; Th.O. Höllmann - G.W. Kossack (edd.), Maoqinggou. Ein eisenzeitliches Grüberfeld in der Ordos-Region (Innere Mongolei), Mainz a.Rh. 1992.
di Olivier Venture
Sito ubicato circa 5 km a nord di Wuhan (Prov. di Hubei), in cui furono rinvenuti (1954) i resti di una città fortificata occupata tra l'inizio e la fine del XIV sec. a.C.
Il muro di cinta di terra battuta, di forma quadrangolare (260 × 290 m) con quattro porte al centro di ciascun lato, era rinforzato da un fossato esterno largo circa 10 m e profondo 4 m. Gli unici resti rinvenuti all'interno di questa fortificazione, nell'angolo nord-est su un monticolo che domina l'intero sito, sono edifici paralleli, probabilmente appartenenti in origine a uno stesso complesso; soltanto due sono stati interamente scavati. Il primo, in cattivo stato di conservazione, si presenta come uno spazio rettangolare (27 × 11 m) cinto da 28 colonne che in origine sostenevano il tetto, mentre il secondo (34 × 6,4 m), composto da quattro vani successivi, era cinto da un corridoio porticato comprendente 43 colonne. Un sistema di deflusso di superficie e di dotti di terracotta sotterranei assicurava lo smaltimento delle acque piovane intorno a questi edifici. Fuori delle mura sono state identificate 37 sepolture di membri dell'aristocrazia locale; di queste, la più grande e meglio conservata era la tomba 2 scavata a Lijiazui. La tomba si compone di una fossa rettangolare di circa 12 m2, sul fondo della quale dovevano trovarsi in origine due bare di legno incassate l'una nell'altra; tali bare, non conservate, hanno lasciato tracce riconoscibili nel terreno: quella esterna aveva pareti interne dipinte di rosso, mentre all'esterno presentava una decorazione finemente scolpita. In conformità con le usanze Shang, le bare erano circondate da una piattaforma (ercengtai) di terra battuta (alt. 1 m ca.). Il corredo funerario era composto da 77 oggetti, di cui 12 di giada, tra cui una lama di alabarda intenzionalmente rotta prima di essere posta, assieme ai resti di un cane sacrificato, nella fossa (yaokeng) sotto la bara interna. Sono stati rinvenuti anche 50 oggetti di bronzo, tra cui 20 vasi rituali nello stile di Erligang; la sepoltura era inoltre accompagnata dagli scheletri di tre vittime umane sacrificate.
Benché alcune ceramiche attestino stringenti contatti con le regioni meridionali, dalla struttura della tomba e dai beni di corredo si rileva che la cultura dei defunti di Lijiazui, membri dell'élite della città di P., era simile a quella delle coeve élites di Erligang-Zhengzhou. Di notevole interesse è anche il rinvenimento di resti di fornaci per la produzione di ceramiche e di numerosi fondi di capanna. Le dimensioni delle mura e del fossato difensivo di P. sembrano estremamente importanti in rapporto alle dimensioni della città stessa, tanto da consentire di ipotizzare che P. fosse una piazzaforte. Il sito occupava del resto una posizione strategica, al crocevia tra la via fluviale costituita dallo Yangtze e la principale via di scambio con la Pianura Centrale. Parte del materiale archeologico, i bronzi in particolare, attesta che la cultura P. è comparabile a quella Shang di Erligang-Zhengzhou; tuttavia le ceramiche hanno spiccato carattere locale. Il sito potrebbe dunque essere stato un avamposto Shang nella regione, per il controllo degli scambi di importanti beni e materie prime; in questa prospettiva "la via del bronzo", di cui spesso si parla, potrebbe avere una sua giustificazione, poiché l'approvvigionamento dei lingotti lavorati nelle officine Shang potrebbe provenire da siti minerari (rame, soprattutto) ubicati nelle regioni più meridionali (ad es., Tongling, nel Jiangxi).
Bibliografia
R.W. Bagley, P'an-Lung-Ch'eng: a Shang City in Hupei, in ArtAs, 49, 3-4 (1977), pp. 165-219; Id., Shang Archaeology, in M. Loewe - E.L. Shaugnessy (edd.), The Cambridge History of China. From the Origins of Civilization to 221 B.C., Cambridge 1999, pp. 168-70; Panlongcheng - 1963-1994 nian kaogu fajue baogao [Panlongcheng - Rapporto degli scavi 1963-94], Beijing 2001.
v. Zhouyuan
di Yan Sun
Municipalità ubicata nella zona centrale della Provincia di Henan, dove su un'area di circa 25 km2 tra il fiume Ping e i Monti Chiyang dal 1986 si conducono scavi nella necropoli di Zhiyangling, appartenente all'aristocrazia dello Stato di Ying, feudo assegnato all'inizio della dinastia Zhou Occidentali (1050-771 a.C.) a un fratello del re Wu, Ying Hou (marchese Ying), probabilmente a difesa dell'accesso da sud, attraverso la valle del Fiume Han, ai territori Zhou della media valle del Huanghe.
Le sepolture scavate fino a oggi (42, a una profondità di 6-10 m) sono del tipo a fossa con o senza rampa d'accesso, con sarcofago o singolo o doppio, in funzione del livello gerarchico del defunto. I vasi di bronzo e le giade di eccellente fattura presenti nei corredi attestano l'appartenenza dei defunti alla nobiltà Zhou. La sepoltura con rampa M95 è tra le più ricche della necropoli, con 400 manufatti, i più raffinati dei quali sono rappresentati da un gruppo di 24 vasi costituito da 3 ding, 6 gui, 4 li, 3 xu, 2 hu quadrati, 2 pan, 2 yi, uno yan e uno zun, che per numero e assortimento rispettano le norme suntuarie Zhou. Facevano inoltre parte del corredo finimenti per carro e cavallo, strumenti musicali e armi. La scoperta di 7 campane di bronzo yongzhong e di un gruppo di 9 campane bianling indica la crescente importanza degli strumenti musicali nelle pratiche funerarie durante la fase tarda del periodo dei Zhou Occidentali. L'identificazione del defunto deposto nella tomba M95 come il "conte di Ying" si fonda sulle iscrizioni vascolari, in cui egli è citato come patrocinatore della loro fusione e loro proprietario. La tomba M84, anch'essa recentemente scavata, è stata identificata come la sepoltura di un altro "conte di Ying", accompagnato da 10 vasi di bronzo (di cui 7 con iscrizioni), 70 finimenti per carro e cavallo, 10 armi e 30 parures di ornamenti di pietra e giada, oltre a 10 altri piccoli manufatti di osso, oro e ceramica invetriata. Sulla base della tipologia del vasellame rituale di bronzo, caratterizzato da forme arrotondate e strette fasce decorative, la tomba è stata datata all'epoca del re Gong dei Zhou Occidentali che regnò tra il 917-915 e il 900 a.C.
I manufatti di bronzo, con iscrizioni che ne testimoniano la commissione da parte del "marchese di Ying", rinvenuti anche in altre località (come, ad es., una campana proveniente da Lantian, Prov. di Shaanxi) stanno gettando nuova luce sulla struttura e la portata degli scambi politico-rituali tra la corte Zhou e gli Stati feudali, tra cui quello di Ying. L'omogeneità tipologica dei vasi rinvenuti a P. e quelli di altri Stati feudali suggerisce infatti che essi potrebbero essere stati fusi a livello centrale (le fonderie della capitale Zhou), su commissione (patronato) dei signori feudali, per essere poi ridistribuiti in nome del re Zhou ai capi lignaggio dell'aristocrazia feudale nell'ambito di cerimonie di tipo politico e rituale.
Bibliografia
Pingdingshan Yingguo Mudi 95 hao mu de fajue [Lo scavo della tomba M95 nella necropoli dello Stato di Ying a Pingdingshan], in Huaxia Kaogu, 3 (1992), pp. 92-103; Pingdingshan Yingguo Mudi 84 hao mu fajue jianbao [Breve relazione sullo scavo della tomba M84 nella necropoli dello Stato di Ying a Pingdingshan], in Wenwu, 9 (1998), pp. 4-17; Wang Longzheng, Yingguo shi yanjiu de licheng pei - Pingdingshan Yingguo mudi [Una pietra miliare nella ricerca storica sullo Stato di Ying - La necropoli dello Stato di Ying a Pingdingshan], in Zhongguo shinian bai da kaogu xin faxian 1990-1999 - Top 100 New Archaeological Discoveries of China 1990-1999, Beijing 2000, pp. 377-82.
di Filippo Salviati
Distretto della Provincia di Hebei, dove tra il 1974 e il 1978 è stato riportato alla luce il cimitero reale del regno di Zhongshan, stabilito nel IV sec. a.C. da una popolazione non cinese, discendente da genti seminomadi, insediatasi nella Cina settentrionale tra l'VIII e il V sec. a.C.
Nel sito della capitale del regno Zhongshan, Shouling, presso P., sono state messe in luce 30 tombe e 2 sepolture con carri, tutte parzialmente saccheggiate. La tomba M6, scavata nel 1976 a nord-ovest della capitale, è stata identificata come quella del duca Cheng, secondo sovrano di Zhongshan (ca. 340-320 a.C.). Il re Cuo (320-308 a.C. ca.) spostò il cimitero reale 1,5 km a ovest della capitale, pianificando un grandioso complesso funerario per sé e le sue consorti che non venne però mai completato, ma il cui progetto è documentato in una placca di bronzo rinvenuta nella tomba dello stesso re Cuo, scavata insieme a quella di una delle mogli nel 1977-78. La placca (il più antico progetto architettonico dell'Asia Orientale mai rinvenuto), recante la pianta delle tombe, le misure e commenti in agemina d'oro e d'argento, assieme ai ricchi elementi del corredo funerario, rivela il grado di assimilazione della cultura Zhou da parte di genti originariamente estranee alla compagine culturale della media valle del Huanghe. L'origine settentrionale di Zhongshan è anche testimoniata da molti manufatti con evidenti connessioni con il mondo nomadico: proprio in questa commistione culturale risiedono i tratti maggiormente caratterizzanti i ritrovamenti di P. Le due sepolture a fossa con camera funeraria di legno profondamente interrata, cui si accedeva mediante due rampe che terminavano in una scala a gradoni, erano sovrastate da un tumulo che in origine, come riportato nel progetto bronzeo, era celato da strutture architettoniche di legno. A nord della tomba del re Cuo sono state messe in luce diverse fosse di accompagnamento con vittime sacrificali, una fossa con imbarcazioni e due con carri. Del corredo funerario facevano parte cinque grandi tridenti di bronzo, forse insegne di rango, e numerosi vasi rituali di bronzo che si distinguono per la presenza di lunghe iscrizioni celebrative del sovrano. Un evidente richiamo all'arte animalistica è presente in una coppia di mitici animali alati di bronzo ageminato in argento, così come in un sostegno per il piano di un tavolo, sempre di bronzo ageminato, in forma di tigre che divora un cerbiatto. Anche i numerosi ornamenti di giada evidenziano modelli stilistici e funzionali tipici degli ambienti culturali dei regni feudali Zhou, insieme a soluzioni stilistiche di carattere più "esotico", come i numerosi pendenti di giada lavorati a giorno in forma di draghi dai corpi sinuosi.
Bibliografia
Hebei sheng Pingshan xian Zhanguo shiqi Zhongshan guo muzang fajue jianbao [Rapporto preliminare sullo scavo delle sepolture Zhongshan a Pingshan, Hebei], in Wenwu, 1 (1979), pp. 1-13; V. Elisseeff (ed.), Zhongshan. Tombes des rois oubliés, Paris 1984.
di Nicola Di Cosmo
Cultura della zona sud-occidentale della Provincia di Heilongjiang e della Mongolia Interna orientale che prende nome dal sito presso Taiyang (Prov. di Heilongjiang).
In tale sito sono state scoperte (1980) due necropoli, Zhuanchang e Zhandou, scavate rispettivamente nel 1984 e nel 1985 e datate tra il VI sec. a.C. (tardo periodo Primavere e Autunni) e il IV-III sec. a.C. (medio e tardo periodo Stati Combattenti). La maggior parte dei ritrovamenti proviene da Zhuanchang, che comprende 97 tombe con inumazioni sia singole sia multiple, di cui 90 in fosse rettangolari e 7 con pianta a T e passaggio tra i due vani. In sei tombe sono inoltre presenti bare di legno, mentre i sacrifici animali sono diffusi e includono in prevalenza l'interramento di teste e zampe di cani, cavalli, maiali, pecore e, in minore quantità, capre, cervi, conigli, uccelli e pesci. Il vasellame fittile di argilla rossa comprende ciotole, coppe, tripodi e oltre dieci tipi diversi di giare. I manufatti di bronzo sono perlopiù placche di stile animalistico, bottoni, ornamenti tubolari e a forma di campana o conchiglia, mentre sono di ferro scalpelli e punte di freccia e di lancia. Tra gli altri reperti funerari occorre citare oggetti e ornamenti di pietra, agata, turchese, osso, avorio, corno e conchiglia. La caccia con arco e frecce era evidentemente un'attività centrale per queste comunità, come è dimostrato dalla presenza di oltre 50 finimenti d'arco e 250 punte di freccia. La tipologia delle inumazioni, la ricorrenza dei sacrifici animali e lo stile decorativo dei manufatti legano questa cultura alle sepolture e ai bronzi di stile animalistico tipici del contesto "nordico" comprendente la cultura Ordos e le culture della tarda età del Bronzo dell'area Gansu-Qinghai.
Bibliografia
Pingyang muzang, Beijing 1990; Tan Ying-jie et al., The Bronze Age in the Song Nen Plain, in S.M. Nelson (ed.), The Archaeology of Northeast China: beyond the Great Wall, London - New York 1995, pp. 225-50.
QÄWRIGHUL
v. Gumougou, Cultura
di Corinne Debaine-Francfort
Cultura successiva alla cultura Qijia nella Provincia di Qinghai (ca. 1000-600 a.C.), identificata nel 1924 da J.G. Andersson a Qiayaocun e a Xiaxihe (contea di Xining) e attestata nel Qinghai orientale, nelle valli del Huanghe, del Datong e del Huangshui.
Alcuni autori dividono questa cultura in due fasi, Shangsun e Ahatela; tuttavia le sue origini (forse intorno al 1500 a.C.) sono mal conosciute. I siti più importanti di questa cultura, scavati a partire dal 1975, sono tutti a carattere funerario: Panjialiang (Huangzhong), Shanpingtai (Guide), Suzhi e Hetaozhuang (Minhe), Shangsunjiazhai (Datong) e Ahatelashan (Xunhua). Le tombe sono costituite da fosse verticali e fosse con rampa di accesso e camera funeraria orizzontale e, in alcuni casi, con bara di legno. A Suzhi sono stati inoltre scavati due tumuli che raggruppavano numerose tombe, forse a carattere familiare. Le inumazioni primarie sono spesso supine, tuttavia si trovano anche molte sepolture secondarie e vittime sacrificali. Le sepolture maschili erano accompagnate da punte di freccia e punteruoli d'osso e metallo, da asce di pietra o bronzo, da coltelli e piccoli secchi di corteccia; quelle femminili avevano un corredo composto da fusaiole, agorai di osso e cucchiai di corno. Sono state rinvenute anche conchiglie di Cypraea sp. e loro imitazioni di pietra. Il miglio (Setaria italica), principale cereale, era presente tra le offerte accanto al grano che iniziava a essere coltivato in questo periodo. La cultura Q. è tuttavia caratterizzata da una economia mista a forte componente pastorale: nelle tombe sono state infatti trovate ossa di bovino, pecora, maiale, cavallo, cane e cervo, accanto a teschi di arieti e corna di bovini. Il vasellame fittile, il più frequente tra i beni funerari, si caratterizza per la graduale scomparsa delle forme carenate tipiche di Qijia e la comparsa di forme a fondo arrotondato, concavo, o con base ad anello. La superficie, spesso coperta da ingobbio biancastro, presenta decorazioni dipinte che, scomparse più a oriente, appaiono qui presenti in gran numero: triangoli, uncini, meandri e motivi zoomorfi. Il bronzo sembra usato solo per la produzione di piccoli oggetti: coltelli, raschiatoi, falci, punte di freccia e di lancia, punteruoli, asce, asce-pugnali (ge), specchi, braccialetti, campanelle, mezze sfere e placche decorative. Due ornamenti da Huangyuan, l'uno a forma di uccello, l'altro di teste umane, evidenziano uno stile forse in relazione con contesti originari delle steppe.
