ci
. 1. Con sicura funzione di particella pronominale proclitica di prima persona plurale, ci ricorre 3 volte nella Vita Nuova, tra le quali una in poesia, XXXI 10 18 no la ci tolse qualità di gelo: vi si osservi l'ordine dei pronomi, inverso a quello attuale, " ce la ". Con funzione di complemento di termine: XXXVIII 3 li occhi de la donna che tanto pietosa ci s'hae mostrata).
Nelle Rime, le 7 indubbie attestazioni di ci sono suddivise tra la funzione di complemento oggetto (LXXXIV 8 Noi siam vostre, ed unquemai / più che noi siamo non ci vederete; CIV 33 nostra natura qui a te ci manda), e di termine (LVI 19 Le parolette mie novelle / ... per leggiadria ci hanno tolt'elle / una vesta).
Nel Convivio, delle 7 attestazioni di ci, 5 hanno funzione di complemento di termine (II V 2 Cristo... uomo vero, lo quale fu morto da noi, per che ci recò vita), una di complemento oggetto (IV XXVII 18 forze non ci menomano, anzi ne sono a noi di coperchio), e una è referenziale-limitativa (II VI 10 [la stella] per la nobiltà de li suoi movitori è di tanta vertute, che ne le nostre anime e ne le altre nostre cose ha grandissima podestade, non ostante che essa ci sia lontana... cento sessanta sette volte tanto quanto è... al mezzo de la terra).
Nella Commedia le occorrenze di ci si ripartiscono tra le 27 con funzione di complemento oggetto (If V 107 Caina attende chi a vita ci spense), le 18 con funzione di complemento di termine (V 108 Queste parole da lor ci fuor porte; 130 e 131 Per più fïate li occhi ci sospinse / quella lettura, e scolorocci il viso; VIII 105 'l nostro passo / non ci può tòrre alcun), le 14 nelle perifrasi riflessive, con verbi che significano movimento (tra i quali ritornano tre volte ‛ volgersi ' (If XXIII 68, Pg XXI 14 e Pd VIII 34); due volte ‛ appressarsi ' (If XII 76 e Pg IX 73); due volte ‛ partirsi ' (If XVIII 72 e XXVI 13); percezione (cfr. ‛ addarsi ', in Pg XXI 12) e mutamento di condizione psichica ( ‛ attristarsi ', If VII 124; ‛ allegrarsi ', XXVI 136).
È ambigua la funzione di ci in alcuni passi, sui quali la critica interpretativa e filologica ha posto la sua attenzione, per cui vedi oltre, considerando per ora solo i casi seguenti: If XII 87 necessità 'l ci'nduce, e non diletto, ove il valore oscilla tra " a iò " e " qui " e la disposizione delle particelle è analoga a quella sopra constatata per Vn XXXI 10 18; e If XVIII 109 Lo fondo è cupo sì, che non ci basta / loco a veder sanza montare al dosso / de l'arco, in cui è preferibile interpretare ci come locativo piuttosto che come complemento di termine. Ha funzione referenziale in If VII 60 parole non ci appulcro.
La forma scorciata c' occorre quattro volte nella Commedia, di fronte a verbi inizianti con i- (If XII 51 e ne l'etterna poi si mal c'immollel, con funzione di oggetto), e- (Pg VII 64 Poco allungati c'eravam di lici, in un sintagma riflessivo). Si consideri inoltre la locuzione impersonale non c'è mestier lusinghe, di Pg I 92. Ci occorre come complemento di termine in Pg VI 71 ci 'nchiese, e VII 40 Loco certo non c'è posto (alle anime che si purgano nella valletta fiorita, e che possono andar suso e intorno).
In posizione enclitica, ci occorre una volta nella Vita Nuova (dilloci), due nel Convivio (mostraci) e 18 nella Commedia, rafforzato in -cci dopo verbo ossitono (menocci, Pg XII 97; mostrocci, If VI 23 e XII 118; scolorocci, If V 131).
Nel Fiore, ci è attestato come pronome riflessivo in LXXX 9 (E così tra noi due ci governiamo) e CXVI 4; funge da complemento oggetto in LXXXVI 11 ché gran mal gli volete; ciò ci posa (" ci trattiene "), e CXXV 12; da complemento di termine (" a noi ") in XXIV 6, XXV 9 (in questi versi ritorna il seguito e ciò ci), LXXXVII 9, CIV 7, CLVII 10 (Agli uomini lasciam far la larghezza, / ché la natura la ci ha, pezz'è, vietata: vi si noti, come nel passo seguente, la disposizione inversa a quella attuale, " ce la "), CXCVI 8 e, sed e' piace a voi, sì'l ci menate.
Ha valore di " a ciò ", " a questo ", in XXII 3 S'a questo fatto l'uon non ci provede, e nel verso analogo di XLVIII 8 l'Amor non ci provede.
2. Con funzione di particella avverbiale è presente con una frequenza relativa in poesia, eccezionalmente in prosa, con verbi di stato e di moto, sia in posizione proclitica sia enclitica, talvolta con uso grammaticalmente pleonastico che risulta però rafforzativo o intensivo sotto il profilo espressivo. In questa analisi, tralasciata ogni distinzione per la posizione d'impiego, saranno raggruppati (al § 2.4.) casi per i quali è incerto se si tratti di un uso avverbiale o pronominale della particella.
