CIAD (Tchad; A. T., 109-110-111)
Vasto lago dell, Africa centrale nel Sūdān, compreso circa tra 12°20′ e 14°20′ lat. N., e tra 13° e 15°30′ long. E., a 240 m. s. m.
L'esistenza di questo bacino lacustre, non ignorata forse dai geografi dell'antichità classica che ne fanno vaghi accenni, fu accertata nel Medioevo dai viaggiatori arabi e specialmente da Leone Africano, che visitò il Bornu e che lo indica appunto col nome di Lago de Bornu, nome con il quale lo ritroviamo rappresentato nella Carta d'Africa di G. Gastaldi (1564) e in quelle dei cartografi posteriori che al Gastaldi s'ispirarono. Ma nei tempi moderni la prima notizia sicura della sua esistenza si ebbe dalla memorabile spedizione condotta dal maggiore Dixon Denham, che compì per primo la traversata del Sahara raggiungendo da Tripoli Kuka capitale del Bornu. A questa spedizione si deve il rilevamento di una parte del lago e del suo affluente Sciari. Il lago fu poi visitato e descritto dalle successive spedizioni transafricane condotte dal Richardson (1850-53), della quale il dott. H. Barth, unico superstite, ci narrò Ie vicende, dandoci anche del lago, da lui e dai suoi compagni studiato, un'ampia descrizione; da E. Vogel (1854), perito poi miseramente nel Uadai; da G. Rohlfs (1866), nel suo viaggio da Tripoli a Lagos; da G. Nachtigal (1871-72), che ne rettificò la cartografia e ne studiò il regime; dal cap. Monteil, che proveniente dal Niger soggiornò per varî mesi nel Bornu (1892) rientrando in Europa per la via di Tripoli; dal cap. Foureau, l'intrepido esploratore del Sahara, che guidò nel 1899 la spedizione militare francese comandata dal com. Lamy contro Rabah (v. sotto). Ma un'esplorazione sistematica di questo bacino lacustre, si ebbe specialmente dopo che i Francesi col principio di questo secolo ebbero esteso il loro dominio sulle sue rive. L'esplorazione fu intrapresa metodicamente nel 1902, sotto la condotta del colonnello Destenave, da una schiera numerosa di esploratori, di studiosi, di ufficiali, fra i quali figura principalmente il nome del com. Jean Tilho, addetto dapprima alla missione del com. H. Moll per la delimitazione del confine anglo-francese nella regione del Niger-Ciad (1904), il quale dedicò per un quarto di secolo una gran parte della sua attività allo studio dello Ciad e dei suoi varî problemi.
Secondo il Tilho, del quale appunto riassumiamo le conclusioni, il Ciad sarebbe il residuo di un'ampia distesa lacustre, profonda in qualche punto sino a 100 m., che all'inizio del Quaternario avrebbe raccolto le acque di un bacino chiuso, vasto quasi 2 milioni di kmq., che egli chiama "Bacino Paleociadiano". Durante i posteriori periodi interglaciali il lago subì variazioni di livello e di estensione, attestate dai depositi alluvionali e dalle dune sabbiose che lo attorniano. Variazioni considerevoli continuarono a manifestarsi nel periodo storico, anche dopo che il lago cominciò a essere visitato e studiato dagli esploratori europei. A partire dal 1904 il lago accusò un forte deperimento, tanto da far dubitare della sua prossima estinzione: la parte settentrionale rimase interamente prosciugata, quella centrale si ricoprì di una folta vegetazione lacustre, racchiudente piccoli specchi isolati, e solo la parte meridionale per un raggio di 20-40 km. restò navigabile. Questo stato di cose continuò, aggravandosi, per un decennio, in corrisponderiza di una forte e costante diminuzione delle precipitazioni, finché nel 1916, ristabilitosi il regime normale delle piogge, il lago tornò a occupare, estendendolo, il primitivo bacino, già valutato a 35.000 kmq. e che nel 1906 poteva ritenersi di 20.000 kmq. L'area sommersa si ridusse nel 1914 ad appena 10.000 kmq., ma nel 1916 era quasi raddoppiata, con tendenza ancora all'aumento. La profondità media che nelle condizioni normali è di m. 1,50 a 1,75, discesa a 1,10 nel 1914, risalì a m. 2,50. Data questa oscillazione il Tilho propone di considerare il lago in tre diversi stadî, chiamando Ciad Normale quello in cui le acque in piena rasentano il villaggio di N'Guigmi, all'angolo NO. del lago; Piccolo Ciad quello corrispondente al periodo di più o meno accentuato disseccamento della parte settentrionale, durante il quale le grandi piene spingono le acque a una ventina di km. a sud di N'Guigmi; e Grande Ciad quello corrispondente al periodo in cui fu veduto dal Nachtigal, e che da allora non si è più verificato, durante il quale nelle grandi piene N'Guigmi rimane sommerso e il lago trabocca verso O. sino al piede delle dune che limitano la couca.
