Vedi CHIUSI dell'anno: 1959 - 1994
CHIUSI (v. vol. II, p. 559)
I primi insediamenti nell'area urbana di Ch., che Servio (Aen., X, 167) considera una delle più antiche città etrusche attribuendone la fondazione all'eroe eponimo Cluso, figlio di Tirreno o di Telemaco, risalgono al periodo del Bronzo Finale: fondi di capanne protovillanoviane sono stati scavati nel Giardino dei Forti e ai margini della Rocca Paolozzi, dove sono venuti alla luce anche resti di abitati dell'Età del Ferro. Il primo popolamento di Ch. coinciderebbe pertanto con l'abbandono alla fine del II millennio a.C. degli insediamenti sul Monte Cetona, i cui materiali presentano notevoli affinità con quelli chiusini coevi. In località Poggio Gaiella è stato individuato un insediamento tardo- appenninico, mentre in località Montevenere è in corso lo scavo di un abitato dell'Età del Ferro.
Con l'eccezione del rinvenimento sporadico di terrecotte architettoniche d'età arcaica e classica, che attestano la presenza di santuari urbani - di cui peraltro si ignora l'ubicazione - non si possiedono testimonianze attendibili dello sviluppo urbanistico di Ch. prima del periodo ellenistico. Gli scavi più recenti hanno messo in luce resti cospicui delle varie fasi della cinta difensiva della città. Le mura più antiche in opera quadrata furono erette all'inizio del III sec. a.C.; al periodo ellenistico risalirebbero, almeno in parte, i cunicoli scavati nel sottosuolo della città.
Il muro di cinta medievale della Rocca Paolozzi riutilizza i resti di una fortezza tardo-repubblicana in opera quasi- reticolata con basamento in opera pseudo-isodoma, munita di torri alternatamente quadrate e semicircolari. Un disegno cinquecentesco attesta la presenza intorno al Colle dei Forti di un muro nello stesso apparato. Ancora alla prima metà del I sec. a.C. è databile un tratto della cinta muraria venuto alla luce nell'Orto del Vescovo, costituito da uno sperone in blocchi di travertino ben squadrati, leggermente bugnati e muniti di anatirosi, legati con malta e disposti in opera pseudo-isodoma. Tali opere di fortificazione sono da collegare con ogni probabilità alla colonia militare dedotta da Siila, forse la Clusini Novi menzionata da Plinio (Nat. hist.,III, 52).
Al I sec. a.C. risale anche la bella cisterna a pianta circolare con duplice volta in blocchi di travertino sostenuta da un pilastro centrale, situata sotto la torre campanaria del duomo. A questa sarebbe coeva la cisterna venuta alla luce nel Giardino dei Forti, scavata nell'arenaria e intonacata, a pianta quadrangolare, con la volta sorretta da quattro pilastri e banchine per l'ispezione lungo le pareti.
Due edifici in blocchi di travertino con pavimento in cocciopesto, rinvenuti in un'area terrazzata sotto la Chiesa di S. Maria della Misericordia, sono invece da attribuire alla ristrutturazione urbanistica di età augustea. Il rinvenimento di domus di età imperiale con mosaici sotto il duomo, nell'Orto Golini e in Via della Violella (a Ch. è stato rinvenuto circa un terzo di tutti i mosaici della Toscana), unitamente alle epigrafi di magistrati e a cospicui materiali lapidei, tra cui si ricordano almeno tre sarcofagi di fabbrica urbana, attesta che il municipio di Ch., facente parte della tribù Arnense, continuò a prosperare in epoca imperiale, nonostante il progressivo impaludamento della Val di Chiana.
Tombe tardo-antiche e longobarde sono state scavate in varí punti del centro urbano. Le tre chiese paleocristiane (duomo, S. Mustiola, S. Maria della Misericordia) a tre navate con colonne romane di reimpiego, la cui fondazione è fatta risalire al VI sec. d.C., e le due catacombe di S. Caterina e di S. Mustióla, le uniche in tutta la Toscana, testimoniano la vitalità del cristianesimo locale. Dopo il X sec. la città decadde rapidamente in seguito all'abbandono delle campagne divenute malsane, riducendosi alle dimensioni di un piccolo centro fortificato.
Le testimonianze relative al periodo compreso fra il VII e il IV sec. a.C. sono offerte principalmente dai rinvenimenti effettuati nelle necropoli della città e nel suo territorio: i corredi tombali confermano l'esistenza di un artigianato locale vitalissimo, pur se con spiccati caratteri di provincialismo, che, con la ricchezza delle importazioni, documenta l'ininterrotta prosperità di Chiusi. Le cause di quest'ultima vanno ricercate sia in una solida economia agricola, ben attestata dalle fonti, sia nella sua posizione strategica lungo due importanti arterie commerciali: l'una su cui poi si imposterà il percorso della Via Cassia, l'altra che collegava Ch. alla costa tirrenica attraverso le valli dell'Astrane, dell'Orda e dell'Ombrone (è stata avanzata l'ipotesi che Roselle costituisse il suo sbocco al mare). Ulteriore motivo di prosperità fu lo sfruttamento delle acque termali, come testimonia la presenza di santuari etruschi dedicati a divinità salutari collocati nei pressi di sorgenti tuttora attive (Costalaiola, Sillene e i Fucoli presso Chianciano Terme; in quest'ultima località sono stati scavati recentemente i resti della decorazione fittile di un tempio ellenistico, tra cui almeno sei figure di eccellente fattura pertinenti a un frontone e i resti della sima figurata con un thìasos marino e l'acroterio laterale destro in forma di figura femminile alata; edifici termali sono stati messi in luce a Cetona, Sarteano, S. Casciano Bagni, Castelmuzio, Bagni S. Filippo, ecc.).
In numerose sepolture con ricchi corredi sono stati ritrovati, tra l'altro, alcuni canopi databili nella seconda metà del VII sec. a.C., due basi in pietra fetida decorate a basso rilievo - che vanno ad aggiungersi al cospicuo quadro della plastica funeraria arcaica, i cui prodotti sembrano concentrati nei centri di Ch. e Chianciano - e due vasi attribuibili al Gruppo di Praxias, per cui si è ipotizzata una fabbrica a Chiusi. Tali rinvenimenti permettono di puntualizzare alcuni problemi relativi alla produzione artigianale locale, soprattutto per quanto riguarda il bucchero: mentre i vasi decorati a cilindretto ricorrono già in corredi della fine del VII sec. a.C., quelli decorati a stampo risalgono al secondo quarto del VI sec. a.C.; la produzione dei vasi in bucchero, che nel V sec. a.C. appaiono privi di decorazione, con l'eccezione dei foculi, proseguì fino all'inizio del III sec. a.C., con forme per lo più aperte in argilla di colore grigio, che negli esiti più tardi trovano confronti nella ceramica a vernice nera. Anche di quest'ultima classe è stata individuata una produzione locale, confermata dal rinvenimento di una fornace in località S. Erminia. Tra Montepulciano e Torrita di Siena, in località Poggetti, è venuta alla luce una fornace di ceramica sigillata con bolli Cordi, già attestati nella zona di Chiusi.
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Per ulteriori notizie sugli scavi v. SteMat, V, 1982 e VI, 1991 e StEtr.