J.G. Andersson, Sites of the Ch'ia Yao stage, in Researches into the Prehistory of the Chinese, in BMFEA, 15 (1943), pp. 185-97; Li Guolin - Lu Yaoguang, Qiayao wenhua de zangshi, in Qinghai Kaogu Xuehui Huikan, 12 (1981), pp. 38-41; C. Debaine-Francfort, Du Néolithique à l'Age du Bronze en Chine du Nord-Ouest. La culture de Qijia et ses connexions, Paris 1995; M. Wagner, Kayue - ein Fundkomplex des 2. Jahrtausends v. Chr. am Nordwestrand des chinesischen Zentralreiches, in R. Eichmann - H. Parzinger (edd.), Migration und Kulturtransfer, Bonn 2001, pp. 37-56; Xu Xinguo et al., Results of the First Archaeological Excavation and Environmental Survey at Fengtai, Qinghai Province, PR China, in 2001, in Eurasia Antiqua, 9 (2003), pp. 85-111.
di Victor H. Mair
Sito (in lingua Uygur Chärchän; nei testi in pracrito Calmadana) ubicato circa 400 km a sud-ovest di Lop Nor (settore sud-orientale della Regione Autonoma dello Xinjiang Uygur), dove sono stati rinvenuti resti umani e altri materiali organici perfettamente conservati.
Una delle cause di questo eccellente stato di conservazione è il suolo sabbioso altamente alcalino in cui sono scavate le tombe di Q. L'area, un tempo abbondantemente irrigata dal fiume Tarim, si è in seguito trasformata in un arido deserto di sale, con la sola eccezione della fascia di piccole oasi intorno a Q. Le attività estrattive praticate dai contadini locali nello strato di salgemma (spess. 1 m) di Zaghunluq portarono al rinvenimento casuale di sepolture, cui seguì un diffuso fenomeno di scavi clandestini che ha ridotto la necropoli a una pianura (lungh. 1,1 km, largh. 750 m) di ciottoli disseminata di frammenti di ossa e altri resti (tra cui preziosi tessuti) provenienti dalle tombe. Nel 1985, nel quadro di un progetto di scavi di salvataggio, una équipe composta da archeologi Uygur ha scoperto cinque tombe, due delle quali non saccheggiate; una, con un pozzo poco profondo contenente un sarcofago di legno di salice, ospitava la mummia di un bambino avvolto in un tessuto di lana scarlatta; il corredo era costituito da una piccola tazza di corno di capra e da quello che sembra essere un capezzolo di pecora cucito, forse usato come biberon.
Vicino alla tomba del bambino è stata identificata un'altra tomba (85QMZM2) di dimensioni relativamente grandi: sotto uno spesso strato di assi di legno e canne, insieme ai resti di un cranio di pecora, corna di mucca e frammenti di pelli animali, sono stati identificati altri cinque strati di materiali di copertura: il primo consisteva di stuoie di canne, di un manto di feltro bianco e di un pesante caftano marrone; vi era poi un altro strato di canne e quindi uno strato di pelli di tre animali diversi (cavallo, forse asino e bufalo o yak); fasci di ramoscelli e tronchi formavano la copertura finale, mentre il pavimento era costituito da stuoie di salice e ramaglie. All'interno della camera funeraria principale erano deposti i corpi di un uomo e di tre donne. L'uomo e una delle donne, in ottimo stato di conservazione, indossavano indumenti di lana della stessa tonalità scarlatta di quelli del bambino nella tomba adiacente; il manto della donna, di eccellente qualità, era stato tessuto con fili tanto sottili che esso mostra ancora una straordinaria lucentezza. Il corredo funerario comprendeva una giara fittile con base arrotondata, utensili di legno, un secchio per la mungitura, aghi da maglia, frecce e una grande varietà di tessuti. Un'altra tomba, a meno di 2 m da quest'ultima, conteneva il cranio e la zampa anteriore di un cavallo, disossata e riempita con canne, metodo che ricorda pratiche documentate in siti più occidentali riferibili ad antichi gruppi indoeuropei. Ulteriori scavi di salvataggio condotti a Zaghunluq (1989, 1996) hanno consentito il recupero di sepolture in eccellente stato di conservazione e dei manufatti a esse associati: due arpe, un ago di acciaio inossidabile, fasci di bastoncini divinatori e un'ampia gamma di eccellenti tessuti, tra cui alcuni accuratamente ricamati in colori brillanti e fili d'oro. Cinque date al 14C collocano la necropoli intorno al 1000 a.C., ma la tipologia fittile e altri elementi suggeriscono un periodo leggermente posteriore, intorno all'800-600 a.C.
Dolkun Kamberi, The Three Thousand Year Old Chärchän Man Preserved at Zaghunluq, in Sino-Platonic Papers, 44 (1994), pp. 1-15; Wang Binghua (ed.), Xinjiang gushi: gudai Xinjiang jumin ji qi wenhua [Gli antichi corpi dello Xinjiang: gli antichi popoli dello Xinjiang e la loro cultura], ürümqi 2001, pp. 70-93.
di Roberto Ciarla
L'origine della compagine culturale e politica di Qin, che avrebbe unificato gli Stati Combattenti e fondato l'impero centralizzato nel 221 a.C., è ancora relativamente oscura. Probabilmente nella fascia di confine tra le odierne province di Gansu e Shaanxi, tra la fine del II millennio a.C. e l'inizio del successivo emersero uno o più clan di genti dedite all'agricoltura, all'allevamento, di cavalli soprattutto, e ad attività di guerra, per le quali notizie relativamente sicure si hanno solo a partire dal tardo periodo dei Zhou Occidentali. Con sicurezza le fonti storiche testimoniano che il capo dei Qin scortò l'erede al trono dei Zhou, Yi Jiu, fino alla capitale orientale, Chengzhou, ove regnò con il nome di Ping Wang (770-720 a.C.), dando inizio alla dinastia Zhou Orientali. Grato dei servigi resigli, Ping Wang infeudò il signore di Qin con il titolo di gong ("duca"), affidandogli il territorio ancestrale dei Zhou, la valle del Fiume Wei, affinché lo difendesse dagli attacchi dei "barbari".
Una testimonianza relativa alla cultura Qin tra il tardo periodo dei Zhou Occidentali e i primi anni del periodo dei Zhou Orientali è fornita da una serie di sepolture nella parte orientale della Provincia di Gansu, dove tradizionalmente i Qin avrebbero "nomadizzato" prima
della loro lenta avanzata verso est nella valle del Fiume Wei. In queste sepolture, diversamente dai modi di seppellimento Zhou, l'inumato è deposto in posizione rannicchiata e in direzione est-ovest, caratteristica distintiva Qin. Il fatto che, tra la metà dell'VIII e la metà del VII sec. a.C., in molte delle sepolture Qin l'inumato giaccia in posizione supina seguendo il costume Zhou manifesta invece la tendenza dell'aristocrazia Qin ad aderire quanto più possibile all'etichetta Zhou, forse per dimostrare il proprio diritto a far parte dell'ecumene dei signori feudali Hua Xia, anche quando questi ultimi avevano ormai aderito a nuove norme suntuarie. Dopo la metà del VII sec. a.C. anche i livelli più alti dell'aristocrazia Qin avrebbero abbandonato il costume Zhou per ritornare a quello ancestrale; ma ormai il ducato di Q. era avviato verso un'indipendente politica d'espansione. Tra i passi dei Monti Longshan (Gansu - Shaanxi occidentale) e la città di Baoji (media valle del Fiume Wei), in cui la toponomastica e scarse notizie storiche testimoniano la presenza Qin, sono state scoperte sepolture sicuramente di membri dell'élite Qin da mettere in relazione o con l'insediamento di Qian, la prima "capitale" all'epoca del duca Wen (r. 765-716 a.C.) nell'odierna contea di Longxian, o con Pingyang, presso Baoji, "capitale" Qin tra il 714 e il 678 a.C.; di queste "capitali", però, non si hanno sostanziali evidenze archeologiche e la relazione cronologica tra necropoli e insediamento è incerta: Qian, Pingyang e in seguito Yong non furono abbandonate del tutto con lo spostamento della "corte" in altro sito. Nella zona dei Monti Longshan, a Bianjiazhuang, sono state scavate tombe dell'inizio del periodo Primavere e Autunni: particolarmente importanti si sono rivelate le sepolture M1 e M5 che, in base al numero di vasi rituali in bronzo facenti parte del corredo, sono state riconosciute come sepolture nobiliari, forse di tai fu.
In larga misura coeve alle sepolture di Bianjiazhuang sono quelle messe in luce poco più a ovest, nelle valli intermontane del Gansu orientale, dove (1988) presso Yuandingshan ne sono state scavate due particolarmente ricche. La prima (98LDM1) era la sepoltura di un personaggio (forse una donna) il cui rango è testimoniato, oltre che dai numerosi ornamenti e oggetti rituali di giada, da un quasi canonico set di vasi rituali stilisticamente singolari, sebbene riferibili a modelli della tarda epoca dei Zhou Occidentali: sembra quasi che ognuno, tranne una coppia di hu a corpo quadrangolare, provenga da una bottega diversa, o che siano stati acquisiti casualmente, da luoghi diversi e forse in tempi leggermente diversi. Tale assortimento contrasta fortemente con l'omogeneità stilistica che si riscontra nei corredi funerari dell'aristocrazia Zhou. Un altro elemento singolare di questa sepoltura sono le tre vittime sacrificali deposte in altrettante nicchie scavate nelle pareti della fossa a più di 2 m dal fondo, dove, sotto lo scheletro del defunto, era scavata la fossetta sacrificale (yao keng) contenente i resti di un cane con un campanello di bronzo al collo. A partire dagli inizi del VII sec. a.C. possiamo affermare con sicurezza che i Qin, forse impiegando fonditori Zhou che non avevano seguito lo spostamento della corte verso est, controllavano l'intero processo di fusione dei vasi di bronzo. Appare inoltre evidente che i Qin usarono ben presto l'arte fusoria per scopi politico-rituali, dimostrando notevole autorità e indipendenza rispetto alla corte Zhou, come testimoniano diversi bronzi recanti iscrizioni dei duchi di Qin. Otto grandi campane rinvenute nel 1978 nel sito di Taigongmiao, a Baoji, riportano una vera e propria dichiarazione del programma politico di uno dei primi duchi di Qin.
Del ducato di Q. nel periodo Primavere e Autunni e Stati Combattenti si conoscono molte necropoli e pochi palazzi. Certamente tombe nobiliari sono infatti quelle rinvenute in diversi siti nell'area della necropoli ducale di Yong (contea di Fengxiang, Prov. di Shaanxi), capitale dei Qin dal 677 al 424 a.C. A Baqidun, le tombe con profonda fossa rettangolare, riferibili alla fase più antica (ca. 714-677 a.C.), testimoniano la divisione gerarchica tipica della società Qin. La composizione del corredo funebre suggerisce la diversità del ruolo, e forse del grado, ricoperto in vita dai defunti. Nella tomba M27, il grado dell'inumato (supino con le braccia incrociate sul petto secondo l'uso Zhou) è espresso dalla presenza di un sarcofago interno (guan) e di due sarcofagi esterni (guo) circondati da una piattaforma perimetrale di terra, oltre che dal corredo di tre tripodi (ding), un bollitore (yan) e un bacile (yu), associati a diversi vasi di ceramica, una punta di lancia di bronzo con asta di legno (la cui impronta misurava quasi 3 m), altre armi di bronzo, e ai resti decomposti di due scudi e di un arco. Del corredo facevano anche parte un set completo di 12 piccoli litofoni imitati in ceramica, 4 insegne rituali di giada, alcune conchiglie di Cypraea, un orecchino di giada, 7 vasi di lacca decomposta, 3 umboni e 4 campanelle di bronzo.
Dalla media fase del periodo Primavere e Autunni uno degli aspetti di maggiore portata nella ritualità funeraria Qin è la quasi subitanea sostituzione dei vasi rituali di bronzo con copie espressamente fuse per essere deposte nelle tombe o con copie di ceramica dipinta a motivi policromi (rosso-bianco) o, in minor misura, di lacca. Nel caso dei vasi di ceramica, le spigolosità dei prototipi di bronzo si trasformano in forme dal profilo allungato con ipertrofici colli imbutiformi, manici sproporzionati e basi preponderanti rispetto al corpo. Nella necropoli di Zaomiao, presso Tongchuan (Shaanxi orientale), nelle sepolture di questo periodo, come pure in alcune coeve sepolture di Xicun e Baqidun, compaiono per la prima volta gli oggetti di sostituzione (o mingqi) che rappresentano in miniatura beni posseduti in vita dal defunto: inizialmente tali mingqi sono costituiti da piccoli granai in ceramica, statuine antropomorfe, in terracotta o pietra, con capelli raccolti a crocchia sul lato destro del capo e carri tirati da buoi di terracotta. Si tratta di un uso molto raro presso le aristocrazie più orientali, con la sola eccezione del regno di Chu, che però era considerato dai signori feudali della valle del Huanghe, al pari, o ancor più di Qin, "barbaro" ed estraneo alla tradizione culturale Hua Xia.
Comune in molte delle necropoli degli Stati feudali nei periodi Primavere e Autunni e Stati Combattenti è la presenza di fosse sacrificali contenenti carri da battaglia con tiro a due, spesso accompagnati dall'auriga. Nel caso delle fosse sacrificali di questo tipo nelle necropoli Qin, la loro valenza suntuaria è espressa con chiarezza: nella necropoli di Yuandingshan è stata messa in luce una fossa di questo tipo, del periodo Primavere e Autunni, in parte già violata, che conteneva tre carri con tiro a quattro e due carri tirati da pariglie; sotto al cassone del primo carro, inoltre, era lo scheletro dell'auriga. Mentre i finimenti dei carri e dei cavalli sono dello stesso tipo di quelli in voga negli Stati feudali Hua Xia, la forma del cassone dei carri è diversa: non è di forma semicircolare con pianale fatto con intrecci vegetali e di pelle, ma un pesante cassone rettangolare di tavole di legno, più simile a quelli centroasiatici che non a quelli "cinesi"; chiaro indizio dei rapporti tenuti da Qin con il mondo delle steppe. Esempio di più tarde fosse sacrificali con carri e cavalli sono quelle della necropoli Qin del periodo Stati Combattenti a Xincun, presso Fengxiang, che potrebbe essere parte del cimitero di un clan aristocratico vicino al centro del potere nella città di Yong.
Bibliografia
Han Wei, Luelun Shaanxi Chunqiu Zhangguo Qin mu [Sulle sepolture Qin di periodo Primavere e Autunni e Stati Combattenti nello Shaanxi], in Kaogu Yu Wenwu, 1 (1981), pp. 83-93; Ye Xiaoyan, Qin mu chutan [Discussione sulle sepolture Qin], in Kaogu, 1 (1982), pp. 65-73; Li Xueqin, Eastern Zhou and Qin Civilizations, New Haven - London 1985; Yimencun erhao Chunqiu mu fajue jianbao [Lo scavo della tomba 2 di periodo Primavere e Autunni a Yimencun], in Wenwu, 10 (1993), pp. 1-27; Wang Xueli (ed.), Qin wuzhi wenhua shi - The History of Qin Dynasty Material Culture, Xi'an 1994.
di Olivier Venture
Sito ubicato 17 km a nord della città di Xuzhou (Prov. di Jiangsu), dove sono stati rinvenuti (1959, 1965) materiali archeologici databili dal Neolitico all'epoca della dinastia Zhou Occidentali; tuttavia i principali rinvenimenti, datati tra il XV e l'XI sec. a.C., appartengono all'epoca Shang.
A Q. (ca. 3000 m2) sono state rinvenute fondamenta di costruzioni, focolari seminterrati e fosse di stoccaggio contenenti numerosi utensili di pietra, conchiglia, osso e corno, recipienti ceramici e fusaiole di terracotta; alcuni dei vasi rinvenuti trovano stretti confronti con materiale simile rinvenuto a Zhengzhou e ad Anyang. Nelle fosse inoltre sono stati ritrovati piccoli oggetti di bronzo (ami, punte di freccia, bulini e coltelli) insieme a ossa e piastroni di tartaruga con funzione oracolare simili a quelli di Anyang, sebbene privi di iscrizioni. Nella parte meridionale del sito è stata identificata un'area sacrificale al centro della quale erano state erette quattro pietre (alt. mass. 1 m). Nell'area sono stati inoltre rinvenuti 20 scheletri umani e 12 scheletri di cani; i primi (sia di uomini che di donne) erano in posizione flessa con le mani incrociate dietro la schiena, forse segno che le vittime erano state legate prima della sepoltura; i corpi sarebbero stati inumati in più fasi distinte. Tali pratiche sacrificali sono attestate anche presso il sito della necropoli reale Shang di Anyang; tuttavia a Q. i sacrifici non sembrano connessi con un contesto funerario, ma piuttosto legati al contesto abitativo e a botteghe artigiane. L'assenza di oggetti di prestigio sembra infine indicare che gli abitanti del sito non appartenevano all'élite Shang; la complessità dei rituali, che secondo alcuni studiosi sarebbero in relazione a culti ctoni, denuncia comunque un locale processo di sviluppo di complessità sociale in qualche modo collegato o accelerato dalla civiltà Shang.
