Doyle, Christopher
Direttore della fotografia australiano, nato a Caringbah (New South Wales) il 2 maggio 1952. Ha lavorato (anche come operatore alla macchina) con molti fra i più importanti registi dei Paesi di lingua cinese, come Edward Yang, Chen Kaige, Stanley Kwan e soprattutto con Wong Kar-Wai, per il quale ha creato una fotografia spuria, che si giova di tecniche, livelli di definizione cromatica e di movimento del tutto eterogenei, retaggio della sua sensibilità di artista visivo e autore di video musicali. Dopo una lunga serie di viaggi e un diploma in discipline artistiche conseguito presso l'University of Maryland University College, alla fine degli anni Settanta frequentò corsi di lingua cinese presso l'University of Hong Kong. Trasferitosi a Taiwan, nel 1978 fu tra i fondatori del Lanling Theatre Workshop, gruppo di avanguardia teatrale di Taipei, e allo stesso tempo iniziò un'attività di fotografo e autore di collage. Le prime prove nell'ambito del cinema lo videro, sempre a Taiwan, in qualità di regista di documentari. Nel 1984 E. Yang lo ha chiamato a dirigere la fotografia del suo primo lungometraggio a soggetto, Haitan de yitian (noto come That day on the beach): è stato l'inizio di una carriera folgorante, per lo più in Estremo Oriente, costantemente alternata con l'attività artistica. Dopo una parentesi in Francia, dove ha lavorato a Noir et blanc (1986) di Claire Devers, D. si è spostato a Hong Kong. In seguito ad alcune collaborazioni con Shu Kei, Patrick Tam e Tony Au, nel 1990 ha incontrato Wong Kar-Wai, per il quale ha diretto la fotografia di A Fei zhengzhuan (noto come Days of being wild): il film ha permesso a D. di esprimere al massimo la sua creatività sul piano dei movimenti di macchina e dei cromatismi fotografici, spesso vicini alle estremizzazioni della videoarte. Ha poi lavorato in Cina con S. Kwan per il melodramma Hong meigui, bai meigui (1994, noto come Red rose, white rose), mentre ha partecipato anche ai film successivi di Wong Kar-Wai: Dong xie xidu (1994, noto come Ashes of time), rielaborazione ironica del wuxia pian (v. Hong Kong), per il quale D. è stato premiato a Venezia nel 1994, e due disincantati affreschi di storie metropolitane nella Hong Kong contemporanea, Chongqing senlin (1994; Hong Kong Express) e Duoluo tianshi (1995; Angeli perduti). Di nuovo in Cina, dal fertile contrasto tra il rigoroso stile di Chen Kaige e l'anarchia espressiva di D. è scaturita la particolare grana visiva di Feng yue (1995; Le tentazioni della luna). D. ha lavorato ancora con Wong Kar-Wai al suggestivo Chunguang zha xie (1997; Happy together), storia di una coppia omosessuale di Hong Kong in Argentina. Nel 1998 ha collaborato con Gus Van Sant a Psycho, remake del classico di Alfred Hitchcock (1960), dove alla maniacale ricostruzione delle scene originarie tentata dal regista si è aggiunto il lavoro di marca visionaria di D. su una fotografia spesso sovraesposta e cromaticamente satura. Nel 1999 ha esordito nella regia in Giappone, dirigendo un apologo sulla visione, Kujaku (noto come Away with words). Lo stesso anno ha curato negli Stati Uniti la fotografia del film indipendente Liberty heights di Barry Levinson. Il livello più alto del suo particolare estro cromatico, esaltato dall'uso dei ralenti e dei primi piani da parte del regista, lo ha raggiunto con Huayang nianhua (2000; In the mood for love) di Wong Kar-Wai, calibratissimo ed estetizzante melodramma ambientato nella Hong Kong degli anni Sessanta, per il quale D. ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui un Gran premio tecnico a Cannes. Sempre nel 2000 gli è stato dedicato il documentario Chris Doyle: stirred not shaken di Rick Farquharson. Nel 2002 ha iniziato una collaborazione con il celebre regista cinese Zhang Yimou per il film Ying xiong.
T. Rayns, Poet of time, in "Sight and sound", September 1995, pp. 12-15; A. Thompson, Shangai charade, in "American cinematographer", April 1997, pp. 48-56.