HOFMANNSWALDAU, Christian Hofmann von
Poeta tedesco, nato il 25 dicembre 1617 a Breslavia, morto ivi il 18 aprile 1679. Dopo aver compiuto gli studî a Danzica (ove conobbe l'Opitz) e a Leida (1637-38), viaggiò (1639-1641) in Inghilterra, Francia, Italia. Divenne consigliere imperiale nel 1657, e presidente del consiglio comunale della sua città nel 1677.
Della sua cultura e predilezioni letterarie fanno testimonianza oltre alle traduzioni (Pastor Fido, 1678; Mort de Socrate, di Théophile de Viau; Eromena del Biondi, solo manoscr.), la prefazione alla raccolta delle sue poesie (1679). Le sue opere in versi, nelle quali si fondono gl'influssi di poeti latini, francesi e italiani, e che fecero di lui il capo della cosiddetta seconda scuola slesiana, il massimo rappresentante dell'indirizzo marinistico-galante della Germania, si compongono di poemetti epitalamici, imitati da Claudiano e dal Marino di poesie amorose (influssi del Marino. e dei poeti galanti e preziosi francesi), di monologhi drammatico-lirici (Geschichtreden: Klage Hiobs, Cato, Die erleuchtete Magdalena. Fonti: Marino, Loredano, Barlaeus), eroidi sul modello di Ovidio e di varî contemporaneî, epitaffî scherzosi, spesso osceni, imitati da quelli di P. Michiele e G. F. Loredano. Delle sue poesie erotiche le più licenziose furono pubblicate postume nella raccolta del Neukirch (1695 segg.).
In H. v. H. culmina la poesia dell'alto barocco tedesco, e nonostante la quantità degl'imprestiti non gli si può disconoscere una nota personale. Sensualismo e religiosità, reciprocamente condizionandosi (è erroneo parlare di panerotismo e negare sincerità alle sue liriche religiose), senso grave della caducità di ogni cosa terrena, dolorosa certezza della brevità del godimento, erotismo sottile e alquanto morboso, nell'insistenza con cui dipinge immagini orride ed erotiche, amore intellettualistico del piccante e della pointe sono motivi e ispirazioni dominanti delle sue poesie, che spesso riescono stucchevoli per il monotono andamento antitetico dell'alessandrino, per la sovrabbondanza di metafore secentesche accumulate, per i paragoni con cibi e profumi. Esse tuttavia nella loro eleganza un poco pomposa, per un certo pathos solenne, o per la concisione spiritosa degli epigrammi, o per la melodiosità spontanea, la levigatezza formale di alcune liriche sentite e la virtuosa padronanza dei metri, fanno di lui uno dei massimi artisti della letteratura barocca tedesca. Scelte delle sue poesie, a cura di F. Bobertag (Kürschner's Deutsche Nat. Lit. XXXVI, 1885) e di F. P. Greve, Lipsia 1907.
Bibl.: K. Friebe, Über Chr. H. v. H. u. die Umarbeit. seines getreuen Schäfers, Greifswald 1886; L. Olschki, Guarinis Pastor F. in Deutschl., Lipsia 1908; J. Ettlinger, Chr. H. v. H., Halle 1891; K. Brossmann, H. v. H. etc., Liegnitz 1890; F. Mayer, H. v. H. u. d. franz. Lit., Monaco 1923; R. Ibel, H. v. H. Studien zur Erkenntnis deutscher Barockdicht., Berlino 1928; M. v. Waldberg, Die galante Lyrik, Strasburgo 1885; S. Filippon, Il marinismo nella lett. ted., in Riv. di lett. ted., IV (1910), pp. 31-58.