CULTURALI, CICLI
. Nel secolo XIX, mentre si faceva strada l'idea dell'evoluzione, tutta una serie di concezioni sorgeva intorno allo sviluppo della civiltà. Le principali di esse possono essere raggruppate in varie categorie, secondo che si ispirano a principî sociologici o etnografici o psicologici o economici o mesologici. Talune di queste concezioni sono puramente classificatrici e non tengono conto alcuno dei rapporti genetici di una forma culturale in relazione alle altre. Ma, fatta questa riserva, si può dire che tutte queste concezioni ritengono che l'umanità, nel suo insieme, sarebbe partita da uno stadio identico ovunque, e sarebbe passata successivamente per fasi dappertutto identiche, avvenendo soltanto che alcuni popoli restassero indietro nella via della civiltà, mentre altri proseguivano il loro cammino. Anche quando queste concezioni affermano di non seguire una legge di progressione fra le diverse forme che esse stabiliscono, non hanno alcun principio da opporre alla teoria dell'evoluzione.
A tutte le concezioni, pertanto, che derivano più o meno da quest'ultima teoria, si oppone una concezione di data più recente, detta storica o, meglio, concezione dei cicli culturali. Infatti essa, respingendo il concetto di un'evoluzione uniforme della civiltà e non volendo erigere costruzioni ipotetiche, determina certi complessi di elementi culturali viventi insieme, complessi indipendenti l'uno dall'altro, ai quali dà il nome di cicli culturali (ted. Kulturkreise); ogni complesso o ciclo, forma un tutto, semplice o composto (potendosi produrre naturalmente combinazioni fra i varî cicli), che è possibile limitare nel tempo e nello spazio. Tuttavia anche questa scuola erige le sue ipotesi e a torto pensa di potersi liberare totalmente dalle leggi dell'evoluzione; essa elimina soltanto, e solo in parte, la teoria di una evoluzione eguale e graduale paragonabile a ciò che nel dominio somatico reclamava il trasformismo.
Inoltre, se nello studio della civiltà si deve dare la precedenza alla concezione dei cicli culturali, devono però essere considerati anche i fatti di ordine generale; i ravvicinamenti così ottenuti avranno quindi uno scopo di visione complessiva, ed è evidente che nella determinazione di un complesso culturale bisognerà sempre cercare di distinguere ciò che è dovuto imperativamente all'ambiente da ciò che è sorto e si è mantenuto indipendentemente da esso. In ultima analisi, lo studio della civiltà sotto l'aspetto dei cicli culturali esige un esame puramente etnografico dei fatti, che faccia astrazione sia dai popoli che li presentano, sia dai limiti geografici naturali. Per es., le isole Figi sono abitate da una popolazione somaticamente melanesiana, ma di cultura principalmente polinesiana. Ora, la razza alla quale appartengono gli abitanti delle isole Figi non ha niente da fare con l'attribuzione della cultura a tale o tal altro ciclo; e perciò, invece di dire "i Figiani appartengono alla cultura polinesiana", è meglio fare astrazione dagli individui e dire "la cultura figiana rientra nel ciclo culturale polinesiano". Meglio ancora sarebbe designare questo ciclo, non con un termine geografico, ma con uno dei suoi elementi caratteristici, come avviene per altre culture, poiché il ciclo polinesiano non merita questo nome se non in quanto esso è il principale della regione, ma i suoi confini possono o no coincidere con i limiti geografici di essa.
Resta da decidere da qual livello si debba partire per considerare la civiltà nel riguardo dei cicli culturali. I primi autori della scuola dei cicli culturali enumeravano i primi cicli in modo che quello del totem, che possiamo scegliere come punto di riferimento, stava al terzo posto. La scuola di Mödling (W. Schmidt) aggiunse in capo alla lista un altro ciclo, quello dei Pigmei, in modo che quello del totem diveniva il quarto. Tuttavia bisogna notare che i cicli dei Pigmei e Tasmaniano (considerato primo dai primi autori) non rappresentano certamente le due sole forme di culturȧ primitiva: se ne sono avute anche altre, sebbene tutte con alcuni punti di contatto. È dunque opportuno conservare l'ordine seguito dai primi autori, con la sola differenza che, invece di dire per il primo ciclo "cultura primitiva o tasmaniana", si dirà "culture primitive", comprendendovi anche le più antiche culture preistoriche. Alla fine della cultura primitiva, già relativamente multipla nei suoi aspetti, si formarono le culture speciali, che si devono studiare con il metodo dei cicli culturali. La concezione di questi due aspetti successivi della civiltà non esclude naturalmente che certe tendenze alla specializzazione ciclica fossero già in embrione nell'epoca primitiva.
Culture primitive. - Forma dei Pigmei. - Questa forma è caratterizzata, salvo alcuni utensili grossolanamente scheggiati, dalla mancanza di strumenti di pietra. Quasi tutti gli oggetti sono di legno, di osso o di conchiglia; l'arma principale è l'arco semplice, mentre la lancia e la clava sono praticamente ignote. La dimora consiste generalmente in un riparo di frasche e le capanne, dove esistono, hanno la forma ad alveare. Non viene praticata alcuna mutilazione o pittura del corpo, né viene usato alcuno strumento musicale. Dal punto di vista religioso l'animismo e la magia hanno poca importanza; la credenza generalmente ammessa sembra invece essere il monoteismo. I morti vengono in genere sotterrati. Socialmente regnano la monogamia e l'esogamia locale e i diritti sono nel complesso gli stessi tanto per l'uomo quanto per la donna. Questa forma di cultura è propria dei Pigmei dell'Africa e dell'Asia e delle popolazioni veddaiche.