Bibliografia
Jiangsu Tongshan Qiuwan gu yizhi de fajue [Lo scavo dell'antico sito di Qiuwan presso Tongshan, Jiangsu], in Kaogu, 4 (1975), pp. 71-79; K.C. Chang, The Archaeology of Ancient China, New Haven - London 19864, pp. 373-74.
di Xiaoneng Yang
Sito urbano ubicato nella Provincia di Shandong in cui sono stati riconosciuti i resti della capitale dello Stato di Lu, patria del filosofo Confucio, databile dal periodo dei Zhou Occidentali al periodo Stati Combattenti (ca. XI-III sec. a.C.).
La città aveva pianta rettangolare ad angoli arrotondati (ca. 8 km2), delimitata da un fossato (largh. 30-62 m, prof. 4-5 m) e da una cinta muraria di terra battuta (alt. conservatasi 2-10 m) con 11 porte; 10 viali principali mettevano in comunicazione con le porte o con importanti edifici. Essa comprendeva un distretto palaziale (gongcheng) e un distretto urbano (guocheng); nell'area del primo, che sembra occupasse l'intero centro della città, sono state scavate le fondazioni di vasti edifici disposte in fila lungo un asse viario, tra cui quelle di un palazzo del periodo dei Zhou Orientali; altre strutture palaziali sono state identificate sul lato nord-orientale. Nei settori settentrionale, orientale e occidentale del gongcheng erano ubicate 11 aree residenziali, mentre a nord e a ovest erano localizzate 3 fornaci ceramiche, 2 fonderie di bronzo e ferro e 2 laboratori per la lavorazione dell'osso. Sono state inoltre scavate 4 necropoli a ovest della città, contenenti 128 sepolture databili ai periodi dei Zhou Occidentali e dei Zhou Orientali. L'organizzazione delle necropoli e i manufatti di bronzo e ceramica rinvenuti nei corredi funerari evidenziano tratti caratteristici sia delle sepolture Zhou, sia locali con forti affinità culturali Shang.
Komai Kazuchika, Kyokufu rojō no iseki [Il patrimonio culturale della città di Lu a Qufu], Tokyo 1951; Qufu Lu guo gucheng [L'antica città dello Stato di Lu a Qufu], Ji'nan 1982; D.D. Buck (ed.), Archeological Explorations at the Ancient Capital of Lu at Qufu in Shandong Province, in Chinese Sociology and Anthropology, 19, 1 (1986), pp. 3-76.
di Charles F.W. Higham
Sito ubicato nella Provincia di Henan che ha restituito testimonianze relative a differenti fasi di occupazione.
Recenti scavi estensivi hanno consentito di individuare un importante insediamento risalente alla fase media della cultura Yangshao con evidenze della coltivazione di riso. Il sito è però noto soprattutto per la necropoli di Shangcunling, che fu in uso per almeno 120 anni, fino alla sconfitta del piccolo Stato di Guo a opera dei Jin nel 655 a.C. Sono state scavate 243 sepolture che hanno fornito chiare e inusuali indicazioni sulle differenziazioni di status (evidenziate nei rituali funerari e nella presenza o assenza di camere sepolcrali e di sarcofagi di legno) all'interno della linea principale del lignaggio dello Stato di Guo. La necropoli ha inoltre fornito stringenti evidenze della presenza di distinzioni anche all'interno dei membri dello stesso lignaggio, espresse nel numero dei tripodi di bronzo (ding), nella presenza di gruppi di campane e di sepolture di carri e cavalli. Un altro importante elemento della necropoli è costituito dalla sua organizzazione spaziale. Le sepolture di piccole dimensioni tendono a concentrarsi intorno a due vaste e ricche tombe, che contenevano probabilmente i resti dei capi del lignaggio; la maggiore (M2009) aveva due sarcofagi, uno all'interno dell'altro, con corredo composto da molti gruppi di tripodi di bronzo, campane e altri bronzi rituali insieme a un gran numero di ornamenti di giada, alcuni dei quali collocati sulla testa e sul corpo del defunto. Grandi fosse per carri e cavalli erano inoltre associate a questa sepoltura e un'iscrizione rinvenuta su uno dei vasi di bronzo riporta che il defunto era il capo di un ramo cadetto del lignaggio principale. Anche la sepoltura M1052 era di grandi dimensioni e con un corredo particolarmente ricco: un'iscrizione su un'alabarda di bronzo riferisce, infatti, che essa apparteneva a Yuan, l'erede legittimo di Guo. Nella tomba erano presenti due camere di legno e un sarcofago; nell'angolo nord-orientale erano deposti campane e vasi di bronzo, mentre a est e a ovest del sarcofago erano numerose armi. Il principe era stato sepolto con ornamenti auricolari di giada, mentre altri ornamenti dello stesso materiale erano stati collocati sul torace. Nelle fosse associate sono stati rinvenuti 10 carri e 20 cavalli. Le sepolture di alto status contenevano inoltre oggetti funerari di sostituzione (mingqi): vasi da vino di bronzo miniaturistici di un tipo che non era più stato utilizzato dall'epoca della "riforma rituale" della dinastia Zhou Occidentali; rari manufatti di ferro, tra cui un pugnale con impugnatura di giada e intarsi di turchesi sulla lama, sono stati inoltre rinvenuti in foderi di pelle bordati di seta.
Tra le sepolture dei nobili di rango inferiore, segnalati dalla presenza di tre soli ding, di particolare rilievo sono quelle con corredo privo di armi, attribuibili a principesse dello Stato di Su, un piccolo Stato feudale con cui Guo intratteneva rapporti attraverso scambi matrimoniali. I membri di status minore, quelli appartenenti a rami collaterali del lignaggio principale, erano sepolti con uno o due ding, o, più spesso, solo con vasi funerari di ceramica a imitazione di quelli di bronzo e giade, mentre vi sono alcune sepolture del tutto sprovviste di corredo. Uno dei rinvenimenti più importanti è stato quello di cinque manufatti di ferro, di cui tre, per l'alto contenuto di nichel, sicuramente lavorati da ferro meteoritico, ma due probabilmente prodotti con ferro fuso. Le ricerche condotte a S. documentano l'importanza degli scavi di necropoli su vasta scala che permettono una dettagliata analisi spaziale e delle pratiche funerarie, ottenendo importanti dati socioeconomici e religiosi in grado di confermare quanto riportato dalle fonti.
Bibliografia
Shangcunling Guo guo Mudi [La necropoli dello Stato di Guo a Shangcunling], Beijing 1959; M. Loewe - E.L. Shaugnessy (edd.), The Cambridge History of Ancient China. From the Origins of Civilization to 221 B.C., Cambridge 1999, pp. 471-78.
di Marcello Orioli
Vasta area archeologica localizzata sul versante orientale di un modesto rilievo omonimo, in località Zhongxing (contea di Guanghan, Prov. di Sichuan), comprendente resti architettonici, funerari, rituali e industriali riferibili a una locale cultura dell'età del Bronzo ancora largamente ignota.
Nel 1980, dopo molti rinvenimenti sporadici effettuati a partire dagli anni Venti del Novecento, fu iniziata una sistematica campagna di scavo ancora in corso. Le dimensioni del sito (ca. 17 km2) indicano che S. fu un centro culturale di notevole importanza in epoca pre-protostorica verosimilmente in relazione con la nascita di un'entità politico-territoriale che gli archeologi cinesi identificano con quella nota dalle fonti storiche con il nome di Shu. Dopo una fase iniziale ascrivibile alla cultura tardoneolitica di Baodun (periodo I) databile tra il 2700 e il 1700 a.C., S. conobbe una fase di sviluppo a partire dal periodo II, che datazioni radiometriche calibrate pongono tra il 1886 e il 1681 a.C., sul finire del quale il sito fu circondato da una motta e da un terrapieno, parzialmente conservato sui lati est, ovest e sud. A questa fase seguì un periodo di piena fioritura (periodo III) che definisce la cultura di S. datata tra il 1700 e il 1200 a.C. Successivamente, all'epoca della cultura Shierqiao (1200-600 a.C.), S. rimase un centro culturale di un certo rilievo, sebbene in declino, della piana di Chengdu fino al IV-III sec. a.C. (fase Shangwangjiaguai, ca. 500-200 a.C.), quando il sito venne abbandonato. Particolarmente interessanti sono i manufatti rinvenuti in due fosse, senza precedenti nel repertorio iconografico cinese, tra cui diversi tipi di maschere antropomorfe di bronzo (1 × 2 m), una statua antropomorfa su piedistallo, anch'essa di bronzo (alt. ca. 3 m), e un campionario ricchissimo di giade rituali e manufatti d'oro che indicano un alto grado di complessità culturale e tecnologica.
Chen X.d., Guanghan Sanxingdui Yizhi Fajue Gaikuang Chubu Fenqi [Prima periodizzazione e analisi dei rinvenimenti nel sito di Sanxingdui a Guanghan], in Nanfang Minzu Kaogu, 2 (1989), pp. 213-29; Zhao D.z., The Sacrificial Pits at Sanxingdui, in J. Rawson (ed.), Mysteries of Ancient China, London 1996, pp. 232-39.
di Corinne Debaine-Francfort
Cultura ancora poco conosciuta, attestata principalmente nel Corridoio del Gansu (distretti di Yongdeng, Gulang, Wuwei, Tianzhu, Yongchang, Zhangye e Minle) e datata tra l'800 e il 600 a.C.; deve il suo nome al sito scoperto nel 1924 da J.G. Andersson nel distretto di Minle.
Alcuni autori, come An Zhimin, hanno ipotizzato una relazione tra S. e la popolazione dei Da Yuezhi che, secondo diverse fonti (tra cui lo Shiji), erano allora stanziati in quest'area. Il sito a oggi meglio indagato è Sanjiaocheng, che deve il suo nome ("città triangolare") a una sorta di fortino a pianta triangolare rinvenuto presso Shuangwan (Yongchang). Le mura di cinta (lungh. 154 m, largh. 132 m, alt. conservatasi oltre 4 m) presentano una sola porta principale che si apriva sul lato meridionale della cinta muraria. Sono state inoltre rinvenute alcune sepolture individuali in fossa rettangolare, con inumazioni in posizione supina o flessa. Il corredo funerario, piuttosto ridotto, era composto da ceramiche, da qualche utensile di pietra (coltelli, punte di freccia e asce rettangolari o anulari), oggetti di osso (punte di freccia, aghi e placche decorative), conchiglie cauri, perle di turchese, ciondoli di conchiglia e piccoli oggetti di bronzo (coltelli, punte di freccia a sezione triangolare, fibbie di cintura, campanelle). Alcune ossa di bovino, cavallo e pecora permettono la ricostruzione di un'economia di tipo agropastorale. Le ceramiche rosse a pasta silicea modellata a mano presentano la metà superiore liscia ricoperta da ingobbio rosso scuro sul quale sono dipinti fregi di triangoli, rombi, linee ondulate e uccelli, mentre la parte inferiore della pancia è coperta da impressioni di corda o di tessuti. Le forme più caratteristiche sono bicchieri cilindrici a fondo piatto monoansati e vasi a base tonda con una o due anse; sono anche presenti vasi tripodati.
J.G. Andersson, The Sha Ching Sites, in BMFEA, 15 (1943), pp. 197-215; Pu Chaofu, Gansu Yongdeng Yushugou de Shajing muzang [Tombe Shajing di Yushugou, Gansu], in Kaogu Yu Wenwu, 4 (1981), pp. 34-36; Pu Chaofu - Zhao Jianlong, Gansu Yongchang Sanjiaocheng Shajing wenhua yizhi diaocha, in Kaogu, 7 (1984), pp. 598-601; Pu Chaofu, Shilun Shajing wenhua [La cultura Shajing], in Xibei Shidi, 4 (1989), pp. 1-12; Pu Chaofu - Pang Yuexian, Yongchang Sanjiaocheng yu Hamadun Shajing wenhua yizun [Vestigia della cultura Shajing a Sanjiaocheng e Hamadun, distretto di Yongchang], in Kaogu Xuebao, 2 (1990), pp. 205-37.
v. Xiangbaobao
v. Sanmenxia
di Olivier Venture
Città ubicata nella parte orientale della Provincia di Henan, a circa 180 km da Zhengzhou, dove secondo la tradizione cinese ebbe sede una delle prime capitali Shang.
A partire dagli anni Trenta del Novecento vennero intraprese numerose campagne di scavo per rintracciare la città di S., tuttavia a oggi nell'area non è stata rilevata la presenza di alcuna città fortificata; le gravi esondazioni del Huanghe avvenute in questa regione potrebbero spiegare in parte l'insuccesso delle ricerche. La ricerca della città Shang è oggetto dall'inizio degli anni Novanta di una collaborazione tra ricercatori cinesi e statunitensi; essa ha permesso l'introduzione in Cina di tecniche di indagine innovative come la fotografia satellitare, la prospezione aerea, stimolando lo sviluppo di discipline nuove come l'archeologia ambientale. Le prospezioni hanno consentito di comprendere l'evoluzione delle culture della regione prima dell'epoca Shang; sono state inoltre scoperte le vestigia di un'importante città risalente al I millennio a.C., che aveva una superficie di poco superiore ai 10 km2 e una cinta muraria di quasi 13 km rinforzata da un fossato esterno. Si ritiene che essa possa essere identificata con la città di Song, fondata secondo le fonti scritte dai discendenti degli Shang dopo la conquista Zhou.
Zhang C.s. - Zhang G.z., Henan Shangqiu diqu Yin Shang wenming diaocha fajue chubu baogao, in Kaogu, 4 (1997), pp. 24-31; Henan Shangqiu xian Dong Zhou chengzhi kancha jianbao, ibid., 12 (1998), pp. 18-27.
di Olivier Venture
Importante sito identificato (1983) nel distretto di Yanshi a est della città di Luoyang (Prov. di Henan) dove, circa 6 km dal sito di Erlitou, furono rinvenuti i resti di un insediamento urbano approssimativamente coevo a quello Shang di Zhengzhou.
Di forma irregolare, il muro di cinta (spess. 15-20 m), circondato da un fossato largo circa 10 m, aveva sette porte che davano accesso alle principali vie della città, servite da un sistema di canalizzazioni sotterranee, alcune delle quali garantivano l'approvvigionamento idrico della città, altre evacuavano le acque reflue. Tale sistema era collegato a una cisterna di 2000 m2, lastricata con grosse pietre e situata al centro della città. A meridione erano ubicati tre importanti complessi architettonici, ciascuno protetto da un muro di cinta. Il più grande, composto da numerose terrazze cinte da un muro di terra battuta (lungh. 800 m, spess. 2 m), è stato identificato come un complesso palaziale. A sud e a nord-est di quest'ultimo erano ubicati altri due complessi fortificati, di dimensioni leggermente inferiori e di incerta funzione (civile o militare). La città conobbe diverse fasi di crescita: una prima città fortificata, di dimensioni più ridotte, fu edificata nel corso del XVI sec. a.C., con mura spesse fino a circa 6-7 m; in un secondo tempo, tra l'inizio e la fine del XV sec. a.C., la città fu ingrandita, in particolare verso nord. Le mura a sud e ovest furono incorporate nel nuovo muro di cinta, mentre i lati nord ed est furono rasi al suolo. Questo ampliamento spiega in parte la forma irregolare del tracciato delle mura più tarde e la concentrazione nella porzione meridionale della città dei principali complessi architettonici. L'identificazione di questa città è ancora oggetto di dibattito: tenuto conto della sua superficie e dell'importanza delle fortificazioni, è probabile che i resti di S. siano quelli di una importante città coeva a Zhengzhou, tuttavia gli storici e gli archeologi non sono ancora giunti a conclusioni certe circa la sua identificazione con i toponimi delle città Shang menzionati nelle fonti scritte. Parimenti, non è stata ancora compresa la natura dei rapporti esistenti tra S. ed Erlitou.
Bibliografia
Yanshi Shang cheng de chubu kantan he fajue, in Kaogu, 6 (1984), pp. 488-504; 1984 nian chun Yanshi Shixianggou Shang cheng gongdian yizhi fajue jianbao 1984 , ibid., 4 (1985), pp. 322-35; Yanshi Shang cheng di II hao jianzhu qun yizhi fajue jianbao, ibid., 11 (1995), pp. 963-78; Henan Yanshi Shang cheng xiao cheng fajue jianbao, ibid., 2 (1999), pp. 1-11; Henan Yanshi Shang cheng gongcheng beibu 'da hui gou' fajue jianbao, ibid., 7 (2000), pp. 1-12; Qifeng Zhongyuan wenming ‒ 20 shiji Henan kaogu da faxian, in Zhengzhou, 2002, pp. 79-82.
di Filippo Salviati
Località ubicata 9 km a sud della città di Shaoxing (Prov. di Zhejiang), dove venne rinvenuta (1982) una importante sepoltura (M306) datata tra il 473 e il 333 a.C. (periodo Stati Combattenti).
