CIAD (X, p. 181; App. III, 1, p. 368)
La Repubblica del C. si estende su un vastissimo territorio interno, che s'abbassa nella zona più depressa (Bodele) fino a 255 m. È visibile un solco che mostra l'antico collegamento col lago Ciad, che è a un livello un po' più alto (m 280). La parte meridionale del lago è sommersa durante il periodo delle piogge (agosto-novembre), per cui la superficie è variabile e le comunicazioni sono rese difficoltose per la concomitanza delle piene del Logone e dello Sciari. Nella pianura che gravita verso il lago, il terreno non è livellato, ma frequenti sono le dune, i solchi vallivi asciutti, gli affioramenti di rocce antiche. Nelle zone depresse mettono capo dei corsi d'acqua a regime irregolare dando luogo a laghi temporanei, com'è il caso del Lago Fitri, alimentato dal Batha che scende dall'Uadai. Dagli altri lati il territorio presenta orli rilevati: a nord il Tibesti, altopiano di arenarie primarie, cui sono sovrapposti degli apparati vulcanici (principale l'Emi Koussi, m 3415), a nord-est l'Ennedi (m 1450), a est l'Uadai, mentre a sud il confine lambisce la dorsale centroafricana. La vegetazione corrisponde a grandi linee alle caratteristiche del clima e diventa sempre più povera e stentata a mano a mano che si procede verso nord, per cui, mancando la fascia forestale, dalla savana con alberi e arbusti, interrotta talora lungo i solchi vallivi da foreste a galleria, si passa alle zone steppiche del Kanem e dell'Uadai, con baobab, palme dum, acacie, che fanno transizione al deserto.
La superficie della repubblica è di 1.284.000 km2 e la popolazione (secondo una stima del 1971) di 3.791.000 ab., per cui la densità media resta al di sotto di 3 ab. per km2. Ma è assai mal distribuita, essa aumenta nelle regioni di sud-ovest e attorno ad Abéché, mentre le regioni settentrionali sono di fatto spopolate. Il territorio si suddivide in 14 prefetture, di estensione molto diversa. Quella di Borku-Ennedi-Tibesti è vasta 600.350 km2 (poco meno della metà dello stato) e conta appena 82.000 ab.; suo capoluogo è Faya. Di recente (1972) i contrasti tra i musulmani delle regioni settentrionali (Arabi, Fulbe, Haussa, raggruppati nel Fronte di liberazione nazionale = Frolinat) e le popolazioni cristiane e animiste delle regioni meridionali (Sara e Massa del Logone e dello Sciari, pescatori Kotoko e Buduma del Ciad) si erano andati attenuando, tra l'altro anche per la presenza di 2000 soldati francesi. La capitale è N'Djamena, già Fort-Lamy, con 179.000 ab. (1972), dotata di un buon aeroporto, come anche Sarh (già Fort-Archambault, 37.000 ab.), dove nel 1967 sono sorti un cotonificio e impianti per la conservazione della carne. Altri centri di un certo rilievo sono Abéché, capoluogo dell'Uadai, e Moundou, che superano entrambi 25.000 abitanti.
Condizioni economiche. - I nove decimi della popolazione traggono le loro risorse dal settore agricolo. Si calcola che i terreni arativi con quelli occupati da colture arboree (palmeti) si estendano sul 6% della superficie territoriale; prati e pascoli occupano il 35%; le aree forestali il 13%, mentre il resto è incolto e improduttivo (46%).
