ciclo economico reale, teoria del
Teoria che studia le fluttuazioni di breve periodo delle variabili economiche intorno al loro trend di lungo periodo. L’idea di base è che le fasi di espansione e recessione del c. e. sono principalmente determinate da shock (➔) alla produttività aggregata. La teoria è stata inizialmente formulata da F.E. Kydland ed E.C. Prescott (Time to build and aggregate fluctuations, «Econometrica», 1982, 50, 6). Rispetto alle dottrine keynesiane, le assunzioni sottostanti alla teoria del c. e. r. concernono la presenza di mercati efficienti, di agenti razionali e ottimizzanti e di prezzi perfettamente flessibili.
Da un punto di vista metodologico, l’obiettivo principale di questa teoria è quello di confrontare, al fine di validarle, le predizioni di una classe di modelli macroeconomici con gli andamenti emergenti dai dati. L’analisi empirica si basa sulla misurazione delle fluttuazioni di breve periodo delle principali variabili macroeconomiche (consumo, investimento, produzione ecc.): le oscillazioni sono calcolate prendendo in esame la differenza tra le serie osservate (misurate in logaritmi) e il trend di lungo periodo delle stesse, quest’ultimo di solito calcolato con la metodologia del filtro di R.J. Hodrick e Prescott. Queste differenze mostrano come le variabili macroeconomiche fluttuino intorno a una media ponderata di lungo periodo, con c. di boom e di recessione, che costituiscono il cosiddetto business cycle. I picchi delle fasi di boom e di recessione sono definiti business cycle dates, le cui osservazioni si trovano in un database del National Bureau of Economic Research (➔).
L’analisi teorica si basa su una classe di modelli dinamici di equilibrio economico generale, in cui le decisioni degli agenti su consumo, investimento e occupazione derivano da comportamenti microeconomici ottimizzanti. L’aggregazione delle variabili ottenute dalle scelte massimizzanti dei singoli agenti viene fatta sulla base dell’ipotesi di agenti rappresentativi (➔ agente rappresentativo): se questi ultimi hanno uguali preferenze, stessi vincoli di bilancio e funzioni di profitto, le loro scelte ottimizzanti saranno simmetriche, di modo che le scelte individuali corrispondano a quelle aggregate. In risposta agli shock, il modello genera andamenti delle variabili che possono essere descritti in modo speculare rispetto alle misurazioni dei dati descritti precedentemente: questo consente la comparazione delle previsioni ottenute dal modello con il profilo delle variabili stesse nei dati e quindi la verifica della congruenza del modello con le osservazioni empiriche.
I primi modelli (Frontiers of business cycle research, a cura di T.F. Cooley, 1995) dimostrarono il successo della teoria nel catturare l’andamento delle principali variabili macroeconomiche come, per es., il consumo e l’investimento; con il tempo sono emerse, invece, le difficoltà nello spiegare gli andamenti di altre variabili macroeconomiche, quali l’occupazione e i prezzi delle attività finanziarie, nonchè alcune proprietà statistiche, come l’elevata persistenza, dimostrata nei dati, di molte variabili macroeconomiche. Per questo motivo, la teoria si è evoluta nel programma di ricerca sottostante alla costruzione di modelli dinamici di equilibrio economico generale, che, pur mantenendo lo spirito di fondo della teoria del c. e. r., considerano la possibilità di introdurre frizioni, nominali e reali, per migliorarne le capacità di previsione.