Sebbene depredata, la tomba ha restituito circa 1200 manufatti, tra cui un gruppo di 17 recipienti e oggetti di bronzo, 49 giade, un centinaio di ornamenti di agata, oltre 1000 vaghi di collana di turchese, ambra e cristallo di rocca e una serie di strumenti per scrittura entro un astuccio laccato. La presenza di questi ultimi induce a ritenere che l'occupante della sepoltura fosse un funzionario di rango elevato, come indicato anche dall'abbondanza di particolari ornamenti (quali elementi per collana di agata a forma di internodo di bambù) e da alcuni manufatti d'oro, oltre a una ciotola di giada di forma ellittica e con prese laterali ad anello. La qualità dei manufatti e le dimensioni della tomba la rendono, insieme alla sepoltura di Yinshan, uno dei ritrovamenti più importanti dell'epoca preimperiale effettuati nella Provincia di Zhejiang riferibili all'ambiente culturale del regno Yue. I vasi di bronzo pur seguendo le tipologie dell'epoca ‒ tripodi (ding) dal corpo emisferico e fondo piatto, contenitori per bevande alcoliche (zun), bacili per cottura al vapore ‒ nei dettagli delle forme e delle decorazioni riflettono un originale gusto locale. È questo il caso di un modellino di bronzo in forma di struttura architettonica all'interno della quale sono due cantori e alcuni musici nudi che riposano sulle ginocchia mentre suonano strumenti a corda, un tamburo e un organo a bocca (sheng). La struttura rappresenta con ogni probabilità un tipo regionale a intelaiatura lignea con pareti di stuoie: la "capanna", posta su un basamento, è aperta sul fronte, interrotto da due colonne regolarmente distanziate; le pareti laterali presentano piccole e fitte aperture quadrate per l'ingresso della luce e dell'aria, mentre sul retro si apre una piccola finestra centrale. Sulla sommità del tetto piramidale, densamente decorato con motivi "a ricciolo", si erge un alto elemento, forse un comignolo, sul quale riposa un uccello. Il modellino presenta analogie, dal punto di vista stilistico, con un altro manufatto di bronzo rinvenuto nella stessa tomba, una base piramidale supportata da quattro figurine umane carponi poste agli angoli e decorata a giorno con il profilo di fenici stilizzate, in origine ageminate in oro. Questa base, come è deducibile dal confronto con manufatti analoghi rinvenuti in sepolture Chu nella regione di Jiangling, era usata come supporto per palchi di corna di cervo aventi funzione apotropaica.
Bibliografia
Early Warring States Period Tomb (M. 306) at Shaoxing, Zhejiang Province, in Orientations, 18 (1987), pp. 49-51.
di Corinne Debaine-Francfort
Cultura (ca. 1600 a.C.) diffusa nel Gansu occidentale, spesso confusa con la cultura Huoshaogou; confina a est con la cultura Qijia ed è anch'essa considerata una delle prime culture del Bronzo in territorio cinese.
Si tratta di una cultura sedentaria a economia mista, con una forte componente pastorale. Le tombe contengono sacrifici animali (pecore) e, rispetto alla cultura Qijia, i manufatti di rame/bronzo nei corredi funerari sono molto più numerosi e includono utensili, armi e ornamenti, cui si aggiungono monili d'oro e argento. La cultura S. deriva dalla cultura Machang e attesta stringenti relazioni con la cultura Qijia. I primi siti, Sibatan (Shandan) e Huoshaogou (Yümen), furono scoperti (1953 e 1975) nel Corridoio di Hexi, ma ricerche successive hanno appurato la presenza di siti S. fino allo Xinjiang Uygur (ad es., la necropoli di Linya presso Hami). I principali siti sono Huoshaogou (312 tombe) e Donghuishan (Minle), quest'ultimo formato da una zona residenziale provvista di una sezione di muro di terra battuta e con 249 tombe scavate nel 1986. Le tombe, semplici fosse rettangolari, erano talvolta provviste di nicchie per il corredo funerario. In quelle semplici sono deposti solo uno o due manufatti ceramici, ma nelle tombe più ricche si contano fino a 12-13 vasi associati a manufatti di bronzo, oro, argento e giada, a diversi ornamenti e a ossa di animali (bue, pecora, cavallo, cane, maiale e cervo). La principale specie coltivata era il miglio (Setaria italica), ma è anche attestata la presenza di grano (Triticum aestivum). Le ceramiche costituivano la parte più importante del corredo funerario; si tratta di vasi, perlopiù globulari bi- e tetra-ansati, a impasto sabbioso, prevalentemente di colore rosso, fatti in sezioni preventivamente modellate a colombino e poi assemblate, per i vasi più grandi, o direttamente modellati su stampo quelli più piccoli. Le decorazioni diagnostiche sono quelle dipinte in densa "vernice" nera su ingobbio rosso, ma sono anche presenti decorazioni a stampo e in appliqué. L'uso del bronzo era limitato alla fabbricazione di piccoli oggetti (coltelli, punteruoli, piccoli monili). La presenza di bronzi arsenicali, caso unico in Cina durante l'età del Bronzo, pone la questione dell'origine di questa tecnica metallurgica, che potrebbe essere stata introdotta dall'Asia occidentale o dalle steppe, ipotesi quest'ultima che la presenza di grano e di mattoni crudi tenderebbe a rafforzare. D'altra parte l'esistenza di circuiti di scambio su lunga distanza, verosimilmente verso est, è testimoniata dalla scoperta di ornamenti di conchiglia (Corbicula nitens, Cypraea sp.) e da ossa oracolari rinvenute nei livelli abitativi.
An Zhimin, Gansu Shandan Sibatan xinshiqi shidai yizhi, in Kaogu Xuebao, 3 (1959), pp. 3-16; Li Shuicheng, Siba wenhua yanjiu, in Kaoguxue Wenhua Lunji, 3 (1993), pp. 80-121; Minle Donghuishan kaogu. Siba wenhua mudi de jieshi yu yanjiu, Beijing 1998.
di Corinne Debaine-Francfort
Cultura dell'età del Bronzo, successiva alla cultura Qijia, i cui siti sono ubicati presso la regione a est di Lanzhou nel Gansu e nello Shaanxi, nella valle del Fiume Wei, del Qianshui e del Jingshui (ca. 1300-1000 a.C.).
Più o meno coeva alla cultura Xindian, la sua presenza fu evidenziata per la prima volta nel 1924 da J.G. Andersson a Siwashan (contea di Lintao), nel Gansu; la sua area di distribuzione è comunque abbastanza ridotta, sebbene durante la sua fase recente (fase di Anguo), si sia probabilmente estesa più a sud. La cultura S. è nota soprattutto per le necropoli, costituite nella maggior parte dei casi da tombe a fossa rettangolare, con o senza sarcofago ligneo, destinate a ospitare inumazioni individuali o secondarie. A Siwashan sono stati rinvenuti alcuni scheletri con cranio dislocato dal corpo, interpretati come possibili vittime sacrificali; presenti anche in alcune tombe collettive scavate in una necropoli di 104 tombe a Xujianian (Zhuanglang), dove sono state rinvenute inoltre due fosse con carro e cavalli, che evidenziano una vicinanza alle tradizioni della Pianura Centrale. Rapporti con la Cina Propria sono d'altronde attestati dal rinvenimento di asce-pugnale (ge) di bronzo, e da tripodi (li) simili a quelli del periodo dei Zhou Occidentali. A Shijiaping e Siwashan sono stati segnalati alcuni casi di cremazione con ceneri conservate in giare. I corredi funerari sono composti da ceramiche ‒ giare, tripodi (ding e li), vasi (yan) per la cottura al vapore, coppe su piedistallo (dou) e giare con imboccatura "a sella" ‒, oggetti di bronzo (punte di lancia e di freccia, coltelli, campanelle, braccialetti e altri ornamenti), manufatti di pietra e conchiglia e da offerte animali (bue, pecora, cavallo, cane, maiale e cervo; crani di arieti e corna di Bovidi) che suggeriscono la crescente importanza dell'allevamento, affiancato della coltivazione del miglio.
J.G. Andersson, Researches into the Prehistory of the Chinese, in BMFEA, 15 (1943), pp. 179-85, 251; Xia Nai, Lintao Siwashan fajueji [Note sullo scavo di Sixashan, Lintao], in Kaoguxue Lunwenji, Beijing 1961, pp. 11-49; Yun Xiang, Siwa wenhua muzang zangshi jianxi [Analisi delle pratiche funerarie della cultura Siwa], in Shiqian Yanjiu, 4 (1984), pp. 51-54, 62; Nan Yuquan, Xindian wenhua xulie jiqi Qiayao, Siwa wenhua de guanxi [La sequenza culturale di Xindian e le sue relazioni con le culture di Qiayao e Siwa], in Yu Weichao (ed.), Kaogu leixingxue de lilun yu shijian, Beijing 1989, pp. 73-109.
di Olivier Venture
Sito del distretto di Gaocheng, circa 25 km da Shijiazhuang (Prov. di Hebei), dove è stato scoperto un abitato (ca. 1 ha) datato tra il 1400 e il 1200 a.C., con resti di 14 edifici, più di 100 fosse e 112 sepolture.
Gli edifici sono di dimensioni relativamente modeste (il più grande misura ca. 20 × 13 m), ma in ottimo stato di conservazione, in particolare per quanto riguarda l'alzato dei muri di terra battuta (alt. mass. 3,27 m); una di tali strutture, per il tipo di vasi e di banconi di terra battuta rinvenutivi, sembrerebbe una distilleria per la produzione di alcolici, la più antica oggi scoperta in Cina. Di eccezionale rilevanza è stato inoltre il rinvenimento di segni grafici, che sembrano anticipare la scrittura Shang di Anyang, incisi su vasi di ceramica, di una lama di ascia di ferro meteoritico presente nel corredo di una sepoltura e, ancora all'interno di sepolture, di frammenti di lacche e di tessuti (canapa e seta), raramente conservati in contesti così antichi. Numerosi oggetti testimoniano dell'esistenza di contatti con culture più settentrionali: alcuni vasi trovano stretti confronti con la cultura Xiajiadian Livello Inferiore, mentre il tipo di sepoltura e la maggior parte dei bronzi nei corredi sono legati alla tradizione Shang, come anche la pratica divinatoria, testimoniata da scapole di bovino e carapaci di tartaruga con tracce di bruciatura. I rinvenimenti di T. hanno offerto importanti evidenze di continuità culturale nel periodo Shang, coprendo il periodo di transizione tra la fase di Erligang e quella di Anyang.
Bibliografia
Gaocheng Taixi Shang dai yizhi [Il sito Shang di Taixi presso Gaocheng], Beijing 1985; R. Ciarla, Taixi, in Atlante di Archeologia, Torino 1994, p. 470; R. Bagley, Shang Archaeology, in M. Loewe - E.L. Shaugnessy (edd.), The Cambridge History of China. From the Origins of Civilization to 221 B.C., Cambridge 1999, pp. 177-78.
di Corinne Debaine-Francfort
Sito dell'età del Bronzo, ubicato in una piana a 2780 m s.l.m. nel bacino dello Tsaidam (Prov. di Qinghai) e connesso con la cultura Nuomuhong, attestata dal 1000 a.C. circa fino all'epoca Han (206 a.C. - 220 d.C.).
Scoperto nel 1957 e successivamente scavato nel 1959, T. è uno dei rari siti di questo periodo che presenta un'estesa stratigrafia, attribuibile a due fasi di occupazione. Sono stati rinvenuti resti di un muro di cinta di argilla cruda, abitazioni costruite con pali di legno e argilla cruda, a pianta quadrata e circolare e provviste di focolare, fosse, recinti, tre sepolture in giara e numerose ossa di ovini, bovini, cavalli e cani. I recinti, delimitati da pali di legno e ramaglie, erano destinati al bestiame, come si evince dal rinvenimento di coproliti di pecora, bovino, cavallo e cammello. Una coppia di corna di bovino è stata rinvenuta di fronte a una porta al cui esterno erano posti due mozzi di ruota di carro con razze di legno. Molto scarsi i dati relativi ai rituali funerari: solo in una delle giare funerarie è stato rinvenuto lo scheletro di un bambino disteso sul dorso, con tracce di pigmento rosso sul cranio. Tra i manufatti, oltre a vasellame fittile, frammenti di tessuti di lana, corde e scarpe, zappe realizzate da scapole di animali, aghi e punteruoli d'osso e di corno, figurano accette e asce lavorate su ciottolo con uno o più ritocchi laterali, anche associate ad asce da combattimento e asce a tallone di bronzo, la cui lavorazione in loco è testimoniata, assieme a quella di coltelli e punte di freccia, da scorie e frammenti di crogioli. T. esemplifica la cultura materiale di una comunità adattata agli ambienti di alta quota. Nel corso del II e del I millennio a.C. tali comunità svilupparono un'economia specializzata agricolo-pastorale, attestata dal rinvenimento di chicchi di grano interpretati come evidenza di un mutamento economico rispetto ai periodi precedenti sull'altopiano del Qinghai, e da una figurina di yak di terracotta, la cui domesticazione rese possibile il popolamento dell'intero Tibet.
Wu R.z., Qinghai Dulan xian Nuomuhong Talitaliha yizhi diaocha yu shijue [Ricognizione e saggi di scavo nel sito Nuomuhong di Talitaliha nella contea di Dulan, Qinghai], in Kaogu Xuebao, 1 (1963), pp. 17-43; Wu R.z. Lüelun, Nuomuhong wenhua [Sulla cultura Nuomuhong], in Qinghai Kaogu Xuehui Huikan, 12 (1981), pp. 42-48.
v. Houma
di Olivier Venture
Sito delle più antiche miniere di rame a oggi note in Cina, ubicato nei pressi di Ruichang, nell'estremità settentrionale della Provincia di Jiangxi.
Vi sono state individuate una zona di estrazione (ca. 7 ha) e una zona di trattamento e di riduzione delle rocce metallifere (ca. 20 ha) attive dalla metà del periodo Shang (inizi XIV sec. a.C. ca.) fino all'inizio del periodo Stati Combattenti (inizi V sec. a.C. ca.). Dopo i primi scavi di salvataggio (1988, 1991) nella zona di estrazione, su una superficie di circa 1800 m2, sono stati indagati 103 pozzi di estrazione, 19 gallerie e 3 cave a cielo aperto; lo studio di queste strutture ha permesso di capire le modalità di evoluzione nel corso dei secoli delle tecniche di coltivazione di una miniera dell'età del Bronzo. In epoca Shang, ad esempio, i minatori sfruttarono spesso i filoni affioranti, sia aprendo cave a cielo aperto sia scavando trincee per seguire i filoni. Sembra tuttavia che già a partire dalla tarda epoca Shang, i pozzi di estrazione costituissero il principale metodo di sfruttamento minerario, come testimoniano alcune gallerie rinvenute sul fondo di pozzi; solo a partire dalla metà circa dell'VIII sec. a.C. si passò a gallerie laterali scavate orizzontalmente nelle pareti dei pozzi, a profondità variabili e facendo uso di strutture di puntellamento dei pozzi e delle gallerie, evidenza di una ricerca di maggiore produttività e sicurezza. Anche per risolvere i problemi legati alla rarefazione dell'ossigeno e alle infiltrazioni d'acqua furono adottate soluzioni diverse nel tempo. L'attrezzatura rinvenuta è costituita da piccole accette con lama di bronzo, pale di legno, cesti intrecciati di bambù e pulegge usate già dall'epoca Shang per portare in superficie il minerale. Infine, all'esterno delle miniere sono stati portati alla luce impianti idraulici dell'epoca dei Zhou Occidentali, destinati a separare la roccia metallifera dalla ganga. Le ceramiche rinvenute potrebbero testimoniare contatti con la cultura Shang di Anyang e con quella di Wucheng, il cui sito principale si trova meno di 200 km a sud. A meno di 80 km inoltre si trova il sito minerario di Tonglüshan (Hubei), attivo dall'inizio dell'epoca dei Zhou Occidentali fino a quella Han. Tali evidenze indicano che la densità della rete idraulica della regione facilitò il trasporto della produzione mineraria per via fluviale, permettendo in particolare l'accesso alla valle dello Yangtze.
Bibliografia
Liu Shizhong - Lu Benshan, Jiangxi Tongling tongkuang yizhi de fajue yu yanjiu [Ricerche e scavi nel sito minerario di Tongling nel Jiangxi], in Kaogu Xuebao, 4 (1998), pp. 465-96.
di Charles F.W. Higham
Sito minerario ubicato circa 140 km a sud di Wuhan (Prov. di Hubei), il cui nome significa "montagna verderame"; fonti del XVIII secolo descrivono come dopo forti piogge la collina brillasse di efflorescenze di verderame.
