CIGNAROLI
Solo il Vesme, sulla scorta di documenti (Schede Vesme, 1963)e - naturalmente - di quella fonte importante che sono le Postille di G. Cignaroli all'opera di B. Dal Pozzo (1718:pubblicate in Zagatú, 1749, e in Biadego, 1890), hanno chiarito i rapporti storico-genealogici di questa famiglia di artisti di origine veneta, operosa nei secoli XVII-XIX, rendendone possibile l'identificazione dei due rami piemontese e veronese.
Capostipite del ramo piemontese fu Leonardo, fornaio, che da una Antonia ebbe due figli pittori: Martino e Pietro.
Martino nacque a Verona nel 1649, Dopo aver studiato con G. Carpioni, Martino, pittore di paesaggi alla maniera fiamminga e di soggetti sacri, si trasferì in Lombardia. Intorno al 1649doveva essere a Milano, visto che vi nacque il figlio Scipione (anch'egli pittore). Dai documenti conservati nella chiesa di S. Alessandro a Milano (Atti del Collegio... 1666-1785, ms.) risulta che lavorò per quella chiesa nel 1696-97;firmato "M. C. Veronez" è l'affxesco con il Passaggio del Mar Rosso tra due finestre nel tamburo della cupola, e dai documenti risulta che il pittore finì nel 1697 i Dottori della Chiesa nell'arcone sopra la porta maggiore.
Firmati "M. Veronese 1703" sono gli affreschi con Storie di S. Giuseppe nella cappelletta dedicata al santo nell'oratorio di S. Dionigi a Cassano d'Adda dove l'artista decorò anche, in parte, la cappella dedicata a S. Ambrogio nel cimitero (A. Barigozzi Brini, Affreschi di Martino C. a Cassano..., in Arte lombarda, XX [1975], 42-43, pp. 1195 s.).Firmata "Martin Veronese F. 11luglio 1709"èuna delle quattro Scene bibliche inserite nella decorazione architettonica di G. Galliari nel pal. Bondenti, ora Terni de Gregori, a Crema (L. Carubelli, ibid., pp. 213 s., ill. 3). A Milano è di Martino una tela con il Martirio di s. Lucia sulla parete destra della prima cappella a destra in S. Vittore al Corpo. Nel giardino del monastero della stessa chiesa, Martino avrebbe affrescato con altri Storie dell'Antico Testamento databili al 1711 circa (S. Latuada, Descrizione di Milano..., IV, Milano 1738, pp. 349, 354 s.; degli affreschi, staccati, non si conosce l'attuale ubicazione).
Nel 1714(Cignaroli, in Zagata, 1749)Martino si trasferì a Torino dove restò sino alla morte.
Il Bevilacqua (1771) scrive che "dipinse molti quadri di paesi per il re di Sardegna.", ma i documenti (Schede Vesme)registrano solo un'attività piuttosto modesta (nessuna opera è rintracciabile). Nel 1722 è registrato insieme con il figlio Scipione in un gruppo di pittori operosi in palazzo reale. Lavorò anche per chiese torinesi: in S. Croce restano affreschi e tempere eseguiti nel 1721 (L. Tamburini, Le chiese di Torino, Torino 1968, p. 338); mentre il Vesme ricorda due opere perdute, una Annunziata per S. Tommaso è un Davide che rifiuta l'acqua per la chiesa della Trinità.
Martino morì a Torino il 10 genn. 1726.
Pietro nacque a Verona il 24 luglio1665. Secondo le fonti (Dal Pozzo, 1718, p. 193), dopo aver studiato con il fratello a Verona, fu collaboratore di P. Mulier (il Cavalier Tempesta) che seguì nelle sue varie peregrinazioni; infatti a Piacenza e a Milano dimorava presso il Tempesta ed era da lui stipendiato (Cignaroli, in Biadego, 1890, p. 36). Nel 1695 Pietro era a Genova da dove si recò a Milano (Cignaroli, in Zagata). Non sono rintracciabili i dipinti di Pietro citati genericamente dalle fonti. Dal Pozzo (1718) lo dice collaboratore di L. Comendich (Comendù), a Milano, per quattro battaglie eseguite per Luigi XIV. Ugualmente non controllata rimane la sua attività per "i più illustri Gabinetti de' Principi" di Francia, Spagna, e Germania (Frizzoni, 1903). Morì a Milano il 25 dic. 1720.
Dei figli che Martino ebbe da Bianca Massi furono pittori Scipione e Maria, "che punto non preterisce dalla strada del padre e del fratello" (Dal Pozzo, 1718, p. 192); "brava pittrice di ritratti" (Cignaroli, in Zagata), della quale non rimangono opere.