L'agricoltura si pratica tuttora in modo itinerante, abbandonando il terreno quando perde di fertilità e spostandosi in luoghi dove gli alberi della foresta (salvo qualche pianta utile) sono dati alle fiamme. Il lavoro dei campi è regolato dal ritmo stagionale, dando la prevalenza a colture atte a far fronte ai bisogni alimentari. La coltura del cotone ha trovato condizioni favorevoli nelle regioni meridionali, ma talora soffre per eccessiva siccità; se ne occupa la Cotonfran, che ha il monopolio nel commercio e possiede una ventina di sgranatoi. La gomma viene raccolta da acacie allo stato naturale tra 11° e 15° lat. N. Lungo le rive del lago Ciad sono stati creati dei polders, bonificando 15.000 ha, di cui 2000 già posti a coltura (frumento); lavori per estendere le colture sono in corso nella valle del Mandoul. Un piano di sviluppo economico e sociale (1971-80) prevede il potenziamento dell'agricoltura, utilizzando le acque del Logone per estendere ancor più la risicoltura, che ha trovato condizioni favorevoli nelle zone di Bongor e di Lai-kelo. Ma dove non è possibile irrigare i terreni, i raccolti sono spesso resi aleatori a causa di prolungate siccità (1973-74).
All'alimentazione degl'indigeni provvedono in parte il miglio (da cui si ricava anche una birra) e la manioca (in progresso nelle regioni meridionali), in parte la pesca, praticata sul lago Ciad e sui fiumi Sciari e Baguirmi (oltre 100.000 t di pescato). L'allevamento è numericamente ingente (sia bovini che ovini-caprini sono in numero superiore agli abitanti), ma soggetto a malattie e ad ecatombi per mancanza d'acqua; transumanza e nomadismo vengono praticati su vasta scala.
I prodotti dell'agricoltura e dell'allevamento sono alla base di un'incipiente attività industriale, che trova difficoltà a svilupparsi per le scarse risorse degli abitanti. Problema importante è quello di distribuire meglio gli aiuti internazionali, accaparrati finora dalla classe dirigente. Inoltre vivace si fa sentire lo squilibrio tra un settore moderno, industriale e commerciale, fortemente europeizzato e volto verso l'esterno (soprattutto la Nigeria) e un settore tradizionale, essenzialmente africano e agricolo.
Commercio e vie di comunicazione. - Il commercio avviene spesso ancora nelle forme tradizionali (baratto). Cotone (sia semi che fibra) e arachidi costituiscono, assieme al bestiame, a pelli e cuoi e ad alcune resine vegetali le principali merci esportate, ma la bilancia commerciale è fortemente passiva. I traffici con i paesi confinanti avvengono per mezzo di strade, tutte lunghe e costose da costruire e da mantenere. In primo luogo la "via federale" che unisce la capitale a Pointe-Noire (2975 km). Poi le due vie attraverso la Nigeria, l'una terrestre, che mette capo a Lagos, l'altra fluviale (che utilizza il Benué, praticabile per 2 soli mesi all'anno); poi la via sudanese verso est e infine verso nord la lunghissima transahariana.
Stato interno, lontano dal mare (il porto più vicino dista 1500 km), il C. risente degli svantaggi connessi con l'isolamento (limitati sono i rapporti coi paesi vicini), con le comunicazioni ancora deficitarie, con la fragilità dell'economia, con il peso eccessivo dell'apparato burocratico e di tradizioni vetuste che non è agevole metter del tutto da parte.
Bibl.: J. Cabot, C. Bouquet, Le Tchad, Parigi 1973; H. Hagedorn, Die Polder am Tschad-See, in Würzburger Geogr. Arbeiten, XXXVII (1972), pp. 403-28; C. Bouquet, Le déficit pluviométrique au Tchad et ses principales conséquences, in Cahiers d'Outre-Mer, XXVII (1974), pp. 245-70.
Storia. - Dall'indipendenza, ottenuta l'11 agosto 1960, sino al colpo di stato del 1975 la vita politica ed economica del C. fu dominata dal presidente François Tombalbaye, del cui potere era strumento il Partito progressista del C. (PPT), divenuto partito unico nel gennaio 1962 dopo la dissoluzione di tutte le altre formazioni politiche; una nuova costituzione instaurò (14 aprile 1962) un regime presidenziale. Un profondo contrasto oppose sempre più le popolazioni negre, cristiane o animiste, delle zone meridionali - dalle quali, in particolare dai Sara, proveniva l'élite politica e burocratica - e quelle arabo-musulmane del nord del paese, nomadi e pastorali, insofferenti di ogni autorità centrale.