L'antico complesso fu identificato nel 1965; scavi intensivi condotti dal 1974 al 1985 hanno consentito di rilevare il volume delle antiche attività estrattive e la quantità di minerale estratto. Le scorie prodotte dalla fine del II millennio alla fine del I millennio a.C. coprono 140 ha e il loro peso stimato si aggira intorno a 500.000 t. Parte del sito è oggi musealizzata. Il complesso è di eccezionale importanza, non solo in quanto vi sono documentate tutte le varie e complesse fasi di estrazione, raffinazione e fusione del minerale di rame assieme a strutture e manufatti di legno, ma anche perché il suo sfruttamento proseguì dopo l'introduzione del ferro, così da consentire di valutare l'impatto di questo metallo sulla tecnologia estrattiva. L'intensità dello sfruttamento si evince dai profondi pozzi di miniera, scavati fino a 60 m sotto l'attuale livello del suolo e posti in comunicazione da gallerie che davano accesso ai giacimenti di malachite e cuprite. La profondità raggiunta era al di sotto della faglia freatica, cosicché lunghe condutture di legno convogliavano entro bacini di raccolta l'acqua sotterranea, che era poi trasportata in superficie mediante secchi di legno. Era stato inoltre elaborato un sistema di chiusura dei pozzi più antichi per convogliare l'aria nei settori attivi della miniera. Inizialmente i cunicoli e i pozzi erano stretti circa 50 cm, ma con l'introduzione di più efficienti strumenti di ferro tali dimensioni vennero più che raddoppiate. Le gallerie erano rinforzate con armature di legno, che si sono conservate nei settori più bassi e privi di aria. Oltre a cesti di bambù, mestoli e manici di legno di utensili vari conservatisi in tal modo, vi sono i secchi e gli argani usati per trasportare l'acqua e il minerale in superficie. Nelle fasi più antiche questo era cavato con zappe e picconi di bronzo, ma a partire dal III sec. a.C. tali utensili furono sostituiti da strumenti di ferro, tra cui martelli, cunei e vanghe appositamente progettati. In superficie, il minerale, selezionato manualmente, lavato in vasche di legno a scafo e frantumato con pesanti pietre, era fuso (1100-1200 °C) in grosse fornaci che nel periodo Primavere e Autunni erano del tipo "a pozzo" (con pareti costruite con impasto d'argilla, minerale ferroso polverizzato, frammenti di quarzo e caolino), in quello Stati Combattenti "a imbuto" o "a pozzo" con profilo a ogiva. Le fornaci avevano una base (provvista di fori di ventilazione) sulla quale era il crogiolo sovrastato dalla camera di combustione. Come fluidificante si usava minerale di ferro e i lingotti risultanti dalla fusione contenevano fino al 93% di rame e il 5% di ferro. Il numero di lavoratori impegnati nella miniera di T. e l'organizzazione delle attività sono poco noti, ma è evidente che al suo apogeo vi dovettero lavorare molte centinaia di minatori, oltre a un gruppo specializzato per il trattamento del rame in superficie.
Zhao Baoquan - Hu Youyan - Lu Benshan, Ancient Copper Mining and Smelting at Tonglüshan, Daye, in R. Maddin (ed.), The Beginning and Use of Metals and Alloys, Cambridge (Mass.) 1988, pp. 125-29; Tonglüshan gu kuangye yizhi [Il sito minerario di Tonglüshan], Beijing 1999.
di Lothar von Falkenhausen
Città (Prov. di Anhui) nei cui pressi sono stati rinvenuti importanti manufatti della tarda età del Bronzo dalle caratteristiche marcatamente regionali, scavati a partire dal 1959 nella necropoli di Lianqi.
Tali tombe, in cui i defunti, deposti sul suolo e circondati da oggetti funerari e offerte di cibo, erano coperti da tumuli di terra, sono presenti solo in questa regione della Cina. Un'altra caratteristica marcatamente locale è rappresentata dai raffinati vasi di gres perlopiù invetriato, decorati da motivi geometrici impressi, rinvenuti a centinaia nella necropoli. Solo le tombe 1 e 3 contenevano vasi di bronzo, ispirati a prototipi settentrionali Shang e Zhou, ma la cui produzione locale è particolarmente evidente per la composizione della lega, per i dettagli formali e soprattutto per il loro stile decorativo, influenzato da quello del vasellame in gres. Tra i manufatti di bronzo di origine locale compaiono, nella tomba 3, i più antichi supporti per "guardiani di tomba" (zhenmushou) e, nella tomba 1, una coppia di enigmatici oggetti a cinque punte. La datazione di questi rinvenimenti è ancora oggetto di dibattito; sulla base della scoperta, effettuata nella tomba 3, di un vaso (you) per alcolici prodotto nella Cina settentrionale nel X sec. a.C. (evidentemente un oggetto di importazione), essi sono stati generalmente datati al periodo dei Zhou Occidentali (ca. 1050-770 a.C.), ma la tipologia di alcune armi rinvenute nella stessa tomba e lo stile di altri manufatti recentemente scoperti a T. suggeriscono una datazione al VII sec. a.C.
Bibliografia
Anhui Tunxi Zhou muzang fajue baogao, in Kaogu Xuebao, 4 (1959), pp. 59-90; Anhui Sheng Bowugan gingtongqi, Shanghai 1987, pp. 21-44; Li Gouliang, Wannan chutu de gingtongqi, in Wenwu Yanjiu, 4 (1988), pp. 161-66; Yin Difei, Anhui Tunxi Zhou mu di'erci fajue, in Kaogu, 3 (1990), pp. 210-13, 288.
di Olivier Venture
I rinvenimenti effettuati nel sito di W., scoperto nel 1973 nei pressi della città di Zhangshu (Prov. di Jiangxi), esemplificano una locale cultura dell'età del Bronzo sviluppatasi tra il 1400 e il 1000 a.C. nei pressi del Lago Boyang e lungo il corso medio e inferiore del fiume Gan.
A W. furono inizialmente rinvenuti resti di abitazioni, una fornace e numerose fosse contenenti abbondante materiale archeologico; successivamente (1975) alcune forme di fusione testimoniarono la produzione locale di bronzo; nel 1984 furono scoperte diverse fornaci di forma allungata, oltre ai resti di una strada che, nel 1994, si scoprì in relazione con un complesso di edifici e con una zona destinata ai sacrifici; nel 1995 furono scavati i resti di una muraglia e di un fossato che permisero di attribuire il sito alla seconda metà del I millennio a.C., dunque in una fase coeva all'epoca Shang. Tuttavia la cultura Wucheng deve la sua notorietà alla scoperta (1989) effettuata a X., a circa 20 km da W., di una tomba, in cattivo stato di conservazione, datata al 1200 a.C. circa. La sepoltura, con sarcofago esterno (8,22 × 3,6 m) e sarcofago interno (2,34 × 0,85 m) quasi del tutto decomposti, era accompagnata da un corredo di 356 vasi fittili, 475 manufatti di bronzo e 754 di giada (per la maggior parte elementi di collana). La rilevanza data alle ceramiche nel corredo funebre contrasta fortemente con il ruolo marginale che tali oggetti hanno nelle coeve pratiche funerarie dell'aristocrazia Shang di Anyang. Il vasellame si distingue nettamente da quello prodotto nella regione di Anyang; si tratta infatti di vasi di ceramica a decorazioni geometriche impresse, tipiche degli orizzonti culturali del I millennio a.C. nelle regioni costiere sud-orientali, o di ceramiche con invetriatura "a cenere" cotte ad alta temperatura (spesso dette "protoporcellane"). L'affinità dei rinvenimenti di W. e X. è sottolineata dalla presenza degli stessi segni incisi su vasellame ceramico dei due tipi. L'estensione cronologica della cultura Wucheng è suggerita dalla tipologia del vasellame di bronzo attribuibile a epoche diverse: i più antichi esemplari sono simili alla produzione di Zhengzhou, indicando che l'industria del bronzo si sviluppò nella regione sotto l'influsso delle culture della Pianura Centrale. I bronzi più tardi presentano invece forti particolarità locali: ornamenti a tutto tondo e anse a protome ferina (tigri, soprattutto) e decorazioni dello stesso tipo di quelle presenti sul vasellame ceramico. Quattro campane, le più antiche associate ad altri bronzi in contesto funerario, oltre a testimoniare un contatto culturale con le regioni del medio e basso Yangtze, forniscono un riferimento cronologico prezioso per lo studio dell'intera categoria delle campane cinesi di bronzo. Una maschera antropomorfa di bronzo presenta sorprendenti somiglianze con esemplari rinvenuti nella regione meridionale dello Shaanxi. Infine, è da notare l'assenza nella tomba di X. di vasi per alcolici, solitamente presenti nei corredi di bronzo delle coeve tombe di Anyang. A oggi non sono state condotte ricerche sulla natura dei contatti tra la cultura Wucheng e quella Shang, né sul ruolo che avamposti della cultura Shang come Panlongcheng potrebbero aver giocato in tal senso; poco indagati sono anche i rapporti che sembrano aver legato W. e altre culture a sud dello Yangtze, come, ad esempio, la cultura Hushu del Jiangsu.
Bibliografia
Zhangshu Wucheng yizhi diqici fajue jianbao [Rapporto sulla settima campagna di scavo a Wucheng presso Zhangshu], in Wenwu, 7 (1993), pp. 1-9; R. Bagley, An Early Bronze Age Tomb in Jiangxi Province, in Orientations, 24, 7 (1993), pp. 20-36; Xin'gan Shang dai damu [La grande tomba Shang di Xin'gan], Beijing 1997; R. Bagley, Shang Archaeology, in M. Loewe - E.L. Shaugnessy (edd.), The Cambridge History of China. From the Origins of Civilization to 221 B.C., Cambridge 1999, pp. 171-75.
di Nicola Di Cosmo
Cultura tra le più importanti dell'età del Bronzo, sviluppatasi nella fascia orientale della cosiddetta Zona Settentrionale; la sua area di distribuzione si estende dalla Mongolia Interna orientale (bacino del Sira Moren) fino al versante est dei Monti Khingan a nord, al bacino del fiume Liao a est e alla fascia settentrionale della Provincia di Hebei a sud.
Con l'espressione "cultura X." si fa riferimento a due distinte culture, X. Livello Inferiore (XX-XIII sec. a.C.) e X. Livello Superiore (XI-IV sec. a.C.), rinvenute per la prima volta nello stesso sito. La cultura X. Livello Inferiore, contemporanea alle culture Zhukaigou e Chaodaogou, marca l'inizio dell'età del Bronzo e più in generale della metallurgia sul versante orientale del complesso culturale della Zona Settentrionale. Tra i siti più importanti, oltre a Xiajiadian, ricordiamo Zhizhushan, Dadianzi e Nanshangen (Mongolia Interna); Baisilangyingzi e Shuiquan (Prov. di Liaoning); Datuotuo e Dachengshan (Prov. di Hebei). Si tratta di una cultura sedentaria con economia agricola, basata sulla coltivazione del miglio e accompagnata da caccia, raccolta e allevamento (ovini, bovini e suini). I ritrovamenti di metallo sono limitati a piccoli manufatti (anelli e coltelli). Sulla base dello stile e della manifattura delle ceramiche si è ipotizzato un legame tra X. Livello Inferiore e la cultura neolitica di Longshan. Un'altra ipotesi è che essa sia uno sviluppo autonomo della cultura Hongshan. Verso la metà del II millennio a.C. si inizia a notare un declino e la cultura venne in parte assorbita dall'espansione Shang. La trasformazione più importante riguarda la transizione da un'economia prevalentemente agricola a una di allevamento: la pastorizia si affermò infatti come attività economica dominante soprattutto durante il periodo successivo, con la cultura X. Livello Superiore. Quest'ultima è contemporanea alla dinastia Zhou. I primi scavi che hanno portato a una differenziazione rispetto alla cultura X. Livello Inferiore sono stati effettuati nella contea di Chifeng (Mongolia Interna). Varie fasi di sviluppo sono state proposte in base all'evoluzione delle armi di bronzo. In generale i bronzi sono di stile "nordico", con marcate affinità con i bronzi siberiani e con lo stile dei bronzi Ordos. Al periodo più antico (XI-IX sec. a.C.) appartengono i siti di Dajing e Dapaozi; il primo comprende un importante complesso minerario e un insediamento con abitazioni seminterrate, mentre i resti di una grande varietà di selvaggina suggeriscono un'economia in cui la caccia deve aver rivestito un ruolo importante. La ceramica di Dapaozi è molto simile a quella di Baijinbao (Prov. di Heilongjiang) e potrebbe indicare un movimento verso sud di popolazioni con un'economia basata sulla coltivazione agricola con zappa affiancata da attività di caccia e raccolta.
Il periodo successivo si identifica con il sito di Nanshangen (Ningcheng, Mongolia Interna), datato tra il IX e l'VIII sec. a.C. Le tombe sono a fossa rettangolare con pareti rivestite da lastre di pietra. Il corredo funerario comprende soprattutto una grande varietà di manufatti di bronzo (armi, finiture per cavalli e specchi) e, molto più rari, d'oro. Le tecniche dell'allevamento e dell'uso del cavallo e del carro sono particolarmente sviluppate, come testimoniano i finimenti per carri da guerra, parti di bronzo di gioghi, morsi, imbrigliature e finimenti ornamentali. Le armi includono coltelli, daghe, spade, asce, punte di freccia e lancia, scudi ed elmi, spesso con decori in stile animalistico o con figure antropomorfe. Tra i siti più importanti del terzo periodo, che va dalla fine del periodo Primavere e Autunni (770-476 a.C.) alla metà del periodo Stati Combattenti (475-221 a.C.), citiamo Dongnangou (Prov. di Hebei) e Zhoujiadi (Mongolia Interna). Nel primo sono state individuate 11 tombe, scavate nel 1964-65. La tipologia degli oggetti funerari ricorda Nanshangen, anche se il numero è notevolmente inferiore. Il secondo sito è caratterizzato da un rapporto diverso tra armi ed elementi decorativi, con una netta predominanza di questi ultimi come beni di corredo. Il rito funerario include la copertura del volto del defunto con un panno decorato con perle di turchese e bottoni di bronzo al posto degli occhi. Questa fase della cultura X. è talvolta associata con il gruppo etnico degli Shan Rong (Rong di Montagna). Notiamo inoltre che erano praticati sacrifici animali, in particolare di cani. Raffigurazioni di questo animale sono anche presenti nelle decorazioni di armi e altri oggetti. La cultura X. Livello Superiore, in parte coeva alla cultura Ordos, rivela affinità strutturali con quest'ultima, quali lo sviluppo di un'economia d'allevamento e di una società ai vertici della quale si nota la progressiva affermazione di un'aristocrazia militare.
Bibliografia
Li Jinghan, Shilun Xiajiadian xiaceng wenhuade fenqi he leixing, in Zhongguo Kaogu Xuehui Diyici Nianhui Lunwenji 1979, Beijing 1980, pp. 163-70; Jin Fengyi, Xiajiadian Shangcheng Wenhua ji qi Zushu Wenti, in Kaogu Xuebao, 2 (1987), pp. 177-208; Zhu Yonggang, Xiajiadian shangceng wenhua de chubu yanji, in Su Bingqi (ed.), Kaoguxue Wenhua Lunji, I, Beijing 1993, pp. 99-128.
di Nicola Di Cosmo
Necropoli situata a Tashkurgan, nella parte occidentale della Regione Autonoma dello Xinjiang Uygur, sull'altopiano del Pamir.
Gli scavi (1976-77) hanno portato alla luce 40 tombe, segnalate da tumuli circolari di pietre o da recinzioni di pietra. Si distinguono due tipi di sepoltura: 19 sono a cremazione in urna cineraria, le restanti a inumazione singola (primaria o secondaria) in posizione flessa o estesa. Le tombe sono semplici fosse di forma ovale o circolare con l'ingresso a volte chiuso da una copertura rettangolare di travi lignee; in quattro casi sono state rilevate tracce di possibili sacrifici umani. Datata intorno alla metà del VI sec. a.C. sulla base del metodo di sepoltura e dell'inventario funebre, la necropoli è riferibile a due diversi gruppi etnici. Tutte le tombe con urne cinerarie sono attribuite al gruppo Qiang, mentre le 17 tombe a inumazione sono ascritte ai Saka (Sciti orientali). Dal punto di vista antropologico, l'esame di alcuni dei resti umani ha rivelato un tipo caucasoide indo-afghano simile alle popolazioni Saka del Pamir sud-orientale. Tra i siti Saka dello Xinjiang Uygur occorre citare Alagou, Xintala. Nella maggior parte delle tombe sono presenti unicamente vasi fittili: ciotole e giare di fattura semplice e grossolana, prive di decorazioni, di argilla di colore rossiccio o grigio. In alcune tombe sono stati rinvenuti oggetti di bronzo (punte di freccia e ornamenti personali quali bottoni, anelli, orecchini, cilindri, placchette a forma di testa d'ariete e fibbie lavorate a giorno). I manufatti di ferro includono un coltello, un oggetto tubolare, due braccialetti e altri ornamenti. Tra gli oggetti più preziosi è stata rinvenuta una placca d'oro a forma di foglia e perline di agata. La popolazione di questa cultura era in parte sedentaria, in parte dedita all'allevamento, con ogni probabilità nomade.
Bibliografia
Pamier gaoyuan gumu [Antiche tombe sull'altipiano del Pamir], in Kaogu Xuebao, 1, 2 (1981), pp. 199-216; B. Wang, Recherches historiques préliminaires sur les Saka du Xinjiang ancien, in ArtsAs, 42 (1987), pp. 31-44; C. Debaine-Francfort, Archéologie du Xinjiang des origines aux Han, Ière partie, in Paléorient, 15, 1 (1989), pp. 183-213.
di Olivier Venture
Necropoli del regno di Chu scoperta nel 1977 nel distretto di Xichuan (parte sud-occidentale della Prov. di Henan); vi sono state rinvenute 24 tombe, datate tra l'inizio del VI e l'inizio del V sec. a.C.