Forma tasmaniana. - Possiede come utensili il bastone da scavo e strumenti di pietra, coltelli, raschiatoi, grossolanamente lavorati. Come armi si trovano spiedi appuntiti e clave da getto. La dimora è un riparo di frasche. Sono usati otri di pelle e lavori intrecciati ottenuti con materiale (erba, fibre vegetali) avvolto a spirale secondo la tecnica più semplice, in quanto le maglie di riunione non abbracciano mai più di una spirale. Il fuoco è ottenuto per rotazione. Non esiste l'amo uncinato, mentre si trovano talvolta zattere primitive. Non è usata alcuna veste. Sono ignoti l'arco, la ceramica, gli strumenti musicali, l'agricoltura. Delle mutilazioni è praticato il tatuaggio a cicatrici, e l'introduzione di una bacchetta nel setto nasale. La religione non differisce da quella della forma precedente. I morti vengono talvolta sotterrati, talvolta sepolti entro alberi cavi, talvolta incinerati. Socialmente vige la poligamia, sebbene poco pronunciata; tuttavia la posizione della donna è, nel complesso, buona. Si ha l'esogamia locale e un totemismo sessuale che attesta l'eguaglianza dei sessi. Questa forma culturale si riscontra presso i Tasmaniani (estinti), presso alcune tribù australiane del SE., fra le quali i Kurnai e i Chepara, e, in forma affievolita, presso altre tribù australiane; in Africa, presso i Boscimani. Alcuni aspetti di queste culture primitive hanno sopravvissuto presso molte altre popolazioni, ricoperti da ulteriori elementi cùlturali.
Ciclo del bumerang. - Come indica il nome, lo strumento e l'arma tipica di questo ciclo è il bumerang (v.), il quale ha dato origine in Africa al ferro da getto. Altre armi caratteristiche sono la clava a forma di falciola e il bastone parabotte; l'ascia rozza di pietra è circondata da un manico a collare, tenuto fisso per mezzo di resina. La capanna ha la forma ad alveare; l'intrecciatura è praticata come nella cultura tasmaniana. Si trova l'amo uncinato. Gli strumenti musicali in uso sono rappresentati da due bastoni battuti l'uno contro l'altro e dalla tavoletta vibratoria (rombo) che si fa volteggiare nell'aria per mezzo di una corda. È praticata l'estrazione regolare di alcuni denti. Fra le credenze sembrano prevalere il monoteismo e una mitologia lunare. I morti vengono collocati entro cavità sotterranee in posizione rannicchiata; una pietra postavi sopra li rappresenta. Socialmente si riscontra l'esogamia locale; la poligamia è assai sviluppata, tuttavia la presenza del totemismo sessuale sembra provare che in precedenza esistessero la monogamia e l'uguaglianza dei sessi. Anche nell'Australia, dove questo ciclo è meglio rappresentato, esso è ricoperto in gran parte dagli elementi delle due culture successive. Nell'Africa le sue forme più chiare si trovano nella regione dell'Alto Nilo (la forma africana di questo ciclo è detta talvolta cultura nigritica). Qualche raro elemento di questa cultura si trova disseminato anche altrove ed in particolare nell'America.
Ciclo del totem. - Nell'ergologia questo ciclo è caratterizzato anzitutto dal propulsore (v. armi). Non si incontrano più le armi da colpo, cioè le clave, né per il combattimento vicino né per il lancio; le armi proprie del ciclo sono quelle a punta: pugnali di pietra o di corno, lance spesso uncinate e seghettate, per lo più da una sola parte. Non viene più usato il bumerang, né l'arco, né gli scudi veri e proprî: compare invece la corazza, che è in origine una larga cintura. L'ascia di pietra è conficcata nel manico ad angolo retto e saldata per mezzo di resine. La forma dell'abitazione cilindrica con tetto conico è caratteristica di questo ciclo, tanto che ovunque essa s'incontri si può sospettare di trovarsi di fronte alla cultura del totem. Nell'interno della capanna si trovano piccoli sgabelli poggiatesta e ciotole di forma allungata scavate nel legno. È usata la piroga di un sol pezzo, fatta cioè, in origine, di una semplice scorza d'albero, in seguito, di un tronco d'albero scavato. I remi hanno la forma lanceolata ovale o rotonda, mentre nelle culture più primitive il remo ha la paletta a orli paralleli e nel ciclo delle due classi (IV) e dell'arco (V) gli orli vanno allargandosi verso l'estremità.
