CHRISTINE de Pizan
Così si deve scrivere il suo nome che proviene dalla terra di Pizzano, presso Bologna; e Tommaso da Pizzano si chiamò suo padre, professore d'astrologia nell'università di Bologna alla metà del sec. XIV. L'origine pisana che le fu più volte attribuita non ha altro fondamento se non la grafia Christine de Pisan, invalsa fra gli studiosi francesi moderni. C. nacque nel 1364 circa a Venezia, dove risiedeva la famiglia materna, originaria di Forlì; Tommaso da Pizzano passò alla corte di Francia verso il 1368, come astrologo e medico del re Carlo V, e la piccola C. crebbe nella sua nuova patria, ricevendo una cultura in cui i ricordi italiani si mescolano alle letture e agli studî francesi. Sui quindici anni andò sposa a Étienne de Castel, notaio e segretario regio, che morì nel 1389; il padre le era già morto verso il 1385, ed essa rimase vedova e povera con tre bambini: "Seulete suy et seulete vueil estre", come ella scrive; e si accinse a un lungo lavoro letterario, onde trasse, per sé e per la famiglia, un'onesta e decorosa sussistenza. Trovò appoggio, dapprima nel circolo di Luigi d'Orléans, indi in quelli dei duchi di Borgogna e di Berry; ottenne la protezione d' Isabella di Baviera, regina di Francia, e a questi varî signori dedicò e offrì libri suoi, in rima e in prosa, d'argomento morale, storico e letterario. Nei primi anni del '400 suscitò una disputa di poeti e filosofi intorno al Roman de la Rose, biasimandone lo spirito misogino che domina la parte più estesa dovuta a Jean de Meung; e la difesa e l'esaltazione delle virtù femminili ricorre in tutta l'opera di C., principalmente nella Cité des Dames e nel Livre des Trois Vertus; dagli esempî più antichi essa giunge sino a Giovanna d'Arco. Risuona pure frequente nelle sue pagine il lamento per le tristi condizioni del regno di Francia. Nel 1418, C. aveva abbandonato Parigi per ritirarsi in un'abbazia (che è forse quella di Poissy), dove attese a opere di devozione; l'ultima data certa della sua vita è del 30 luglio 1429.
La sua poesia risente della maniera di Eustache Deschamps, e delle forme discorsive e allegoriche, alquanto sciatte, di quell'infelice periodo della letteratura francese. Lo Chemin de Long Estude (composto circa il 1403) presenta, nel titolo stesso e in alcuni tratti del testo, innegabili reminiscenze della Divina Commedia; e anche più intenso e diffuso appare l'influsso del Boccaccio (e soprattutto dei suoi trattati latini) nell'Epistre d'Othea à Hector, nella Cité des Dames, nel Livre de la Mutacion de Fortune e in quello Des faits et bonnes meurs du sage roy Charles V; minori accenni e richiami a Francesco da Barberino, a Cecco d'Ascoli, e al Petrarca.
Ediz.: Øuvres poétiques de Christine de Pisan, ed. da M. Roy (3 voll. della collez. della Société des anciens textes français), Parigi 1886-1896: il 1° contiene le poesie liriche, balades, lays, virelays, rondeaux, jeux a vendre, complaintes amoureuses; il 2°, l'Epistre au dieu d'amours, Le dit de la Rose, Le débat de deux amants, Le livre des trois jugements, Le livre du dit de Poissy, Le dit de la Pastoure, Une epistre à Eustace Mourel; il 3°, L'oroyson Nostre Dame, Les XV jovys Nostre Dame, Une oroyson de Nostre Seigneur, Les Enseignemens moraux, Prouverbes moraux, Le livre du Duc des vrais amans, Cent balades d'Amant et de Dame; Le Chemin de Long Estude, ediz. Püschel, Berlino e Parigi 1881 (2ª ediz., 1887); Le Dittié sur Jeanne d'Arc, nel t. V del Procès de J. d'Arc pubbl. dalla Société de l'histoire de France. Ancora inedito, il Livre de la Mutacion de Fortune. - Delle opere in prosa, si hanno edizioni moderne del Livre des faits et bonnes meurs du sage roy Charles V, delle epistole sul Roman de la Rose, dell'Epistre de Prison de Vie humaine, oltre la Lettre à Isabeau de Bavière e la Lamentation sur les maux de la France; edizioni antiche, fra il 1497 e il 1536, del Livre des Trois Vertus (talvolta indicato come Trésor de la Cité des Dames); inediti, a non contare le stampe di alcune antiche traduzioni inglesi, Le livre de la Cité des Dames, L'Avision Christine, Le livre du Corps de Policie, Le livre de Prudence, Le livre des faits d'armes et de chevalerie, Le lìvre de la Paix, l'Epistre d'Othea à Hector, Les sept Psaumes allégorisés, Les Heures de contemplation de la Passion.
M.-J. Pinet, C. de P., 1364-1430: Étude biographique et littéraire, Parigi 1927 (cfr. Giorn. stor. della letter. ital., XCII, 1928, pp. 133-139).