Nello stato normale, il contorno del Ciad dal lato settentrionale o sahariano è stabilito da una linea di dune fissate da una spessa vegetazione. La costa bassa e argillosa nel fondo, è accompagnata da folti canneti, e talvolta intramezzata da brevi canali cne si aprono fra le dune. Nella regione adiacente scarse sono le precipitazioni (non oltre 100 mm.), onde limitate le colture e rada la popolazione. Solo centro importante è N'Guigmi, allo sbocco delle carovaniere provenienti da Tripoli e da Bilma. Il lato orientale si può dire che non abbia rive: per tutta la sua distesa (circa 300 km.) e su di una larghezza da 30 a 60 km., si apre una rete di canali limitanti innumerevoli isole, profondi talvolta anche 5 metri, tal'altra insidiosi alla navigazione dei battelli per la melma che li ostruisce. Le isole sono abitate da Buduma, pescatori e allevatori di bestiame, specialmente bovino. Le condizioni particolari di questa parte dello specchio lacustre continuano insensibilmente nell'adiacente territorio del Kanem che un giorno ne faceva parte e che ancora ne risente l'influenza con l'infiltrazione delle acque nel sottosuolo sabbioso, onde ne rimane favorito lo sviluppo delle coltivazioni. La costa meridionale, dall'imboccatura del Baḥr el-Ghazāl alla foce del Yedseram (200 km.), il cui andamento quasi rettilineo è interrotto dalla sporgenza deltigena dello Sciari, è un succedersi di aree palustri e di praterie e foreste acquatiche, mentre il territorio contiguo è soggetto a periodiche inondazioni. Lo stesso si dica per la costa occidentale, dalla foce del Yedseram a quella del Yobe, comprendente la zona rivierasca del Bornu, che un tempo le acque del lago ricoprivano. La parte centrale del Ciad è soggetta a un progressivo rialzamento, la cui entità è per ora imprecisata, dovuto all'accumularsi dei depositi alluvionali, eolici e organici; a questo si deve la presenza di bassifondi e di emersioni, le quali tendono già a costituire un istmo che collegherà un giorno il Kanem al Bornu.
