CILLI (in sloveno Celje; A. T., 77-78)
Città del Banato della Drava, nella Iugoslavia, situata alla confluenza della Savinja (Sann) con la Voglanja, a 241 m. s. m. Corrisponde all'antica Celeia. Giace al centro di una fertile conca, che sembra originata da sprofondamento, come le altre di Lubiana e di Krško (Gurkfeld), con cui ha stretti rapporti tettonici e sismici; ma è plasmata nelle tenere marne e nelle argille plioceniche dalla complicata rete idrografica della Savinja, che ha catturato affluenti provenienti dalle Kamniške Alpe (Steiner Alpen) e dal Pohorje Planina.
La depressione di Cilli rappresenta una zona di transizione climatica e vegetale fra la regione alpina e l'illirica. La media temperatura annua si aggira fra 8° e 10°, con inverni rigidi ed estati prolungate. La media annua delle precipitazioni è di 1256 mm., con piogge prevalenti in maggio e giugno. I dintorni collinari sono coltivati a vigneto; e il fondo alluvionale del bacino, con flora pannonica, a frumento e a mais (35% della superficie).
La densità della popolazione sulle zone collinari del bacino è pari a circa 73 ab. per kmq., ma supera i 100 ab. sul fondo della conca. Tutta la storia e la vita economica della regione è legata alla cittadina di Cilli, sorta come mercato all'imbocco della valle trasversale della Savinja, dove si incrociano la via naturale dalla Stiria a Trieste con quella dalla Carinzia alla Croazia. Centro di movimento economico locale, dopo la costruzione della ferrovia che da Vienna per Cilli va a Trieste, si svilupparono alcune industrie (ferro smaltato e cotonifici), cosicché la sua popolazione, nonostante la guerra, è passata da 6919 ab. (1910) a 7754 (1921); ma mentre nel 1910 si contavano 4621 Tedeschi, nel 1921 il censimento iugoslavo non ne annovera che 940.
Storia. - Già in tempi antichi una linea stradale portava abbastanza direttamente da Aquileia nel piano di Celeia e più in là essa si riuniva al di là della Mur presso Halioranum (Unter Limbach, Alsò Lendva) con la scorciatoia del gomito del Danubio proveniente dall'importante punto di smistamento di Sisak (Sissek), per arrivare in linea retta a Carnuntum sul Danubio, donde procedeva nella vallata della March, e poi verso le coste ambrifere del Mar Baltico. Questa via era certamente di epoca anteriore alla romana. I nomi dei luoghi sono tutti preromani, e la stessa Celeia per il suffisso del nome si deve mettere in relazione con Aquileia e Noreia stabilendone in tal modo l'appartenenza etnica; e del resto Plinio stesso, ricordando l'importazione dell'ambra avvenuta per ordine di Nerone attraverso questa strada, faceva risalire la via ai tempi mitici (Natural. Hist., XXXVII, 45). Certo le sue stazioni giá in tempi remoti dovettero servire da centri di romanità e di economia romana. Celeia, poco dopo Aquileia e Emona e contemporaneamente a Savaria, fu fatta dall'imperatore Claudio municipio romano (Claudia Celeia). Il nuovo municipio ebbe l'organizzazione amministrativa allora in uso con l'ordine dei Decurioni, i duoviri iuri dicundo, edili e questori. Una basilica cristiana generalmente attribuita al sec. V, ma che il Kubitscnek pensa poter risalire al sec. IV, testimonia della diffusione del Cristianesimo in questa parte del Norico. Del resto, nel 579 la città doveva essere sede di un vescovado, come attestano gli atti di un concilio tenuto a Grado appunto in quell'anno. In epoca pagana gli abitanti di Celeia accettavano i culti romani accanto ai quali erano in onore anche i culti di divinità di origine generale norica: Celeia (detta sancta o Augusta); Noreia, pure Augusta; le Alorenae (anche Augustae, forse una variante delle Matres); Arubinus o Arubianus (come nome aggiunto a quello di Iuppiter) e il Bedaius sanctus (che noi conosciamo dal Bedaium del Chiemsee). Molto curioso è il culto attestato a un Genius Anigemius che si potrebbe considerare un dio locale, se non si fosse trovato nelle terme di Römerbad un Iuppiter Uxellinus, che ci richiama a una località gallica. A Celeia apparteneva certamente la stazione termale di Römerbad, di cui non si conosce il nome antico, mentre è dubbio se appartenesse a Celeia o a Emona la statio Atrantina, non lungi da St. Oswald, circa alla stessa distanza da Emona e da Celeia.
La favorevole posizione e la fertilità del suolo della città, che fu per un certo tempo il centro dell'amministrazione politica del Noricum mediterraneum, spiegano il benessere che risulta dalle scoperte archeologiche. Tra le sculture raccolte nel ricco museo locale, è di particolare valore il cosiddetto guerriero norico - un ufficiale romano di nazionalità barbara - piuttosto del sec. III che del IV, a ogni modo più recente della serie d'iscrizioni onorarie per un certo Valerio Clemente, cavaliere romano, nativo di Celeia, che comunemente si vuole rappresentato da quella statua.
Le migrazioni dei popoli barbarici e l'immigrazione degli Slavi distrussero Celeia. Nelle fonti medievali, Cilli è nominata la prima volta nella prima metà del sec. XII. I signori di Heunburg, i quali la possedevano già dalla prima metà del sec. XII, la lasciarono in eredità a Federico di Sanek, quando nel 1322 morì l'ultimo Heunburg. Quando poi, nel 1341, Federico diventò conte, ricevette il titolo di conte di Cilli, iniziando così un'epoca di molta fama per la piccola città e per la sua famiglia, che divenne una delle più influenti dell'Europa centrale, durante il '300 e il '400. Ermanno II, nipote di Federico, fu il vero fondatore della potenza dei Cilli, che per merito suo acquistarono possessi in Croazia, Carinzia, Carniola. Ermanno II fu da Sigismondo nominato anche bano di Slavonia (l'odierna Croazia e Slavonia, escluse le parti occidentali). Nel 1405 Ermanno ha il titolo di bano della Dalmazia, Croazia e Slavonia. Aveva ambizioni anche sulla Bosnia; ma morì nel 1435. Il figlio ed erede suo, Federico II, ricevette nel 1436 il titolo di principe dell'Impero: ciò segnò il principio di discordie e guerre fra gli Asburgo e i principi-conti, le quali finirono con il trattato di reciproca successione nel 1443. Nel 1456, estintasi con la morte di Ulrico II la famiglia dei conti di Cilli, la città passò, per virtù del trattato, agli Asburgo. Della forte città medievale esistono tuttora quattro torri.
Bibl.: Corp. Inscr. Lat., III e Suppl. (fino al 1902); G. Schön, in Jahreshefte des Öst. Archaeol. Instituts in Wien, I (1898); A. Gubo, Geschichte der Stadt Cilli, Graz 1909.