Un oggetto particolare dell'abbigliamento è l'astuccio penico; per ornamento si portano medaglioni di forma rotonda. Nell'arte ornamentale predomina l'incisione a linee diritte. Gli strumenti musicali comprendono un flauto semplice, un fischietto, una canna o una conchiglia adoperate come tromba e infine anche idiofoni (v. musicali, strumenti) a percussione, a scuotimento e a raspamento. Delle mutilazioni sono praticate la circoncisione e altre operazioni analoghe, accompagnate talvolta dalla depilazione e dalla pittura del corpo in rosso. La mitologia è solare; la magia ha grande importanza. Nell'Oceania i morti vengono esposti su piattaforme, probabilmente in relazione appunto alla mitologia solare; nell'America del Sud sono invece mummificati. La pratica più caratteristica che ha dato il nome al ciclo è il totemismo, ossia quel sistema che riconosce una relazione di parentela tra ogni clan e una specie animale (o, talvolta, vegetale e perfino minerale). L'esogamia è osservata per clan totemici e i figli appartengono al clan del padre. La posizione occupata dalla donna è inferiore a quella che essa gode nei cicli finora descritti; i riti di iniziazione (con flagellazione) riguardano quasi esclusivamente i giovani e sono eseguiti sotto la direzione di capi-stregoni. Come stadio economico predomina la caccia.
Questa cultura è rappresentata nettamente nell'Australia meridionale, centro-occidentale e settentrionale, qua e là nella Nuova Guinea costiera e anche in alcune isole esterne della Melanesia orient. (Isole dell'Ammiragliato, Isole S. Croce, Rotuma, isole Figi e Nuova Caledonia), nelle piccole Molucche e tra i Bataki di Sumatra. Nelle Indie la si incontra nel territorio dravida. Nell'Africa essa è ovunque più o meno ricoperta dalla cultura camitica pastorale, ma forma anche alcuni isolotti residuali nella foresta equatoriale, dominio delle culture associate delle due classi e dell'arco, come, ad esempio, presso la grande tribù dei Fan o Pahuin. In America la cultura del totem domina nel territorio compreso tra la fascia boreale a cultura pastorale (Eschimesi) e la zona della cultura messico-andina; nell'America del Sud essa prevale nelle Ande, ove è ricoperta dalla cultura delle due classi e dalla cultura messico-andina, e nella foresta amazzonica ove, invece, è ricoperta in parte dalla cultura dell'arco.
Ciclo delle due classi. - Le armi usate in questo ciclo sono le clave a testa grossa, di legno o di pietra, talvolta a forma stellata, e la fionda; parallelamente a esse domina l'uso della trapanazione come trattamento terapeutico delle lesioni craniche prodotte appunto da queste armi; come arma di difesa è usato lo scudo largo. Nell'Australia vengono costruiti canotti con pezzi di scorza fissati insieme, nella Melanesia invece essi sono fatti di tavole riunite. L'intrecciatura fa uso di buon materiale, palma e liane, e le maglie di riunione abbracciano due ordini di spirale. Fuorché nell'Australia, la capanna è quadrata con tetto a spioventi, forma questa che ovunque si incontri vale a indiziare il ciclo delle due classi. Nell'arte decorativa si presentano disegni con linee curve, meandri o cerchi concentrici. I medaglioni per il petto sono triangolari o a mezzaluna, in probabile rapporto con la mitologia lunare di questa cultura. Gli strumenti musicali, fuorché nell'Australia, sono il flauto di Pane, il sistema di assicelle libere di legno, precursore dello xilofono, il tamburo di legno, l'arco musicale. Il seppellimento dei morti è indiretto, eseguito cioè in due tempi, con un certo intervallo fra le due cerimonie. La famiglia è matriarcale: le cerimonie di iniziazione riguardano le ragazze. I giovani formano società segrete, parallelamente alle quali si è sviluppato l'uso delle maschere che hanno dato origine al nome, usato talvolta, di ciclo delle maschere. La denominazione abituale di ciclo delle due classi proviene dal fatto che la tribù è divisa in due, o quattro, o otto classi matrimoniali, con l'obbligo che marito e moglie appartengano a classi diverse. Una innovazione economica della massima importanza di questo ciclo è la coltivazione alla zappa, la quale, essendo occupazione della donna, va naturalmente di pari passo col matriarcato. La mitologia è lunare; è praticato il cannibalismo.
Il ciclo delle due classi si trova nell'Oceania, in generale a oriente della cultura del totem, ma con differenze locali. Si presenta nella forma più pura nella Nuova Bretagna, nelle isole Banks e nel gruppo settentrionale delle Nuove Ebridi; in Australia, nel Victoria orientale; tra i Menangkabau di Sumatra; i Garo, i Lahung e i Khasi dell'Indocina, i Maravan e i Muka-Dora dell'India. Mista alla cultura del totem, si incontra nell'Australia orientale (tolto il Queensland settentrion. e la maggior parte del Victoria, a cultura più puramente totemica) e nella parte meridionale dell'Australia centrale; nella Nuova Guinea orientale, nelle isole Salomone, nella Nuova Irlanda e nella Micronesia orientale, nell'Indocina, presso i Manipuri, i Dimasa e gli Hojai; nell'India presso i Komati, i Bili-Magia, gli Halepaik, i Santal e i Khond (W. Schmidt). Nell'Africa il ciclo delle due classi appare intimamente unito a quello dell'arco (v.) e occupa all'incirca il territorio della foresta equatoriale guineana-congolese. Nell'America del Sud esso è diffuso in tutta la regione andina, misto alla cultura del totem e alla cultura superiore messico-andina.
