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Cielo d'Alcamo

di Fabrizio Beggiato - Enciclopedia Dantesca (1970)
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Cielo d'Alcamo

Fabrizio Beggiato

Con questo nome si suole designare l'autore del contrasto Rosa fresca aulentissima del quale D. in VE I XII 6 cita il terzo verso: " Tragemi d'este focora, se t'este a boluntate ". L'attribuzione è dovuta a una nota che il filologo cinquecentesco Angelo Colocci appose al Canzoniere Vaticano 3793, l'unico manoscritto che ci tramanda tale testo. Il Colocci chiama l'autore ‛ Cielo ' (ipocoristico di Michele, e non ‛ Ciullo ' come a lungo si è letto erroneamente) precisando poi in " cielo dal camo ", cioè d'Alcamo, che, anche se va inteso come allusione alla città fra Palermo e Trapani, è un cognome più che un'indicazione di provenienza. Il D'Ancona ricavò dal testo i termini cronologici entro i quali si colloca la composizione del contrasto: il primo è rappresentato dall'allusione a un istituto introdotto nelle Costituzioni melfitane del 1231 e al conio degli ‛ augustali ' nello stesso anno, il secondo costituito dalla morte di Federico II (1250).

D. non lo nomina, ma ciò non vuol dire che ignorasse il suo nome in quanto, proprio nello stesso capitolo del De vulgari Eloquentia, egli riporta versi di altre composizioni di cui non precisa gli autori ritenendoli sufficientemente riconoscibili attraverso le citazioni. Egli considera il contrasto un esempio di siciliano non illustre, bensì secundum quod prodit a terrigenis mediocribus (VE I XII 6).

Il Contini, postulando la coincidenza di quest'ultimo aggettivo dantesco col termine retorico che distingue il genere ‛ di mezzo ', vede in questa precisazione del De vulgari Eloquentia un'anticipazione delle conclusioni degli studiosi moderni, secondo alcuni dei quali il contrasto appartiene a un genere mediocre, non aulico (Monteverdi, De Bartholomaeis), lontano dal carattere cortese delle pastourelles transalpine, alle quali lo avvicina il contenuto, o delle liriche della scuola siciliana, cui è prossimo cronologicamente, e indica il valore di questo testo in un'intenzione parodistica, simile a quella che si ritrova nella canzone del Castra, che ne fa uno dei più antichi esempi di espressionismo vernacolare. V. Tragemi D'este Focora.

Bibl. - A. D'ancona, Il contrasto di C. Dalcamo, in Studi sulla letteratura italiana de' primi secoli, Ancona 1884, 239-458; A. Jeanroy, Les origines de la poésie lyrique en France, Parigi 1889, 247; F. D'ovidio, Il contrasto di C. Dalcamo, in Versificazione italiana e arte poetica medioevale, Milano 1910, rist. in Opere, IX III, Napoli s.d. (ma 1932) 169-335; G.A. Cesareo, Le origini della poesia lirica, Palermo 1924, 370 ss.; V. De Bartholomaeis, Origini della poesia drammatica italiana, Bologna 1924, 53-69; F.A. Ugolini, in " Giorn. stor. " CXV (1940) 161 ss.; S. Santangelo, in " Bollettino stor. catanese " IX-X (1944-1945) 117, rist. in Scritti varii di lingua e letteratura siciliana, Palermo 1960, 75; G. Piccitto, Stao=staci nel contrasto di C. d'A., in "Lingua Nostra" X (1949) 33 ss.; A. Monteverdi, Rosa fresca aulentissima..., in Studi e saggi sulla lett. ital. dei primi secoli, Milano-Napoli 1954, 101-123; A. Pagliaro, Il contrasto di C. d'A., in Saggi di critica semantica, Messina-Firenze 1953, 227-279; Contini, Poeti 1173-185, II 819; G. Folena, Cultura e poesia dei Siciliani, in Storia della lett. ital., I, Milano 1965, 328-337.

Vedi anche
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