Quattro corsi d'acqua alimentano il Ciad, e tutti dal suo lato meridionale e occidentale. Il primo, nell'ordine con cui fu detto delle coste, è lo Sciari, formato dalla riunione di varî fiumi provenienti dalla regione a sud-est del lago: considerando come il più importante il Bahr Sara, lo Sciari avrebbe uno sviluppo totale di 1600 km. Assai considerevole è la sua portata durante le piogge estive che ne rialzano il livello di 5 metri. Se ne può considerare affluente il Logone, che nasce dalle regioni montane del Camerun e ha un corso di 1000 km.; i rami del suo vasto delta si confondono in parte con quelli dello Sciari, in parte con quelli del Yedseram, il cui corso è di soli 250 km. Meno importante è il fiume Yobe o Komadugu-Yobe, proveniente dalle alture del Kano e che apporta acqua solo nel periodo estivo. Il Ciad costituisce un bacino chiuso senza emissario. Si è disputato già sulla funzione del Baḥr el-Ghazāl ritenuto da alcuni come un antico emissario che scaricasse le acque del Ciad nella depressione del Bodele; da altri invece come un immissario. Ma l'esame delle condizioni altimetriche di questa valle, ora permanentemente asciutta, e quello dei materiali fossili e rocciosi che vi si rinvengono e che ne mostrano la provenienza dai monti del Tibesti, escludono la prima ipotesi. Pare comprovato invece che il Ciad comunichi eccezionalmente col bacino del Niger, per mezzo del Benué e del suo affluente Tuburi, che giunge a soli 350 km. dal Logone. L'ipotesi di questa comunicazione, emessa già dal Barth, venne verificata nel 1903 dal Lenfant e fece nascere grandi speranze per un più facile accesso al Ciad per la via Niger-Benué, speranze che non si sono realizzate, mentre la vicinanza dei due corsi d'acqua rende temibile il fenomeno della cattura del Logone da parte del Benué, ciò che riuscirebbe di pregiudizio per la regione e comprometterebbe l'esistenza del lago; onde si cerca con provvedimenti opportuni di evitare il pericolo.
Politicamente le rive del Ciad appartengono per tre quarti alla Francia e per un quarto all'Inghilterra, che domina sulla costa occidentale dalla foce del Yedseram a quella del Yobe.
Le società vegetali e animali, che popolano il lago, variano nella loro distribuzione e nei loro aggruppamenti con la mutabilità della fisiografia lacustre, e con la diversa estensione delle aree sommerse.
I grandi depositi lacustri con innumerevoli conchiglie (Melania), i tufi con resti ancora ben conservati di cannucce, che si possono trovare a molte decine di chilometri dall'odierno lago, sono una prova di tali amplissime variazioni. Le acque, dovunque poco profonde, sono per tre quarti dominate dalla flora e dalla fauna palustre, che occupano interamente oltre una metà della superficie attuale, dove grandi zone paludose si alternano con banchi di sabbia, soggetti a periodiche emersioni e sommersioni. Mentre le terre adiacenti presentano in generale i caratteri biologici della savana senz'alberi, le acque costiere sono coperte da una larghissima cintura di alti canneti, formati da specie ubiquitarie, come cannucce (Phragmites communis) e mazzette (Typha australis), cui si aggiungono papiri e altre piante tropicali.
Più al largo, ma specialmente negl'innumerevoli canali dell'arcipelago, si espandono immense colonie di ambasci (Herminiera elaphroxylon), arbusto sommamente caratteristico delle acque tropicali africane, il cui legno formato in prevalenza da cellule piene d'aria è come una schiuma solidificata; serve alla costruzione di zattere leggerissime simili alle barche di paglia dello stagno d'Oristano. Non mancano le piante natanti senza radici, come Pistia stratiotes, Aldrovandia, ecc.; talvolta le associazioni di queste specie, conglobandosi con gli avanzi d'altri vegetali sradicati e portati dalle correnti, formano zattere naturali vaganti sulle acque libere. Sono frequenti ippopotami e lontre, coccodrilli e tartarughe: più raro è il lamantino erbivoro o tricheco del Senegal (Manatus senegalensìs). Abbondantissimi sono i pesci, che forniscono l'alimento principale degl'isolani, e vengono anche fatti seccare e venduti sui mercati del Bornu. Ma delle molte specie fin qui raccolte, studiate principalmente dal Boulenger e dal Pellegrin, soltanto sei sembrano particolari del Ciad, e cioè: Hyperopisus tenuicauda, Labeo chariensis, Marcusenius Gaillardi, Synodontis Courteti, Gephyroglanis Thiloi, Auchenoglanis tchadensis. Numerose altre specie (da ascriversi alle famiglie dei Ciclidi, Ciprinidi, Characinidi, Mormiridi, Osteoglossidi, Polipteridi, Serranidi, Siluridi) s'incontrano anche nel Niger e nel Senegal; oltre una metà sono comuni anche al Nilo. Tra queste ricordiamo il siluro elettrico (Malapterurus electricus). Pertanto il Pellegrin ascrive il bacino chiuso del Ciad alla sottoregione megapotamica sopraequatoriale, che comprende il Nilo insieme con lo Sciari, il Senegal e il Niger. In base ai dati biologici accennati, il Ciad, ormai ridotto a grande stagno in bacino chiuso, appare ai biologi come l'avanzo d'un grande lago equatoriale assai più vasto e più profondo (o forse d'un sistema di laghi) che doveva occupare a NE. anche le regioni del Kanem, dell'Eghei, del Bodele, del Giurab ed oltre, comunicando a levante col bacino del Nilo, mentre a mezzodì era largamente aperto verso il bacino del Niger, che a sua volta ha subito notevoli variazioni nei suoi rapporti coi bacini del Senegal e del Congo.