Ciclo dell'arco. Una delle caratteristiche di questo ciclo è l'arco da guerra, piatto (vale a dire con corda e arco quasi paralleli); nella sua forma tipica, cioè nella Nuova Guinea, la sezione dell'arco è schiacciata in alto, all'esterno, e convessa in basso, all'interno; la corda, di fettuccia di palma, è fissata alle due estremità a sporgenze scolpite o riportate. Nella Melanesia e nell'America del Sud la corda è di fibra vegetale ed è tenuta fissa a intaccature tagliate nell'estremità dell'arco. La sezione dell'arco è ellittica nella Melanesia, rettangolare nelle regioni andina e paraandina dell'America, a faccia esterna convessa, o più raramente piatta, nella regione amazzonica; la corda di fibra e la sezione convessa all'esterno possono essere considerate come degenerazioni o come forme più primitive. Anche nell'Africa la sezione dell'arco piatto è generalmente convessa esternamente, ma, a parte ciò, l'arco è simile a quello della Nuova Guinea. Quivi, sebbene l'arco piatto vi abbia il massimo sviluppo, la freccia, come nella Melanesia e per lo più nell'America, non ha penne, mentre nell'Africa la freccia dell'arco piatto è impennata. Nella cultura dell'arco si ha inoltre come arma difensiva lo scudo largo, ma nella Nuova Guinea anche un vero scudo da arciere, che si può fissare alla spalla o al braccio, in modo da lasciar libere le mani e da permettere all'arciere di tirare pur avendo il fianco sinistro protetto. La pietra dell'ascia non è inserita nel manico, ma in una guaina fissata a sua volta ad angolo retto all'impugnatura. La paletta del remo presenta la massima larghezza, non nella parte centrale, ma verso l'estremità, e il manico ha la forma di una stampella; nell'America del Sud, anche nelle culture più primitive, i remi assai frequentemente hanno il manico di questo tipo e devono appunto essere attribuiti al ciclo dell'arco: nell'Africa invece questa forma non si incontra affatto. L'intrecciatura è eseguita anche a maglie esagonali, come è rimasta ancora nella campagna giapponese. Due altri elementi proprî a questo ciclo, la ceramica a colombini e la capanna su pali, hanno importanza grandissima. Sappiamo infatti che il Neolitico è caratterizzato soprattutto dalla prima agricoltura, dalla ceramica, dalla capanna su pali e dalla pietra levigata; ebbene, si è già visto come la coltivazione alla zappa sia un prodotto del precedente ciclo delle due classi, si vedrà in seguito che la pietra perfettamente levigata è opera della cultura seguente, polinesiana: ne risulta quindi che il Neolitico corrisponde, fra i cicli attuali, ai tre successivi delle due classi, dell'arco e polinesiano, il centro dei quali è appunto il ciclo dell'arco. Per quest'ultimo vanno notati ancora il ponte sospeso, l'amaca, i disegni a spirale, il primo membranofono a una sola membrana, cilindrico o talvolta a forma di orologio a polvere; nel dominio religioso, una mitologia lunare analoga a quella del ciclo precedente e anche il culto dei cranî, che si limitava dapprima al cranio dei parenti, e si è poi esteso a quello degli estranei, dando origine alla caccia alle teste. Come nel ciclo delle due classi, viene praticata la sepoltura indiretta dei morti ed è seguito il matriarcato, ma questo è relativamente libero, giacché, pur vigendo l'esogamia, la società è divisa in gruppi numerosi, anziché in classi rigide e ristrette. Si hanno cerimonie per la prima mestruazione e si riscontra una certa tendenza alla libertà della donna e alla grande famiglia (matriarcale). Economicamente si osserva l'introduzione del maiale, del tabacco e della pipa, del betel da masticare, della tapioca e forse della banana.
La cultura dell'arco occupa tutta la Nuova Guinea, ricoprendovi o circondando i residui isolati della cultura del totem a O. e delle due classi a E.; nelle isole Salomone settentrionali e centrali si stende pure sopra la cultura delle due classi. In forma meno pura si trova anche nelle Isole dell'Ammiragliato, nella Nuova Irlanda, nelle Isole S. Croce, nelle isole Figi; più primitiva si riscontra nelle Nuove Ebridi e nella Nuova Caledonia. Nell'Insulindia essa è diffusa un po' ovunque, con più nette concentrazioni nell'interno di Borneo, di Sumatra e nelle isole del SE. Se ne distinguono tracce nell'Indocina, nelle isole Nicobare e nell'India. Si è già visto come nell'arco sia intimamente unito a quello delle due classi, specialmente nella regione guineana-congolese; se ne ritrovano però tracce più a SE. presso gli Angoni e più a S. fra gli Herero. Nell'America Meridionale la cultura dell'arco è diffusa in tutta la foresta amazzonica e lungo la costa dell'Atlantico (l'altipiano brasiliano compreso fra questi due territorî, occupato particolarmente dai Gês, è un dominio delle culture combinate primitive, di quelle cioè anteriori al ciclo del totem), con una concentrazione maggiore a N. delle Amazzoni e nella regione delle Guiane presso gli Arawak e i Caribi. Poiché occupa quasi tutta la Melanesia, questa cultura è stata chiamata anche cultura melanesiana.