2.1. a) Con valore di stato in luogo e il significato di " qui ", " in questo luogo ", in Vn XIX 20 E acciò che quinci si lievi ogni vizioso pensiero, ricordini chi ci legge, che di sopra è scritto che... (dove è da sottolineare la concomitanza di quinci e ci); in Rime LVI 20 Le parolette mie novelle, / che di fiori fatto han ballata / ... ci hanno tolt'elle / una vesta ch'altrui fu data; LXXX 15 io ci porto entro [agli occhi] quel segnor gentile / che m'ha fatto sentir de li suoi dardi (dove ci, rafforzato da entro, contestualmente vale " in essi "); LXXXVII 19 Queste parole si leggon nel viso / d'un'angioletta che ci è apparita; If VII 42 Tutti... fuor guerci / sì de la mente in la vita primaia, / che con misura nullo spendio ferci; Pg XX 116 ultimamente ci si grida (e poco oltre, analogamente, v. 121); XXI 45 qui... / di quel che 'l ciel da sé in sé riceve / esser ci puote, e non d'altro, cagione; XXI 58 Tremaci quando alcuna anima monda / sentesi; analogamente, poco oltre, v. 78; Pd XII 33 l'altro duca / per cui del mio sì ben ci si favella; e XXII 9, XXX 132, XXXII 57.
2.1. b) Con analogo valore locativo, in unione col verbo ‛ avere ' ed ‛ essere ' (‛ c'è ', ‛ ci ha ', ecc.), per indicare l'esistenza di persona o cosa, o che essa si trova in un determinato luogo, in Rime XCVI 9, Donna non ci ha ch'Amor le venga al volto; If XXI 59 Acciò che non si paia / che tu ci sia; XXX 87 e men d'un mezzo [miglio] di traverso non ci ha; e ancora XXX 79; Pg XXIX 66 tal candor di qua già mai non fuci; e XI 41, XXXI 84; Fiore XCVIII 1 Sed e' ci ha guari di cota' lupelli; CXIII 1 Ver è che ci ha persone ispeziali; e CLXXXII 14. E vedi anche la locuzione in Cv II VI 10.
2.2. Con valore di moto a luogo e il significato di " qui ", " in questo luogo "; " là ", " in quel luogo ", in lf IV 53 Io era nuovo in questo stato, / quando ci vidi venire un possente; VIII 96 io mi sconfortai / nel suon de le parole maladette, / ché non credetti ritornarci mai (cioè: " qui, sulla terra "; Boccaccio: " in questa vita "); XXI 128 sanza scorta andianci soli; e XXXIII 125. Esprimendo " direzione verso ", in Pg XXX 73 Guardaci beni Ben son, ben son Beatrice (" guarda verso qui ", " drizza qui il tuo sguardo bene ").
2.3. Con valore di moto da luogo (" di qui ", " da questo luogo "), in If IV 49 uscicci mai alcuno, o per suo merto / o per altrui... ?, e poco oltre: Trasseci l'ombra del primo parente (v. 55; al v. 53, ci è usato con valore di moto a luogo: cfr. 2.2.); e VIII 81, XXIII 130.
2.4. Nei casi seguenti delle Rime è incerto se ci si trovi di fronte a un uso avverbiale o pronominale della particella, e i diversi commentatori propendono per l'una o l'altra soluzione senza tuttavia poter sciogliere ogni dubbio: XC 38 oltre al goder che natura ci ha porto (Contini: " Ci: meglio intenderlo come avverbio ": Pernicone: " Ci ha porto: ci ha dato... intendendo ci per ‛ a noi ', cioè agli uomini. Il Contini preferisce intenderlo come avverbio [‛ ivi '] "); c 3-4 Io son venuto al punto de la rota / che l'orizzonte... / ci partorisce il geminato cielo, / e la stella d'amor ci sta remota (Contini: " Ci [anche nel v. 4] ha il consueto valore pleonastico di avverbio locale, come ad esempio in Inf. V 96 [Mentre che 'l vento, come fa, ci tace] "; Pernicone: " Ci partorisce: ci mostra... È assai dubbio che il ci abbia, come pensa il Contini, ‛ il consueto valore pleonastico di avverbio locale '; il senso corre bene se si considera come pronome personale: ‛ a noi uomini ' [e lo stesso si dica per il ci del v. 4] ").
Da ultimo l'assai discusso noto passo di If V 96 Di quel che udire e che parlar vi piace, / noi udiremo e parleremo a voi, / mentre che 'l vento, come fa, ci tace, " Mentre che 'l vento, cioè quella bufera, come fa, al presente, ne tace, cioè non c'infesta ", Boccaccio; " Mentre che il vento, come fa, si tace.., tanto quanto il vento si lasciarà stare... però molti testi ànno ci tace; cioè a noi due ", Buti (per altre interpretazioni, v. bibl.).
Per gli avverbi locativi vedi Costinci; Laci; Lici; Linci; Quici; Quinci.
Bibl. - Con particolare riferimento a If V 96: Parodi, Lingua 340 e 343 (che è per la spiegazione ‛ qui tace '); Barbi, Problemi I 263-264 (come Parodi); Pagliaro, Ulisse 135 (che restaura la lezione si tace).