Territorio del Ciad. - Il Territorio del Ciad forma una delle quattro colonie federate che, secondo l'ordinamento del 1920, costituiscono l'Africa Equatoriale Francese (v.). La colonia comprende tutta quella parte del Sūdān centrale che rimane a oriente del lago, da un punto a circa 50 km. a est di N'Guigmi sulla riva nord, alla foce dello Sciari spingendosi a sud sino al 7°30′ lat. N. e a oriente sino al confine franco-sudanese stabilito dalla convenzione anglo-francese del 1898, mentre a nord il confine con la Libia italiana dalla parte del Tibesti rimane indeterminato. La colonia viene quindi a comprendere gli antichi stati del Baghirmi, del Kanem e del Uadai, annessi negli anni 1900-1903 e il territorio del Borku, occupato nel 1912. L'estensione che i dati ufficiali assegnano alla colonia è di 1.248.000 kmq.; la sua popolazione (censimento del 1926) sarebbe di 973.611 ab., di cui 279 Bianchi. La scarsa densità (meno di un ab. per kmq.) sarebbe giustificata dalla notevole estensione che vi hanno le zone desertiche, dalla forte mortalità che negli ultimi decennî provocarono le stragi di Rabah, dall'alcoolismo, e dalle malattie. La popolazione è costituita da negri sudanesi, Fulbè, Tibbu e Arabi, tutti ormai praticanti l'islamismo. Capoluogo della colonia è Fort Lamy, centro coloniale moderno fondato il 29 maggio 1900 sulla riva destra dello Sciari, al punto dove comincia la biforcazione del delta, e così battezzato dal nome del comandante F. J. A. Lamy, perito nella battaglia di Kusseri, in cui rimase sconfitto e ucciso il feroce negriero Rabah, che prima dell'occupazione francese aveva imposto il suo tirannico dominio sulla regione. Altro centro coloniale importante è Fort Archambault, sul Bamingui, presso la confluenza del Bahr Sara (alto Sciari), a 50 km. dal confine della colonia dell'Ubanghi-Sciari. I vasti territorî della colonia, specialmente nel bacino dello Sciari, si mostrano atti alle coltivazioni dei cereali, dei legumi, del cotone, dei semi oleosi, alle quali attendono con frutto anche gl'indigeni. La risorsa principale è per altro costituita ancora dall'allevamento del bestiame bovino. Le difficoltà delle comunicazioni rendono limitati i traffici, che nel 1928 si valutarono a meno di 10 milioni nelle importazioni e 18 milioni nelle esportazioni. Una strada automobilistica cui dovrà seguire una ferrovia, congiunge Fort Archambault con Bangui. Lo Sciari a valle della detta stazione e il Logone a valle di Laï costituiscono delle buone vie di navigazione. Per gli antichi stati sudanesi oggi incorporati nella colonia v. le voci relative.
Bibl.: H. Freydenberg, Le Tchad et le bassin du Chari, Parigi 1908; H. Tilho, Devons-nous sauver le Tchad?, in Revue scient., 1927; id., Variations et disparition possible du lac Tchad, in Ann. de Géogr., maggio 1928. V. anche africa equatoriale francese: Bibliografia.