Ciclo polinesiano e sudanese. - Queste due forme culturali appaiono gemelle nelle manifestazioni spirituali e sociali: ambedue possiedono una mitologia celeste e solare, nella quale il dio del Cielo è sposo della Terra; in ambedue vige il patriarcato, ma un patriarcato libero, cioè senza esogamia regolare. Ambedue possiedono una costituzione gerarchica sociale, con la differenza che, mentre nella forma sudanese si tratta specialmente di una distinzione in classi professionali, nella forma polinesiana si ha un sistema di gerarchia feudale. Comune alle due culture è la schiavitù. Nel dominio ergologico esse differiscono invece profondamente; bisogna però notare che la forma sudanese si è sviluppata nel paese più continentale che esista, mentre la polinesiana ha avuto per campo il territorio più insulare della terra. Inoltre la cultura sudanese ha acquistato la conoscenza e la lavorazione del ferro, la cultura polinesiana invece è rimasta all'età litica. Per l'insieme dell'esistenza materiale la prima possiede un patrimonio culturale molto più ridotto della seconda: alcuni elementi sudanesi sono tuttavia una copia esatta di elementi non polinesiani, ma indiani; d'altra parte si hanno ragioni per ritenere che i Polinesiani si siano staccati dal continente asiatico (non prima, forse, di 2000 anni a. C.) e taluni indizî indicati più sotto fan sospettare che essi non ignorassero del tutto, all'epoca del distacco, gli strumenti di metallo. Tali argomenti dimostrano, secondo la scuola dei cicli culturali, che, nonostante le divergenze, le due culture hanno subìto contatti reciproci nell'Asia meridionale e che derivano forse da un'antica cultura comune.
Forma sudanese. - I braccialetti per il polso e la caviglia, gli anelli da urto, le collane, tutti in forme rigide, sono, nella forma, nel taglio, nell'ornamentazione, nell'eventuale maniera di congiunzione dei pezzi che li compongono, affatto simili a quelli che s'incontrano anche nell'India; alla stessa cultura appartengono le asce a lama semilunare e le sciabole-pugnali a impugnatura ad anello che si ritrovano pure nel Südān e nell'India. L'industria metallurgica dispone di uno speciale procedimento di fusione e di un mantice caratteristico, a vaso, il quale si incontra sporadicamente anche in Asia, nell'India settentrionale e nel Cambogia e sembra aver modificato, in taluni particolari, il mantice a cilindri verticali dei Daiaki di Borneo. A questa forma culturale sono attribuite anche le conchiglie moneta note col nome di "cauii", il sistema dei pesi d'oro in forma animale degli Ascianti, la maniera di fissare indirettamente la corda di palma dell'arco piatto, e la cetra composta di piccole canne di bambù, con fettuccia rialzata a guisa di corda.
Forma polinesiana. L'arco e lo scudo sono scomparsi, rimanendo tutt'al più l'arco semplice comune, adoperato come passatempo. La clava è appiattita e presenta all'estremità un forte allargamento oppure una larghezza media ma con margini quasi taglienti; inoltre si hanno clave a forma di accette metalliche o di sciabole, come se fossero imitazioni o reminiscenze di armi di metallo (v. clava); così pure la lancia di legno ha talvolta l'estremità tagliata a lancetta e circondata da un anello scolpito, in modo che sembra imitare o simulare una lancia a punta metallica. La pietra è perfettamente levigata e l'ascia (v.) è fissata a un manico a gomito. S'incontrano abitazioni, e talvolta rovine maestose, con basamento di pietra. Sono inoltre da menzionare come oggetti caratteristici di questa forma culturale: le scodelle rotonde di legno o di pietra, gli sgabelli, una grattugia per le noci di cocco pure a forma di sgabello; il trapano; i ventagli intrecciati, spesso triangolari, i pettini fatti con piccole bacchette riunite, gli orecchini, la penna come insegna di comando, il "poncho" come veste, e, come materiale, la stoffa di scorza battuta e dipinta detta "tapa". È praticato il tatuaggio a punture. La cultura polinesiana non possiede ceramica, ma non è da escludere che la conoscesse prima di passare dal continente alle isole; presenta invece una serie di prodotti caratteristici per la navigazione: oltre ai remi (remo a paletta lanceolata con manico semplice), la vela triangolare, l'arnese a cucchiaio con manico rovesciato per levar l'acqua dalla barca, e il famoso canotto a un bilancere. Al ciclo polinesiano vanno collegati elementi più giovani, indonesiani (è noto, del resto, che le lingue della Polinesia e della Malesia fino al Madagascar formano una sola famiglia linguistica, detta malaio-polinesiana). Sono fra questi la vela quadrata, la cerbottana e un tipo di telaio per tessere che si trova, fatto degno di nota, anche nella cultura sudanese. Come strumenti di musica, con elementi in parte polinesiani, in parte indonesiani, si trovano il flauto a foro laterale, l'univalve marina pure a foro laterale, il grande tamburo verticale di pelle tesa con corde, lo xilofono ormai sviluppato, la valiha (cilindro formato da un solo grosso bambù la cui scorza è sollevata a fettucce, affine alla cetra già ricordata formata da piccole canne di bambù e antenato della cetra a forma di cassetta), il bastone rigido generalmente monocorde e fornito di un risuonatore mobile, antenato della cetra su bastoni.
La distribuzione geografica di queste culture gemelle è indicata dalla loro stessa denominazione; è da notare che anche nelle isole Figi, sebbene influenzata dai cicli del totem e dell'arco, la cultura è principalmente polinesiana. Inoltre, la cultura polinesiana ha fatto sentire la sua influenza nella regione andina e amazzonica dell'America del Sud, come pure nella costa dell'America del Nord fra la California e l'Alasca.