Scipione nacque a Milano intorno al 1690. Le fonti (Dal Pozzo, 1718; Orlandi, 1719) parlano di una sua formazione romana; anzi l'Orlandi precisa che fu allievo del Cavalier Tempesta e che studiò a Roma le opere di G. Dughet e Salvator Rosa. La-formazione romana, ricordata dalle fonti, sebbene non documentata, pare confermata da rapporti avvertibili specialmente con la cerchia dei paesisti vicini al Locatelli e con P. Anesi, paesista in relazione con la corte sabauda.
A Torino dove, stando all'Orlandi, si trovava almeno a partire dal 1719, è citato dal 1722 in pagamenti per lavori in palazzo reale (Schede Vesme, III, p. 860).
Questi lavori, eseguiti come aiuto del padre, non sono precisabili, e sono andati perduti, come altri per alazzo reale e per il castello della Venaria. Èperò accertato che si svolsero in un complesso di attività dominato dal pittore P. A. Pozzo il Vecchio. Nel 1723 iniziava un'attività propria mettendo mano a quattro grandi paesaggi per il castello di Rivoli, con la collaborazione di P. D. Olivero per le figure, che furono posti in loco nel 1726 (le notizie relative ai pagamenti sono riportate in Schede Vesme, I, p. 317; III, p. 748). Nel frattempo era entrato in contatto con G. B. Grassi, e con P. A. Pozzo il Giovane, P. Gambone, F. Casoli, operanti per casa reale, in parmticolare nella palazzina di caccia di Stupinigi; ma non resta traccia della sua attività in questi anni. Nel, 1739 è presente a Stupinigi con oltre trenta pannelli di paesaggi per scuri e porte, composizioni tra le migliori di Scipione per delicate qualità pittoriche. Egli risente ora dell'influenza del genovese C. A. Tavella, influenza riscontrabile anche nelle opere immediatamente successive: cioè nei Paesaggi fluviali al castello di Aglié e in quanto tuttora si trova nella camera grande dei Nuovi Archivi in palazzo reale: paesaggi e vedute su sovrapporte e sullo zoccolo e gli sguanci delle finestre, documentati al 1740 per pagamenti e firmati "Scipio Cignaroli pinzit". Oltre ai contatti col paesaggismo genovese, si riscontrano ancora agganci con la veduta romana del primo Settecento e quella veneta (con particolare riferimento a Marco Ricci). Difficile trovare nelle opere di Scipione, come è stato visto (Mallé, 1961), accenti preottocenteschi e collocarle agli inizi dei paesaggio piemontese: il loro carattere è invece ancora essenzialmente settecentesco e di puro valore decorativo, anche se di buon livello per gusto e abilità di mestiere.
I due paesaggi con figure di contadini dei Museo civico d'arte antica di Torino paiono di questo periodo. Ancora suoi sono i paesaggi con soggetto sacro nella villa di Carpeneto a La Loggia presso Torino (le figure sono forse di altra mano).
Manca tuttora una precisa discriminazione dell'opera di Scipione da quella del figlio Vittorio Amedeo, suo collaboratore in età giovanile. Così pure varie opere sono di incerta attribuzione: vedi per esempio il paesaggio su paracamino nella sala della colazione in palazzo reale, dove per altro fu attivo in alcuni soffitti nei 1740 (R. Amerio Tardito, Torino, Pal. reale: restauro dei soffitti..., in Arte lombarda, VIII[1963], pp. 284, 290, 291). Dal 1740 cessano le notizie su Scipione, che tuttavia visse ancora a lungo se, come pare, mori a Torino nel 1753.
Da Vittorio Amedeo e da Rosalia Ladatte, figlia dello scultore Francesco, nacque a Torino il 30 ott. 1767 Angelo, anch'egli pittore.
Formatosi alla scuola del padre, Angelo subentrò a lui come pittore di corte. Data la consuetudine della famiglia a un lavoro in comune, esiste tutta una serie di opere incertamente attribuite a Vittorio Amedeo e ad Angelo, che del padre fu il più stretto discepolo e seguace. Ne è esempio l'album di acquerelli e disegni in fogli sciolti della Biblioteca reale di Torino, con Vedute di località del Piemonte, Liguria e territorio di Nizza. Due acquerelli sono sicuramente di Angelo: una Veduta di Saorgio, firmata "Angelo Cignaroli Fec. 1794" e una Veduta di paese, firmata "Ange Cignaroli fait 1791". Interessante per valore documentario e di non trascurabile qualità è la serie, ivi contenuta, con vedute di castelli (Buriasco, Masino, Caluso, Alpignano, Rocca di Cavour) e di località (Mondovì, Sommariva Bosco). Mentre i disegni, specialmente di paesaggi collinosi, e il gruppo illustrante la strada da Limone Piernonte a Nizza attraverso il colle di Tenda, comprese le vedute dall'alto di Villafranca e di Nizza dal forte di Mont'Albano, 1790, aprono la questione, ancora da chiarire, di eventuali rapporti con il vedutismo piemontese a cavallo dei due secoli (G. P. Bagetti, G. B. De Gubernatis).