La tomba M2 (550 a.C. ca.) apparteneva a un membro della casa reale Chu che ricopriva la funzione di primo ministro. In prossimità della sua sepoltura erano ubicate le tombe di tre delle sue spose, una fossa con carro (la più grande del sito) e 15 tombe di accompagnamento contenenti vittime sacrificali. Le cinque altre sepolture, posteriori alla tomba M2, erano di dimensioni più modeste; a quattro di loro tuttavia era associata una fossa con sepoltura di carro, evidenza di alto status sociale. La tomba M2, con pianta rettangolare (9,1 × 6,47 m, prof. 3,88 m), ha restituito un corredo (incompleto) composto da 551 manufatti di bronzo (di cui 52 vasi rituali e 334 finimenti di carro e di bardatura), 921 elementi di collana di giada, 4626 conchiglie cauri (Cypraea sp.), 192 sottili placche ornamentali d'oro e numerosi frammenti di placche di armatura di lacca per cavallo. Una fossa di accompagnamento (21 × 4,5 m) conteneva ben 6 carri e 19 cavalli. Sia nella tomba M2 che in quelle delle spose il corredo era formato da manufatti di bronzo di qualità superiore rispetto ai rinvenimenti nelle altre tombe. Alcuni manufatti di bronzo per la complessità delle decorazioni a giorno evidenziano l'uso della tecnica a cera persa, che si credeva adottata dai fonditori cinesi solo all'inizio del I millennio d.C. Dei 113 bronzi incisi rinvenuti, 55 provenivano dalla tomba M2. Come in altre necropoli più o meno coeve del Hubei (Zhaojiahu e Leigudun) e dell'Anhui (Shouxian), i manufatti facenti parte dei corredi testimoniano la spiccata originalità della produzione Chu a partire da quest'epoca.
Bibliografia
L. von Falkenhausen, The Waning of Bronze Age, in M. Loewe - E.L. Shaugnessy (edd.), The Cambridge History of China. From the Origins of Civilization to 221 B.C., Cambridge 1999, pp. 520-23.
di Filippo Salviati
Sito ubicato nella Provincia di Henan, dove furono condotte quattro campagne di scavo (1932-33) in una vasta area cimiteriale, datata tra il 1050 e il 600 a.C. sulla base dello stile dei manufatti di bronzo rinvenutivi e riferibile al piccolo Stato feudale di Wei.
Inizialmente, la prossimità con Xiaotun (Anyang), probabile sito dell'ultima capitale Shang, e le analogie che molti manufatti presentavano con quelli lì rinvenuti fecero ritenere che X. fosse un cimitero Shang; successivamente la lettura delle iscrizioni presenti su alcuni manufatti di bronzo rivelò che la necropoli era quella dei duchi di Wei, uno dei due feudi in cui fu suddiviso il territorio Shang subito dopo la conquista Zhou. Come testimoniato dalle fonti scritte, in specie lo Zuochuan, il regno di Wei, con capitale a Yin, venne affidato a Kang Shu, fratello minore del re Wu e di Zhou Gong (duca di Zhou), artefici della conquista degli Shang. Altre fonti (Shujing, sezione Kang Gao) riferiscono che Kang Shu sarebbe stato invitato da Zhou Gong ad adottare leggi e tradizioni Shang, nonché a includere personale Shang nell'amministrazione per poter governare con maggiore efficacia. Quanto riportato nelle fonti trova parziale riscontro nei rinvenimenti di X.: le otto grandi sepolture (la maggiore misura 57,6 m di lunghezza) allineate sull'asse est-ovest sono analoghe per dimensioni, forma e corredo funerario a quelle reali di Anyang, con camera funeraria ipogea cui davano accesso due rampe (mudao) sui lati corti della fossa. Queste tombe, insieme a un gruppo di sei fosse di medie dimensioni ma prive di rampe d'accesso, erano riservate ai duchi di Wei e alle loro consorti. Nelle numerose tombe minori, collocate in prossimità di quelle nobiliari, furono rinvenuti 17 scheletri, in posizione flessa e con le mani giunte dietro la schiena, che testimoniano la pratica di sacrifici umani come accompagnamento rituale per i defunti dell'aristocrazia. In altre 14 fosse di accompagnamento sono stati rinvenuti più di 100 scheletri di cavallo: solo nella sepoltura M3 ne erano stati deposti 72 insieme a 12 carri. Dalle sepolture provengono inoltre più di 1000 oggetti di corredo: vasi, armi, resti di armature e finimenti per cavallo di bronzo, ornamenti personali di giada, utensili d'osso e oltre 3000 conchiglie, forse usate come mezzo di scambio. Dall'analisi stilistica dei reperti, in special modo dalla tipologia delle armi, si evince un utilizzo prolungato dell'area cimiteriale che va dalla conquista Zhou fino all'inizio del periodo Primavere e Autunni (1050-600 a.C. ca.).
T.K. Cheng, Archaeology in China, III. Chou China, Cambridge 1963, pp. 75-78; Guo Baojun, Junxian Xincun [Il sito di Xincun a Junxian], Beijing 1964.
di Corinne Debaine-Francfort
Cultura dell'età del Bronzo (ca. 1300-900 a.C.) sviluppatasi nella Cina nord-occidentale e successiva alla cultura Qijia dell'alto bacino del Huanghe e dei suoi affluenti.
Identificata da J.G. Andersson (1924) a Xindian e Huizui (contea di Lintao), essa è attestata soprattutto nel Gansu centrale e nel Qinghai (zona di Guide); alcuni siti sono stati rinvenuti anche nella valle del Fiume Wei (distretto di Longxi-Weiyuan nel Gansu, Baoji nello Shaanxi). Un centinaio di siti è stato scoperto agli inizi degli anni Cinquanta; tra i principali vi sono Zhangjiaui, Lianhuatai e Jijiachuan (Yongjing), scavati nel 1958-60. Gli abitati, scarsamente noti, sono composti da case rettangolari seminterrate circondate da fosse di immagazzinamento. Le evidenze permettono di ricostruire un'economia di tipo agropastorale basata sulla coltivazione del miglio e sull'allevamento di pecore, cavalli, bovini, cani e maiali. La maggior parte delle tombe, piuttosto povere, è costituita da fosse rettangolari con inumazioni singole in posizione supina. Tombe a pozzo rinvenute a Hetaozhuang (Minhe) e Shangsunjiazhai (Datong), nella Provincia del Qinghai, hanno testimoniato la presenza di vittime sacrificali. I corredi funerari sono composti da utensili (asce di pietra, lame del tipo si ottenute da scapole di animali), vasi di ceramica, pochi oggetti di metallo e ornamenti di agata e di turchese. La ceramica, spesso ingobbiata e cordata, si caratterizza per la comparsa di forme precedentemente sconosciute, quali giare biansate con imboccatura "a sella", vasi a fondo concavo e recipienti a forma di stivale, di nuovi motivi decorativi (doppi ganci o corna stilizzate, soli, animali, figure umane) e di segni grafici. La ceramica è stata suddivisa in due fasi, denominate Zhangjiazui e Jijiachuan: la prima è caratterizzata da forme a fondo piatto, da coppe su piedistallo, da tripodi (li) e bacini carenati decorati con meandri e spirali. I motivi antropomorfi e zoomorfi appaiono soprattutto nella fase Jijiachuan, che presenta un numero maggiore di forme a fondo concavo. L'uso del bronzo rimane limitato a piccoli manufatti (coltelli, punteruoli, perle, cucchiai, campanelle, punte di lancia) prodotti localmente, come testimonia la presenza di scorie di fusione a Zhangjiazui.
J.G. Andersson, Researches into the Prehistory of the Chinese, in BMFEA, 15 (1943); Pu Chaofu - Nan Yuquan, Gansu Lianhuatai Xindian wenhua muzang fajue baogao [Rapporto di scavo della necropoli della cultura Xindian a Lianhuatai, Gansu], in Wenwu, 3 (1988), pp. 7-19; Nan Yuquan, Xindian wenhua xulie jiqi Qiayao, Siwa wenhua de guanxi [La sequenza culturale di Xindian e le sue relazioni con la cultura Qiayao e Siwa], in Yu Weichao (ed.), Kaogu leixingxue de lilun yu shijian, Beijing 1989, pp. 73-109; Zhang Xuezheng - Shi Tao, Xindian wenhua yanjiu [Ricerche sulla cultura Xindian], in Kaoguxue Wenhua Lunji, 3 (1993), pp. 122-52; C. Debaine-Francfort, Du Néolithique à l'âge du Bronze en Chine du Nord-Ouest. La culture de Qijia et ses connexions, Paris 1995.
di Victor H. Mair
Importante sito dell'età del Bronzo, ancora poco noto, ubicato circa 200 km a sud-ovest di Turfan, sulle sponde del Lago Bosten (città di Korla), che datazioni al 14C collocano tra il 1700 e il 1400 a.C.
Il mound formato dall'insediamento di Xintala (alt. ca. 5 m, diam. 150 m) documenta la presenza di una delle più antiche comunità sedentarie nell'area di oasi in cui successivamente si sarebbe sviluppata Yanqi (Qarashähär), importante centro carovaniero della Via della Seta e una delle quattro principali città-guarnigione del periodo storico. Nel livello superiore del sito è attestata una piccola fortezza, con mura di mattoni crudi, il cui precario stato di conservazione non permette di comprenderne la pianta generale. Nello strato basale del sito vennero scoperti i resti di un focolare (diam. 6 m) e di una fossa a pianta rettangolare (lungh. 2 m, largh. 1,4 m), foderata con piccoli mattoni crudi. Lo spazio tra il focolare e la fossa era pavimentato con mattoni e potrebbe essere stato utilizzato come corridoio. I manufatti rinvenuti nel sito ‒ a economia agricola, come testimoniato da evidenze di coltivazione del miglio ‒ comprendono ceramica, strumenti litici e manufatti di bronzo. La ceramica, modellata a mano, è solitamente rossa a impasto sabbioso, ma compare anche una quantità ridotta di esemplari grigi e neri. Di solito le forme vascolari (tra cui giare biansate, tazze cilindriche, ciotole, mortai, urne e calderoni) hanno superficie liscia; raramente compaiono punzonature a punteruolo, repoussé o segni sgraffiati, mentre è abbondante la ceramica dipinta perlopiù con decorazioni in rosso violaceo su ingobbio color crema. Tra i motivi dipinti figurano triangoli rovesciati, triangoli campiti a linee oblique, linee doppie a zig-zag, motivi a rete e dentellati, onde e piccoli motivi zoomorfi. Accanto a utensili litici, generalmente levigati o più raramente scheggiati (accette, martelli, macine, rulli, pietre da macina, coti, bolas e mortai), compaiono strumenti di bronzo (accette, coltelli, punte di freccia e punteruoli), di norma di dimensioni ridotte.
Bibliografia
Xinjiang Heshuo Xintala yizhi fajue jianbao [Breve relazione sugli scavi del sito di Xintala, Heshuo, Xinjiang], in Kaogu, 5 (1988), pp. 399-407, 476.
di Filippo Salviati
Città nella Provincia di Henan, nelle cui vicinanze rinvenimenti riferibili all'epoca dei Zhou Occidentali costituiscono una rara evidenza dell'espansione Zhou nella regione tra le valli dei fiumi Huai e Han.
Sul finire della dinastia lo Stato di Zheng fu l'ultimo a essere creato dai Zhou Occidentali e nell'area di X. è stata infatti riconosciuta la capitale di questo Stato, che assieme a Guo fu tra i più vicini al clan reale Zhou e per questo anche tra i più potenti. Il potere e l'area controllata dal regno di Zheng crebbero nel corso del periodo Primavere e Autunni. Il potenziale archeologico del sito apparve evidente sin dal 1923, quando a Lijialou, nei pressi di X., venne casualmente rinvenuta una sepoltura forse riferibile a un sovrano del regno di Zheng del primo quarto del VI sec. a.C. Gli oltre 100 manufatti di bronzo (recipienti rituali, campane, armi, ornamenti) e oggetti di giada rinvenuti furono successivamente dispersi, negli anni Trenta e Quaranta, tra le collezioni dei Musei di Storia e di Palazzo (Pechino), del Museo di Palazzo (Taiwan) e, in piccola parte, in collezioni occidentali. Tra i vasi di bronzo degna di nota è una coppia di monumentali vasi per alcolici (fang hu) che rivela affinità stilistiche con l'arte Chu della media valle dello Yangtze.
Campagne di scavo riprese negli anni Novanta hanno messo in luce una vasta area cimiteriale ‒ sicuramente quella appartenuta ai re e ai membri della aristocrazia Zheng ‒ distribuita su una superficie di circa 8000 m2. La necropoli dovrebbe contenere oltre 2000 sepolture, 800 delle quali già scavate insieme alle relative fosse di accompagnamento dove era posto il corredo. La fossa n. 1 ha restituito un carillon (bianzhong) costituito da 24 campane di bronzo, il più numeroso e ben conservato tra quelli del periodo Primavere e Autunni. Allo stesso periodo risalgono i recipienti di bronzo rinvenuti nella fossa n. 2, dove figurano una coppia di alti fang hu (dello stesso tipo di quelli rinvenuti nel 1923), associati a nove tripodi (ding) a loro volta contenenti vasi di bronzo (gui) con le relative basi di sostegno. Nelle fosse sacrificali sono stati rinvenuti scheletri di cavallo, che attestano la continuità di una pratica particolarmente diffusa tra le aristocrazie della dinastia Zhou Occidentali; nel vicino villaggio di Houduanwan, ad esempio, sono state scavate due fosse sacrificali, associate a sepolture aristocratiche, che contenevano i resti di 22 carri di legno laccato con i relativi cavalli. Di rilievo anche i ritrovamenti ascrivibili al limitrofo regno di Han, che conquistò Zheng nel 375 a.C.: uno dei più importanti è rappresentato da un'iscrizione su stele rinvenuta (1997) nel sito di un probabile palazzo reale; la stele (alt. 3,25 m) fu forse eretta per celebrare l'edificazione di un tempio ed è la più antica finora rinvenuta in Cina. Ancora al regno di Han sono riferibili i resti, portati alla luce nel settore orientale della città vecchia, di quello che sembra essere stato il quartiere dei vasai, con fornaci, abitazioni, strade, vasche per il lavaggio e la decantazione delle argille e un sofisticato sistema di drenaggio delle acque.
Bibliografia
Zhongguo shinian bai da kaogu xin faxian 1990-1999 - Top 100 New Archaeological Discoveries of China 1990-1999, Beijing 2000, pp. 391-98.
di Victor H. Mair
Cultura i cui siti sono distribuiti nella fascia di deserto nei pressi di oasi relativamente piccole, circa 60 km a ovest e a nord-ovest di Hami (Qumul), nella Regione Autonoma dello Xinjiang Uygur.
A causa della sua localizzazione nell'estremo settore orientale delle cosiddette Regioni Occidentali (termine tradizionale cinese con cui si designa la parte est dell'Asia Centrale), della datazione a un'epoca relativamente antica (fine del II millennio a.C.), della presenza di manufatti di bronzo, carri, eccellenti tessuti (tra cui grandi sciarpe), tatuaggi e soprattutto di abbondanti resti umani (mummie e scheletri), la cultura Y. è una delle culture-chiave per la comprensione delle dinamiche di interazione verificatesi nella tarda preistoria tra i settori orientale e occidentale dell'Eurasia. Alcuni studiosi statunitensi hanno ipotizzato una connessione tra la cultura Y. e l'ancora parzialmente oscuro Complesso Archeologico Battriana Margiana (fascia occidentale dell'Asia Centrale), ma essa resta da dimostrare nei termini sia dell'antropologia fisica sia della cultura materiale, per non menzionare le discrepanze di datazione tra gli insediamenti di tale complesso, compresi tra il 2200 e il 1700 a.C. circa, e la cultura Y., più antica di un millennio. Il sito eponimo venne scoperto nel 1957 e nello stesso anno vi vennero scavate 14 tombe; nel 1986 vennero scoperte altre 76 tombe.
Le sepolture, di mattoni crudi, possono essere suddivise in tre periodi o tipologie. Il primo periodo, o tipo, presenta tombe di dimensioni relativamente grandi, a pozzo con piattaforma perimetrale, perlopiù multiple in posizione flessa sul fianco destro, con il capo rivolto verso sud-est. I corredi comprendono vasellame di ceramica dipinta, generalmente in nero su ingobbio rosso o crema (ciotole monoansate su piede, vasi con manico cavo, tazze monoansate di piccole e grandi dimensioni), coltelli e punte di freccia di bronzo e coltelli di ferro. I motivi decorativi della ceramica comprendono linee curve, disegni dentellati, onde, motivi a S, triangoli rovesciati riempiti di disegni reticolari, linee verticali, croci. I resti umani mostrano caratteristiche proprie dei gruppi tibetani orientali (Kham). Il secondo periodo, o tipo, presenta tombe a pozzo più semplici e rozze. Le sepolture sono generalmente singole, in posizione flessa. I beni funerari comprendono ceramica (piccole tazze dotate di una sola ansa, giare a una o due anse, ciotole, ciotole con piede e ansa a nastro, vasi con anse cave), coltelli di bronzo e secchi di legno.