Ciclo pastorale. - Secondo i primi autori della scuola dei cicli culturali l'enumerazione delle culture terminava qui. La distanza che separa le culture finora considerate da quelle superiori dell'Oriente antico e della civiltà moderna poteva ritenersi riempita soprattutto dal ciclo del totem, più o meno modificato. È merito della scuola di Modling (Schmidt) l'aver colmato lo spazio intermedio fra questi due gruppi di culture ammettendo un ciclo pastorale autonomo. Riferendoci al quadro posto alla fine di questa trattazione, si osserva tuttavia che la cultura pastorale non deve essere considerata come un anello di passaggio fra le culture superiori e quelle di livello inferiore; essa proviene direttamente dai cicli primitivi propriamente detti (dei Pigmei, tasmaniano, e del bumerang), mentre tutte le altre culture, oggi principalmente oceaniche, del totem, delle due classi, dell'arco e sudanese-polinesiana, formano, dove sono rimaste allo stato puro, una grande ramificazione divergente che non è giunta a maturazione. La cultura pastorale presenta certamente varie analogie con la cultura totemica. L'una e l'altra sono in rapporto costante con l'animale, l'una, invero, soprattutto spiritualmente, con la venerazione per l'animale-simbolo, l'altra economicamente, con l'allevamento delle greggi. L'una e l'altra sono inoltre patriarcali; quella pastorale lo è in maniera più completa, nel senso che il termine patriarcato può essere usato per essa con l'antico significato: non si tratta cioè soltanto del sistema di discendenza per linea paterna, ma esso implica che il capo del gruppo è il padre, il patriarca, il quale governa come padrone la grande famiglia, e questa costituisce l'unità cellulare della società. Non si riscontra più l'esogamia. La forma delle abitazioni e delle tende sembra richiamare o la capanna ad alveare della cultura del bumerang o la capanna cilindrica a tetto conico della cultura del totem. A questa cultura sembra si possa attribuire l'invenzione tanto importante della ruota, e del carro che ne derivò immediatamente, e, fatto capitale, l'assoggettamento, raggiunto probabilmente attraverso rapporti con la coltivazione alla zappa del ciclo delle due classi, dei principali animali domestici, il bue e il bufalo, il cammello, il cavallo, la renna.
In quanto alla distribuzione geografica di questa cultura, può dirsi che essa si estende dalla tundra siberiana, attraverso le steppe e i deserti del continente antico, fino alle rive sahariane dell'Atlantico, e comprende perciò la cultura delle popolazioni siberiane, mongole, turaniche, semitiche e camitiche. Ma anche talune popolazioni limitrofe a queste, come i Lapponi, gli Eschimesi e gli Ainu, appartennero probabilmente, in origine, ai primi stadî della cultura pastorale. I Lapponi, ancor oggi, vi si collegano più nettamente, mentre gli Eschimesi e i Paleoasiatici hanno subìto fortemente l'influsso delle culture del totem e delle due classi, e gli Ainu, sottoposti anch'essi agli stessi influssi, sono stati separati in un secondo tempo dalla cultura pastorale, con la quale erano in contatto diretto, dall'invasione della cultura cinese.
Culture miste. - La carta dei cicli culturali qui acclusa è, naturalmente, del tutto schematica: perché spesso non si passa senza transizione da una forma culturale a un'altra; perché su vaste aree le forme non si trovano allo stato puro; perché le forme superiori si sono in generale distese su altre inferiori; perché, infine, in qualche caso si sono formate, con un amalgama di culture semplici, vere e proprie culture miste. Si considerano culture semplici: a) le tre culture primitive, tasmaniana, dei Pigmei e del bumerang, in origine più o meno universali per molti loro elementi; b) le tre culture che possiamo chiamare primarie, per distinguerle dalle primitive, e cioè quella del totem (della caccia), quella delle due classi (della zappa) e quella della pastorizia, le quali possono essere poste tutte tre su uno stesso piano essendosi formate parallelamente senza discendere l'una dall'altra. Cronologicamente le culture primitive sembrano risalire al Paleolitico antico e medio; fra le culture primarie quella del totem (patriarcale) e quella della zappa (matriarcale) datano forse dal Paleolitico recente; la cultura pastorale, se anche ebbe i primi inizî fin dal Paleolitico, ha raggiunto il suo pieno sviluppo soltanto in condizioni climatiche più favorevoli, e quindi durante il Neolitico.
Le culture dette composte derivano dall'unione di culture semplici. La miscela della cultura patriarcale del totem (della caccia) con quella matriarcale delle due classi (della zappa) ha favorito un primo sviluppo industriale e ha prodotto varie forme miste nella cultura materiale. Così troviamo, intermedie fra la capanna cilindrica a tetto conico e la capanna quadrata con tetto a spioventi, le capanne ovali della Melanesia meridionale e del Brasile sudorientale, e quelle quadrate a tetto piramidale dell'Alta Guinea; fra la piroga di un sol pezzo e quella formata di tavole, troviamo piroghe scavate le cui pareti sono rialzate per mezzo di tavole; fra l'animale in plastica e le maschere umane si osservano maschere di animali; fra la discendenza patriarcale e quella matriarcale troviamo forme intermedie, fra le quali quella che consiste nel fare ereditare alcuni beni (per es., gl'immobili) nella linea materna, e altri (per es. i mobili) nella linea paterna. Nel territorio di miscela di queste culture si osserva pure l'organizzazione sociale in "fratrie", cioè in classi di matrimonio comprendenti ciascuna più clan totemici. Le forme culturali miste patrio-matriarcali si trovano nell'Uganda, nell'antico Egitto, nell'antica Mesopotamia, nell'Arcipelago di Bismarck, nelle isole Salomone, nel Victoria orientale e, in genere, nell'Australia sud-orientale. L'America del Nord le presenta nella regione della Columbia Britannica (Tlingit e tribù affini) e nella regione dei Grandi Laghi (Irochesi) in modo molto tipico, onde le due regioni sono state indicate anche sulla carta; poi nei paesi del SE. L'America del Sud presentava una miscela analoga nella Colombia e nel Perù precolombiani.
