cibare
. Nelle sue cinque attestazioni (due nel Convivio e tre nella Commedia) e nell'unica di ‛ cibarsi ', il verbo è sempre usato in senso traslato, e significa un " nutrirsi spirituale " o esplicitamente indicato o indirettamente, ma sempre chiaramente, avvertibile dalla metafora. Il cibo ' è costituito dalla cultura, in Cv I I 8 coloro che a sì alta mensa sono cibati (" si cibano ": per la nota equivalenza tra verbo riflessivo e perifrasi, forse aulica nei suoi echi latini, formata dal verbo ‛ essere ' seguito da participio, questa attestazione potrebbe valere come un secondo esempio di cibarsi '), e Pd X 25 Messo t'ho innanzi: omai per te ti ciba; dalla beatitudine che infonde l'aspetto della donna, in Cv III VIII 5 de' piaceri... lo più nobile... si è contentarsi; e questo si è essere beato; e questo piacere è veramente... ne l'aspetto di costei. Ché, guardando costei, la gente si contenta, tanto dolcemente ciba la sua bellezza li occhi de' riguardatori; dalla speranza, in If VIII 107 lo spirito lasso / conforta e ciba di speranza buona; da qualità morali e culturali, in If I 103 Questi non ciberà terra né peltro, / ma sapïenza, amore e virtute; dalla misericordia divina, in Pd XXIV 2 la gran cena / del benedetto agnello, il qual vi ciba / sì, che la vostra voglia è sempre piena). Ricorre ancora in Cv IV VI 19 Beata la terra... li cui principi si cibano... a bisogno, e non a lussuria, come si legge nell'edizione del '21; la Simonelli segue, invece, la lezione li cui principi la domane mangiano; Busnelli-Vandelli li cui principi [cibo] usano i[n] suo tempo.