In confronto, più di maniera appaiono le vedute a olio su tela di Staffarda, Cuneo, Nizza, Vicoforte (questultima in tre versioni), conservate a Torino in coll. privata (Mostra del Barocco piemontese, 1963, II, pp. 113 s., tavv. 184 s.). A questa serie si collega un gruppo di vedute . di castelli del Piemonte in pal. Chiablese, riconducibile al momento di collaborazione tra Angelo e Vittorio Amedeo o alla loro cerchia. In palazzo reale, nella sala degli staffieri, è suo un paracamino con Paesaggio fluviale e architetture (ibid., III, tav. 266a); e nei depositisono state trovate di recente due vedute di Genova (Arrivo di Vittorio Emanuele I... 1814 e Arrivo di Maria Teresa d'Austria, regina di Sardegna... 1815; cfr. Cultura figurativa e archiv. negli Stati del Re di Sardegna 1773-1861 [catal.], Torino 1980, pp. 284 s., 1245, 1297, 1420).
Nel 1792 Vittorio Amedeo III accordava ad Angelo la "sopravvivenza" dell'impiego paterno con lo stesso stipendio annuo di L. 300. In un documento del 1797 risylta appartenere alla Compagnia di S. Luca in Torino (Schede Vesme, I, p. 314).
Angelo morì a Torino nel 1841 o 1842, e fu l'ultimo artista della famiglia.
Il ramo veronese della famiglia fa capo ai figli di Leonardo di Domenico (Domenico era fratello di Leonardo, il fornaio padre di Martino). Leonardo, "ministro dei negozi di un fondoco", che nel 1706 aveva avuto dalla prima moglie, Rosa Lugiati, Giambettino (il più illustre di tutta questa famiglia), ebbe dalla seconda, Maddalena Vicentini, Diomiro scultore, Gian Domenico e Giuseppe (fra' Felice), pittori, oltre a tre figlie (una fu madre del pittore Saverio Dalla Rosa). Dei figli di Diomiro e di Anna Maria Buttorosso Gaetano fu scultore e Leonardo pittore e scultore.
Fonti e Bibl.: B. Dal Pozzo, Le vite de'pittori veronesi, Verona 1718, pp. 192 s.; [P. A. Orlandi], L'Abecedario pittorico, Bologna 1719, pp. 338 s., (per Scipione); G. Cignaroli, Postille inedite... all'opera di B. Dal Pozzo, in G. Biadego, Di Giambettino Cignaroli notizie e documenti, Venezia 1890, pp. 35 s.; Id., Serie dei pitt. veronesi, in P. Zagata, Cronica della città di Verona, Suppl., II, 2, Verona 1749, p. 224; I. Bevilacqua, Mem. della vita di Giambettino Cignaroli, Verona 1771, p. 6; D. Zannandreis, Le vite dei pittori... veronesi, Verona 1891, pp. 325 ss.; G. Frizzoni, La famiglia dei pittori C., in Arte e storia, XXII(1903), pp. 95-98; G. Delogu, Pittori minori liguri... piemontesi..., Venezia 1931, p. 237 (per Martino e Scipione); M. Bernardi, La palazzina ... di Stupinigi, Torino 1958, tav. II (per Pietro); L. Mallé, Le arti figurative in Piemonte, Torino 1961, pp. 396, 397 (per Martino e Scipione), 428 (per Angelo); R. Bossaglia, I fratelli Galliari, Milano 1962, pp. 17 s. e nota 11 (per Martino), Schede Vesme, I, Torino 1963, pp. 314-321 passim (riporta anche gli articoli apparsi in Gazz. piemontese, 17 maggio e 21 luglio 1875); III ibid. 1968, pp. 748, 860 (Scipione); Mostra del Barocco piemontese, Torino 1963, I, La Mostra, p. 3, tav. 63; II, Pittura, pp. 15, 42, 109 s., tavv. 166-169; III, Mobili e intagli, tav. 266b (per Scipione; per Angelo: II, Pittura, pp. 16, 30, 113 s., tavv. 184 s.; III, Mobili e intagli, tav. 266a); Museo dell'arredamento. Stupinigi... (catal.), Torino 1966, pp. 38 n. 43, 39, 88, 138; A. Verdoia Oberto, Vittorio Amedeo C., Savona 1967, pp. 19, 81, 82, 113, 114, 134 (per Angelo); L. Mallé, Stupinigi, Torino 1968, p. 447 (per Angelo); M. Roethlisberger Bianco, Cavalier Tempesta, Newark, Dela., 1970, pp. 59 s. (per Pietro e Scipione); L. Rognini, Regesti e docc., in La pitt. a Verona tra Sei e Settecento (catal.), Verona 1978, p. 294 (per Martino); U.Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, pp. 583 ss., ad voces (con errori).