La cultura dell'arco non è già più una cultura semplice. Per la presenza dell'agricoltura alla zappa e della grande famiglia matriarcale (che ha dato origine alla costruzione di grandi dimore collettive), e facendo astrazione dagli elementi di sua creazione, essa può essere considerata come un amalgama della cultura delle due classi con elementi della cultura pastorale. Nelle culture sudanese e polinesiana abbiamo, poi, l'unione delle tre culture primarie (del totem, della zappa e della pastorizia), sebbene i Polinesiani nell'abbandonare il continente per le isole abbiano necessariamente perduto alcuni elementi di quest'ultima cultura. Infine, nell'Africa orientale, dalla Cafreria alla Somalia, si ha un'altra miscela culturale con preponderanza di elementi totemici e pastorali, miscela che non ha acquistato caratteri tanto netti da formare un'entità speciale sul genere della doppia entità sudanese-polinesiana.
I cicli storici, dei quali resta da parlare, si sono ugualmente formati sulla base delle culture anteriori e in particolare delle tre primarie; ma le culture miste finora descritte erano ancora abbastanza prossime alle culture semplici. I cicli storici si possono invece considerare come un'ulteriore maturazione della cultura pastorale dopo che questa aveva raggiunto il suo pieno sviluppo. Essa ha agito come lievito particolarmente nelle cinque regioni ove deve essere nata e si è sviluppata l'agricoltura in senso proprio (v. s.), cioè nelle pianure del Nilo, dell'Eufrate e Tigri, dell'Indo e Gange, dell'Amu e Syr-darja, dell'Huang-ho e Yang-tze-kiang. Fu in una di queste pianure, nelle quali non si conosceva fino allora che l'agricoltura alla zappa, che dovette inventarsi l'aratro, il quale fu, in principio, tirato solo dall'uomo. Bisogna però ammettere che fra gli agricoltori e i pastori vicini avvenisse una rapida simbiosi, recante, con altri risultati pratici, alla trazione animale. La vita simbiotica di questi centri antichi di popolazione è la base delle culture superiori del mondo antico, mentre la cultura messico-andina, poco o punto vivificata dalla cultura pastorale, rimase in uno stadio inferiore a quello delle altre culture storiche. Infine le azioni scambievoli delle culture del bacino del Mediterraneo, favorite dall'ambiente e dalle energie del tipo raziale europoide, davano origine alla cultura europea, che doveva passare alla testa della civiltà.
Cultura messico-andina. - Questa cultura richiama fortemente le forme del matriarcato libero (ciclo dell'arco), che è pure alla base della civiltà cinese, e molti paralleli sociali ed economici si potrebbero rilevare fra la cultura messico-andina e quella sino-giapponese. Ma nell'America, a parte i contatti avvenuti fra gli Eschimesi e i popoli boreali dell'Asia, la cultura pastorale non è affatto penetrata. L'allevamento del lama e dell'alpaca è un fatto locale che non ha esercitato alcuna influenza sul cammino intrapreso dalla civiltà messico-andina. È dunque principalmente sul terreno delle culture del totem, delle due classi e dell'arco, e sulle influenze polinesiane, che si è sviluppata la maggior cultura dell'America. Infatti, anche se questa non rimase del tutto esente da più recenti influssi esterni (in sculture di templi del Messico alcuni autori identificano teste di elefanti), il fatto che una cultura così elevata ignorasse il ferro, la ruota, il carro e l'aratro, mentre aveva trovato un sistema di numerazione paragonabile a quello decimale, mostra che nell'insieme la più alta civiltà americana si è sviluppata in modo indipendente. Vi è dunque un fenomeno di convergenza fra questa cultura e quelle del mondo antico, ma soltanto nel senso che si è avuto, da una parte e dall'altra, sviluppo di culture superiori, restando però i particolari elementi culturali sostanzialmente diversi. Né si deve dimenticare che lo sviluppo della cultura messico-andina è di circa 3000 anni posteriore alla fioritura media di quelle del mondo antico. D'altronde, se si pensa che fra gli Aztechi del Messico i sacrifici umani si aggiravano intorno a una cifra di centomila vite all'anno, si deve constatare che la cultura messico-andina non era su una via normale di sviluppo. Tale civiltà era condannata, e la sua distruzione per opera della conquista spagnola, sebbene disgraziatamente troppo completa, era inevitabile.
