Umanista francese (Malines 1490 - Padova 1522). Compiuti gli studî a Parigi e Poitiers, venne in Italia (1511) e si stabilì a Roma ove fu rapidamente conquistato dall'umanesimo fiorente alla corte di Leone X. Appassionato ciceroniano, fu proposto da P. Bembo e I. Sadoleto per la cittadinanza romana onoraria, che ebbe (1519) dopo aver recitato cinque discorsi su Roma per fare ammenda di una sua operetta giovanile antiromana in lode dei Franchi (De laudibus divi Ludovici atque Francorum, 1510). Ma la sua giovanile fama di nemico di Roma gli suscitò contro un gruppo di umanisti con a capo C. Mellini: ne nacque una violenta polemica tra gli amici di L., Bembo e Sadoleto, e i seguaci di Mellini che giunsero a citare L. davanti al senato per lesa romanità. L. fuggì allora da Roma e il papa, che prima lo aveva protetto creandolo notaio pontificio e conte palatino, finì per applaudire Mellini che in Campidoglio tenne una violenta invettiva. La polemica ebbe lunghissima eco in Europa e molti scrissero contro Longueil. Erasmo nel suo Ciceronianus ironizzò sul pedissequo ciceronianesimo di L., ma lo difese dalle accuse di Mellini. L. finì frate francescano a Padova. Tra le sue opere sono da ricordare: Perduellionis rei defensiones duae (1518); Epistolarum libri IV (1524).