La ceramica dipinta appare in quantità considerevolmente minore rispetto a quella presente nelle sepolture del primo periodo, mentre i resti umani con caratteristiche caucasoidi sono decisamente più numerosi. Le sepolture appartenenti al terzo periodo, o tipo, sono costituite da tombe poco profonde, con pochi mattoni crudi (a volte solo quattro) a delinearle o a conferire loro in superficie l'apparenza di una camera; le inumazioni sono singole. Tra i materiali di corredo figurano solitamente ceramiche (piccole tazze dotate di una sola ansa, giare a una o due anse, ciotole), coltelli e punte di freccia di bronzo. Per questo periodo le ceramiche dipinte di piccole dimensioni sono presenti in numero decisamente limitato. La maggior parte della ceramica di Y. è costituita da vasellame rosso a impasto arenoso, sebbene vi sia anche una piccola percentuale di vasellame grigio o nero. L'intero repertorio fittile era modellato a mano e perlopiù non decorato, anche se alcuni esemplari mostrano bande sporgenti, bugne o punzonature.
Un altro importante sito ritenuto appartenente alla cultura Y. è quello di Qizilchoqa (Hongqiu, "Monticolo Rosso"), scoperto fortuitamente nel 1976 nell'oasi di Wupu e scavato nel 1978 e nel 1986. A Qizilchoqa sono state rinvenute più di 100 sepolture in pozzi rettangolari coperti da piattaforme di mattoni crudi e da grandi travi che mostrano tracce di tagli prodotti da accette di bronzo. Le sepolture sono individuali, in posizione flessa sul lato destro. I beni di corredo sono relativamente pochi: tessuti di lana, feltro e oggetti di pelle, rare ceramiche, una quantità discreta di utensili di legno (secchi, ciotole, vanghe), manufatti di bronzo, focacce di miglio, spighe di orzo. In generale la quantità di ceramica recuperata in queste sepolture è molto limitata, con pochi esemplari di giare monoansate e di vasi a manici cavi. La ceramica dipinta presenta solitamente ingobbio rosso con decorazioni in nero (triangoli rovesciati e bande verticali). I più stupefacenti manufatti identificati nelle sepolture di Qizilchoqa sono i tessuti di lana, che comprendono tessuti a trama diagonale simili alle grandi sciarpe, approssimativamente coeve, dei siti celtici di Hallstatt (Austria) e di altre località dell'Europa settentrionale. I resti umani rinvenuti in questo sito mostrano stringenti caratteristiche caucasoidi. Una serie di datazioni al 14C da Qizilchoqa è compresa tra il 1300 e il 900 a.C. Qizilchoqa è verosimilmente più antico di Y. e potrebbe non appartenere alla stessa cultura, ma avere più stringenti legami con coevi siti dell'età del Bronzo ubicati nell'estremità settentrionale del Tian Shan (Tängri Tagh).
Chen Ge, Lue lun Yanbulake wenhua [Un breve dibattito sulla cultura Yanbulaq], in Xiyu Yanjiu, 1 (1991), pp. 81-96; Wang Binghua (ed.), Xinjiang gushi: gudai Xinjiang jumin ji qi wenhua [Gli antichi corpi dello Xinjiang: gli antichi popoli dello Xinjiang e la loro cultura], ürümqi 2001, pp. 50-68.
di Olivier Venture
Città fortificata i cui resti sono stati rinvenuti a sud della città di Yixian (Prov. di Hebei), meno di 100 km a sud-ovest di Pechino.
Y.X. è una delle principali città dello Stato feudale di Yan, assegnato subito dopo la sconfitta degli Shang a Shao Gong Shi (tra i consiglieri del re Cheng) per controllare l'accesso settentrionale alla Pianura Centrale. Le fonti non forniscono precise informazioni sulla data di fondazione di questa città, i cui resti si datano principalmente all'inizio del IV secolo. Alcuni specialisti ritengono che Y.X. sia stata l'ultima capitale del regno, probabilmente abbandonata dopo gli attacchi dell'esercito di Qin nel 226 a.C., mentre per altri si tratterebbe di una capitale secondaria: la principale, Ji, era infatti ubicata nella regione di Pechino. Certamente Y.X. (8 × 4-6 km) era una delle più grandi città di questo periodo. La città fortificata era divisa in due parti: la città principale a est e la città secondaria a ovest. La prima era circondata da un muro (4,5 × 4-6 km), a sua volta protetto dai fiumi Beiyi e Zhongyi, rispettivamente ubicati a nord e a sud dell'insediamento, e da alcuni canali che scorrevano a est e a ovest della città. Gli archeologi hanno distinto cinque zone interne: più o meno al centro della città era ubicato un complesso di costruzioni imponenti, edificate su alte terrazze di terra battuta, identificate come i resti dell'area palaziale. La piattaforma più grande (140 × 110 m), al centro di questo complesso, sembra in relazione con i resti di numerosi ateliers, dei quali quelli specializzati nella produzione di armi erano raggruppati nel settore nord-occidentale del palazzo. Sono state portate alla luce anche alcune zone abitative, mentre nell'angolo nord-occidentale del sito è stata individuata una necropoli. A nord del palazzo era ubicata una cisterna (diam. 60-80 m) collegata a un sistema di canali che costeggiavano alcuni quartieri della città (in particolare quello del palazzo), fornendo a ciascuna zona artigianale l'acqua necessaria all'attività di produzione e garantendo anche il trasporto di merci. Addossata alle mura orientali della città principale, la città secondaria integrava verosimilmente il sistema difensivo della capitale. Durante gli scavi sono state individuate due zone abitative e otto sepolture, una sola delle quali è stata oggetto di scavi e, benché saccheggiata, ha restituito un corredo estremamente ricco, segno che l'occupante della tomba era probabilmente un alto dignitario del principato di Yan. A Y.X. è stato anche rinvenuto abbondante materiale relativo alle attività artigianali. La terracotta era utilizzata per fabbricare vasi, tegole e alcuni tratti delle canalizzazioni; talvolta su questi oggetti compaiono le impressioni di sigilli relativi ai diversi laboratori artigiani che li avevano prodotti. Le estremità delle tegole sono frequentemente decorate da motivi come la maschera di taotie, dragoni, uccelli o motivi geometrici. Oltre un centinaio di lame di alabarda sono state rinvenute nella zona dove erano ubicate le fabbriche di armi; quasi tutte recavano un'iscrizione in cui è riportato che la produzione era condotta sotto il controllo e l'autorità del sovrano di Yan. Nel sito sono state portate alla luce decine di migliaia di monete, sia del tipo "a coltello" (la maggior parte) usato nel regno di Yan, sia dei regni di Zhao, Han e Wei.
Bibliografia
Yan xiadu, Beijing 1996; Shi Yongshi - Shi Lei, Yan xiadu Dong Zhou huobi juzhen, Beijing 1996.
v. Xintala
di Filippo Salviati
Sito ubicato circa 13 km a sud-ovest della città di Shaoxing (Prov. di Zhejiang), in cui tra il 1996 e il 1998 è stata scavata un'importante sepoltura del tardo periodo Primavere e Autunni (V sec. a.C. ca.).
Tale sepoltura è stata identificata, sulla base delle dimensioni, delle tecniche costruttive e degli oggetti del corredo, come la tomba di Yun Chang, primo sovrano del regno di Yue, fiorito nella Cina meridionale all'epoca della dinastia Zhou Orientali (770-256 a.C.); seppure violata e largamente spoliata del corredo funerario, essa è comunque la più grande tomba del periodo preimperiale finora rinvenuta. La sepoltura, la prima di un sovrano dello Stato di Yue a essere stata individuata, è scavata entro un'altura naturale e misura complessivamente 100 m di lunghezza: una rampa di 54 m conduce alla camera funeraria (46 × 4 m) tagliata in profondità nella roccia. La camera funeraria, formata da massicce travi lignee con tracce della laccatura originaria, ha pianta triangolare, unica nel suo genere, ed è suddivisa in tre ambienti, di cui quello centrale ospita il sarcofago. La struttura lignea si è ben conservata grazie alla protezione dagli agenti di degrado offerta da uno spesso strato di carbone e argilla, tecnica attestata nella Cina meridionale in altre importanti tombe (ad es., a Mawangdui). L'intera sepoltura, ulteriormente protetta da un tumulo artificiale in terra battuta (alt. ca. 10 m), era circondata da un fossato a pianta quadrangolare (320 × 265 m) con una porta su ogni lato per l'accesso al mausoleo. Una quarantina sono i manufatti rinvenuti, tra cui una piccola campana di bronzo (ling), con batacchio e lungo manico, messa in luce nello strato di argilla posto attorno alla camera funeraria; all'interno di questa sono stati recuperati un gruppo di manufatti di giada, tra cui pesi (zhen) per reggere gli angoli delle stuoie in fibre intrecciate (di cui si sono trovati i resti), un terminale a forma di drago stilizzato, ornamenti per spada e repliche di giada di punte di freccia e di lancia. La sintassi decorativa dei manufatti, soprattutto il ricorrente motivo panhui (stilizzati serpenti che assumono l'aspetto di C e S intrecciate), trova confronti con l'ornamentazione delle giade prodotte nella regione nel periodo Primavere e Autunni, come quelle rinvenute in siti del vicino regno di Wu, sconfitto nel 473 a.C. dal re Guo Jian di Yue, forse a loro volta influenzate dalla produzione Chu esemplificata dai ritrovamenti di Xiasi (Xichuan, Prov. di Henan).
Bibliografia
Yao Qingde, Spring and Autumn Period Jades from the State of Wu, in Orientations, 22 (1991), pp. 47-52; Yinshan Yue wang ling [La tomba reale Yue a Yinshan], Beijing 2002.
di Roberto Ciarla
Antica città cinta da una muraglia di terra battuta, che fu sede dei duchi e poi dei re di Qin dal 677 al periodo Stati Combattenti.
I suoi resti sono localizzati a sud dell'odierna città di Fengxiang (Prov. di Shaanxi), che in parte copre l'antica città: a nord era l'abitato, a sud le necropoli, per la maggior parte nobiliari. Le ricerche iniziate negli anni Cinquanta del Novecento hanno fino a oggi individuato e parzialmente portato alla luce importanti resti architettonici di strutture in legno su piattaforme in strati di terra battuta. Di Y. si conosce la porzione ovest dei bastioni di cinta in strati di terra battuta (lungh. 3200 m, largh. da 4,3 a 15 m, alt. conservata ca. 2 m) e gran parte della porzione sud. All'interno della città le indagini hanno messo in luce i resti di strutture di servizio ‒ ad esempio, un edificio per la conservazione della neve e del ghiaccio di circa 190 m3 ‒ e di numerose strutture palaziali e templari, in origine coperte da tetti a tegole di ceramica e servite da fognature, a tubi di ceramica cordata, e da pozzi. Tra le strutture cerimoniali del periodo Primavere e Autunni, il complesso n. 1 è probabilmente il più importante. Tale complesso è formato da tre edifici, connessi da un vialetto acciottolato, che affacciano su un cortile centrale; alle spalle dell'edificio principale, sul lato nord del cortile, era una struttura di minori dimensioni, mentre sul lato sud, distanziata dagli altri edifici, era una quinta costruzione che fungeva da ingresso all'intero blocco. Ciascun edificio era circondato da un porticato di legno ed era ripartito internamente da muri di terra battuta in spazi simmetrici, articolati su una pianta a U. Questo complesso, il cui impianto prefigura quello tradizionale "a cortile" della Cina classica, è stato riconosciuto come il tempio ancestrale del clan ducale, la cui sacralità è ben sottolineata dal rinvenimento di 181 fosse con offerte sacrificali umane o animali (buoi, capre, cervi). Il centro del potere dei Qin risiedeva forse nel complesso n. 2: una sequenza di cinque cortili, cinti da mura e tra loro comunicanti, che si sviluppano sull'asse sud-nord per una lunghezza di 326,5 m; il più meridionale, con una porta sul lato sud protetta dal tipico muro esterno, fungeva da ingresso, mentre quello più settentrionale doveva assolvere alla funzione di rappresentanza cerimoniale. L'impianto "a catena" dei cortili, all'interno dei quali erano strutture disposte in posizione simmetrica, sarebbe poi rimasto canonico nell'architettura del potere fino all'età contemporanea. Anche se non direttamente associato alle strutture architettoniche, è evidenza della loro complessità il rinvenimento effettuato a Yaojiawang nel corso dei primi scavi nell'area di Y.: un ripostiglio con 64 accessori di bronzo per travature. Si tratta di rinforzi per la giuntura "a croce" di travi e pilastri e di raccordi "a 90°" e "a 180°" usati per rinforzare l'unione di travi. La faccia a vista di tali finiture è ornata con motivi a serpenti intrecciati (pan she) che, originati dalle severe decorazioni Zhou, forniscono uno degli esempi migliori dell'arte fusoria Qin del tardo periodo Primavere e Autunni.
Nell'area a sud di Y. le indagini condotte a partire dagli anni Ottanta hanno portato al riconoscimento della necropoli del clan ducale Qin (21 km2) circondata da un fossato profondo fino a 7 m; le tombe ducali e le loro fosse di accompagnamento sono state però depredate e solo la grande tomba M1 è stata oggetto di scavi archeologici. La fossa (prof. 24,5 m), di forma troncopiramidale con tre gradoni digradanti verso il fondo, aveva due lunghe rampe di accesso a est e a ovest (ca. 84,5 m). Sul fondo era una grande camera funeraria, alta 4 m, costruita con grossi tronchi di legni rari, lunghi dai 6 m ai 4 m: solo pochi oggetti d'oro, di bronzo, ferro, osso, pietra, ceramica e lacca furono rinvenuti, tra cui 30 litofoni, molti dei quali arricchiti da iscrizioni, ma l'importanza della tomba, forse appartenuta al duca Jing (r. 576-537), risultò evidente quando si rinvennero due gruppi di sepolture di accompagnamento che giacevano all'interno di sarcofagi lignei: in un gruppo 72 individui, nell'altro 94. Se a queste sepolture si aggiungono 6 vittime sacrificali, deposte in posizione rannicchiata sulla rampa di accesso e altre 14 in diversi punti del riempimento, ben 186 persone servivano quel duca nella tomba. All'interno dell'area cintata, 43 grandi fosse di sepoltura, divise in 13 gruppi, 10 dei quali recinti da fossati, sono state misurate e solo marginalmente esplorate da sondaggi che hanno chiarito la struttura dei fossati e messo in luce la traccia di strutture architettoniche, in origine coperte da tegole, costruite su alcune delle fosse più grandi per ospitare i templi adibiti al culto del defunto. In base alla presenza o meno di rampe d'accesso alla fossa di sepoltura, sono stati riconosciuti cinque tipi di strutture ipogee di grandezza e importanza decrescente. Il tipo di pianta di queste tombe non è una novità Qin, poiché esse sono attestate nelle necropoli reali fin dalla dinastia Shang (XVI-XI sec. a.C.); ciò che è notevole è la scala grandiosa, soprattutto delle fosse a doppia rampa, che indica come i duchi di Qin avessero assunto forme di seppellimento fino ad allora riservate al re Zhou. Le 18 tombe monumentali, infatti, non possono che essere quelle dei duchi che regnarono a Y., da Wu Gong a Xian Gong; quest'ultimo, 19° duca di Qin, nel 383 a.C. mosse la capitale più a est, a Yueyang, e non fu sepolto a Y.
Per quanto riguarda l'abitato di Y., sebbene non siano state messe in luce abitazioni comuni, la presenza di vomeri e mortai di pietra e asce di bronzo testimonia la conduzione di attività produttive. Gli scavi hanno anche prodotto grandi quantità di vasellame ceramico che ha permesso di stabilire una sequenza tipologica dal periodo Primavere e Autunni a gran parte della dinastia Han Occidentali (206 a.C. - 23 d.C.), dimostrando che l'insediamento non fu abbandonato dopo il trasferimento della capitale, ma che genti Qin continuarono a essere una realtà produttiva e culturale ben oltre la caduta della dinastia nel 206 a.C.
