CICUTA
. Col nome di Cicuta s'indicano parecchie specie di piante della famiglia delle Ombrellifere. Così cicuta aglina è l'Aethusa cynapium L.; cicuta acquatica è la Cicuta virosa L.; cicuta maggiore è il Conium maculatum L.
La Cicuta virosa L. (fr. ciguë aquatique o des marais; sp. cicuta acuàtica; ted. Wasserschierling; ingl. waterhemlock) è pianta dell'Europa, della Siberia, dell'America del Nord, rara nei luoghi palustri dell'Italia settentrionale: è un'erba vivace alta da m. 1 a 1,5 con succo lattiginoso giallastro, con rizoma cavo tramezzato nell'interno, biancastro, annulato; il fusto è eretto, fistoloso e ramificato, con foglie grandi, composte, 2-3 pennate, le superiori più semplici a foglioline lanceolate dentate sui margini; i fiori sono in ombrelle composte, munite di 12-15 ombrellette. Il rizoma contiene una sostanza amorfa assai velenosa: la cicutossina. Nell'America Settentrionale vi è una varietà maculata Coult. (Cicuta maculata L.) con fusto striato di porpora, chiamata spottedwood, che è più tossica della nostra specie; soprattutto i suoi frutti sono velenosi.
Il Conium maculatum L. (detto anche cicuta di Socrate; fr. grande ciguë; sp. cicuta mayor o cañaheja; ted. Schierling; ingl. henloch) è una pianta che vive in Europa e America; in Italia è molto frequente nei luoghi ombrosi ed umidi e nelle macerie dal mare alla regione submontana. È un'erba bienne, alta fino a 2 metri, con fusto eretto, fistoloso, glabro, munito di macchie rossastre, con segmenti incisi; i fiori bianchi piccoli sono riuniti in ombrelle composte con 8-20 ombrellette; l'involucro è fatto di brattee lanceolate reflesse, gl'involucretti di 3-5 brattee lanceolate lineari. Il frutto è un diachenio ovoide, con coste prominenti ondulato-crenate. Fiorisce da aprile a luglio. Di questa pianta in farmacia vengono usate l'erba (herba conii) e i frutti (fructus conii). F. Cor.
Farmacologia e tossicologia. - Dal Conium maculatum sono stati isolati varî alcaloidi; coniina, cicutina, conidrina, pseudoconidrina, conicina, metilconicina. Il più attivo è la coniina (α-propilpiperidina), il primo alcaloide ottenuto per sintesi (v. Vol. II, p. 224). La coniina artificiale è inattiva alla luce polarizzata, quella naturale è destrogira. Come Pasteur dimostrò per l'acido tartarico inattivo, Ladenburg separò dalla coniina sintetica una sinistrogira e una levogira identiche a quella naturale.
La coniiria è un liquido oleoso di odore straordinariamente fetido, poco solubile nell'acqua fredda, solubile in alcool e etere. Dà sali cristallizzati di cui è officinale il bromidrato.
La sua azione principale si esplica sul sistema nervoso e rassomiglia notevolmente a quella della nicotina. A una fugacissima eccitazione delle cellule motrici e sensitive del midollo spinale (contrazioni spastiche dei muscoli volontarî) segue la depressione delle terminazioni nervose motrici, quindi la paralisi, analoga a quella da curaro. Le terminazioni intracardiache del nervo vago sono anch'esse paralizzate; si ha aumento della frequenza del polso, elevazione della pressione sanguigna, restrizione dei vasi sanguigni e midriasi. Il centro respiratorio, anch'esso in primo tempo eccitato, viene rapidamente depresso e paralizzato, onde segue morte per asfissia. Il cervello non è attaccato dalla coniina. L'esame microscopico del sangue rivela deformazioni e vacuolizzazioni dei globuli rossi. È noto quanto Platone ci ha tramandato sugli ultimi momenti di Socrate al quale era stata somministrata la cicuta. La mente del filosofo rimase lucida fino all'estremo, mentre già era subentrato l'intorpidimento delle membra.
La dose tossica di coniina per l'uomo è mal precisata e si può ritenere di pochi centigrammi. La cicuta fu introdotta in terapia dallo Stoerk nel 1770, ma oggidì è quasi dimenticata. Tuttavia in forma di polvere, in pillole o infuso, o come bromidrato di coniina, viene adoperata qualche volta per combattere gli spasmi muscolari e gli stati d'eccitazione motoria e quindi si prescrive nella corea, nelle manie, convulsioni, ecc.
Avvelenamento da cicuta. - L'alcaloide della cicuta è causa non rara di avvelenamenti data la diffusione della pianta in tutta l'Europa. La cura impone lo svuotamento e il lavaggio gastrico prontissimi; la somministrazione di tannici, di carbone animale che precipitano o assorbono l'alcaloide, la respirazione artificiale protratta anche per ore.