La tensione si accrebbe dopo il ritiro dalle regioni del nord delle forze francesi - che mantennero tuttavia sino al 1965 l'amministrazione dei distretti sahariani del Borku, dell'Ennedi e del Tibesti - e nel corso del 1963 l'arresto di numerosi esponenti politici e l'istituzione di una Corte criminale speciale suscitarono gravi disordini. Dal 1965 si accese una aperta e sanguinosa ribellione in alcune zone del paese, che provocò anche una crisi nei rapporti con il Sudàn, accusato di aiutare i ribelli, in gran parte coordinati dal Fronte di Liberazione del C. (FROLINAT), fondato nel 1966 per difendere l'identità arabo-musulmana del nord. L'intervento delle truppe francesi contro i ribelli, richiesto nel 1968 da Tombalbaye - il cui potere si era ulteriormente rafforzato nel 1967 per le decisioni del VII Congresso del PPT e per l'eliminazione dell'ex ministro S. Selingar, accusato di complotto - non fu risolutivo; la guerriglia si acuì fra il 1969 e il 1970 nelle regioni del nord e del sud del C. e soltanto nel 1971 Tombalbaye - confermato dalle elezioni del giugno 1969 presidente per un altro settennato - riuscì, con misure di carattere amministrativo ed economico e mediante concessione di amnistie e accordi politici, a riconciliare i ribelli delle zone orientali e meridionali. È proseguita tuttavia, specialmente nel Tibesti, l'attività del FROLINAT, che nell'agosto 1971 sembra abbia tentato un colpo di stato, con l'aiuto della Libia (dove il Fronte riceveva aperto sostegno). La rottura nel novembre 1972 delle relazioni con Israele ha portato all'accostamento del C. ai paesi arabi (visita di Tombalbaye in Egitto nel febbraio 1973) e alla riconciliazione con la Libia, che ha tolto ogni appoggio al FROLINAT.
La situazione interna continua dunque ad essere turbata: nuove accuse e arresti nel corso del 1973, mentre il PPT in un congresso straordinario si trasforma nel Mouvement National pour la Révolution Culturelle et Sociale (MNRCS), per promuovere, fra l'altro, una più genuina identità nazionale, secondo l'esempio dello Zaire, con il quale il C. avvia più stretti rapporti: viene anzitutto mutata l'onomastica (così il presidente da François diviene N'Garta) e la toponomastica (la capitale, per esempio, si chiama da allora N'Djamena); un partito di opposizione - il Mouvement Démocratique Révolutionnaire Tchadien (MDRT) - si organizza a Parigi, ma il suo leader, l'ex ministro O. Bono, è assassinato poco dopo. Nello stesso 1973 (quando il C. si ritira dalla OCAM) entrano di nuovo in crisi i rapporti con la Francia; una piena riconciliazione si realizza nel novembre 1974, con la visita di Tombalbaye a Parigi, e un nuovo accordo di assistenza militare è segnato nel marzo 1975. In aprile però il presidente Tombalbaye è assassinato e il potere assunto da un Consiglio supremo militare, con a capo il gen. Félix Malloum (nel primo anniversario è sfuggito a un sanguinoso attentato); il nuovo regime, che promette di restaurare le libertà costituzionali, prima fra tutte quella religiosa ostacolata negli ultimi tempi, sta combattendo la corruzione e le espressioni degeneri di lealtà tribale.
Bibl.: J. Le Cornec, Histoire politique du Tchad de 1900 à 1962, Parigi 1963; P. Hugo, Le Tchad, ivi 1965; G. Diguimbaye, P. Langue, L'essor du Tchad, ivi 1969.