Culture indiana, cinese e islamica. - Sono queste le tre grandi culture del mondo antico che si sono sviluppate insieme con quel complesso culturale che è all'origine della civiltà moderna. Le tre culture non sono sincrone: l'indiana si può far risalire all'incirca fino a 3000 anni a. C.; la cinese fino al 1200 a. C., il che non vuol dire però che essa non sia più antica; l'islamica non data che dal sec. VI d. C. Nella cultura indiana l'influenza del ciclo pastorale è stata tardiva e assai superficiale, manifestandosi principalmente nella vita spirituale con la costituzione del sistema delle caste, il carattere sociale più noto di tale cultura. Questa ha raggiunto la sua piena individualità nell'India settentrionale, ma la sua influenza si è fatta sentire anche nel sud, e, in modo parziale ed effimero, anche nell'Insulindia.
La cultura pastorale ha esercitato influenza limitata anche sulla civiltà cinese, a base soprattutto matriarcale. Le forme della Cina settentrionale mostrano, a ogni modo, tale influenza in maggior misura che non quelle della Cina meridionale. La prima coltiva soprattutto il frumento con l'aiuto del bue, possiede strade per i carri, alleva cavalli, muli, asini e cammelli; il contadino è fortemente attaccato alla propria terra. La Cina meridionale coltiva soprattutto il riso, con l'aiuto del bufalo, e pratica un giardinaggio intenso, ma conserva ancora in alcuni luoghi la coltivazione alla zappa; le comunicazioni si valgono specialmente dei fiumi e dei canali, e la popolazione ha attitudini nautiche (di mare o d'acqua dolce) ed emigra facilmente. Queste due forme culturali non sono, bene inteso, che suddivisioni del grande insieme della civiltà cinese al quale va collegata anche la forma culturale giapponese che pratica l'agricoltura a braccia d'uomo, senza l'aiuto di alcun animale da tiro, usando il cavallo e il bue soltanto come bestie da soma.
La cultura islamica si collega molto più intimamente a quella pastorale. Lo sviluppo, per es., dell'industria del cuoio è uno dei segni dell'ambiente pastorale nel quale tale cultura ha progredito.
Cultura europea moderna. - Poiché le diverse forme culturali dell'antico Oriente hanno come centro il Mediterraneo orientale, esse possono essere raggruppate sotto la denominazione comune di cultura mediterranea antica, divenuta a poco a poco cultura europea moderna. Nelle forme antiche si aveva una proporzione assai varia, da luogo a luogo, dei diversi elementi costitutivi. Nell'Egitto e nella Mesopotamia, i suoi focolari più antichi, l'amalgama delle culture primarie ebbe luogo assai presto e con una partecipazione dell'elemento pastorale assai maggiore di quella fornita, per es., all'India. Nella Mesopotamia, d'altra parte, la cultura aveva basi matriarcali e quindi le tendenze democratiche che sono caratteristiche del matriarcato, mentre l'antica cultura dell'Europa centrale era piuttosto patriarcale e totemica, come mostrano i suoi pugnali, le piroghe scavate in un tronco d'albero, i propulsori, le capanne a tetto conico. Dopo un lungo periodo di preparazione, a partire dal Medioevo e cioè dal sec. VI d. C. e sotto l'influsso del cristianesimo avvenne la fusione di tutte queste forme di cultura. In alcuni campi e soprattutto in quello ergologico, la cultura moderna, o civiltà propriamente detta, va facendo dal principio del sec. XIX progressi grandissimi, estendendosi rapidamente al resto del mondo.
La tavola qui di fianco mostra come possa essere concepita la successione dei ciclì culturali qui descritti (v. anche etnologia).
V. tavv. XXVII-XXXVI.
Bibl.: B. Ankermann, Kulturkreise und Kulturschichten in Afrika, in Zeitschr. für Ethnol. (carte), Berlino 1905; U. Berner, Die wirtschaftlichen Grundlagen für Ensthehung und Verbreitung von Hackbau, Gartenbau und Ackerbau, ivi 1925; L. Frobenius, Der Urpsrung der afrikanischen Kulturen, Berlino 1898; L. Frobenius e von Wilm, Atlas africanus, Monaco 1921-22; F. Graebner, Kulturkreise und Kulturschichten in Ozeanien, in Zeitschr. für Ethnol. (carte), Berlino 1095; id., Die melanesische Bogenkultur und ihre Verwandten, in Anthropos, IV, Mödling 1909 (carte); id., Methode der Ethnologie, Heidelberg 1911; id., Ethnologie, in Anthropologie, Lipsia e Berlino 1923; W. Koppers, Die ethnologische Wirtschaftsforschung. Eine historisch-kritische Studie, in Anthropos, X-XI, Mödling 1915-16; id., Kulturkreislehre und Buddhismus, ibidem, XVI-XVII, 1921-22; O. Menghin, Prähistorische Archäologie und kulturhistorische Methode, in Semaine d'éthnologie religieuse, Enghien e Mödling 1923; id., Weltgeschichte der Steinzeit, Vienna 1931 (carte); G. Montandon, La généalogie des instruments de musique et les cycles de civilisation, in Archives suisses d'anthropol. générale, III, Ginevra 1919; W. Schmidt, Die Stellung der Pygmäenvölker in der Entwicklungsgeschichte des Menschen, Stoccarda 1910; id., Kulturkreise und Kulturschichten in Südamerica, in Zeitschr. für Ethnol. (carte), Berlino 1913; id. e W. Koppers, Volker und Kulturen, I, Gesellschaft und Wirtschaft der Völker, Ratisbona 1924; W. Schmidt, Der Ursprung der Gottesidee, 3 voll., Münster 1929-1931.