Bibliografia
Fengxiang Majiazhuang Chunqiu yihao jianzhu yizhi diyici fajue jianbao [Rapporto sulla prima campagna di scavo dei resti del palazzo Qin n. 1 del periodo Primavere e Autunni a Fengxiang], in Kaogu Yu Wenwu, 5 (1982), pp. 12-20; Chao Mingchan - Zhao Congcang - Wang Baoping, Fengxiang Yongcheng chutu de Qin Han wadang [Tegole Qin e Han rinvenute a Yongcheng presso Fengxiang], ibid., 4 (1985), pp. 3-8; Fengxiang Qin gong linyuan dierci zuantan jianbao [Sulla seconda campagna di saggi e carotaggi nella necropoli ducale Qin di Fengxiang], ibid., 4 (1987), pp. 55-65; R. Ciarla, La Cina nel periodo Qin e Han, in Atlante di Archeologia, Torino 1994, pp. 162-63; Wang Xueli (ed.), Qin wuzhi wenhua shi [Storia della cultura materiale Qin], Xi'an 1994, pp. 70-91, 256-73.
di Olivier Venture
Distretto ubicato nell'area sud-occidentale della Provincia di Shanxi, dove, a Nanguan, non lontano dalla città di Gucheng, sono stati rinvenuti i resti di un vasto insediamento cinto da mura risalente all'epoca Shang e coevo a quello di Zhengzhou (1500-1300 a.C. ca.).
Il muro di cinta di terra battuta, il cui tratto settentrionale è tuttora conservato e raggiunge un'altezza compresa fra i 3-5 m, formava un rettangolo di circa 400 × 350 m. Sui lati orientale e meridionale delle mura di cinta era stato eretto un ulteriore muro esterno, distante da esse dai 4 ai 14 m. Infine dinanzi al muro di cinta esterno occidentale era stato scavato un fossato largo tra 6 e 10 m. Lo spazio all'interno delle mura non è stato ancora interamente scavato; sono stati tuttavia portati alla luce i resti di un edificio di grandi dimensioni, identificato come un palazzo, costruito su una serie di terrazze (tai) in strati di terra induriti a mazzuolo (hangtu) al centro della città, circondato da un muro di cinta rettangolare (100 × 60 m). A sud di questo muro sono stati rinvenuti, oltre a una zona artigianale con laboratori di ceramisti e fornaci, un centinaio di pozzetti di discarica (contenenti ceramiche, utensili litici e, in alcuni casi, resti di animali sacrificati), fondi di capanna e alcune sepolture di medie dimensioni. Gli specialisti sono ancora in dubbio sull'identificazione della città Shang di Y.: potrebbe trattarsi di una piazzaforte direttamente sotto il controllo della casa reale degli Shang, come era probabilmente stata la città di Panlongcheng, oppure di una città indipendente, della quale resterebbe ancora da stabilire il tipo di rapporto (di sottomissione o di conflitto) che essa intratteneva con gli Shang.
Bibliografia
Yuanqu Shang cheng 1985-1986 niandu kancha baogao, Beijing 1996; 1988-1989 nian Shanxi Yuanqu Gucheng Nanguan Shang dai chengzhi fajue jianbao, in Wenwu, 10 (1997), pp. 12-29; 1991-1992 nian Shanxi Yuanqu Shang cheng fajue jianbao, ibid., 12 (1999), pp. 4-15.
di Charles F.W. Higham
Sito localizzato alla periferia sud-ovest di Xi'an (Prov. di Shaanxi), sulla riva sinistra del fiume Feng (affluente del Fiume Wei) nell'area di Feng, la capitale fondata all'inizio della dinastia Zhou Occidentali (1045-771 a.C.).
Campagne di scavo condotte a partire dalla metà degli anni Cinquanta del Novecento hanno portato al rinvenimento di un migliaio di tombe ‒ per la maggior parte depredate ‒ facenti parte della necropoli del clan Jing Shu, un segmento del lignaggio reale dei Zhou Occidentali. Le relazioni stratigrafiche tra le fosse, la variazione nella composizione dei corredi, i cambiamenti tipologici dei manufatti e datazioni radiometriche hanno permesso di riconoscere cinque fasi di occupazione: I (ca. 1050-1000 a.C.); II (ca. 1000-920 a.C.); III (ca. 920-870 a.C.); IV (ca. 870-828 a.C.); V (ca. 827-771 a.C.). Negli scavi del 1983-86 furono messe in luce 390 sepolture, di cui una sola grande tomba era fornita di doppia rampa d'accesso all'imboccatura della fossa a pozzo (con pianta rettangolare), tre avevano una sola rampa, 340 erano a pozzo semplice e 21, per la prima volta documentate in una necropoli Zhou, avevano un'ampia nicchia, con funzione di camera funeraria, scavata alla base del pozzo (cd. "sepolture a catacomba"). Furono inoltre rinvenute 25 fosse contenenti scheletri di cavallo (da due a diverse dozzine), talvolta associati con carri o parti di carro; queste ultime caratterizzano le tombe con rampa d'accesso e alcune delle sepolture a pozzo semplice. Delle grandi tombe, quella con doppia rampa (M157, lungh. tot. 35,35 m) era fornita di camera funeraria lignea (3,95 × 2,6 m, alt. 1,84 m) con doppio sarcofago: quello esterno con tracce di laccatura nera, il più interno, che conteneva i resti di un individuo di 40-45 anni, con tracce di lacca rossa. Si ritiene che tale struttura fosse connessa con lo status del defunto: nelle sepolture di governanti di sesso maschile le spose erano sepolte in tombe adiacenti, come potrebbe essere il caso delle tombe a rampa singola (M152, 168 e 170). È chiaro che l'individuo sepolto nella M157, nonostante i saccheggi, doveva avere un ricchissimo corredo, in quanto più di sei carri smontati furono rinvenuti nella tomba, certamente in connessione con le fosse sacrificali di cavalli ubicate nelle vicinanze. Di pari ricchezza erano i corredi nelle tre tombe a rampa singola, a giudicare dai molti vasi rituali di bronzo e di ceramica, dalle armi, dai finimenti di carro e dagli accessori di bronzo per mobilia e dagli amuleti di giada, serpentino, marmo e cornalina rinvenuti in queste sepolture. Parimenti, in alcune delle sepolture a pozzo semplice, risparmiate dai saccheggi, erano presenti batterie di vasi rituali di bronzo e di ceramica, rinvenuti, assieme ad armi di bronzo, monili di giada e scudi di legno laccato, anche nelle sepolture a catacomba. Nel complesso i rinvenimenti di Zh., oltre a fornire una chiara sequenza cronologico-stratigrafica, hanno evidenziato nettamente gli elementi che caratterizzarono la ritualità funeraria nel periodo iniziale dei Zhou Occidentali e quali furono i cambiamenti nel periodo medio-finale.
Bibliografia
Zhangjiapo Xi Zhou mudi [La necropoli dei Zhou Occidentali di Zhangjiapo], Beijing 1999; J. Rawson, Western Zhou Archaeology, in M. Loewe - E.L. Shaugnessy (edd.), The Cambridge History of Ancient China. From the Origins of Civilization to 221 B.C., Cambridge 1999, pp. 352-449.
di Charles F.W. Higham
Termine ("Piana dei Zhou") con cui si designa la regione comprendente le contee di Qishan e Fufeng (Prov. di Shaanxi), nella media valle del Fiume Wei, in cui ebbero le loro sedi più antiche le dinastie Zhou e Qin.
Gli archeologi cinesi hanno dedicato molta attenzione ai resti materiali Zhou nella loro probabile area di origine, la Piana dei Zhou, dove anche i rinvenimenti fortuiti sono numerosissimi. I principali siti comprendono necropoli, strutture palaziali, tesoretti di vasi di bronzo e resti di attività industriali. I metallurghi Zhou, che molto avevano ereditato da quelli Shang, produssero un'ampia varietà di vasi suntuari che spesso presentano iscrizioni di grande importanza storica connesse con eventi verificatisi nella Piana dei Zhou e in altre aree. Tali eventi sono spesso di primaria importanza per identificare fatti storici, quali guerre, convegni cerimoniali, cacce: ad esempio, il calderone Dou You descrive una battaglia tra i Zhou e i Xianyun, in cui 23 prigionieri legati furono radunati per essere interrogati e 117 carri nemici catturati. Le iscrizioni sui tripodi (ding) riportano un secondo genere di evento storico, l'investitura di un alto ufficiale: si legge, ad esempio, che il re prese posto all'alba per la riunione e quindi la descrizione dell'evento è seguita da un elenco dei doni generalmente offerti dal sovrano all'individuo che possedeva la matrice del vaso commemorativo.
Ciascuna nuova scoperta di ripostigli di vasi di bronzo nella Piana dei Zhou incrementa significativamente la nostra conoscenza della dinastia Zhou. Agli inizi del 2003 è stato casualmente scoperto un ripostiglio a Yangjia, nei pressi di Baoji, contenente 27 vasi rituali di bronzo (da cottura e per conservare e consumare alcolici) con iscrizioni. Un pan recava un'iscrizione composta da 350 caratteri arcaici, in cui erano elencati tutti i re dei Zhou Occidentali tra cui il re Xiao, precedentemente noto solo da un riferimento contenuto nello Shiji di Sima Qian (II sec. a.C.). Questo tesoretto, datato all'anno 841, sul finire della dinastia Zhou Occidentali, è uno tra i molti rinvenimenti che documentano l'instabilità politica del periodo in cui i Zhou decisero di spostare la loro area nucleare a est. Nel 1975 un importante ripostiglio di 103 vasi e campane rituali di bronzo fu rinvenuto in una fossa (lungh. 2 m) a Zhuangbai, nella contea di Fufeng. I vasi con iscrizioni erano stati ordinatamente accatastati in modo tale da lasciare ipotizzare che i loro proprietari intendessero recuperarli dopo una fase di fermenti sociali, probabilmente quella che aveva accompagnato la fine del periodo dei Zhou Occidentali nel 771 a.C. I testi indicano che il tesoretto apparteneva alla famiglia Wei e comprendeva beni tramandati in eredità nel corso di cinque generazioni. Uno tra i più importanti oggetti è il pan Shi Qiang, in quanto l'iscrizione presente su di esso, spesso citata come il più antico testo storico cinese, riporta la storia dei sovrani Zhou Occidentali e dei loro antenati fino alla fondazione della dinastia e alla fine degli Shang.
La localizzazione delle fonderie di bronzo in cui erano prodotti i vasi rituali e le armi richieste dall'élite non è stata individuata, ma recentemente a Zh. è stata identificata un'officina nei pressi di Zhuangli, vicino alla città di Baoji. Questa struttura, su un'area di 300 m2, conteneva le matrici fittili impiegate per la fusione dei vasi con la tecnica della matrice multipla. Sebbene lo scavo di tesoretti e di officine abbia fornito una grande quantità di dati, le ricerche archeologiche condotte in centri urbani e in altri insediamenti non sono state di minore importanza per lo studio dello Stato dei Zhou Occidentali. A Fengchu sono stati scoperti i resti di un'area palaziale (1469 m2) con strutture a pilastri di legno erette su fondazioni di terra battuta. Il complesso di edifici (complesso A), cinti da mura, è articolato su una pianta a U (poi ripresa anche nell'area palaziale dei duchi di Qin a Yong), con un grande padiglione (dian) in posizione centrale tra due cortili, fiancheggiati su tre lati da corridoi coperti e ambienti secondari. Di eccezionale importanza si è rivelata la scoperta tra le fondazioni delle strutture palaziali di fosse contenenti ossa oracolari con iscrizioni, che hanno permesso di identificare la struttura come il tempio ancestrale del clan reale Zhou. L'intera area era servita da un complesso sistema di condutture di ceramica per il drenaggio delle acque. Tra i risultati più importanti degli scavi è il rinvenimento delle fondazioni della grande sala, o dian (22 × 14 m), eretta su una piattaforma di 17,2 × 6,1 m e probabilmente utilizzata per le investiture cerimoniali dei re Zhou e dei capi dei rami collaterali del lignaggio dinastico. Delle colonne portanti della struttura, poggianti su enormi ciottoli fluviali, sono stati individuati gli alloggiamenti larghi 1 m e uno particolarmente grande al centro, almeno di 2 m; dai resti di una di tali colonne è stato possibile ottenere una datazione al radiocarbonio di 1095±90 a.C., a conferma che la struttura era già in uso prima della conquista degli Shang.
A ovest di tale complesso, separati da un muro di terra battuta, sono stati inoltre scavati i resti di un secondo complesso (complesso B) di edifici, dominato da una piattaforma di terra battuta più grande di quella del complesso A, che gli archeologi cinesi identificano come l'area residenziale dell'aristocrazia Zhou. Di eccezionale rilevanza è stato anche il rinvenimento di laboratori ceramici specializzati, fonderie di bronzo e officine di lavorazione di manufatti d'osso connessi alla struttura palaziale. A poca distanza da Fengchu, altri resti di una importante struttura palaziale, databile dalla media alla tarda epoca Zhou Occidentali, sono stati rinvenuti a Zhaochen. Le strutture, dominate da un ampio dian con grandi colonne lignee e tetto a quattro spioventi coperti da tegole di ceramica funzionalmente specializzate, sono anche qui servite da condutture, cui si aggiungono piani viari pavimentati a ciottoli, e sono circondate da diversi centri manifatturieri, tra cui grandi fonderie di manufatti di bronzo. Le strutture rinvenute a Zhaochen, per ricchezza, vastità e complessità sono forse riconoscibili come la Feng di Tan Fu, il più importante tra i sovrani Zhou del periodo predinastico. L'area di Zh. non perse di importanza con lo spostamento di Feng presso Xi'an, come testimonia il rinvenimento degli eccezionali ripostigli di vasi rituali di bronzo, verosimilmente deposti allorché il re Ping e l'aristocrazia Zhou abbandonarono i territori ancestrali con gli eventi che segnarono la fine della dinastia. Attraverso l'analisi dei vasi di bronzo rinvenuti in tali ripostigli è stato possibile definire molti aspetti dei processi di mutamento sociale e rituale, noti come "rivoluzione rituale", che avvennero in un arco di tempo relativamente breve durante la prima metà del IX sec. a.C.
E.L. Shaughnessy, Zhouyuan Oracle-Bone Inscriptions: Entering the Research Stage?, in Early China, 11-12 (1985-87), pp. 146-63; J. Rawson, Statesmen or Barbarians? The Western Zhou as Seen through their Bronzes, in ProcBritAc, 75 (1989), pp. 71-95; J. Rawson, Western Zhou Archaeology, in M. Loewe - E.L. Shaugnessy (edd.), The Cambridge History of Ancient China. From the Origins of Civilization to 221 B.C., Cambridge 1999, pp. 352-449; E.L Shaughnessy, Western Zhou History, ibid., pp. 292-351.
di Nicola Di Cosmo
Cultura che prende nome dal sito ubicato nel distretto di Yikezhao (Mongolia Interna sud-orientale).
L'importanza di questa cultura, datata tra il XXI e il XIV sec. a.C., deriva dalla presenza della prima metallurgia riscontrata tra le culture delle regioni centrali della Cina settentrionale. Il sito, scavato tra il 1977 e il 1984, comprende 87 abitazioni, oltre 200 fosse con urne cinerarie e 348 tombe. Si riconoscono cinque distinte fasi di sviluppo e oggetti di bronzo sono stati rinvenuti dalla terza fase in poi (XVIII-XIV sec.). Nella fase iniziale i bronzi sono di piccole dimensioni, limitati a spilli, trapani e ornamenti personali. Nell'ultima fase, che coincide con l'inizio della dinastia Shang, compaiono prodotti più complessi come recipienti, armi e oggetti decorativi. Le abitazioni sono seminterrate, di forma circolare o quadrata e con muri intonacati a calce. Le tombe sono fosse semplici con inumazione singola o multipla; a volte erano usati sarcofagi lignei e vi sono tracce di sacrifici umani e animali. I bambini venivano cremati e deposti in urne cinerarie. L'attività economica principale era costituita dall'agricoltura, affiancata dalla caccia e dall'allevamento di ovini, suini e bovini. Nella fase più avanzata, contemporanea al primo periodo Shang, si notano contatti con altre culture, dimostrati dalla presenza di manufatti di fattura Shang ‒ quali alabarde (ge) e recipienti di bronzo (ding e jue) ‒, e oggetti di provenienza siberiana (cultura Karasuk). La ceramica di questo periodo presenta tripodi (li) con decorazioni a motivi a fiori o a serpenti che trovano chiari confronti con gli ambienti di cultura Xiajiadian Livello Inferiore. La cultura Zh. subì un lento declino durante la seconda metà del II millennio a.C., nello stesso periodo in cui scomparve la cultura Xiajiadian Livello Inferiore. In entrambi i casi esse vennero gradualmente sostituite da culture metallurgiche più avanzate che si identificano con il complesso culturale dei bronzi della "Zona Settentrionale". La cultura Zh., insieme alla cultura Qijia nelle regioni nord-occidentali e a quella Xiajiadian Livello Inferiore nella zona nord-orientale, rappresenta l'inizio della metallurgia nordica e marca lo sviluppo di un'area culturale separata da quella cinese, probabilmente collegata a stimoli di origine siberiana e centroasiatica.
Bibliografia
Neimenggu Zhukaigou yizhi, in Kaogu, 3 (1988), pp. 301-32; Wu En, Zhukaigou wenhua de faxian ji qi yiyi, in Zhongguo kaoguxue luncong, Beijing 1995, pp. 256-66.